martedì 4 novembre 2014

Elogio dell'epica

E' tipico dell'umano dormiente considerare migliore e consigliabile una vita tranquilla senza troppi scossoni o imprevisti, lunga e sempre uguale - praticamente una noia! - piuttosto che una vita magari breve, ma che lascia un segno indelebile nelle coscienze di altri umani.
Omero - Foto dell'autrice

Gli antichi, nelle società guerriere, pensavano che la cosa migliore per un vero guerriero fosse essere ricordato nelle canzoni epiche. 
Se da un punto di vista orizzontale questo può sembrare un mero tentativo di sopravvivere nel ricordo di chi resta vivo e poi dei futuri guerrieri - quindi un sorso di immortalità - dal punto di vista verticale, invece, è un modo per lasciare un esempio da seguire, una traccia netta che altri possano solcare, essere d'ispirazione per grandi imprese future. 

E' uno stimolo a trovare il proprio coraggio, a sfidare sé stessi in imprese che i pavidi addormentati considerano folli, letali.

Con questo non intendo sostenere che uno deve per forza morire in battaglia. Ma chiedetevi per cosa volete essere ricordati.
Quelli che per novant'anni hanno vissuto una vita al riparo da qualsiasi slancio creativo, che non hanno mai osato, che si sono crogiolati nella prudenza e nella banalità quotidiana ripetitiva?
Foto dell'autrice
O volete essere ricordati per aver fatto o detto qualcosa di nuovo, magari non nei contenuti, ma nel modo? Per aver dato il vostro meglio al mondo, con l'esempio? Per essere stati di ispirazione? 

Scegliete voi.

Il mio consiglio è: rendete la vostra vita epica, degna di essere ricordata come esempio da seguire, siate uno stimolo, non una ripetizione in serie di vite incolori.
Chi vive una vita senza rischi non può cambiare il mondo.

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