sabato 22 dicembre 2012

Scoprire la propria corazza... attraverso un messaggero

Uno strano giorno di tanti anni fa, quasi venti, mi aggiravo per i corridoi dell'Università con aria forse triste, forse pensierosa, magari un po' angosciata, se ricordo bene l'umore dell'epoca. 
Con il cappello a cloche e una gonna a tubino lunga in perfetto stile diva del muto, persa nei miei pensieri circolari, mi imbattei all'improvviso in uno strano tipo.
Un ragazzo segaligno e pallido, gli occhialetti, mi si parò davanti guardandomi come se, al contrario del resto del mondo, mi vedesse davvero. 
Oltre i filtri della personalità, oltre le solite maschere. 

Mi guardò dritto negli occhi e con l'aria di saperla lunga su di me, come se avesse avuto tempo di studiarmi a mia insaputa, mi bombardò di domande. Domande così profonde e personali da mettermi immediatamente in imbarazzo, e con il risultato di farmi chiudere a riccio, timorosa e infastidita.
Cercai di svicolare, ma lui mi seguì continuando a parlare di me.
"Ma tu di che colore sei?" mi chiese a un tratto.
Ovviamente non capii e lo guardai chiedendomi se fosse un elfo, un messaggero celeste o un demone.
Non ricordo cosa risposi ma ricordo bene la domanda.

Poi lo strano tipo cominciò a parlarmi della mia corazza, dietro la quale mi nascondevo al mondo, e fu così diretto e veritiero che la cosa mi ferì. 
Non volevo ammettere di avere una corazza a proteggermi dal mondo, ma sapevo nel profondo che ci aveva azzeccato. 
Foto dell'autrice
Comunque, mi dissi che in fondo non ci voleva molto  concludere che mi stessi nascondendo e fossi un po' rigida sotto quella pioggia di domande troppo personali da parte di un perfetto sconosciuto.

Ma a distanza di vent'anni circa, mi scopro a non avere ancora abbandonato del tutto quella corazza. 
Una seduta di kinesiologia mi ha confermato ciò che temevo.
Una parte inconscia di me è ancora chiusa e diffidente nei confronti del mondo e mi scopro a non sapere come aprimi. 
Scopro che è vero che tra il dire è il fare c'è di mezzo il mare.


Foto dell'autrice
Sapere a livello conscio che c'è da lavorarci su non significa riuscire a sbloccare quelle parti vulnerabili che in un tempo lontanissimo hanno deciso di nascondersi dietro quella corazza invisibile ma percepibile a una prima occhiata.
Fa male scoprire di avere ancora tanta strada da fare, ma è curioso che l'avvertimento sia partito tanto tempo prima che io potessi davvero comprenderlo.

Non so perché l'universo a volte ci manda avvertimenti anche se sa benissimo che non siamo preparati a ricevere il messaggio.
Non ho più visto quello strano ragazzo, e chissà se fosse davvero di questo mondo. Magari non è mai esistito, magari l'ho visto solo io perché era il momento di sentirmi dire certe cose.
Ci sono voluti vent'anni perché comprendessi la ragione di tante porte chiuse nella mia vita.
Come sempre, le cause sono dentro. Mai fuori.

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