venerdì 30 gennaio 2015

Seminario La Via dell'arciere consapevole

Sabato 7 febbraio ci sarà il mio seminario sul tiro con l'arco come meditazione dinamica, esercizio di presenza sul corpo e life coaching all'Associazione Crisopea. Via Giuseppe Parini 9, 10121 Torino. 
Arciere consapevole - locandina
Sarei lieta di incontrare i miei lettori per questa occasione. 
Ci sono ancora alcuni posti disponibili. Chi fosse interessato non esiti a contattarmi.
Nella locandina trovate tutti i riferimenti.
E ricordate: se avete un obiettivo nella vita, siete un arciere comunque!

mercoledì 28 gennaio 2015

Verso la semplicità

Accade a volte che a un certo punto della sua vita una persona senta l'esigenza profonda di diventare più semplice, più vuota, alleggerendosi. Questo succede non solo a chi fa un lavoro su di sé, ma chi lo fa forse ne comprende meglio l'origine.

Dice il Tao che ci sono tre livelli di conoscenza: il primo è la non conoscenza o ignoranza, in cui si è sì autentici ma non si sa nulla del mondo, di come funzioniamo, ecc.; il secondo è lo stadio di complessità in cui si entra quando si comincia a imparare, a infarcirsi di nozioni, pensieri, teorie, domande. Tutto necessario. Ma... Ecco che qualcuno a un certo punto sente il peso di tutti questi pensieri, elucubrazioni mentali, nozioni, bombardamento mediatico, e così via. 
Luce nel cielo - Foto dell'autrice

E allora si entra nel terzo livello: ci si libera di tutto quel bagaglio che spesso è pesante da trascinare lungo le strade della vita. Ma non è come essere al primo livello, in cui si è ignoranti e inconsapevoli.  
In questo stadio si decide di tralasciare ciò che ci soffoca, che ci tormenta con la sua complessità di tipo mentale, ma con la consapevolezza di ci sa, di chi conosce.
Ecco che si percepisce, finalmente, un senso di spazio, di vuoto pieno, cioè pieno di essenza ma vuoto di nozioni e informazioni o pensieri superflui.

Il principio del taoismo è togliere, alleggerire, invece di continuare a riempire.
Chi continua a riempirsi di nozioni, emozioni, ecc. lo fa perché sente l'illusione di un vuoto da riempire. Il vuoto fa paura. Almeno all'inizio. 
Poi, diventa invece un richiamo. Un'esigenza animica. Essere, piuttosto che possedere cose - materiali o mentali è uguale.

Ci sono momenti in cui la nostra personalità comincia a starci
Vuoto oltre -  Foto dell'autrice
stretta, non la sopportiamo più perché capiamo che non può nutrirci, non essendo qualcosa di autentico. Non ci rappresenta più, man mano che ci avviciniamo al nostro vero Sé che ci chiama da dentro. 

Ogni volta che la personalità esce fuori prima che possiamo rendercene conto, osservando questa cosa con distacco, ci rendiamo conto di quanto sia fasulla, di quanto sia lontano dalla verità di chi siamo.
Ecco che allora possiamo buttar via tutti quei fardelli che non ci servono più, tornare semplici, silenziosi, attenti. Senza più l'illusione di avere vuoti da riempire e fame insaziabile di nozioni e cose. Senza più voci assillanti nella testa.

Identificarsi, una volta per tutte, con la non-forma. Ciò che siamo realmente.

giovedì 22 gennaio 2015

Arti marziali nelle scuole!

Come mamma di una bambina che pratica arti marziali vietnamite e come praticante di Muay Thai, sono una sostenitrice dell'idea che l'arte marziale in generale dovrebbe essere introdotta nelle scuole. 
L'ora di educazione fisica dovrebbe essere concepita come un momento in cui i ragazzi sperimentano le potenzialità del loro corpo, del respiro consapevole, non solo un'ora in cui fanno strani esercizi noiosi (questo è ciò che pensa mia figlia).


Punching bag - Foto dell'autrice
Ma soprattutto, chi pratica sa che qualsiasi arte marziale o di combattimento ti mette davanti alle tue paure, che presto si sciolgono, rendendoti più sicuro e forte interiormente, aiuta a gestire l'aggressività - repressa o manifesta che sia - comporta un sentimento di rispetto per i propri compagni/avversari. 
L'arte marziale e il combattimento ti tirano fuori la grinta, ti insegnano a cadere senza farti male e a rialzarti prontamente, a non lamentarti.

La società di oggi non forma i ragazzi per la grinta e il coraggio, li lascia inermi a vedersela con la vita e i genitori spesso sono impotenti e spaventati quanto loro.
Ecco perché si assiste sempre più spesso a episodi agghiaccianti come genitori che picchiano o minacciano un insegnante che ha messo un brutto voto o ha rimproverato lo studente.

I genitori di cui sopra credono di poter proteggere il figlio piazzandolo sotto una campana di vetro e non insegnandogli a prendersi le proprie responsabilità. Ma la loro stessa reazione è proprio sintomo della paura di assumersi le proprie responsabilità come genitori. 

Sono convinta che il fenomeno del bullismo sarebbe molto meno presente e dilagante nella scuole se i ragazzi praticassero il corpo a corpo. Perché esso ti mette davanti ai tuoi limiti, non puoi far finta di essere forte e coraggioso se non lo sei. Il corpo a corpo ti spoglia della finzione. Perché è sincero.
L'arte marziale insegna anche l'autodisciplina, che è fondamentale nella vita adulta per esercitare la volontà e non cadere schiavi di dipendenze o trovarsi incapaci di perseverare, e per credere in sé stessi.
Foto dell'autrice

Sono dell'idea che si dovrebbero aggiungere ore di pratica nelle scuole, perché le ore settimanali dedicate all'educazione fisica in Italia sono irrisorie.

I bambini spesso sono lamentosi, capricciosi e irrequieti perché si annoiano e il loro corpo fisico chiede loro di muoversi di più, ma come fanno tra i banchi dentro cui sono costretti per ore e poi i compiti, che li costringono a stare seduti anche al pomeriggio?
Non tutte le famiglie portano i figli a fare sport nelle ore libere, con il risultato di avere sempre più bambini aggressivi/capricciosi/annoiati e obesi.

Sarebbe bello poter cambiare le cose, avere una scuola che formi davvero gli adulti di domani, a tutto tondo, cioè anche un carattere più forte, più centratura e coraggio.
Ma d'altronde, perché stupirsi se non accade, visto che un popolo di guerrieri dello spirito farebbe troppa paura a uno Stato fondato sul qualunquismo e sull'opportunismo!

mercoledì 21 gennaio 2015

Farsi scudo con le parole

Immagino sia capitato a tutti di voler dire una semplice cosa a qualcuno e poi ci si ritrova venti minuti dopo a continuare a chiacchierare senza averne l'intenzione o la voglia.

Sotto quella che sembra solo un'attrazione verso un determinato argomento o il piacere di parlare con quella persona, si nasconde una specie di scudo. E' più facile nascondersi dietro le parole, anche con argomenti che riteniamo profondi, piuttosto che vivere l'imbarazzo di essere e osservare un altro Essere godendo semplicemente della sua presenza, della sua essenza.


Autoritratto dell'autrice
Cosa ci spinge a parlare anche quando non ne abbiamo voglia?
La paura del vuoto, del silenzio. E perché li temiamo? Perché in quegli spazi non si può mentire né indossare maschere.
Il silenzio e lo sguardo di un'altra persona ci mettono a nudo.
E noi che facciamo? 
Ci rivestiamo in fretta di parole, quasi fossimo stati colti nudi, e ci nascondiamo dietro un muro di contenuti non necessari, di giustificazioni, agghindati di ego che si mette in mostra e si pavoneggia nella dialettica. 

Per essere davvero intensi, veri, nudi, ci vuole coraggio e una forte determinazione a lasciare l'ego a bocca asciutta. Con un po' di sforzo e di buona volontà cominciamo per prima cosa a renderci conto di questi meccanismi, li osserviamo accadere. Non sempre all'inizio si riesce a interromperli subito smettendo di parlare.
Ma con un po' di esercizio dovremmo essere in grado di decidere davvero in presenza se parlare o no e che cosa comunicare, senza lasciarci trascinare in un vortice di frasi che si concatenano e che ci portano lontano da noi, dalla nostra essenza, dalla nostra nudità. Dalla verità.

martedì 20 gennaio 2015

Facile essere pacifisti in tempo di pace!

Noto che c'è molta diffidenza riguardo alla parola guerriero, perché per molti ha una connotazione negativa collegata alla guerra.
Ma dobbiamo tenere presente che anticamente il guerriero è nato come difensore del popolo inerme, e c'è una profonda differenza tra guerriero e soldato. Le guerre di conquista e sottomissione dei popoli ad opera dei romani, ad esempio, erano fatte da soldati che eseguivano ordini, non da guerrieri. 
Il guerriero segue il suo cuore, la sua morale. 

In tempo di pace è facile dirsi pacifisti a tutti i costi. Ma se venissimo invasi domani, come durante la Seconda Guerra Mondiale, da nuovi nazisti o qualcosa del genere, una volta stabilito che con gente simile non si può ragionare per far scendere la pace, prenderemmo le armi per difendere la libertà - nostra e del popolo intero - o continueremmo imperterriti a cercare di convincere gli invasori che tutto è Uno e siamo tutti fratelli?


 The warrior - Foto dell'autrice
Siccome siamo immersi nella materia, nell'illusione della separazione, ci sono dei momenti in cui dobbiamo scendere in campo e combattere, sporcarci le mani. Ma mai con l'odio nel cuore.

Gesù scacciò i mercanti dal tempio a pedate, rovesciando i loro banchi, non cercando di convincerli ad andarsene suonando le campane tibetane! 
Ma il suo non era certo un gesto fuori di sé, non aveva l'odio nel cuore, ma da vero guerriero, sapeva bene come agire al meglio in ogni situazione. E quella, evidentemente, era una situazione in cui bisognava rovesciare i banchi in testa ai mercanti. 

Il guerriero, anche nella vita quotidiana, è colui che fa ciò che deve - ciò che sente nel cuore -  e nulla o nessuno può smuoverlo. E' colui che affronta i travagli della vita a testa alta, cadendo e rialzandosi, senza incolpare nessuno all'esterno né lamentarsi. Se qualcosa non va, si impegna a cambiarla, rimboccandosi le maniche.

I pacifisti a tutti i costi dovrebbero osservarsi bene e cercare di capire se il loro rifuggire dal conflitto non sia timore di affrontarlo, di farsi male o della propria aggressività repressa.  
Il guerriero cerca la pace di continuo ma quando questa non è proprio possibile, scende in campo e combatte per ciò in cui crede, anche a costo di morire. Non teme la propria aggressività perché la conosce e ci ha fatto pace.
Un pacifista a tutti i costi sarebbe disposto a morire per la pace?
Se sì, allora è un guerriero, che lo voglia o no!

giovedì 15 gennaio 2015

La leggerezza

Riprendendo l'ultimo articolo sul vero successo, una delle caratteristiche di questo successo è il sentirsi più leggeri. E' davvero la netta sensazione di aver lasciato andare una zavorra. 
Finalmente non c'è nulla che ci porti a ripiombare nella pesantezza, nel buio più profondo. Ci possono essere momenti un po' più difficili del solito, qualche lieve fastidio, ma tutto è momentaneo e passa subito. Senza lasciare traccia.

Questa è la misura per comprendere quanto buon lavoro abbiamo fatto. Il risultato è evidente: le nuvole passano senza lasciare residui. Non c'è più il mormorio rancoroso nella testa.
Cielo rosa invernale - Foto dell'autrice
Ogni respiro profondo è una porta che si chiude su ciò che abbiamo appena provato per farci vivere nell'adesso. Il respiro dilata lo spazio di silenzio interiore e il senso di leggerezza cresce.
E non ci abbandona mai. 

La leggerezza ci porta a ridere di tutto, noi stessi per primi, a non dare ascolto alle critiche di chi non comprende.
La leggerezza è l'occhio spalancato sulla Bellezza. 
E' la meraviglia del bambino che vede tutto per la prima volta. 
Il senso di critica verso ciò che non ci piace a poco a poco svanisce. Tutto ha una sua bellezza intrinseca.

Leggerezza è sentirsi vivi e grati e sorridere a ogni giorno che comincia. 
Leggerezza è fiducia incondizionata nella vita. 
E' la Gioia dell'esistere. 

martedì 13 gennaio 2015

Il vero successo

Il mondo materialista in cui viviamo ha una strana idea di successo. Quasi tutti rischiamo di rimanere vittime di questa percezioni distorta, poiché bombardati di continuo da messaggi che ci incitano a guadagnare di più, diventare famosi, andare in tv, avere una bella macchina e una casa da sogno, e se questo non succede veniamo definiti dei falliti o comunque persone di poco conto.

Ma se potessimo chiedere a chi ha conseguito i successi materiali descritti sopra se si sente felice e sereno, in pace con sé stesso e con il mondo, quanti ci risponderebbero di sì? Probabilmente quasi nessuno.
E soprattutto, la serenità acquisita sarebbe una conseguenza del successo? 
La risposta è ovvia: NO.


Arco di luce - Foto dell'autrice
Chi lavora su di sé ininterrottamente a un certo punto, quando i risultati di una visione verticale del mondo e una consapevolezza espansa si manifestano, comincia a comprendere una cosa fondamentale: che i suoi successi sono quasi impercettibili all'esterno, ma dentro, dentro il guerriero di luce sente finalmente una Gioia intrinseca costante, che mai lo abbandona, come un sottofondo musicale alla sua vita - la sua anima vibra di armonia.

Di colpo, i successi materiali che il mondo si aspetta non hanno più importanza, perché il mondo interiore si sente già realizzato. Non c'è villa con piscina o lavoro da vip che possa competere per come vi sentite ogni mattina al risveglio, quando per prima cosa sorridete alla vita e sentite un tuffo al cuore che significa: un altro magnifico giorno da vivere, con tutti i suoi doni!

I realtà, ad occhi attenti non può sfuggire il vostro cambiamento. Perché chi cambia interiormente emana un'energia diversa, ma non tutti possono percepirla, oppure alcuni ne vengono respinti perché troppo forte per loro.

Pian piano, senza mai abbandonare il lavoro su di sé, pure il mondo materiale cambia in meglio, ma non è più al centro dei nostri pensieri e qualsiasi cosa succeda va bene uguale. Non c'è più la preoccupazione di raggiungere uno standard dato dall'esterno.
Non è detto che si finirà per avere davvero una villa con piscina pur senza averla desiderata come la cosa più importante del mondo, certo a qualcuno può succedere, e se non succede è perché non serve per la nostra evoluzione.

Quindi, una cosa da ricordare sempre e comunque è che il vero successo, quello che fa fare davvero un salto evolutivo e vivere nella Gioia, è l'aver risvegliato la coscienza e lo sforzo continuo per mantenersi desti.




lunedì 12 gennaio 2015

La mancanza di coraggio

La mancanza di coraggio viene dall'identificarsi con il corpo mortale, con le piccole cose della vita cui l'ego si attacca, perché attaccarsi per esso significa continuare ad esistere. 
La gente difende con le unghie e con i denti il proprio piccolo mondo perché si sente inerme e preferisce stare nella sicurezza di una vita banale, senza rischi né scossoni, si rifugia nelle piccole certezze (illusioni, in realtà) piuttosto che sfidare sé stessa e buttarsi nelle cose in cui dice di credere.

Quello che un lettore attento avrà notato è il ripetersi dell'aggettivo piccolo. Perché chi si sente piccolo si attacca alle cose piccole.
Inoltre, chi rimane aggrappato alle piccole certezze è perché non ha grandi sogni, alte aspirazioni. 
Se ne hai, alla fine, prima o poi ti butti, perché più forte della paura di abbandonare ciò che ci fa sentire al sicuro è la sensazione che così non saremo mai felici né soddisfatti di noi stessi. Avremo dei rimpianti.
Guantoni Thai boxe - Foto dell'autrice
Il rischio non è cosa per pavidi.

Coraggio significa : agire con il cuore. Il pavido agisce con la mente che crea ostacoli e dubbi, perché essi nutrono l'ego. 

Il pavido difende urlando la propria tana confortevole e teme come la morte i coraggiosi, per questo gli si avventa contro come un cane rabbioso dando loro dei pazzi idealisti, degli scapestrati, degli illusi.
Il coraggioso è per il pavido lo specchio del suo potenziale inespresso, da lui stesso soffocato. E non c'è nulla che faccia più paura della propria ombra, finché resta celata.

venerdì 9 gennaio 2015

La vita procede per tasselli

Il fatto che la vita si svolga lungo un nastro che porta dal punto A al punto B è, ovviamente, un'illusione. In realtà la vita può esistere solo qui, in questo preciso istante.
Ma la nostra tendenza a pensarci su una strada che conduce verso noi stessi, verso la nostra integrità, è più forte e in fondo non c'è nulla di male a sentirci sul sentiero. 

Nel nostro sforzo di migliorarci, uscendo dalla sofferenza, dagli schemi che ci condizionano, dai meccanismi di pensiero che ci impediscono di espanderci alla vita, passiamo attraverso periodi diversi. 
C'è il periodo in cui siamo più inclini allo studio di certi nostri fenomeni e leggiamo libri, ci osserviamo, stiamo nel sentire. 
In altri momenti sentiamo il bisogno di partecipare ad eventi di gruppo che ci aiutino a fare un salto di qualità, la nostra energia è attratta da un certo tipo di metodo di guarigione che implica una partecipazione di più persone. 


Specchio a quadri - Foto dell'autrice 
In altri momenti sentiamo che il nostro corpo ci chiede di agire, di muoversi, di sperimentare la materia e siamo attratti dagli sport, impariamo che si può bypassare la mente vivendo nel Qui e Ora anche in movimento, sentiamo l'energia crescere, il Fuoco interiore accendersi. Ci scopriamo più vivi che mai.

Magari ci troviamo a vivere periodi in cui la nostra energia è più maschile, più yang, più imperiosa, in altri momenti ecco che emerge l'energia femminile, più yin, più dolce.

Questo succede perché in realtà, nel tentativo di ritrovare l'unità con noi stessi, procediamo per tasselli, a seconda dei bisogni evolutivi dell'anima, e di quanto siamo pronti per affrontare una prova, o qualcosa di nuovo.

Ciò è bellissimo perché ad un certo punto, guardandoci indietro, si comprende che abbiamo messo insieme un bellissimo, coloratissimo e unico puzzle! Noi siamo quel puzzle di tentativi, metodi, momenti di energia diversa. 
Ma il risultato è esserci ritrovati. La strada verso Casa a volte è lunga e tortuosa ma il disegno che ne viene fuori è un capolavoro!

Gioite per il vostro unico e irripetibile puzzle!

giovedì 8 gennaio 2015

Il vaso della Gratitudine

Dopo aver scritto su un quaderno per mesi i 10 motivi per cui essere grata durante la giornata appena trascorsa, ogni sera prima di dormire, col nuovo anno ho deciso di cambiare e provare a mettere in atto il suggerimento della scrittrice Elizabeth Gilbert che su Twitter ha parlato del suo vaso della Felicità.

Ogni giorno, mettere in un grosso vaso di vetro un foglietto su cui si è scritto almeno una cosa che ci ha fatti felici, anche nelle giornate più difficili, per poi poterli ripescare a distanza di tempo e gioire dei bei doni della vita.

Io ho deciso di concentrarmi sul senso di Gratitudine. Quindi, ogni giorno scrivo almeno tre cose per cui essere grata, possibilmente cose accadute nell'arco della giornata.
Questo permette, come l'esercizio dell'elenco delle 10 cose, di vedere sempre i doni invece che le mancanze e si impara a gioire delle piccole cose.


Vaso della gratitudine - Foto dell'autrice
La gente spesso non fa altro che lamentarsi concentrandosi sulle cose che non vanno come vorrebbero, sulle angosce, sulle disgrazie, e facendo dei drammi anche per piccole incomprensioni. Queste persone si illudono di trovare la felicità nel futuro delegando al di fuori la responsabilità di tale felicità. 
Hanno un'infinità di cose di cui essere grati, ma vedono sempre il lato negativo. Semplicemente, non vedono. Non sentono la Gratitudine come stato dell'essere.

Ma è assurdo rifiutare ciò che si ha nella speranza di avere di più o cose totalmente diverse. Rifiutando ciò che si ha, le piccole felicità quotidiane - ma anche la semplice consapevolezza che abbiamo un tetto sulla testa, luce, acqua potabile e riscaldamento, che noi tendiamo a dare per scontati ma che scontati non sono - chiudiamo le porte all'abbondanza.

La Gratitudine è una bacchetta magica. 

Invito i miei lettori a provare a fare questo semplice esercizio. Invitate anche i figli a fare lo stesso. Insegnare ai bambini e agli adolescenti a dire Grazie alla vita è fondamentale. Le vostre vite cambieranno. Imparerete ad essere piuttosto che avere.
Vedrete ogni giorno con occhi nuovi, come un dono. E riceverete sempre più doni per cui gioire. Un giorno, di colpo, vi renderete conto di essere terribilmente fortunati. Perché avrete imparato a vedere il mondo con gli occhi del Cuore.

venerdì 2 gennaio 2015

Sentirsi una roccia

C'è un momento in cui, di colpo, ti rendi conto della tua forza interiore, e la senti così solida e prorompente che sei il primo a stupirti del fatto che a livello esteriore sembri così esile, quasi fragile.

Eppure, quando finalmente ti senti allineato con la Fonte e identificato con la tua anima, quindi con la tua vera essenza, ecco che nulla ti può più davvero intimorire. 
The Rock (Arbatax) - Foto dell'autrice
Senti che dentro di te c'è una forza d'animo e di volontà, una fiducia incrollabile, una gioia di fondo che potrebbero smuovere le montagne. 

Non esiste una tecnica per provare questa sensazione. Fa parte del percorso di Risveglio. Un bel giorno ti accorgi di sentirti essenzialmente invulnerabile, invincibile, perché qualunque traguardo, vittoria o caduta nel mondo materiale è solo illusione. Dentro, la tua vera essenza è immortale, illimitata. E quando riesci davvero a sentirlo, nulla ti fa più paura.

Quando dentro ti senti una roccia, percepisci anche una calma nuova, più stabile. La calma di chi non ha nulla da temere da niente e da nessuno. Se non ti senti più minacciato, allora puoi davvero agire con la calma interiore del guerriero. 
Nulla sarà mai più come prima.