Alcune di noi se ne andarono a passeggiare su un prato, io e lei ci incamminammo verso il torrente, attirate dallo scrosciare lieve tra i rami. Ci trovammo in una radura, mi voltai verso monte e - incredibile - un enorme, inconfondibile Portale era lì, innanzi a noi (vedi foto).
Foto di Enza Longo |
Due settimane più tardi andammo con altre amiche a un incontro di sciamane da vari luoghi del mondo.
Quando una sciamana malgascia prese il tamburo e intonò un canto roco, cupo, ancestrale, ferino, qualcosa accadde dentro di me, e nulla fu più come prima. Mi aprì una porta, con violenza selvaggia, come un colpo d'accetta in pieno petto. A occhi chiusi mi lasciai trasportare da quel canto ipnotico e benefico, e un torrente di lacrime mi scaturì dagli occhi, incontrollato, lavando via tutte le stratificazioni di dolore, rabbia, impotenza, frustrazione, paura che si erano accumulati dentro me in trent'anni o più. Più piangevo e più mi sentivo sollevata, grata di quel dono di guarigione che mi si stava offrendo.
Rimasi in uno stato di pace tale che due giorni dopo, andando a portare mia figlia a scuola, mi resi conto di non riuscire a parcheggiare nelle strisce, quasi non avessi più la capacità di muovermi nello spazio. Guardai i volti delle persone attorno a me. Era una giornata uggiosa di novembre e tutti parevano tristi, grigi come il cielo e nessuno pareva accorgersi di essere semplicemente vivo.
Ecco il dono! Vidi il mondo dei viventi dal punto di vista dei defunti.
Avrei voluto gridar loro con gioia: Ma non vi rendete conto della fortuna che abbiamo a essere vivi? Guardate gli alberi, il cielo, l'erba, ascoltate il vostro cuore che batte, guardate negli occhi i vostri bambini!
Capii che il Portale delle Fate mi aveva davvero introdotto in una nuova dimensione, e la sciamana aveva toccato i bottoni giusti per rendere quel salto ancora più potente.
Da quel giorno imparai ad accettare gli altri come Maestri di Vita. Anche quelli che ci fanno arrabbiare, che non sopportiamo, che ci mettono in crisi profonda. Ci stimolano a tirare fuori il meglio di noi, se ne siamo consapevoli. Nessuno viene nella nostra vita senza una ragione.
Capii che anche l'uomo che avevo accanto e da cui volevo separarmi era stato un grande Maestro perché mi aveva fatto capire dove stavo sbagliando, chi ero davvero, che cosa volevo dalla mia vita e soprattutto dove volevo andare, seguendo il richiamo selvaggio del mio vero Sé.
Pochi mesi dopo ci separammo raggiungendo un accordo di punto in bianco. Una tregua nella guerra che stavamo combattendo. Quella parte di me che aveva creato tutto il dolore era guarita.
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