Questa ossessione per il possesso e l'accumulo di beni viene dalla paura della morte. Se non si ha più un rapporto spirituale con la vita, e di conseguenza con la morte, l'unico modo per riempire questo vuoto pieno di terrore è l'illusione di consumare il più possibile.
Penso che questa riflessione contenga qualcosa di profondamente vero.
Non c'è dubbio che i popoli più spirituali siano anche quelli meno consumisti.
Non hanno un vuoto profondo da colmare.
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Evidentemente, la logica comune segue percorsi differenti.
Forse, credendo che non esista più nulla dopo la morte fisica, negando l'esistenza di un aldilà, si cerca di soddisfare più piaceri possibili, fino a diventarne dipendenti. Si diventa compulsivi.
Ma godere delle cose in funzione della nostra transitorietà, come principio non è affatto sbagliato.
Allora dove finisce il godimento finalizzato alla consapevolezza del momento transitorio e dove comincia la paura ossessiva?
Lascio la risposta a un team di psicologi, sociologi e maestri spirituali.
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