Questo precetto tratto dal Vangelo apocrifo di Tommaso, nella sua versione copta, pare contraddire ciò che noi abbiamo sempre pensato di Cristo, come portatore di pace.
In realtà, a leggere il testo in senso verticale, diviene chiaro che ciò di cui si sta parlando è il paradosso fondamentale per il Risveglio.
Cioè: non si può conoscere qualcosa se prima non viviamo il suo contrario. Quindi, come capire cos'è la pace se prima non veniamo assaliti dal conflitto? Come possiamo sapere cos'è l'Uno se prima non sperimentiamo la separazione?
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Il commentatore del Vangelo di Tommaso, Richard Valantasis, inoltre scrive che per sviluppare individualità occorre il conflitto tra spirituale e profano, tra ignoranza e conoscenza e tra esterno ed interno.
Un po' come è necessario il conflitto adolescenziale per passare dall'età infantile a quella adulta.
Il conflitto promuove davvero una nuova comprensione dell'ego, della società e del mondo, poiché si pone come fondamento della creazione di qualcosa di nuovo. Tali conflitti operano come formazione e non possono essere evitati (…).
Infine, è interessante il versetto finale: "Se ne staranno soli."
Questo non vuole essere una condanna, al contrario. Soltanto se impari a stare da solo con te stesso puoi vivere in pace con gli altri, perché i solitari sono coloro che più si sono sforzati di conoscere sé stessi.
Il conflitto, scrive Valantasis, rafforza i solitari e li unisce in gruppi di individui che possono comunque stare da soli.
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