lunedì 31 dicembre 2012

Incontri casuali? Il caso non esiste

Entrare nella mente universale, riuscire a comprendere i meccanismi sottili che creano le dinamiche tra noi e il resto del mondo è impossibile. Forse auspicabile.
Ma tutti sappiamo che esistono coincidenze significative, incontri non casuali. Specie quando sono plurimi, in posti improbabili.

Non c'è bisogno di studiare la Legge di Attrazione per intuire che a volte ci sono persone che risuonano con noi. 
Ci deve essere un legame a livello energetico o mentale con esse.
C'è uno strano magnetismo che ci fa incontrare per forza anche se non ce lo aspettiamo, come se l'Universo intero cospirasse per farci passare di lì proprio in quel momento, in quel luogo.

A volte pensiamo a un amico, a un conoscente, ed ecco che girando l'angolo ce lo troviamo di fronte. O ci telefona. O passa in auto proprio mentre siamo voltati in quella direzione.

Scrivo di questo proprio nell'ultimo giorno dell'anno perché mi capita sempre più spesso.
E mi chiedo se anche dall'altra parte c'è la consapevolezza di queste coincidenze.
Ho la sensazione che con alcune persone in particolare qualcosa (o qualcuno, dall'alto) voglia attirare la loro attenzione. 
Tipo Ehi, ti sei accorto quante volte? Come puoi ancora pensare sia solo un caso? Sveglia!

Foto dell'autrice
La scorsa estate, camminando tra i negozi in una località di mare ho trovato una maglietta in esposizione che, ironicamente, dona la misura di ciò che le nostre azioni inconsapevoli creano, guidate dalla Legge di Attrazione. Ma anche di ciò che la Legge crea nelle nostre vite per farci accorgere delle coincidenze significative.
Vedi foto a lato.

Con i migliori auguri di un nuovo anno pieno di Magia, di Amore e di un bel po' di autoironia...


domenica 30 dicembre 2012

Arrendersi e agire sono compatibili

Spesso, quando si parla dell'arrendersi, del praticare la resa a livello spirituale pensiamo erroneamente che significhi gettare la spugna. Diventare passivi. Accontentarsi.
Niente di più sbagliato.

Eckhart Tolle, autore del libro Il potere di Adesso, insegna che il risveglio è il nostro obiettivo primario, e il fare il secondario.
Quando siamo allineati con il nostro obiettivo primario, il fare si mette al servizio del risveglio. Poiché è un fare consapevole.

Foto dell'autrice
Quando capite chi siete veramente e siete presenti a voi stessi, allora riconoscere l'azione da intraprendere diventa intuitivo, naturale. E l'azione avrà la nostra totale attenzione.
Questo non genera stress perché non c'è aspettativa, non c'è mente che vaghi nel futuro.

Arrendendosi al fluire, allineandosi con la Fonte, la volontà nostra e quella divina diventano un tutt'uno.
La resa porta a sapere esattamente quando iniziare un cambiamento, quando cominciare un percorso, perché ciò è in armonia con il nostro compito terreno. 
L'azione non viene più da reazioni, da gesti compulsivi dettati dalla paura, dalla mente. 

Riconoscere che ciò che stiamo facendo è proprio ciò che dobbiamo fare è la cosa più difficile. 
Ci saranno momenti di scoramento, di disperazione, in cui l'ego scalcia e alza i pugni minacciosi verso il cielo gridando: Perché? Perché proprio a me? Perché è così difficile? Perché non mi dai semplicemente ciò che chiedo? Ti stai facendo beffe di me?

Ma nel momento in cui prendiamo coraggio e lasciamo andare, ecco che la qualità del nostro fare cambia, le scelte diventano più limpide, più semplici. 
Foto dell'autrice
Arrenderci ci restituisce a chi siamo davvero, cioè all'Essere.

Dice un proverbio zen:
"Lascia andare o sarai trascinato."

sabato 29 dicembre 2012

Stare con quello che c'è

Una massima che sentiamo spesso pronunciare dai Maestri spirituali riguarda lo stare con quello che c'è.
Niente di più difficile per noi abituati a desiderare, a sognare, a forzare gli eventi a nostro favore.
A pensare che se in questo momento ci fosse... Se ora avessimo... allora saremmo più felici, più realizzati, avremmo più ragioni per aprirci al mondo o occasioni mondane, ecc. 

Marina Borruso, seguace di Eckhart Tolle, scrive:
"Quando resistiamo a qualcosa che sta accadendo siamo assolutamente inconsapevoli che ciò a cui stiamo resistendo è in essenza vita e che dire di no alla vita è dire di no al presente, cioè che resistendo, dicendo no stiamo uscendo dal presente".

E il presente, ormai dovremmo averlo imparato, è l'unica cosa che abbiamo davvero!
Stare con quello che c'è significa anche accogliere le emozioni che ci arrivano e ci infastidiscono. La nostra tendenza spontanea è respingerle, oppure farci travolgere da esse.


Foto dell'autrice
Un esercizio molto efficace e semplice consiste, consiglia Marina Borruso, nel lasciare che qualsiasi emozione si affacci nel nostro corpo venga lasciata agire e osservata senza giudizi.
"Prova e dirle di sì. E osserva ciò che accade."

Quello che accade è stupefacente. L'emozione non ha più nulla cui aggrapparsi, se diventiamo l'Osservatore Silenzioso.
Il distacco dalle emozioni le priva del loro potere su di noi. Si sciolgono senza lasciare traccia.

Imparare a essere come il cielo, dicono i Maestri orientali.
Foto dell'autrice
Il cielo non si identifica con le nuvole. Il cielo è. Semplicemente esiste
Le nuvole lo attraversano, vanno e vengono. E il cielo rimane quello che è. Nel presente. Nel Qui e Ora.

venerdì 28 dicembre 2012

Seguire i segni

La mia vita pare costellata di segni. Ovunque io mi giri, qualcosa risponde sempre ai miei pensieri, togliendomi dei dubbi o rafforzando la convinzione di essere sulla strada giusta.
Se dovessi fare un elenco dei segni ricevuti dall'Universo, non basterebbero duemila pagine... E chissà quanti altri mi sono sfuggiti!

Foto dell'autrice
In realtà tutti noi viviamo immersi in segnali che la Vita ci manda per aiutarci a non perdere la strada, ma spesso non li vediamo, non li sappiamo interpretare e con un'alzata di spalle li liquidiamo come semplici coincidenze. 

Ma il Caso non esiste. Tutto ha un senso e tutto viene creato dai nostri pensieri e dalle nostre azioni. La creazione è così inconscia che ci illudiamo di essere solo dei partecipanti al grande spettacolo della vita. Niente di più sbagliato. 
Siamo tutti protagonisti.

Deepak Chopra, autore del libro Le coincidenze (Sperling & Kupfer) e James Redfield autore del celeberrimo La profezia di Celestino (Corbaccio) sono solo due degli innumerevoli scrittori che hanno cercato di spiegare in maniera esauriente il principio universale, la Legge, che governa le coincidenze significative.

Seguire i segni è un ottimo modo di affidarsi alla saggezza della Vita, imparando a non fare troppa resistenza. Incaponirsi sulle proprie idee a volte crea danni. 
Briciola di torta a forma di cuore - Foto dell'autrice
Affidarsi ai segni, anche quando sembrano contrari alla nostra volontà, è un atto di resa coraggiosa. 

Altre volte i segni stessi paiono beffarsi di noi. Li seguiamo convinti che ci porteranno proprio dove vogliamo andare, perché tutto sembra indicarlo, e poi invece la Vita svolta e scopri che è solo così che puoi avere altri doni, altri insegnamenti. Che dovevi proprio passare di lì.
E' questa la vera saggezza. Sapere che l'Universo sa meglio di noi, perché nella sua visione globale conosce il Piano e ci guida nei meandri tortuosi dell'esistenza. Che c'è anche quando crediamo di essere a un punto morto.

A volte i punti morti, quando i segni paiono essere scomparsi di colpo, sono la cosa migliore che possa capitarci.
Perché è lì che sperimentiamo la fede, la fiducia. E se ci affidiamo alla Grande Saggezza, troveremo la strada.
Anche l'assenza di segni, paradossalmente, è una risposta.

giovedì 27 dicembre 2012

Lavorare con gli animali guida


Capitano momenti della vita in cui sei perduta. In un vicolo cieco.
Non sai più chi sei e nemmeno per quale strana ragione sei lì faccia al muro a disperarti. 
Ma sai che quella non è la strada giusta per te, sai che ti meriti di meglio, che sei nata per fare altro.
Qualcosa dentro di te grida. 
Sentire quel grido disperato è già essere mezzo salvata.

E infatti, un giorno, scopri che esiste un libro mitico chiamato Donne che corrono coi lupi, di una certa Clarissa Pinkola Estés, psicologa junghiana. Un libro che contiene molte risposte alle tue domande.
Apri il libro e senti che sta parlando proprio a te, è la tua storia che racconta. Allora sai di non essere sola, che ci sono migliaia di donne là fuori che si sentono o si sono sentite perdute come te. 
Senti il richiamo selvaggio verso Casa, quella vera. E cominci a intravedere il sentiero...

Così un giorno decidi di richiamare le energie del lupo per aiutarti a tirare fuori le unghie e i denti, a ringhiare e dire no quando necessario. 
Foto dell'autrice
Diventi una madre lupa che difende feroce per istinto i suoi cuccioli, fossero anche solo valori o idee che ti rappresentano.
Ringhiare e graffiare diventa il solo modo per sopravvivere in un ambiente ostile.

Poi, quando la tua lupa interiore ha imparato la lezione, ecco che un giorno, durante una danza sciamanica forsennata, persa nel ritmo dei tamburi, vedi la lupa scavarsi una tana facendoti capire che è venuto per lei il momento di abbandonarti perché non hai più bisogno della sua guida.


Foto dell'autrice
Poche ore dopo, una altro tamburo sciamanico ti rapisce attorno a un fuoco sacro, e girando vorticosa, battendo il ritmo insieme ad altre cento persone in un rito collettivo, ecco arrivare la visione salvifica di una magnifica orsa. 
Si erge maestosa al centro di una radura innevata, e danzando al ritmo del tamburo batte le zampe sul terreno. La neve si scioglie e al suo posto nascono fiori primaverili.
Il messaggio è chiaro: devi fare come l'orsa, che raccoglie le forze nel lungo inverno, concentrandosi su se stessa, per poi riemergere rinnovata a primavera. 
Il consiglio che porta si rivelerà vincente.

Infine, due stagioni dopo, ecco che un altro rito sciamanico,  con lo stesso tamburo e la stessa sciamana, ti riportano in quel mondo sotterraneo in cui tutte le risposte già esistono, ancor prima delle domande.
Il Sé Superiore è lì ad attendere la tua visita.
Ti accoglie con un serpente che lento e inesorabile ti sale addosso, con la sua energia vitale potente, con la sua benedizione, con il suo messaggio di rinnovamento.
Cambiare pelle, ecco il nuovo compito, la nuova Prova da affrontare per crescere. 

Il nostro cammino di vita è costellato di tanti animali guida, a seconda del bisogno.
La loro valenza archetipa è preziosa, in quanto universale.
Con il simbolo archetipo non puoi sbagliare.

mercoledì 26 dicembre 2012

Brancolare nella nebbia


In questa giornata nebbiosa, mentre tornavo a casa in auto mi sono ricordata di un episodio accadutomi quando ero al liceo.
Una mattina stavo pedalando verso la mia scuola, e la nebbia era così fitta che a un tratto mi ritrovai al cento di una piazza vuota incapace di vedere a un metro di distanza.
Rallentai, poi dovetti fermarmi piena di inquietudine. 
Attorno a me non c'erano suoni né punti di riferimento, nessun ostacolo né persone che passassero accanto. Ero nel nulla assoluto.

Non ricordo quanto durò quella sensazione, ma a un tratto mi chiesi se per caso non fossi morta e quello fosse una sorta di limbo o giù di lì...
Soltanto oggi ho compreso quanto fosse assurda quell'associazione di idee: nebbia = morte o aldilà.

In realtà, è la vita che spesso ci appare come un brancolare nella nebbia, un sentirci sperduti e senza punti di riferimento.
Foto dell'autrice
E' quello che fa la gente normalmente, aggrapparsi agli ostacoli piuttosto che lanciarsi fiduciosi nel nulla, perché quella bambagia attorno ci fa sembrare il futuro troppo indistinto, pericoloso.
Chissà cosa ci aspetterà mai oltre quella cortina di nebbia, pensiamo. Magari ci sbatteremo la faccia contro prima di poterci fermare e ci faremo male...

E' troppo difficile pensare che siamo sempre al sicuro anche nella nebbia più fitta. Che basta affidarci, all'istinto ma anche alla Coscienza Superiore che ci guida.

Anni fa ho sentito una persona raccontare che in stato di coma dopo un incidente, mentre veniva risvegliata dai medici, gridò:
"Non voglio tornare nel sonno dei viventi!"
Ecco quello che la nebbia dovrebbe rappresentarci: il sonno della coscienza in cui siamo immersi credendo di essere svegli.
E' quel sonno che ci fa credere di essere soli nel nulla.

lunedì 24 dicembre 2012

Tra Sacro e Profano - al Pozzo Sacro

In questi giorni dedicati al culto solare della luce come rinnovamento, dal Solstizio al 25 dicembre, culto maschile per tradizione, ho deciso - in quanto donna - di dedicare questo articolo al culto lunare.

Pozzo Sacro di Santa Cristina - Foto dell'autrice
Nell'estate 2011 ho coronato il desiderio di visitare il famoso Pozzo Sacro nel santuario di Santa Cristina a Paulilatino, Sardegna.
Essendo da sempre interessata ai culti precristiani e, in particolare, lunari, non potevo esimermi dall'andare di persona a vedere e sentire.

Realizzato nell'Età del Bronzo, scavato con una perfezione architettonica stupefacente - considerati anche gli strumenti dell'epoca - dà l'idea di quanto poco abbiamo in considerazione i nostri antenati, con le loro conoscenze in realtà estremamente evolute.
Per molto tempo gli archeologi si sono limitati a considerarlo uno dei tanti pozzi sacri di Sardegna legati al culto delle acque e ai cicli lunari - essendo la luna associata all'acqua perché entrambi simboli delle energie femminili di fertilità, accoglienza e rinnovamento ciclico.

Recentemente, però, un archeoastronomo franco-polacco, Arnold Lebeuf, ha scritto un testo in cui si teorizza una più complessa conoscenza astronomica delle popolazione nuragiche.
In realtà il pozzo non si limiterebbe a specchiare la luna attraverso il buco sul soffitto nel momento culminante del suo ciclo. 
Anche gli stessi gradini - realizzati volutamente sfalsati - sarebbero serviti per misurare giorno dopo giorno la luce lunare, che colando lungo la scalinata, permetterebbe un calcolo del ciclo del satellite con precisione scientifica.
Quindi, non solo pozzo sacro, ma osservatorio astronomico vero e proprio, in grado di calcolare anche le eclissi.

Il giorno in cui mi reco a visitarlo, piena di rispetto e reverenza, tutta tesa a percepire vibrazioni benefiche e con l'intento di trovare un momento di raccoglimento per entrare in sintonia col luogo, non sono  sola.
La mia amica C. mi ha preceduta, e al fondo della scalinata, proprio sul pelo dell'acqua affiorante dal pozzo, si sta togliendo le ciabatte. 
Pozzo Sacro di Santa Cristina, ingresso - Foto dell'autrice
Giunta accanto a lei, dopo aver percorso i gradini all'interno dello spazio triangolare realizzato in pietra, che con una geometria essenziale di una modernità sconcertante ti accoglie piano e inesorabile, nel suo spazio fresco e umido, nel silenzio ieratico tipico del tempio antico, il Profano distrugge le mie aspirazioni mistiche.
Come un pugno nello stomaco.

C. si immerge fino alle caviglie nella poca acqua facendo rumore, e sciacquandosi il viso, come se fosse in un bagno turco.
Dice ad alta voce, facendo rimbombare quel piccolo utero impassibile attorno a noi:
"Sì, sì, anch'io credo in queste cose, sai? Che ti credi? Ci credo che ci sia qualcosa di energetico..."
E si soffia il naso. Nell'acqua.
Oddio. Dimmi che sto sognando. Oddio, dimmi che non l'ha fatto davvero...
Sacrilegio! E mi ha pure rovinato l'atmosfera...
Perdonala, Luna, perdonala Pozzo Sacro, mio caro: non sa quello che fa... , penso, cominciando a capire cosa intendesse Cristo quando chiese perdono per i due ladroni inconsapevoli. In fondo erano due poveri diavoli.

Guardo la mia amica che, appunto, inconsapevole, allontana da sé il viscidume schiumoso frutto del suo naso con le mani, provocando lo sciabordio di quelle acque un tempo silenziose.
Ok, non importa. L'importante è il mio intento.
Ora le chiederò di uscire e lasciarmi sola con queste energie potenti e ancestrali.

Non so se avrò il coraggio di bagnarmi in queste acque benedette dalla luna. Con lo sguardo tengo d'occhio il viscidume galleggiante che si allontana piano verso il fondo del pozzo...
Guardo in alto, il foro sovrastante da cui entra la luce solare. 
Mi chiedo perché abbiamo dimenticato questi culti così suggestivi. Così naturali e veri. 
Non riuscirò mai a comprendere fino in fondo perché ci siamo allontananti dalle benedizioni originarie. 
E dalla Bellezza.

domenica 23 dicembre 2012

Ascoltare il corpo

Foto dell'autrice
E' vero, noi non siamo il nostro corpo e non dovremmo identificarci solo con il nostro aspetto esteriore, ma il corpo è pur sempre un magnifico mezzo. 
E' la nostra navicella per entrare nel mondo ed esplorarlo. 
Come potremmo sperimentare la materia senza un corpo?
Quindi basta con l'atteggiamento medievale che vuole il corpo come fonte di ogni male, come qualcosa di sporco, svilente, impuro. Qualcosa di antitetico all'anima.

Il nostro corpo è un tempio. Il nostro corpo ci parla. Ha una sua intelligenza e una sua emotività peculiare.
Ascoltare il corpo è fondamentale perché, essendo capace di somatizzare le emozioni, ci è maestro.
Il corpo soffre dove c'è sofferenza emotiva, si blocca dove c'è blocco emotivo.
Il corpo ti avverte quando è ora di cambiare. Si ammala, o prova fastidio per qualcosa. Il corpo ti sprona a fare cose nuove con le frenesie improvvise.


Foto dell'autrice
A me è capitato, anni fa, di sentire un impellente bisogno di fare yoga. Il mio corpo mi stava dicendo che era il momento di prendersi una pausa di riflessione e rilassarsi.
Poco tempo dopo, quella disciplina mi è venuta all'improvviso a noia, ed ecco che il mio corpo mi stava urlando che aveva bisogno di uno sport dinamico.

Quando sono triste o turbata, quando sento che i pensieri circolari stanno mandando in loop la mia mente, il mio corpo mi chiede di portarlo a spasso, a passo spedito.
Il ritmo della camminata scioglie i pensieri fissi e smuove nuove riflessioni più serene, le fa fluire lungo il sentiero. 

Anni fa una sciamana malgascia mi ha detto che non bisogna mai stare troppo fermi o i demoni si impossessano del nostro corpo.
A livello psicologico è vero: la depressione arriva dove c'è sedimentazione, immobilità, mancanza di iniziativa, pigrizia.
Quindi, metaforicamente, è vero: mai permettere al demone della depressione - o solo della tristezza - di impossessarsi del nostro prezioso corpo o saremmo perduti.

Il corpo non mente mai. Basta imparare ad ascoltarlo.
E ascoltare il nostro corpo, accettandolo, ci insegna ad amarci un po' di più.

sabato 22 dicembre 2012

Scoprire la propria corazza... attraverso un messaggero

Uno strano giorno di tanti anni fa, quasi venti, mi aggiravo per i corridoi dell'Università con aria forse triste, forse pensierosa, magari un po' angosciata, se ricordo bene l'umore dell'epoca. 
Con il cappello a cloche e una gonna a tubino lunga in perfetto stile diva del muto, persa nei miei pensieri circolari, mi imbattei all'improvviso in uno strano tipo.
Un ragazzo segaligno e pallido, gli occhialetti, mi si parò davanti guardandomi come se, al contrario del resto del mondo, mi vedesse davvero. 
Oltre i filtri della personalità, oltre le solite maschere. 

Mi guardò dritto negli occhi e con l'aria di saperla lunga su di me, come se avesse avuto tempo di studiarmi a mia insaputa, mi bombardò di domande. Domande così profonde e personali da mettermi immediatamente in imbarazzo, e con il risultato di farmi chiudere a riccio, timorosa e infastidita.
Cercai di svicolare, ma lui mi seguì continuando a parlare di me.
"Ma tu di che colore sei?" mi chiese a un tratto.
Ovviamente non capii e lo guardai chiedendomi se fosse un elfo, un messaggero celeste o un demone.
Non ricordo cosa risposi ma ricordo bene la domanda.

Poi lo strano tipo cominciò a parlarmi della mia corazza, dietro la quale mi nascondevo al mondo, e fu così diretto e veritiero che la cosa mi ferì. 
Non volevo ammettere di avere una corazza a proteggermi dal mondo, ma sapevo nel profondo che ci aveva azzeccato. 
Foto dell'autrice
Comunque, mi dissi che in fondo non ci voleva molto  concludere che mi stessi nascondendo e fossi un po' rigida sotto quella pioggia di domande troppo personali da parte di un perfetto sconosciuto.

Ma a distanza di vent'anni circa, mi scopro a non avere ancora abbandonato del tutto quella corazza. 
Una seduta di kinesiologia mi ha confermato ciò che temevo.
Una parte inconscia di me è ancora chiusa e diffidente nei confronti del mondo e mi scopro a non sapere come aprimi. 
Scopro che è vero che tra il dire è il fare c'è di mezzo il mare.


Foto dell'autrice
Sapere a livello conscio che c'è da lavorarci su non significa riuscire a sbloccare quelle parti vulnerabili che in un tempo lontanissimo hanno deciso di nascondersi dietro quella corazza invisibile ma percepibile a una prima occhiata.
Fa male scoprire di avere ancora tanta strada da fare, ma è curioso che l'avvertimento sia partito tanto tempo prima che io potessi davvero comprenderlo.

Non so perché l'universo a volte ci manda avvertimenti anche se sa benissimo che non siamo preparati a ricevere il messaggio.
Non ho più visto quello strano ragazzo, e chissà se fosse davvero di questo mondo. Magari non è mai esistito, magari l'ho visto solo io perché era il momento di sentirmi dire certe cose.
Ci sono voluti vent'anni perché comprendessi la ragione di tante porte chiuse nella mia vita.
Come sempre, le cause sono dentro. Mai fuori.

venerdì 21 dicembre 2012

Affrontare il mondo a mani vuote - una lezione aborigena

In questo giorno di Solstizio d'inverno, dopo tutte le polemiche, le paure e i dubbi che hanno regnato sovrani negli ultimi tempi, a causa della cosiddetta fine del mondo, mi sono fermata a riflettere su un aspetto che molti hanno tralasciato.

A parte il fatto che nelle profezie si parlava della fine di un mondo, ovvero un modo di agire e pensare, non del mondo fisico,
il mio pensiero è andato alla nostra civiltà ipertecnologica, completamente dipendente dall'energia elettrica e dai computer.
Se ci fosse un qualsiasi cataclisma, anche solo un'intensa eruzione solare, ecco che proprio noi così evoluti, scopriremmo di non saper nemmeno accendere un fuoco per scaldarci. 
Allora chi è davvero evoluto su questo pianeta?

Anni fa è uscito un libro molto bello, uno di quelli che ti lasciano un segno indelebile.
Si intitola ...E venne chiamata due cuori, di Marlo Morgan.
Medico americano, Marlo Morgan andò in Australia per un programma sanitario entrando in contatto con gli aborigeni, e grazie a un rito iniziatico che questi celebrarono per lei, la donna ebbe modo di sperimentare personalmente le straordinarie conoscenze e le doti di questa popolazione.
Foto dell'autrice


Il libro inizia con una poesia dell'autrice, sul nascere e morire a mani vuote e contemplare la pienezza della vita a mani vuote.
Perché è questo che fanno gli aborigeni: vivere senza nulla.
Affidarsi completamente ai doni della natura e all'istinto infallibile sviluppato proprio perché a così stretto contatto con i pericoli di un ambiente ostile come l'Outback australiano.

Marlo Morgan testimonia delle capacità telepatiche degli aborigeni, della straordinaria invenzione delle vie dei canti per orientarsi nel deserto sconfinato, inventando una sorta di radar ante litteram. 
Della capacità di comunicare con gli animali e, ad esempio, far uscire dei coccodrilli da una pozza d'acqua con un canto specifico per potersi bagnare a loro volta senza conseguenze, del talento innato dell'individuare l'acqua anche nei posti più aridi, riuscendo a percepirne l'odore.

I coloni australiani li hanno disprezzati per secoli, interpretando il loro rifiuto di costruire case e capanne come una forma di rozzezza estrema. Ma gli aborigeni hanno fatto una scelta culturale che ai bianchi pare assurda.
Se la Terra è la nostra Madre, dicono, allora dobbiamo esserne i custodi e sforzarci di conservarla esattamente come ci è stata data fin dagli albori dei tempi. Quindi, ecco che ogni traccia di bivacco e di permanenza in un luogo viene cancellata.
Se noi pensiamo al nostro egocentrismo occidentale, lasciare un segno sempre e comunque, del nostro passaggio, del nostro potere temporale e spirituale, prendere a piene mani dalla Terra senza dare in cambio per mantenere l'equilibrio, ecco che la cultura aborigena acquista un senso. Diventa preziosissima.
La salvezza. 

Non dico che dovremmo cominciare a vivere con nulla come loro, ma di sicuro rivedere le cose da un altro punto di vista.
Noi siamo solo i custodi della Terra, non i suoi padroni.
Sarebbe bello cominciare una nuova Era dell'umanità prendendo esempio da loro, a mani vuote.
Senza i pesi del passato, senza la schiavitù dalla tecnologia che ci illude di essere più al sicuro ma che in realtà ci rende fragili più che mai.
C'è stato un tempo in cui i talenti e la consapevolezza degli aborigeni erano anche i nostri. Ma li abbiamo perduti.
Forse era un percorso necessario - allontanarsi dal Tutto per scoprire che siamo una cosa sola e tornarvi alla fine.
Ma ora che siamo giunti a un punto di non ritorno a livello di equilibrio naturale ed ecologico, vorrei tanto che i bambini a scuola avessero un'ora al giorno di Cultura Aborigena.
Gli Aborigeni sono in nostri Maestri di Vita. 

giovedì 20 dicembre 2012

Coltivare la propria Leggenda Personale

Foto dell'autrice
Di recente mi è stato consigliato di leggere L'Alchimista, di Paulo Coelho, che io ero reticente a leggere in quanto non mi piace il suo stile. Ammetto di trovarlo troppo semplice e banale, ma immagino che sia una scelta consapevole dell'autore. Più è semplice lo stile, più persone si possono raggiungere, più il messaggio che sta sotto viene diffuso.
Una cosa però mi ha colpita. E' il concetto di Leggenda Personale.
Ognuno di noi, in effetti, ha un qualcosa che ha sempre desiderato fare e che da bambino pensava fosse perfettamente realizzabile.
Ma crescendo la vita ti allontana da esso, come una forza misteriosa che vuole farti credere che sia impossibile da realizzare.

Quante persone là fuori si dicono disilluse dalla vita e parlano con l'aria di chi la sa lunga di quanto sia meglio essere realistici e non creder più nei sogni? Troppe. 
Scrollano la testa con aria paternale e ti dicono di rassegnarti alla triste realtà delle cose, pensando magari di proteggerti dalle delusioni cocenti.
Anni fa chiesi a un maestro spirituale perché proprio le persone che avevo accanto erano quelle meno disposte a capire il mio sogno e a sostenermi per realizzarlo.
Lui sorrise placido e mi disse qualcosa che mi ha cambiato la vita:
"Loro non ti stanno criticando, in realtà ti stanno solo chiedendo di aiutarli a vedere ciò che da soli non riescono a vedere. Tu hai il dono di vedere più in là. Loro no."

Secondo Coelho, le forze che apparentemente ti allontanano dal tuo sogno, rallentando il cammino o creando ostacoli, sono proprio quelle che ti insegnano a realizzare la tua Leggenda Personale. 
Ti mettono alla prova: 
"Perché esiste una grande verità su questo pianeta: chiunque tu sia o qualunque cosa tu faccia, quando desideri una cosa con volontà, è perché questo desiderio è nato nell'anima dell'Universo.
Quella cosa rappresenta la tua missione sulla Terra.
(...)
L'Anima del Mondo è alimentata dalla felicità degli uomini. 
O dall'infelicità, dall'invidia, dalla gelosia. Realizzare la propria
Leggenda Personale è il solo dovere degli uomini. 
Tutto è una sola cosa. E quando tu desideri qualcosa, tutto l'Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio."

Allora avanti, continuiamo a credere nella nostra missione!

mercoledì 19 dicembre 2012

Sul non essere selettivi

Proprio stamattina mi è capitato di riflettere su un aspetto piuttosto comune della nostra vita, e ne parlavo con un'amica al telefono.
Spesso ci capita di renderci conto, magari all'improvviso, grazie a un'intuizione, quale aspetto della nostra esistenza ancora dobbiamo sviluppare, lavorandoci su.
Magari abbiamo compreso di essere un po' freddini con gli sconosciuti, o di avere difficoltà ad approcciare qualcuno, magari abbiamo capito che in compagnia tendiamo a indossare sempre la stessa maschera da buffoni e a un tratto ci rendiamo conto che ci sta stretta... 
Il problema però è che quando decidiamo di lavorarci, e sforzarci di tirare fuori quella qualità che pare mancarci, ecco che a volte la vita ci dice che non è quello il modo giusto, e ce lo fa capire bloccandoci e vanificando i nostri sforzi.

Allora dov'è il punto? 
Ho capito che il punto sta nel finire per essere un po' selettivi.
Ad esempio, siamo timidi e ci sentiamo in difficoltà in mezzo a gente nuova, ma invece di lavorare sulla timidezza sempre, lo facciamo solo con che ci è più simpatico.
Abbiamo paura ad affrontare colloqui di lavoro ma decidiamo di concentrarci solo su quelli per cui crediamo valga davvero la pena.
Vorremmo avere più amici, ma finiamo per selezionare solo quelli che ci sembrano più adatti a noi perché rispondono alle qualità che ci piacciono di più.

Accoglienza, ad esempio, significa davvero aprirsi a tutto ciò che la vita ti manda.
Invece noi siamo accoglienti con gli amici che vengono a cena e con la persona che ci fa battere il cuore, ma davanti al sorriso di uno sconosciuto ci chiudiamo timorosi.
Sviluppare una qualità è farlo SEMPRE. Non solo con chi e quando ci aggrada.
E poi, c'è da dire che spesso capiamo una cosa nella testa ma per farla scendere nel cuore e portarla nell'azione in modo spontaneo, come se ci fosse sempre appartenuta, non è facile e richiede tempo e pazienza.

Eppure, questa è una grande lezione di vita. Che magari ti arriva proprio quando pensavi di aver già superato la prova e di aver già sviluppato in te quella qualità.
Invece era solo nella mente, ma il cuore ancora agisce chiudendosi, selezionando.
Sarò più aperta con Tizio, sarò più tollerante con quella persona là, farò vedere a Lui quanto sono accogliente...
Ma il muro che ci separa dal risultato effettivo è il dono più grande, non è una condanna o un No dell'Universo.
Al massimo è un Sì, però... Hai ancora un po' di cose da capire.

Allora non puoi che ringraziare la Vita per la sua preziosa lezione.
Oggi hai imparato qualcosa di nuovo. 
Hai una chiave nuova per aprire le porte all'abbondanza e alla felicità.
Foto dell'autrice
Portando quella verità dentro la tua vita, nell'azione spontanea, non ti sentirai più come quell'albero solitario nella nebbia che attende e attende che le cose si sciolgano, lamentandosi di continuo di aver già fatto tutto il possibile senza risultato.

Aprendosi al Tutto, non selezionando, la nebbia si dirada e scopri che intorno c'è già tutto ciò che ti serve.
E' sempre stato lì, ma non eri in grado di vederlo.

martedì 18 dicembre 2012

Le Prove della vita

Fin da bambini siamo abituati a legge storie in cui un Eroe o un'Eroina devono affrontare delle prove per giungere a uno scopo.
Queste prove non sono altro che una metafora delle prove della vita, e spesso anche di prove iniziatiche ormai scomparse dalla nostra cultura.

Perché esistono le prove? Per chi crede in uno scopo dell'anima, sono lì per forgiarci, per permetterci di evolvere, di prendere consapevolezza.
Per chi crede nella reincarnazione, le prove sono tessute da un disegno precedente alla nostra nascita per finire o sviluppare ciò che non si è potuto compiere nelle vite precedenti.
Penso che le due ipotesi siano collegate.

Una volta compreso che stiamo affrontando una Prova della vita - qualcosa di difficile, per cui soffriamo, lottiamo, cadiamo e ci rialziamo - allora possiamo avere una visione più ampia della nostra esistenza e trovare quel nodo karmico che non riusciamo a sciogliere. 
Già la consapevolezza di quel nodo è un passo avanti, anche se a volte non sappiamo cosa l'ha causato.
Ma se andiamo a ritroso negli anni passati della nostra vita, sicuro che da qualche parte si può vedere il disegno che abbiamo tessuto e quindi la chiave per affrontare la Prova.

Ci sono Prove che durano anni e ti sfiniscono, ma è pur vero che ti temprano, che ne esci più forte, più consapevole del tuo intrinseco Potere, e del tuo valore.
Spesso la Prova ha a che fare con false credenze che ci raccontiamo  dall'infanzia e che ci bloccano, per esempio mancanza di autostima, senso di vuoto e di solitudine, paura dell'abbandono e del rifiuto, difficoltà a concretizzare e a mettere radici o a prendere una decisione importante. Paura del futuro, paura della morte, di non farcela, timore dell'ignoto.

A volte la Prova ci sprona a prendere coraggio e a buttarci, altre volte ci costringe a guardarci in faccia e ad abbandonare l'ego lamentoso e ad arrenderci. 
La resa è la Prova più difficile, per noi che ci illudiamo e vorremmo a tutti i costi esercitare il controllo sulle cose della vita.
E allora la Vita ti dice che c'è un disegno più ampio di cui non sei a conoscenza, e siccome il Divino opera sempre per il bene, devi affidarti e credere che ogni miglioramento sarà per il meglio.
Ma devi arrenderti, affidarti. Lasciar fare. 
Dire: sono nelle Tue mani.
Scalare una montagna a mani nude è più facile. 


Foto dell'autrice
Ma se comprendi che davanti a quella porta che ti pare sempre chiusa, a cui bussi in continuazione senza ricevere risposta, la Vita ti sta già dando la sua lezione, allora sarà più facile sedersi ad aspettare che sia la porta ad aprirsi da sola quando è il momento.
Quando avrai smesso di cercare. 
Perché la risposta alle tue domande, ai tuoi bisogni non è dietro quella porta, ma dentro di te.

lunedì 17 dicembre 2012

I pesi che ancora ci trasciniamo dietro

In questa fine d'anno è normale fare dei bilanci. E' normale avere dei buoni propositi per l'anno a venire.
Tante volte i buoni propositi, lo sappiamo, vengono disattesi, magari tralasciati da subito. Pigrizia, paura, schemi fissi ci impediscono di cambiare rotto, di rinnovarci come avremmo voluto.
Ma ci sono anche quelle cose che ci bloccano nel profondo, che ci minano da dentro, creando ostacoli sul nostro sentiero. E non importa se ci impegnamo. 

Ogni fine d'anno il bilancio è un po' amaro perché quegli obiettivi così importanti per noi ancora paiono lontani. 
Allora è inevitabile guardarsi dentro. Invece che recriminare, fare le vittime del sistema o dare la colpa agli altri, o alla sfortuna, l'unica cosa sensata da fare è fermarsi a cercare cosa ancora ci zavorra. 
Perché è di una vera e propria zavorra che si tratta.
Magari abbiamo smesso da tempo di sentirci vittime e pensiamo orgogliosi di non avere più nulla che ci trattenga. Eppure la vita ci dice ogni giorno che ancora c'è qualcosa da fare.
Non ne siamo nemmeno consapevoli. Magari non sono pensieri, ma solo blocchi emotivi che si sono fossilizzati nel corpo. 
Pensiamo che basti la consapevolezza mentale per sciogliere i nodi antichi, ma non basta.

Qualsiasi kinesiologo può dire quanto il nostro corpo sia strutturato sui blocchi emotivi, che inevitabilmente ci intralciano il cammino.
Una bella storiella zen narra in modo molto semplice questa metafora della zavorra. 
Ci penso ogni volta che sento di avere dei pensieri ricorrenti verso qualcosa che mi ha disturbato e che ancora alberga nella mia mente, ma è altrettanto valida per simboleggiare i blocchi emotivi.
Foto dell'autrice
Parla di due monaci che incrociano una donna ricca e scontrosa che non vuole scendere dalla portantina per non sporcarsi la veste. 
Nonostante l'antipatia della donna il più vecchio dei due la prende sulle spalle e la aiuta ad attraversare la pozzanghera.
Foto dell'autrice
Dopo ore di cammino il più giovane dei monaci dice al maestro che non comprende come quella donna 
antipatica avesse potuto non ringraziare il vecchio monaco per il favore.
"Però io l'ho posata a terra diverse ora fa, " disse il maestro, "perché, invece, tu te la stai portando dietro ancora adesso?"

Questa storiella è contenuta in un magnifico libro per ragazzi, 
Le piccole Fiabe Zen del grande panda Acquasilente (Mondadori).

domenica 16 dicembre 2012

"Qualunque cosa facciamo al tessuto lo facciamo a noi stessi" Capo Seattle

Una gita in montagna nella tormenta di neve, con una mezza dozzina di cani che corrono felici sul manto nevoso fresco, mi ispira una riflessione un po' amara. 
Salendo ho potuto constatare per l'ennesima volta quanto l'antropizzazione del nostro territorio abbia devastato il paesaggio riducendo non solo le foreste, ma tradendo la Bellezza.
Brutte case in cemento, strade, viadotti, muri di contenimento, ovunque vedo ferite fatte alla terra, alla Madre Terra. 
E pare che l'uomo di oggi non ne abbia mai abbastanza. 
Foto dell'autrice
Ancora e ancora ha sete di costruire, impossessarsi di altri spazi, scavare, deturpare, abbattere alberi, prendere dal sottosuolo a piene mani senza fermarsi a riflettere se tutto questo ha ancora un senso in un pianeta dove le risorse scarseggiano vieppiù e gli spazi coltivabili stanno diventando sempre più esigui. 
L'acqua si ritira dalle falde e quella poca che ne rimane è imbevibile.
Ci illudiamo, salendo in montagna, di respirare aria buona e di avere acqua pura, ma l'odore dei tubi di scappamento aleggia anche qui, e la neve è grigia di fuliggine ai lati delle strade proprio come in città.
Foto dell'autrice
So che è difficile trovare una soluzione a breve, ma quello che è certo è che finché non apriremo gli occhi per vedere davvero l'impronta di devastazione che abbiamo creato - nessuno escluso, poiché siamo tutti responsabili - non potremo creare un mondo nuovo e provare a rimediare al disastro. 
Per quelli che verranno. Chi ha figli dovrebbe pensarci per primo.

"Quando il paesaggio armonioso delle colline sarà macchiato dai fili parlanti, dove saranno andati tutti i boschi? Scomparsi!
Dove sarà l'aquila? Scomparsa! (...)
Sarà la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza. (...)
Questo noi sappiamo: tutte le cose sono collegate.
Noi non tessiamo la trama della vita, siamo solamente un filo in essa.
Qualunque cosa facciamo al tessuto, la facciamo a noi stessi"

Tratto dal famoso discorso di Capo Seattle (1790 - 1866) 


sabato 15 dicembre 2012

Le Dodici Notti di Steiner

In occasione del Solstizio d'inverno, evento astronomico legato da sempre a livello simbolico al culto del Sole, alla sua vittoria sulle Tenebre (dalla nascita di Mitra al Sol Invictus romano - a Yule per i germani e infine il Natale cristiano), Rudolf Steiner propone una meditazione in due tappe.
Foto dell'autrice
Dal 13 al 24 dicembre invita a una retrospezione nei mesi appena passati dell'anno, per fare un bilancio delle azioni non terminate e delle delusioni; e poi i successi e le soddisfazioni. 
Partendo proprio da dicembre, ogni giorno rappresenta un mese, a ritroso, fino ad arrivare a gennaio, il 24 dicembre.
Dopo la pausa del 25, simbolo di rinascita, si comincia a programmare l'anno in arrivo dal 26 dicembre al 6 gennaio. 
Ogni giorno corrisponde a un segno zodiacale, nel quale sono contenute tutte le energie psichiche da attivare. 
Quindi il 26 dicembre si comincia con l'Ariete, portando nell'azione, per svilupparle, le caratteristiche del segno. 

Dalla potenza del pensiero alle azioni, per risintonizzarci con le energie cosmiche che, secondo l'Antroposofia o Scienza dello Spirito di Steiner, dal 25 dicembre al 6 gennaio permeano con le loro potenti radiazioni di luce divina ogni cosa sulla Terra.
Che vi si creda o no, è bello prendersi un po' di tempo ogni sera per sviluppare l'introspezione facendo un bilancio delle cose in positivo e di ciò che ancora c'è da fare per migliorarci.
Mettere poi in pratica le caratteristiche di ogni segno è un importante stimolo a spronarci a fare quelle cose che ci riescono difficili, ma sono una fondamentale scuola di vita, ad esempio sviluppare la compassione, la pazienza, il distacco, l'autodisciplina e il coraggio.

Calcolando poi che con il 2012 si chiude un ciclo simbolico, credo che ognuno di noi dovrebbe trovare dentro di sé l'onestà e la chiarezza per mettere in gioco nuove energie partendo dalle basi che ci siamo costruiti man mano, specie negli ultimi dodici anni.
Ho potuto toccare con mano quanto davvero le cose siano sempre e solo dentro di noi, e che se cambiamo dentro ecco che anche il mondo esterno cambia. 

Qualsiasi cosa tu voglia dalla vita, è già dentro di te. 
E' una ghianda - per usare le parole di James Hillman - che sta a te far germogliare, perché l'idea dell'albero è già contenuta nella tua anima.
"E' l'albero della quercia che crea la ghianda dal quale nascerà", dice un proverbio buddista.

venerdì 14 dicembre 2012

Come tracce sulla neve

Prima nevicata di stagione, oggi. Risveglio con un sottile strato bianco scintillante sotto le luci dei lampioni che ricopre le strade, l'erba, il balcone.
Foto dell'autrice
Mia figlia protesta nel vedere un uomo che nell'incerta luce dell'alba incide solchi profondi con la pala nello strato immacolato.
Quante volte abbiamo protestato in cuor nostro perché le orme dei passanti e lo sporco delle auto contaminavano il candore della neve?
Mi è venuto da pensare al fatto che quel candore richiami un qualcosa della nostra originaria purezza dell'anima. Una parte di noi vorrebbe che quella purezza restasse eterna, teme di perderla. 
In effetti, quanti sentimenti lasciano segni e ferite profonde nel nostro candore, già da piccoli, e quando diventiamo genitori vorremmo camminare con passo lieve nel candore dei nostri figli per non contaminarli. 
E' un sentimento nobile ma dovremmo capire che comunque siamo qui per impastarci di fango, riempirci di solchi, gelare e poi scioglierci, e trovarci a disagio nella poltiglia grigia per poi capire che è la vita, è così che deve essere. 
In fondo, se nessuno camminasse sul nostro candore o lo facesse senza lasciare segni, cosa ci insegnerebbe la vecchiaia? Nulla.
Niente avrebbe lasciato traccia dentro di noi. Che vita sprecata, sarebbe!

Un giorno di qualche inverno fa, mentre rientravo a casa dopo una passeggiata solitaria nella neve, godendo del silenzio intorno, concentrata solo sul mio respiro e sulle sensazioni del corpo e del freddo intorno a me, notai un fiocco di neve, un cristallo di ghiaccio grosso come una lenticchia - quindi gigante! - che dondolava nella brezza appeso a un filo di ragnatela.
Fu una visione così bella e inaspettata, quel cristallo visibile a occhio nudo nella sua geometria così perfetta, che subito mi rammaricai di non avere con me la fotocamera.
Ma appena un secondo dopo compresi che quello era il bello, era lì per ricordarmi quanto la vita sia meravigliosa proprio perché effimera, e il suo valore non si può congelare in un fotogramma estrapolandolo da tutto il resto.
Noi siamo così, bellissimi esseri perfetti che dondolano appesi al filo della vita. 
Sta a noi decidere se quel dondolio è la tetra aspettativa di una fine che si avvicina o il dondolio giocoso della gioia di esistere. 

giovedì 13 dicembre 2012

Avete realizzato i vostri sogni di bambino? E se no, perché?

Pochi anni fa anch'io come molte persone sono rimasta colpita dal video dell'Ultima lezione del prof. Randy Pausch, malato terminale di cancro, ai suoi studenti. Girava su YouTube, e la sua sforza d'animo, la chiarezza di idee e l'entusiasmo con cui le esponeva, l'autoironia, mi fecero comprendere che quell'uomo era un grande, un Maestro suo malgrado. 
Decisi di comprare il suo libro, e ne trovai una copia in inglese.
Tutto il libro è incentrato sulla capacità di realizzare i  nostri sogni di bambino. Randy Pausch, nonostante la sua breve vita, ci è riuscito. 

All'inizio del libro ringrazia i propri genitori per avergli permesso di sognare.
Cosa ci fa desistere dal continuare a inseguire i nostri sogni? si chiede l'autore. 
Bella domanda. 
E già io mi ritengo una sognatrice ambiziosa e determinata, perché non ho mai smesso di lavorare per realizzare ciò in cui credo. Il fatto che un paio di cose non le abbia ancora ottenute non significa che io debba mollare. 
Dopo vent'anni che ti impegni costantemente in una cosa in cui credi dal profondo e che ti fa felice è ovvio che gettare la spugna sarebbe un'assurda resa.

Randy Pausch scrive:
"I muri di mattoni sono lì per una ragione. Ci danno la possibilità di capire quanto davvero vogliamo una cosa." (La traduzione è mia)
Tra aneddoti spassosi in cui il professore mostra con nonchalance quanto sia stupido attaccarsi alle cose materiali e preoccuparsi per i piccoli problemi quotidiani, proprio lui che sta morendo, il libro offre alcuni spunti per lavorare su ciò che davvero vogliamo. Come una specie di promemoria. 
Ad esempio, ci chiede: State impiegando il vostro tempo sulle cose giuste? E ci ricorda che La fortuna è quando la preparazione incontra l'opportunità. 
Tutte cose che mi sono segnata, ovvio!

Ogni volta che le mie aspettative vengono deluse e sta per scattare il cattivo umore, la voglia di mollare, ecco che il libro mi sussurra all'orecchio: Never give up! Non mollare mai!
E se questo può sembrare un modo per esercitare resistenza a ciò che non si può ottenere o cambiare, e quindi uno spreco inutile di energia, ecco che il libro si conclude con una frase illuminante:
Non è una questione di come realizzare i sogni. E' una questione di come come condurre la propria vita. Se voi conducete la vostra vita nel modo giusto, il karma si prenderà cura di se stesso. I sogni verranno a voi."

In questa fine d'anno, che bilancio faremo? Cosa ancora resta da fare per realizzare ciò per cui siamo qui in questa vita?

mercoledì 12 dicembre 2012

"Messaggio cosmico" nel giorno 12.12.12

Oggi 12.12.12 alle ore 12 si apre un Portale di energia cosmica che  simboleggia il passaggio da un piano evolutivo a un altro, essendo il 12 in moltissime culture, compresa la nostra, un simbolo di perfezione. E' il compimento di un ciclo,  12 sono i mesi solari, 12 le ore, 12 i segni zodiacali, 12 erano gli apostoli per il Cristianesimo, 12 anni sono l'età dell'iniziazione per alcune culture del mondo. 
La fine di questo ciclo porta a compiere e risolvere le prove karmiche della vita, e porta la coscienza collettiva - almeno per chi è pronto - a fare un salto di qualità.
Ebbene, dedico questo articolo a un libro molto bello che comprai anni fa per mia figlia. Pur essendo un libro per bambini dice in modo semplice verità fondamentali.
Si intitola Messaggio Cosmico, di Shomei Yoh (Edizioni Il punto d'incontro).
"Una nuova epoca ed un nuovo mondo invitano a una nuova coscienza.
Il modo in cui avete fatto le cose fino ad ora,
ammassando potere e scontrandovi l'un l'altro,
non funzionerà più."

Qualche pagina più avanti si legge:
Foto dell'autrice
"Il cosmo è pieno dell'energia dell'amore.
Voi siete i canali di quell'energia.
Siete destinati a portare all'interno l'amore che
ottenete dal cosmo esterno
e ad inviare nel cosmo esterno quello che avete
all'interno, come il respiro che entra e che esce.
Proprio come voi non potete vivere su questa 
terra  senza aria, nulla può esistere senza amore.
Perciò è naturale amare tutte le cose viventi.
Questa è la legge del cosmo."

Io mi sto preparando al grande salto. Senza timore.
Mi siederò e farò meditazione e permetterò all'Amore Universale
di sciogliere tutti quei nodi karmici che ancora mi trattengono dalla realizzazione dei miei scopi più alti.