mercoledì 5 dicembre 2012

Il rito ancestrale della condivisione del pane

Rito della condivisione del pane - foto dell'autrice
Ci sono rituali che si perdono nelle nebbie del Tempo, che esistono da prima che la Storia avesse un nome. Uno dei più antichi è quello della condivisione del pane, che persiste in alcune religioni, vedi quella cristiana. Anche alcune religioni sciamaniche rendono grazie per il pane con un rito collettivo.
Dal Neolitico, quindi dalla scoperta dell'agricoltura e di conseguenza della trasformazione dei cereali in farina, il pane resta per moltissime culture nel mondo un alimento base, sia che sia cotto in forno o sulle braci, con o senza sale, lievitato oppure no.
Talmente fondamentale da essere proverbiale, come nell'espressione guadagnarsi il pane.

Mi è capitato di assistere a un rituale sciamanico di condivisione del pane cui partecipavano sciamane di diverse provenienze. Il semplice sedere in cerchio su un grande tappeto kilim sull'erba, all'ombra di un albero, con le fronde che sussurravano al vento, il silenzio rispettoso dei partecipanti, tutto contribuiva a rendere quel momento indimenticabile e ricco di significato. E il pane, una grossa pagnotta lievitata che tutti abbiamo aiutato a spezzare con le mani, pareva avere un sapore mai assaggiato prima. Più intenso, più fragrante. Sembrava persino più nutriente, e forse lo era davvero, per il semplice fatto che lo mangiavamo con una consapevolezza nuova. Non era semplice cibo per riempire un languore, era nutrimento spirituale. Era stare insieme in quel momento sacro di silenzio.

Chi prende la comunione in chiesa forse lo vive più spesso, ma sono anche in molti a prenderlo come un momento scontato.
Io sono più attratta dai rituali cosiddetti  pagani - dal latino pagus, ovvero campagna, natura. Star sotto un albero in un giorno tiepido di primavera sull'erba profumata a condividere del cibo così ancestrale è quel qualcosa che ti riconcilia con la vita, che spazza via la malinconia e il chiacchiericcio della mente. Per lo meno, per me è così.
Farina benedetta dalla sciamana - foto dell'autrice

Molte volte mi sono seduta con la mia sorella d'anima su un prato in campagna al termine di una passeggiata, un cracker da sgranocchiare insieme, o un mandarino, o una mela selvatica appena colta da un albero contorto lasciato a se stesso. Un libro di cui parlare, leggendone dei brani a voce alta, una confidenza tra amiche intime, oppure il semplice rimanere in silenzio a udire il fruscio del mondo meccanico laggiù, sentendo la carezza tiepida del sole sul viso.
In sostanza, nessuno di noi è immune al fascino archetipico della condivisione, ma è indubbio che ci siano modi che riconciliano con la Bellezza.

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