Con il cappello a cloche e una gonna a tubino lunga in perfetto stile diva del muto, persa nei miei pensieri circolari, mi imbattei all'improvviso in uno strano tipo.
Un ragazzo segaligno e pallido, gli occhialetti, mi si parò davanti guardandomi come se, al contrario del resto del mondo, mi vedesse davvero.
Oltre i filtri della personalità, oltre le solite maschere.
Mi guardò dritto negli occhi e con l'aria di saperla lunga su di me, come se avesse avuto tempo di studiarmi a mia insaputa, mi bombardò di domande. Domande così profonde e personali da mettermi immediatamente in imbarazzo, e con il risultato di farmi chiudere a riccio, timorosa e infastidita.
Cercai di svicolare, ma lui mi seguì continuando a parlare di me.
"Ma tu di che colore sei?" mi chiese a un tratto.
Ovviamente non capii e lo guardai chiedendomi se fosse un elfo, un messaggero celeste o un demone.
Non ricordo cosa risposi ma ricordo bene la domanda.
Poi lo strano tipo cominciò a parlarmi della mia corazza, dietro la quale mi nascondevo al mondo, e fu così diretto e veritiero che la cosa mi ferì.
Non volevo ammettere di avere una corazza a proteggermi dal mondo, ma sapevo nel profondo che ci aveva azzeccato.
Foto dell'autrice |
Ma a distanza di vent'anni circa, mi scopro a non avere ancora abbandonato del tutto quella corazza.
Una seduta di kinesiologia mi ha confermato ciò che temevo.
Una parte inconscia di me è ancora chiusa e diffidente nei confronti del mondo e mi scopro a non sapere come aprimi.
Scopro che è vero che tra il dire è il fare c'è di mezzo il mare.
Foto dell'autrice |
Fa male scoprire di avere ancora tanta strada da fare, ma è curioso che l'avvertimento sia partito tanto tempo prima che io potessi davvero comprenderlo.
Non so perché l'universo a volte ci manda avvertimenti anche se sa benissimo che non siamo preparati a ricevere il messaggio.
Non ho più visto quello strano ragazzo, e chissà se fosse davvero di questo mondo. Magari non è mai esistito, magari l'ho visto solo io perché era il momento di sentirmi dire certe cose.
Ci sono voluti vent'anni perché comprendessi la ragione di tante porte chiuse nella mia vita.
Come sempre, le cause sono dentro. Mai fuori.
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