martedì 11 giugno 2013

La diatriba tra azione e non-azione

Come per ogni cosa a questo mondo, anche per quanto riguarda il campo del risveglio spirituale ci sono molto scuole di pensiero. Ma   ho notato che fondamentalmente, ci sono due macrocorrenti di pensiero. 

L'azione e la non-azione. 

I grandi Maestri del passato, sia che fossero buddisti, zen o taoisti, avevano una visione più passiva del risveglio spirituale.
In poche parole, il succo del loro insegnamento verteva sull'abbandono di ogni attaccamento e desiderio della personalità, sul lasciar fluire la vita accettandola per ciò che è, vivendo solo il Qui e Ora.
Foto dell'autrice
Per loro, desiderare qualcosa che non si ha significa concentrarsi sul senso di mancanza e dar retta a un capriccio della personalità, che ci fa credere nel senso di separazione e nell'illusione che ottenere qualcosa che si desidera ci darà la felicità.

La seconda scuola di pensiero, più moderna e di stampo anglosassone, dice che invece, siccome noi siamo i creatori della nostra realtà, tutto ciò che abbiamo o non abbiamo deriva dal nostro porci di fronte alla vita, dai nostri pensieri.
Noi siamo qui per realizzarci come esseri umani e per portare nel mondo i nostri talenti, che sono un dono divino.
I nostri desideri fanno parte di questo progetto di creazione che è insito nella nostra natura.
Quindi, secondo questa teoria, non è il desiderare in sé ad essere sbagliato, ma l'attaccamento al risultato e alla paura di fallire, di non ottenere.
In questo le due scuole sono molto vicine.

Foto dell'autrice
Entrambe dicono che al mondo esistono solo due emozioni: 
L'Amore e la Paura.
Noi creiamo con entrambe, ma a seconda di quanta paura c'è nei nostri pensieri, noi possiamo avere una vita piena e soddisfacente oppure difficile e piena di ostacoli.

Anche per ciò che riguarda il concetto di Qui e Ora le due scuole sono d'accordo, perché soltanto partendo da una condizione di pienezza e felicità in questo momento possiamo creare altre situazioni di felicità.
Pensare che saremo felici solo quando avremo una determinata cosa che desideriamo è un uscire fuori da sé stessi.

A me piace pensare che la verità stia nel mezzo.

Salvatore Brizzi e Alberto Chiara dicono una cosa molto importante: lasciare andare tutto e permettere alla vita di accadere, di fluire senza intervenire come dicono i vecchi Maestri orientali non tiene conto di un problema fondamentale.
Dato che noi ci comportiamo in base a schemi e memorie acquisite a nostra insaputa, che agiscono condizionando i nostro pensieri e le nostre azioni, se non li risolviamo, se non andiamo a scioglierli, noi non saremo mai liberi. 
Anche passando la vita seduti nella posizione del loto, smettendo di desiderare, la nostra vita sarebbe solo un assistere passivi e impotenti a schemi che si ripresentano.

Infatti, Joe Vitale nel libro Zero Limits, conclude dicendo che alla fine, una volta ripuliti i nostri conflitti interiori e i pensieri limitanti, possiamo permettere al Divino di ispirarci, e i nostri desideri saranno allineati con la Sua volontà. Non dovremo più chiedere qualcosa che pensiamo sia fuori di noi, da raggiungere, ma semplicemente, agiremo in base all'ispirazione. 
Saremo allineati.

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