giovedì 23 ottobre 2014

Prendere a calci il pavido in te

Quando cominci ad approcciare tecniche di combattimento, senti emergere momenti di verità su chi sei veramente.
Non c'è più nessun mentale che possa mentire a te stesso, sei nudo, di fronte ai tuoi limiti autoimposti, alle tue paure, alle debolezze che ti frenano.


Foto dell'autrice
Ogni timore, ogni tentennamento, parla di te e solo di te. Non esiste davvero un avversario là fuori, di fronte a te. Quando tiri pugni e calci, lo fai a te stesso, a quella parte pavida di te che si tira indietro, non osa, teme di far male o di farsi male.
Ad esempio, ho scoperto con stupore che ho più timore di far male all'avversario che di farmi male io stessa, ma se l'altro non esiste, allora è sempre l'altra faccia della stessa medaglia! Rivelazione importante. 

Quello che conta, infatti, è scoprire quelle parti di te per imparare ad osare, a sfidarsi di continuo per superare i blocchi, darsi uno strattone da soli, giocare con i propri demoni e riderne. Riderne sempre. Non c'è nulla come l'ironia e l'autoironia per mettere i propri demoni fuori combattimento. 


Foto dell'autrice
La grinta che scaturisce quando provi tecniche di combattimento è quella che ti spinge a cambiare atteggiamento nella vita di tutti i giorni, non esiste vittimismo né scuse per tirarsi indietro. Impari a buttarti e a fidarti.

Impari a scendere nella materia, a sguazzare nel sudore, a toccare e farti toccare senza paura di venire invaso nei tuoi confini, perché nel corpo a corpo le barriere non sono più così nette.
Diventi fatica, respiro, fuoco che brucia, gioia terrena. Coraggio.

Alcune anime, incarnandosi, faticano a sentirsi a casa nella materia, hanno una naturale nostalgia per il regno spirituale e incorporeo. Quelle anime hanno bisogno di scendere nel fango della lotta, per sperimentare la vita terrestre, la dualità, la carnalità, la sfida fisica. 
La cosa più evolutiva da fare è non tirarsi indietro. 
Anime fluttuanti, buttatevi nella mischia!

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