Foto dell'autrice |
Ponendosi al riparo da certe situazioni considerate minacciose, dalla perdita delle persone e delle cose, si rischia di non vivere.
La misura della nostra paura è nella lacerazione che proviamo quando dobbiamo rinunciare a un'idea, a un oggetto cui siamo affezionati o ci pare indispensabile, a una relazione.
Così, irrigiditi sulle nostre posizioni nel timore di perderle, ci congeliamo e cristallizziamo anche la nostra energia.
Questo ci impedisce di far spazio al nuovo.
Dobbiamo accettare una volta per tutte che nulla è permanente.
Uno dei concetti fondanti del buddismo è l'impermanenza.
Quando lasci che le cose vadano e vengano nella tua vita, perché nulla è per sempre, e perché tanto non puoi avere il controllo su tutto, allora ti rilassi e la vita comincia a cambiare.
Per lasciar andare dobbiamo avere il coraggio di immaginare di perdere tutto, anche le persone più care. Possiamo perdere i genitori, i figli, gli amori, le amicizie, i soldi, il lavoro, la casa.
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Tutto cambia. La vita fluisce.
Sta a noi decidere se fluire con essa, goderci il viaggio, e aprirci con fiducia al nuovo, oppure fare resistenza e star male per la maggior parte del tempo.
Nulla si perde davvero, in fondo, resta tutto dentro di noi, se lo abbiamo amato e onorato come meritava.
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