Nel libro uno scrittore osannato da una fan squilibrata viene da questa salvato da un incidente e poi segregato e seviziato poiché aveva osato - secondo la mente malata della donna - far morire la protagonista dei suoi romanzi. Misery, appunto.
L'autore riesce egregiamente a raccontare gli squilibri mentali della donna, la sua sofferenza psichica, le sue contraddizioni, le ossessioni. Il protagonista la osserva, la tiene d'occhio, cercando di comprendere i suoi meccanismi mentali distorti, sempre all'erta, impara a prevedere i suoi stati d'animo e le sue mosse, in una gara a chi è più furbo dell'altro.
Come ho accennato all'inizio, a un tratto succede un piccolo miracolo: il protagonista la vede. Vede la profonda sofferenza della follia nella donna, e ne ha compassione.
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Questo è ciò che fa un vero guerriero di luce. Vede l'altro, non come nemico ma come avversario, perché riesce a sentire i suoi stati d'animo, riesce a comprendere cosa pensa, si mette quasi nei suoi panni.
Ma questo non gli impedisce di lottare per la sua libertà, anzi, gli dà più forza.
Ha la forza della consapevolezza dalla propria parte. Ha la determinazione lucida a restare vivo.
La paura, il panico, la disperazione non possono avere il sopravvento.
Anche se il protagonista non arriva ad amare il proprio nemico come insegna Cristo nei Vangeli, lo vede.
Vede la fragilità della sua carceriera, la sua umanità. Non è un drago invincibile.
E' semplicemente una persona sofferente di turbe psichiche gravi, quasi una bambina capricciosa, in certi momenti.
Alla fine non è l'odio a far vincere il protagonista sull'avversario.
E' la capacità di vederlo in maniera lucida, di leggerlo.
E di mantenere la calma.
Questa è quella che si chiama lettura verticale di un evento, e Stephen King ci riesce piuttosto bene.
Cioè trascendere la dualità dell'Io contro Te.
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