Scrive Clarissa Pinkola Estés in Donne che corrono coi lupi (Frassinelli):
Con la donna selvaggia si è in effetti in presenza di due donne: un essere esterno e una creatura interiore, una che vive nel mondo di sopra, e una che vive in un mondo non facilmente visibile. L'essere esterno (...) è spesso pragmatico, acculturato e molto umano. La creatura, per contro, spesso sale in superficie arrivando da molto lontano (...) lasciandosi sempre dietro una sensazione: qualcosa di sorprendente, originale, sapiente.
(...) Il paradosso della natura gemella delle donne è che quando un lato è più freddo, l'altro è più caldo. (...) Spesso un lato è più felice ed elastico, mentre l'altro tende al "Non so". (...)
Queste "due-donne-che-sono-una" sono elementi separati ma congiunti che si combinano in migliaia di modi.
Statuetta dell'età del Bronzo - Foto dell'autrice |
Esse rappresenterebbero il carattere ciclico della Dea nei suoi aspetti estivo/invernale ma anche giovane/vecchia. Un'idea che porta in sé l'accettazione profonda della ciclicità della natura e del rapporto vita/morte.
La Dea Madre anticamente ha moltissime manifestazione, spesso in netta contrapposizione tra loro: è creatrice, dispensatrice di vita, madre amorevole, e per questo raffigurata come grassa o gravida;
ma è anche Dea uccello, a volte rapace come la civetta, oppure avvoltoio o corvo, associata alla morte, all'aldilà. Raffigurata bianca, magra e rigida, ovvero - in modo inequivocabile - la Bianca Signora.
Statuetta neolitica (Gozo) - Foto dell'autrice |
Il pianeta Terra stesso è dispensatore di vita ma capace di terremoti, inondazioni e terribili eruzioni vulcaniche.
In conclusione, se non si accetta questa natura duale della psiche femminile - specchio del pianeta stesso - non si potrà mai comprendere appieno la donna. E se non si comprende la donna, non si comprende la Vita.
Nessun commento:
Posta un commento