A me è capitato recentemente con il libro Conversazioni con Dio, di Neale Donald Walsch (Sperling & Kupfer), consigliato da un amico.
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Nelle conversazioni di Walsch con Dio, tramite la scrittura automatica, ecco che questa certezza viene scardinata.
Dio gli dice che la vita non è una scuola e noi non siamo qui per imparare una lezione.
Allora perché siamo qui?, chiede l'autore.
Per ricordare, e ricreare, Chi Siete, risponde il Divino.
In verità, se non create Voi Stessi per Quello che Siete, non riuscirete a esserlo.
Chiaro? Per niente. Anche l'autore è spaesato.
Allora il Divino spiega che la scuola è un posto in cui si va se c'è qualcosa che ancora non si sa. Ma noi, in realtà, sappiamo già tutto ciò che c'è da sapere, la nostra anima sa, ma ha bisogno di ricordare quanto sa già.
Quindi, la vita è un modo per sperimentare, conoscere in maniera diretta quanto l'anima a livello concettuale sa già.
Siamo qui per ricordare quanto sappiamo già e lavorare con esso.
Noi possiamo sapere di essere generosi, ma finché non lo sperimentiamo davvero, resta un concetto astratto, un potenziale inespresso. Quindi, dobbiamo diventare generosi nella pratica.
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Ma perché tutto ciò?
In principio, Quello Che Esiste era tutto ciò che c'era, e non c'era altro. Però Quello Che Esiste non avrebbe potuto aver coscienza di sé. (...) La consapevolezza di sé è quello cui anelava poiché voleva sapere cosa si provasse a essere tanto meravigliosi.
Quello Che Esiste non potrebbe sapere quello che si prova a essere meravigliosi a meno che quanto non esiste si manifesti.
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