giovedì 13 giugno 2013

La compassione di sé e il dono della lacrima

Simbolicamente, le lacrime hanno un potere creativo e curativo. 
Nelle fiabe portano alla rigenerazione, guariscono le ferite - anche interiori.

Clarissa Pinkola Estés, nel celeberrimo libro Donne che corrono coi lupi (Frassinelli), cita la bella storia di Filottete.

Nel mito greco, Filottete custodiva l'arco e le frecce di Eracle.
Durante una battaglia fu ferito a un piede, la ferita non guarì e, anzi, cominciò ad incancrenire, esalando un tanfo insopportabile.
I compagni lo abbandonarono su un'isola. Nessuno osava avvicinarsi per via dell'odore e delle grida di dolore del povero Filottete.
Ulisse e i suoi uomini, tuttavia, decisero di affrontarlo lo stesso e, tirando a sorte, mandarono un giovane. Quando questo si avvicinò all'uomo dolorante per rubargli arco e frecce, ebbe così compassione di lui, nonostante il fetore insopportabile, che ne fu commosso fino alle lacrime. 
Così decise di prendersi cura di lui, lavargli le ferite, nutrirlo, accendere un fuoco, e metterlo in condizioni di trasportarlo altrove per farlo guarire in modo definitivo.

Foto dell'autrice
Questa ferita maleodorante è una bella metafora di ciò che non riusciamo a risolvere, ferite psichiche antiche che ancora ci tormentano. 

La Pinkola Estés scrive: Nessuna donna, nessun amore, nessuna attenzione guariscono una ferita siffatta: è necessaria la compassione di sé, per il proprio stato.
Quando l'uomo versa la lacrima, si impadronisce del suo dolore, e lo conosce quando lo tocca.

Le lacrime ci rammentano ciò che davvero è importante, ciò che abbiamo rischiato di perdere sbagliando strada, o proteggendo eccessivamente noi stessi dalla paura di essere vulnerabili.
Ciò che la lacrima di compassione di sé genera non è nient'altro che l'apertura del Cuore. 



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