Il dolore è un'identificazione che difficilmente riusciamo a riconoscere, e quindi a lasciarlo andare. Pensiamo che del nostro dolore non siamo responsabili, che viene da altro, da fuori.
Il fatto è che la sofferenza emozionale diventa il nostro modo di pensare, di vivere, di vedere e giudicare il mondo. E la nostra stessa vita.
Se ci fate caso, per cultura ci compiaciamo della nostra sofferenza.
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Poi sono arrivati gli intellettuali pessimisti che hanno fatto del male di vivere una misura della loro profondità e della loro lucidità verso la vita in sostanza.
Ma i Maestri spirituali ci fanno presente che l'identificazione è una forma creata da noi, e l'unico modo per rompere la dipendenza psicologica e il nostro compiacimento verso la sofferenza è osservare i nostri pensieri, i nostri schemi.
Se smetti di identificarti nella persona sofferente e ti concentri invece solo sulla pace che appare in assenza di pensieri, se comprendi davvero che tutto è forma, illusione nata dall'Ego che vuole emergere a tutti i costi, sei libero.
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