venerdì 8 giugno 2018

Come comunicare ai figli che la mamma lavora

Chiunque abbia figli piccoli sa quanto sia difficile far capire loro che dobbiamo andare al lavoro o ritagliarci degli spazi tutti nostri se lavoriamo in casa. Anzi, spesso proprio chi fa un lavoro creativo da casa fatica a staccare perché non è costretta a uscire ed è più difficile comunicare l'importanza di lavorare ai bambini. 
Complice anche il senso di colpa per non esserci e la frustrazione di non essere comprese appieno, rischiamo di comunicare in modo brusco e sbrigativo la nostra esigenza. Con effetti deleteri sul lungo termine.
Come mamma di una figlia ora quindicenne mi sento di dare alcuni consigli in materia.

Primo fra tutti, cosa NON dire:
1. E' importante per me (i figli si sentono meno importanti del lavoro della madre)
2. Abbiamo bisogno di soldi
2B. Se mamma non lavora non si mangia (questi modi drammatici rischiano di creare figli che vivono un senso di povertà e impotenza, e paura di non avere abbastanza soldi per vivere)
3. Devo, sono obbligata a lavorare (di nuovo si trasmette un senso di impotenza e anche di schiavitù e dipendenza da un lavoro che pare non piacerci) 
4. Se lavoro, ho più soldi per comprarti bei regali (si creano figli attaccati alle cose materiali ma che non riusciranno mai a colmare il senso di mancanza)
Cosa non dire ai figli piccoli - Bitstrip a cura dell'autrice

Letto questo elenco qualcuna potrebbe dire che non resta più nulla, che allora è impossibile comunicarlo ai figli...

E invece.
Ecco i modi più soft:

1. Il lavoro mi rende felice perché amo farlo e una mamma felice ha dei figli felici
2. Non posso portarvi con me al lavoro perché all'asilo/scuola potrete giocare con altri bambini e divertirvi di più che nel mio studio/ufficio, ecc.
3. Faremo delle cose insieme ogni tanto (ovvero coinvolgendo i bambini nella nostra attività, specie se facciamo un lavoro creativo. Ad esempio, si potrebbe dipingere insieme, cantare o creare una canzone, scrivere una storia, creare delle scenette recitate, o fare yoga o meditazione.)

Specifico che per lavoro creativo intendo sia quello artistico in genere che il lavoro ad esempio del grafico, del pubblicitario, del web designer, o designer di mobili/interni, la stilista, l'architetto, ma anche chi fa un lavoro olistico. 

Come scrittrice e madre single (sono divorziata da diversi anni) ho imparato a dividere lavoro e famiglia senza sensi di colpa e cercando quando potevo di coinvolgere mia figlia nella mia attività, anche solo chiedendole un parere, ad esempio su una storia che sto scrivendo. 

Oggi che lei è adolescente ho deciso di aiutare con consigli mirati le tante mamme creative che ancora si sentono in bilico fra le due cose e ancora vivono il senso di colpa tipico delle madri lavoratrici, complice un archetipo millenario che vuole la donna solo madre senza aspirazioni di carriera. 
Chiunque di voi mamme legga questo post e voglia condividere la sua esperienza o farmi delle domande mi può scrivere in privato.