venerdì 23 dicembre 2016

Trascendere l'Osservatore

Nel periodo natalizio si parla tanto di sentimenti d'amore e apertura del cuore, che paiono solo banalità. Ma questo parlare di amore mi porta a una riflessione che nasce dalla mia esperienza personale. Quando si lavora a lungo su di sé osservandosi di continuo, instancabilmente, si finisce per irrigidirsi un po'.
Tutta la nostra attenzione va a ciò che la macchina fa, e anche se cerchiamo di guardarci con distacco, ecco che rischiamo di finire per sviluppare un Io irrigidito che dà importanza solo all'attenzione.

Continuiamo a notare l'addormentamento della macchina, le pulsioni, i fastidi e osservarli ci aiuta a distaccarcene, di sicuro ci identifichiamo di più con l'osservatore, quindi con l'anima.
L'osservazione è anche un paradosso perché per poter diventare Uno con l'anima dobbiamo prima distaccarci dai nostri meccanismi.
Questo è fondamentale e sacrosanto, non si potrebbe passare alla consapevolezza di essere Uno senza prima la fase del distacco, dell'osservazione esterna.

Ma dopo anni e anni così bisogna trascendere o il lavoro su di sé resterà in stallo, in una fase incompleta. Rischi di restare diviso. Tu osservatore da una parte e corpo fisico/emotivo/mentale dall'altra.
Cuore per Amare - Foto dell'autrice
E' qui che entra in gioco l'apertura del cuore. Se nel frattempo, dopo tanto osservare, ancora non ami i tuoi meccanismi e gli specchi esterni che ti crei attraverso le persone che hai intorno, allora significa che non hai sviluppato davvero occhi per Vedere e Cuore per Amare.

Quando invece, finalmente, riesci ad amare, donarti, stare nella gioia, commuoverti vedendo la Bellezza anche di chi fino a poco tempo prima ti infastidiva, allora comprendi che non ha più importanza stare attentissimo al gesto, al respiro, ricordarti di te mentre passi sotto una porta o sei seduto sul wc. Non ha più importanza se magari parlando ti infiammi e dimentichi di stare sul respiro e attento alle pause.

Prima passavi più tempo ad osservarti in un cantuccio e pensavi solo a te stesso, alla tua evoluzione personale. Aprendo il cuore cominci a chiederti cosa puoi fare per gli altri. 
Perché se sei nell'Amore, se senti il tuo cuore espandersi e hai voglia solo di donarti, di abbracciare il prossimo, di essere d'aiuto, allora sei diventato già Essenza.

Allora davvero diventi Uno, perché sei Uno con il tuo cuore, Uno con la tua anima. E solo diventando Uno con la tua anima puoi fare un vero lavoro al Servizio delle coscienze. 

mercoledì 21 dicembre 2016

Smettila di cercare!

Oggi è il solstizio d'inverno, e questo massimo picco di buio ci è d'esempio. Gli antichi, più saggi dell'uomo contemporaneo, sapevano bene che al massimo buio può seguire solo la luce. Per questo celebravano questo giorno come un dono. Non restavano nello scoramento per il freddo e gli alberi spogli, ma ben sapevano che l'inverno è preparazione, tornare dentro di sé per stare.  Non stare nell'attesa della primavera, vivendo di speranza, ma stare nel buio come passaggio obbligato per tornare alla luce. 
Xmas lights - Foto dell'autrice

Il viaggio dell'eroe mitico ha sempre un passaggio agli Inferi, solo così egli può tornare alla luce vittorioso dopo aver sconfitto i propri demoni. Ma quella sconfitta non è nata da una lotta. Non è allontanando da sé l'oscurità che si torna alla luce. La vittoria nasce dall'aver illuminato di amore i propri demoni.

Oggigiorno vediamo sempre più gente che parla di pensiero positivo, di allontanare il negativo, cercando la luce sempre, costantemente fuori di sé. 
La cerca seguendo corsi, yoga, meditazione, osservazione di sé, ma è tutto vano. Tutta pura illusione.
Se pensi che la luce si debba trovare fuori, in una tecnica, in una filosofia o religione, in un guru, allora sei caduto in una trappola mentale. 
Rivolgerti verso la luce come se fosse fuori di te e negare il buio che hai dentro ti porta solo frustrazione. 
Sei Luce - Autoritratto dell'autrice

Smettila di cercare! Quella luce che cerchi sei tu! Ti arde dentro come un fuoco ma non riesci a vederla, a sentirla. 
Stando nel buio ti accorgi che puoi rischiararlo solo con la consapevolezza. E quella non la trovi fuori di te.

Tu sei la luce che cercavi. Fermati in ascolto. Stai nel cuore. Nessun buio ti farà più paura perché è una parte di te ancora non rischiarata dal tuo stesso amore. 


venerdì 16 dicembre 2016

Maestri fastidiosi

Quando qualcuno è in cerca o si imbatte in un cosiddetto maestro spirituale - ma anche in un insegnante carismatico - di solito ha delle aspettative, consce o no  non ha importanza. 
Spesso accade che questi personaggi vengano messi su un piedistallo, salvo poi deludere l'aspirante discepolo per cadere nella sua stima rovinosamente.

A volte accade che li si incontri e già al primo approccio risultino deludenti o troppo freddi nei nostri confronti e ci restiamo male. Allora diremo che non è per noi, che ha una vibrazione che non è nelle nostre corde, che non siamo pronti per averlo come maestro.
In realtà, ogni creatura che incontriamo è il nostro Specchio e un maestro - o bravo insegnante - lo è all'ennesima potenza. 
Quando restiamo delusi è la delusione in sé l'insegnamento.

Se ci sentiamo offesi da un atteggiamento del suddetto personaggio, magari dal suo distacco, stiamo vedendo un nostro fastidio. E sappiamo bene che i fastidi che proviamo parlano sempre e solo di noi. Magari l'insegnamento derivante da quel fastidio è: sto guardando la mia paura di essere invisibile, di non essere degno.

Altre volte invece vediamo nel personaggio carismatico una salvezza, una guida. Allora ecco che verrà il giorno in cui sperimenterai che non sei più totalmente d'accordo con il suo modus operandi. Perché ti sta insegnando a camminare da solo. Che non hai davvero bisogno di un guru.

Demone, Memling - particolare - Rielaborazione dell'autrice
Poi ci sono quei guru che piacciono molto alle donne, e tutte a pendere dalle loro labbra con i cuoricini negli occhi come nei cartoni animati. Ebbene, in questo caso è proprio il desiderio, l'attaccamento a una forma di innamoramento di pancia che emerge come insegnamento. 

Più emergono demoni e fastidi più ti stanno facendo lavorare bene, anche se a te pare di no, di sbagliare tutto.
Ho visto gente andare via da conferenze arrabbiata per le provocazioni di un divulgatore che fa della provocazione uno strumento di auto osservazione. Mentre credi che ti stia insultando e te ne vai sbattendo la porta non stai vedendo che l'insegnamento del momento è: sei reattivo ed identificato con le tue idee ed emozioni meccaniche.

La verità nuda e cruda è che si fa un lavoro migliore quando emergono i fastidi e le illusioni, un buon maestro serve a questo. Invece molti pensano che seguire seminari in cui andare in brodo di giuggiole ad ogni cosa spiegata dal guru di turno sia la cosa migliore per crescere in consapevolezza.

L'unico modo per imparare davvero la lezione e andare oltre l'illusione è dire GRAZIE! E, magari, ridere dei propri fastidi.

martedì 13 dicembre 2016

Sulla forgiving economy

Premetto che di economia non ho mai capito un tubo. Ma una cosa che ormai sta diventando ogni giorno più evidente è che il nostro sistema economico è destinato a fallire per una ragione molto semplice: è basato sul prendere per sé, arraffare, accumulare, competere per autoaffermarsi e non sul donare, mettersi a disposizione degli altri, cooperare, lavorando in squadra prima e poi in rete. 
A parte il fatto che a lavorare con l'energia della competizione e dell'autoaffermazione a lungo andare ci si ammala - vedi le molteplici malattie legate allo stress - a che pro accumulare successi e guadagni se non li puoi condividere con il cuore? A che pro faticare tanto per ritrovarsi in un deserto affettivo, in assenza di vita vera?


Forgiving  - Autoritratto dell'autrice
Ma quello che in realtà ho scoperto per esperienza, non è nemmeno tanto il fatto di cambiare modo di lavorare. E' qualcosa che sta a  monte. E' il fatto che non è il lavoro ben retribuito, rispettato o dei sogni che ti rende felice. E' il contrario. E' il tuo essere felice che crea lavori, opportunità, partner aziendali, colleghi, collaboratori ideali. E' la felicità in sé a creare il tuo business. 
Non il bisogno né di certo la disperazione!

Come puoi pensare di trovare il lavoro dei tuoi sogni se passi la vita a lamentarti della crisi, della mancanza di posti di lavoro, della disonestà degli imprenditori?
E poi come si fa a trovare qualcosa che non è là fuori?
Il lavoro non si trova, non ci puoi inciampare dentro come se fosse un sasso lungo la strada. Il lavoro lo crei con la tua stessa vibrazione.

Qui si torna alla felicità, al darsi. Solo chi è felice si dona volentieri, senza recriminare troppi diritti per il suo piccolo sé. 
Più ti doni, più ricevi, perché è amore in circolo.
Più sei disponibile più creerai una rete di gente disponibile attorno a te, senza fatica. 
E' la vibrazione che conta, lo ripeto. Se non sei soddisfatto di ciò che ti stai creando allora devi solo essere più felice, amare di più, donarti di più. Anche se credi di avere poche risorse.

Qualcuno si chiederà cosa c'entra la parola forgiving con il lavoro e l'economia. Perché perdonare? 
Il senso è donati e lascia andare le zavorre. Ama e affidati. 

Come spiega Daniel Lumera nel libro I 7 passi del perdono (Macro ed.), la parola perdono è il superlativo di donare. Nulla a che vedere con colpe ed espiazioni. 
Solo persone libere da attaccamenti ed identificazioni, che vivono nell'apertura del cuore possono concepire e ridefinire un intero sistema economico e lavorativo basandoli sul donare, o meglio, fare dono di sé al mondo. 
Nella gioia che ne deriva c'è il segreto per crearsi il lavoro che si ama.
Daniel Lumera (InBusiness Incitement Italy) - Foto di Carlotta Bruno


Qualche lettore penserà che è solo bella teoria, ma se lo fa cade in un inganno. Un esempio è il movimento Incitement, nato in Malesia pochi anni fa e portato con successo in Italia da alcuni sognatori pragmatici. Alla base di questo movimento c'è il business sociale, il dono di sé e delle proprie competenze all'interno di una rete di cooperazione internazionale, di gioia condivisa e supporto tecnico e morale verso tutti quelli che decidono di lanciarsi nel mondo del business. 
Perché il business non deve più essere associato all'arraffare e all'atteggiamento da squali. Come dice lo stesso fondatore Zikry Kholil, in un mondo in cui le religioni e la politica ancora dividono, il business unisce. E lui, che è musulmano, ne sa qualcosa.  




venerdì 9 dicembre 2016

La natura fuori di sé

Oggigiorno va di moda ascoltare suoni della natura su spotify o youtube, come canti d'uccelli nella foresta equatoriale, il rumore delle onde del mare o della pioggia. Persino il canto delle balene. 
La ragione è etologica: siamo comunque parte del regno animale e vivere avulsi dal mondo naturale con i suoi ritmi lenti e suoni armoniosi ancestrali ci scolla dalla nostra calma interiore.

Così ce la raccontiamo, in realtà. 
Poppies in town - Foto dell'autrice 
E' tutto vero, siamo avulsi dalla natura, molti di noi la temono perché viviamo in scatole di cemento in cui insetti e altre bestioline difficilmente entrano, e fin da piccoli ci viene insegnato che la terra è sporca e se piove non bisogna bagnarsi o si prenderà un raffreddore. 
Ma se, da una parte, la necessità di ascoltare suoni della natura in cuffia ci riporta al nostro perduto equilibrio con il mondo naturale, dall'altra è per sempre una scappatoia da ciò che c'è.

L'unico modo per stare bene con sé stessi nel qui e ora è stare. Esserci, respirare, ascoltarsi.  Ascoltare suoni della natura in cuffia è solo un palliativo, perché finito il brano, togliendoci le cuffie, sentiremmo di nuovo emergere lo stress e il fastidio per i rumori urbani, il vocio, e tutto ciò che ci disturba nella città. 
Non è di immersione virtuale nei suoni naturali che abbiamo realmente bisogno. Ciò di cui abbiamo davvero bisogno è ritornare a noi stessi nell'adesso, senza fuggire dal fastidio.

venerdì 2 dicembre 2016

Quieora management

Un errore comune è credere che se si ha molto tempo libero a disposizione sia più facile restare nel qui e ora, concentrati sul respiro, perché si crede al cliché mindfullness = stare seduti a contemplare o a meditare.
In realtà posso dire per esperienza diretta che a volte la trappola del restare fisicamente immobili rischia di diminuire la nostra attenzione al momento presente, proprio perché la mente divaga quando ci sono ritmi troppo lenti. Crediamo di rilassarci e invece l'attività mentale ci scarica e nemmeno ce ne rendiamo conto.

Quando però la tua vita cambia ritmo, ti ritrovi tante cose da fare, hai un'agenda piena e tempi serrati, allora ecco che se hai già lavorato su di te per un po' puoi sentire che sei più focalizzato sul qui e ora. Ogni giorno, ogni ora c'è qualcosa da fare e la tua mente non può divagare su quello che farai domani o tra un mese. Se prima aspettavi con ansia un evento che sarebbe stato un mese dopo, ora non puoi più permetterti di stare lì a fantasticare sulla cosa.
Talent Garden, Milano - Foto dell'autrice 
L'avere ritmi serrati e più responsabilità ti centra, e se sai stare sul respiro, prendendoti ogni tanto qualche secondo per fare il vuoto mentale, vedi che la qualità delle tue giornate lavorative si innalza.


Hai più energia anche se fai più cose e ti alzi prima al mattino. Perché la mente non divaga, sei nell'azione, al presente. E quando vivi così vedi anche che trovi più facilmente soluzioni perché stai permettendo alle intuizioni di raggiungerti. Pensando meno hai meno filtri. Il canale resta aperto e le cose quasi si mettono a posto da sole. Se prima per ogni intoppo ti pareva di dover scalare una montagna per risolverlo, ora sei nel flusso e non perdendo la calma riesci a trovare più soluzioni e più facilmente di quanto avresti mai immaginato. 

Il qui e ora è uno stato mentale che ti porti dentro, è un modo di essere, e nell'azione, così come nello sport, dà risultati miracolosi.
State nell'adesso, ma nel flusso. 

venerdì 25 novembre 2016

Surfare sulla sincronicità

Tutti abbiamo sentito parlare spesso delle cosiddette coincidenze significative. Ovvero eventi sincronici che si incastrano senza sforzo e ci danno la sensazione di star cooperando con noi per sostenerci in una situazione o una serie di situazioni di vita.

Se impariamo a riconoscerle, sarà più facile affidarsi al loro consiglio, perché alla fine di questo si tratta. Sta a noi decidere di seguirlo oppure fare resistenza e molta più fatica ad ottenere ciò che vorremmo realizzare.
A forza di surfare sulle coincidenze diventiamo dei virtuosi, ed esse arrivano sempre più numerose. Ci affidiamo al Flusso creando la nostra vita con vera e propria magia.

Surfin' in the mirror - Foto dell'autrice
Ma a volte sentiamo che il Flusso si interrompe, ci sentiamo un po' frustrati nel constatare che non sempre funziona, non in tutto ciò che vorremmo. Ci chiediamo perché.

Ci sono tre ragioni principali:
1) l'aspettativa ci mette in una condizione di forte aspirazione, ansia, paura di non realizzare ciò che desideriamo, allontanando così da noi il Flusso, che non ama la resistenza e la paura;
2) non è detto che tutto ciò che desideriamo sia adatto a noi. Magari uno vorrebbe crearsi una Ferrari nella realtà ma la vita, non materializzandola, gli sta dicendo che non saprebbe che farsene, la userebbe per blandire il proprio ego, mentre magari la sua missione è mettersi al Servizio con umiltà;
3) a volte facciamo l'errore madornale di dividere le aspirazioni sincroniche in facili e difficili.

Esempio: magari siamo dei virtuosi nell'attirarci capi d'abbigliamento di un certo tipo o guadagni extra, semplicemente perché abbiamo già verificato che ci riusciamo senza fatica, quindi ci basta lanciare l'intenzione nell'universo e abbiamo fede che presto risponderà. Puntualmente siamo accontentati. Si rafforza quindi in noi la certezza che ciò funziona.
Poi però abbiamo delle aspirazioni di lavoro, o progetti di vita, che sembrandoci più complessi, in cui non solo noi siamo coinvolti, ci danno l'idea che sia più difficile ottenere dei risultati sincronici.
E' qui che casca l'asino!

Sincronic city - Foto dell'autrice
Come spiega bene Deepak Chopra nel libro Le coincidenze per realizzare in modo spontaneo i propri desideri (Sperling & Kupfer Editori), esse sono create dalla cosiddetta mente non-locale che è la Consapevolezza universale, la quale permea ogni cosa.
Essa agisce al di fuori dello spazio, del tempo e della causalità, è intuitiva, creativa, agisce senza energia, è piena di amore, non-algoritmica, e riconosce l'interconnessione acausale.

In poche parole non è soggetta ai principi della fisica classica, cioè al rapporto di causa-effetto, è immediata e non si muove nello spazio dal punto A al punto B. Non riconosce le distanze proprio perché è non-locale. Non esiste in un luogo fisico, ma è ovunque e risponde solo all'intenzione che nasce dalla Coscienza. 

Quindi, come può qualcosa del genere dividere gli eventi sincronici da creare in facili e difficili? Non ha alcun senso! I miracoli sono al di fuori delle tre dimensioni del mondo fisico. Non esiste né troppo grande, né troppo complesso.
Esiste solo affidarsi oppure fare resistenza.

venerdì 18 novembre 2016

La prigione è nella mente

Il tema della follia è molto presente nella musica, specie nel rock. Da Paranoid dei Black Sabbath a Lithium dei Nirvana (in cui Kurt Cobain cantava: Sono felice perché oggi ho trovato i miei amici, sono nella mia testa), dagli incubi di Infinite dreams degli Iron Maiden a Welcome home (Sanitarium) dei Metallica in cui si affronta proprio il tema dello psico-penitenziario di cui parla Salvatore Brizzi, il disturbo mentale è di grande ispirazione per i musicisti. Amy Winehouse in Rehab cantava di non voler andare in comunità di recupero per via dell'alcolismo, la dipendenza dalla droga e la tendenza all'autolesionismo. I Rolling Stones affrontano il tema della depressione nella famosa Paint it black, così come Avril Lavigne nella canzone Nobody's home.

Gli artisti in generale sono sempre stati sensibili alla tematica della malattia mentale essendo un po' più sganciati dall'addormentamento collettivo umano. 
Sbarre - Foto dell'autrice
L'artista è colui che continua a vedere il mondo con occhi diversi, non si accontenta, ma quando non ha gli strumenti per uscire dalla gabbia  mentale ecco che in qualche modo il tema lo deve affrontare, fosse anche solo dal di dentro, narrando come ci si sente. Già il fatto in sé di poter narrare il proprio disagio esistenziale significa che un po' ce ne stiamo distaccando, o non potremmo descriverlo.

Il mondo, lo sappiamo, non è come lo vediamo, è la nostra idea del mondo a crearlo, e se pensiamo di non avere libertà perché così ci è stato insegnato a casa, a scuola, nella nostra cultura, vivremo da prigionieri dei nostri limiti interiori.
Anche quando siamo convinti di essere liberi di scegliere non è così, se non siamo sganciati dalle reazioni automatiche e dal giudizio. La prigione mentale è una condizione che accomuna tutti. Almeno all'inizio, finché qualcuno non decide di evadere davvero. E comincia a cercare le chiavi della gabbia o la lima per segare le sbarre dentro di sé.

Ma spesso anche chi lavora su di sé cade in una trappola molto insidiosa: crede di essere qualcuno che ha dei problemi. Allora, conoscendo la Legge di Attrazione e sapendo di essere il creatore della propria realtà, si interroga su quale parte di sé deve ancora guarire per poter superare quel problema che lo affligge.
Ma è ancora un'illusione duale. 
In realtà non c'è nessun problema. Nessuno di noi ha dei problemi. Né i cosiddetti problemi hanno noi! 
Semplicemente, la vita è la trama su sui le cose accadono. Ma non accadono A NOI. A ME. A TE.
Accadono e basta. Se siamo identificati con qualcuno o qualcosa ecco che il fatto in questione viene percepito come un problema da risolvere. C'è ancora un giudizio di fondo. C'è ancora qualcuno - la mente duale - che giudica sbagliato, da rimuovere il problema. 

Finché pensiamo di essere qualcuno che ha un problema il manicomio resta affollato. 



sabato 12 novembre 2016

La Frammentazione dell'Io in un film

Chiunque abbia seguito un corso di Risveglio sa che una delle caratteristiche della personalità è l'avere un Io frammentato, ovvero, la tendenza a reagire meccanicamente a seconda delle situazioni e delle persone con cui abbiamo a che fare. 
Io frammentato - Foto dell'autrice
Siamo come una torta divisa a spicchi ed ogni spicchio è una reazione diversa cui non possiamo resistere perché non ne siamo consapevoli. Ragione per cui non ci comportiamo sempre nello stesso modo con tutti quelli che abbiamo intorno. Ogni differente settore della nostra vita ci fa reagire come una scimmia che ci caschi sulle spalle all'improvviso ma senza che ce ne accorgiamo e che ci agisce dall'esterno. E noi pensiamo di essere quella reazione, magari giustificandola, accusando l'esterno.

Ogni volta che prendiamo una decisione siamo convinti di averla presa noi, ma poi quando non la manteniamo è perché un altro noi ha deciso che aveva di meglio da fare! Capita spessissimo con le diete, con la decisione di mettersi fare sport, ma anche quando ci fidanziamo o ci sposiamo. Dopo un po' non ricordiamo più con quale Io abbiamo preso la decisione in questione, perché era uno su un milione e quindi in minoranza.

C'è un film che mostra molto bene questo lato di noi, nessuno escluso - almeno finché non ne siamo perfettamente consapevoli e capaci di distaccarci - ed è The Rocky Horror Picture Show, un musical del 1975.
Non importa se non vi è mai piaciuto, nemmeno io ne vado matta, ma il personaggio principale, il dottor Frank-n-furter interpretato fa Tim Curry, è caratterizzato da repentini cambi di umore, personalità multiple, ambiguità. Un po' trans, un po' scienziato pazzo, un po' innamorato non ricambiato e quindi frustrato, un po' gay e un po' seduttore di fanciulle innocenti, un po' despota, un po' uomo di spettacolo, un po' castellano gentiluomo, un po' villano e un po' sadico e violento.

Skulls (Niki de Saint-Phalle) - Foto dell'autrice
Questa strana creatura caricaturale può sembrare a un'analisi superficiale un pazzo furioso da internare al più presto, ma in realtà rappresenta tutti noi, i nostri molteplici Io che non riusciamo a gestire perché non li sappiamo riconoscere. 
L'unico modo per uscire da questa giostra impazzita è, come diceva il buon vecchio Gurdjieff, eleggere un Io maggiordomo, cioè un Osservatore che aiuti questi Io a essere gestiti proprio come la servitù di una grande casa lasciata allo sbando. 
Avete presente Lurch, il maggiordomo della famiglia Addams?
Lui resta sempre sé stesso, impassibile, esegue il suo compito senza giudicare. Insomma, Lurch è il famoso Centro di Gravità Permanente. Niente scuse, assumiamo Lurch appena possibile a fare ordine dentro di noi con la sua osservazione continua, tanto in questo specifico caso l'assassino non è mai il maggiordomo!

martedì 8 novembre 2016

The wall e il non perdono

Oggi mi soffermerò sul tema del non perdono rappresentato magistralmente dal protagonista dell'album e del film The Wall dei Pink Floyd. 
Nel mio libro attualmente in campagna di crowdfunding Manuale rock per guerrieri danzanti c'è un capitolo interamente dedicato a questo argomento. Eccone un breve estratto:

"Qualsiasi blocco, dolore, rabbia antica ti intasi la mente e il cuore, il disgorgante giusto si chiama Perdono. Non è in vendita in nessun supermercato o Fai-Da-Te. Ce l’hai già dentro di te, nella cassetta di pronto soccorso dell’anima che abbiamo in dotazione venendo al mondo, ma la maggior parte dell’umanità ha perso la chiave, anzi, molti non ricordano nemmeno di averla, quella cassetta salvavita. Il perdono è un lasciar andare: per-dono, in inglese il verbo è (to) for-give. Donare, ovvero dare amore a quella parte dolorante, trascurata, non amata. Il perdono parte da noi verso qualcosa o qualcuno. Che sia una persona all’esterno o un meccanismo interno inceppato poco importa. Ma se qualcosa non funziona a dovere, prima di puntare il dito fuori bisogna andare a recuperare la cassetta di pronto soccorso dell’anima e, una volta individuato il grumo di mancanza di perdono che sta creando il disagio, versagli sopra un po’ di sciroppo magico. Perdono, appunto. E’ dolce e scalda il cuore, e non ha gli effetti collaterali del Porto. E’ la panacea per eccellenza.

Il vittimismo è mancanza di perdono, così come la diffidenza, la chiusura, l’autodistruzione. Tutte queste parole rimandano a un film: The Wall dei Pink Floyd. La rockstar protagonista non ha ancora perdonato il proprio padre per essere morto in guerra mentre lui era in fasce, quindi per non esserci stato, per non essersi preso cura di lui e di sua madre - divenuta, così, castrante verso il figlio unico - in base al tipico meccanismo psicologico: la morte di un genitore è vista dal bambino come un abbandono volontario. Da qui nascono il rancore, il vittimismo, la lamentela. Le immagini ossessive che popolano la mente del protagonista sono lì a sottolineare questo sentimento. Se solo lui potesse ancora ricordare in quale cassetto, scaffale o stanza resti abbandonata la boccetta del prezioso sciroppo Perdono - che tutto guarisce - non finirebbe per impazzire, fino ad immaginarsi un dittatore per compensare la propria frustrazione, il senso di sé come nullità. Il sentimento di abbandono ha minato la sua autostima, il suo rapporto con sé stesso e di conseguenza con gli altri, anche le proprie relazioni amorose. Il muro protettivo che si costruisce non è però una zona di comfort, gli si ritorce contro."

Nonperdono (Red wall) - Foto dell'autrice

Questo libro nasce dalla mia convinzione che la musica può essere un grande veicolo di consapevolezza, infatti qui il rock è solo un pretesto. E' un libro che mostra metafore del Risveglio anche nei posti apparentemente più impensabili.

Buona lettura a tutti!

giovedì 3 novembre 2016

Quante volte ci siamo fermati?

Qualche sera fa sono stata alla notte nera del jazz a Moncalieri, cittadina storica ai piedi della collina torinese. Arrivando lì con amici che la conoscono bene abbiamo raggiunto il centro dall'alto, dal castello che domina il centro urbano. Scendendo nella piazza principale, quella del duomo e del comune, addobbata di luci blu e molto suggestiva, porticata, dominata da due chiese, un po' in discesa, con locali di tendenza accanto a botteghe vecchio stile e alcune facciate con segni di antiche finestre gotiche, mi sono resa conto che non ci ero mai stata.

Tutte le volte che ero stata a Moncalieri avevo solo esplorato superficialmente la parte vecchia che sale dalla porta della piazza del mercato, in basso, ma nemmeno sospettavo l'esistenza di un centro così bello. Ricordo che un giorno volevo comprare un gelato e qualcuno mi ha consigliato di salire nella piazza principale dove c'era una buona gelateria, ma cammina cammina, a un tratto ho visto che le case diventavano moderne e ho creduto che il centro antico fosse finito lì, tanto che alla fine il gelato l'ho preso altrove.
Strada aperta - Foto dell'autrice

Allora la riflessione nata da questo episodio è stata: quante volte ci siamo fermati appena prima di trovare ciò che stavamo cercando?
Forse per stanchezza, svogliatezza, forse per saccenza abbiamo pensato che le lezioni per noi fossero già lì, che non ci fosse altro.

Quante volte non abbiamo perseverato solo perché ci siamo chiusi nella nostra convinzione, invece di restare aperti e fiduciosi, e esplorare un po' più in là?

Quante volte ci siamo inconsapevolmente limitati?

mercoledì 2 novembre 2016

Accettare il mistero della morte

In questo giorno in cui si ricordano i cari estinti sorge una riflessione. Tante volte perdendo qualcuno di caro cui eravamo molto legati abbiamo fatto resistenza considerando la sua dipartita sbagliata. Qualcosa che non dovrebbe succedere. Magari ci siamo arrabbiati con l'Altissimo o ci siamo soffermati troppo a lungo a pensare cosa potevamo fare prima per evitare quella morte che non riusciamo ad accettare. 

A volte capita che un personaggio evoluto che si è messo al Servizio del mondo per aiutare l'umanità a evolvere ci lascia all'improvviso, ed ecco che sorgono domande istintive: Perché proprio lui che era al Servizio e poteva essere d'esempio? Perché proprio ora che c'era ancora bisogno di qualcuno come lui? Perché così giovane? Chissà cosa poteva ancora darci della propria essenza se non se ne fosse andato dall'oggi al domani.


Cimitero monumentale di Alessandria - Foto dell'autrice
Queste sono domande della personalità che teme la morte, teme tutto ciò che non pare avere un senso, che si attacca al bisogno di una certa figura e soprattutto ragiona nella dualità, nella polarità tipica della materia che conosce morte opposta a vita, mondo terrestre opposto a mondo sottile, corpo opposto a spirito.

La saggezza sta nel smettere di farsi domande senza risposta logica e accettare che non possiamo sapere cosa spinge un'anima a fare un salto improvviso dal mondo materiale a quello dello spirito, o aldilà. Può essere una ragione karmica o evolutiva che solo quell'anima può sapere. 
E non è detto che quell'anima non continui ad aiutare l'umanità a evolvere ma su altri piani per noi invisibili.

Con questo non intendo giudicare come sbagliato il soffrire per questa sensazione di mancanza di senso. E' qualcosa invece da accogliere come nostra parte umana, fragile, insicura, incapace di affidarsi all'intelligenza cosmica.
Si può restare in raccoglimento per sentire il dolore per queste domande spontanee che ci ossessionano. Anzi, si deve starci dentro per permettere loro di sciogliersi alla luce della nostra osservazione amorevole.

Però poi lasciamo andare, affidiamoci alla vita. L'insegnamento che una persona ci ha lasciato resta nel nostro cuore, il senso di quell'esistenza non va mai perduto.

giovedì 27 ottobre 2016

Quanto valore ti dai?

La riflessione di oggi nasce da una considerazione nata da uno scambio di vedute con una carissima amica, sorella d'anima.
Parlando del frequentare corsi e seminari nell'ambito delle terapie olistiche e della crescita personale, stavo dicendo che invece di lamentarsi del costo considerato a volte eccessivo richiesto per la quota di partecipazione, dovremmo ammirare e prendere ad esempio chi tiene questi incontri perché sa darsi valore, sa quanto ciò che porta ai partecipanti ha un valore in realtà inestimabile, e quindi fa bene a farsi pagare ciò che ritiene giusto.

Lei era d'accordo con me ma è andata oltre.
Ha considerato il fatto che chi decide di partecipare spendendo una cifra che ritiene comunque alta si sta dando a sua volta valore, sapendo di meritare ciò che riceve.
Valore - Foto dell'autrice 
Il prezzo da pagare è un'energia, è il riconoscimento del fatto che se vogliamo davvero crescere e sentiamo profondamente che quel corso o percorso è per noi, allora dobbiamo essere disposti a prendere il meglio, qualsiasi sia il costo economico.

Soprattutto se si tratta di un corso formativo, che ci darà delle abilitazioni, dire che costa troppo e fare magari solo uno stralcio di questo raccontandoci che tanto lo abbiamo già compreso e non ci serve altro - perché non siamo disposti a spendere di più - è restare senza una struttura. 
E' abbozzare un'abilità restando in superficie perché, oltre a non darci modo di uscirne davvero preparati, inconsciamente ci stiamo dicendo che non valiamo abbastanza per completare quella formazione.

Questo restare abbozzati non ci permette di esprimere al meglio le qualità che dovremmo nel momento in cui saremo noi a tenere corsi e seminari. Non solo non saremo davvero preparati, ma saremo ancora condizionati dal valore che diamo al denaro, e se abbiamo un problema legato al sentirci poveri, non in grado di sostenere i costi della specializzazione, ciò si ripercuoterà sul valore che gli altri ci daranno.
Sarà quindi facile incappare in vari tipi di mancanza. 

L'ho ringraziata di cuore per la sua visione ampliata. Avere un'amica che ti amplia un orizzonte è un dono raro e preziosissimo.

E voi, che valore siete disposti a darvi davvero?

martedì 25 ottobre 2016

Il ricordo passa dal cuore

Tempo fa, curiosando tra i vecchi libri letti da ragazza che restano a casa di mia madre, ho scoperto con perplessità che molti di quelli che sapevo di aver letto nel periodo tra il liceo e l'Università e che avevo apprezzato - e persino sottolineato - non li ricordavo più nel modo più assoluto. Sbirciavo tra le pagine e non ricordavo nulla né della trama né dei personaggi. 
Mi chiedevo come fosse possibile non aver trattenuto nulla di romanzi che avevo apprezzato al punto di sottolinearli.

Poco tempo fa, grazie a un'intuizione improvvisa, ho compreso che ciò che davvero ci nutre l'anima resta scolpito a fuoco in essa e non si può dimenticare. Magari non saranno frasi letterali ad essere  ricordate, ma l'essenza sì.
Perché ricordare deriva dal latino cor, cordis: cuore. Quindi: ricondurre al cuore.


Bouquet - Foto dell'autrice
Troppo spesso a livello intellettuale siamo influenzati dalla cultura dominante e da ciò che chi ammiriamo ci consiglia o dice di amare, cosicché perdiamo di vista ciò che il cuore vorrebbe assorbire, ciò di cui preferirebbe nutrirsi.
Nutrendo solo la mente con speculazioni intellettuali, ecco che il cuore resta a digiuno, ragione per cui a un certo punto ci rendiamo conto di non aver trattenuto in noi l'essenza di tanti libri letti. Abbiamo letto ciò che in realtà per noi era vuoto di cuore, ottenendo un vuoto.

venerdì 21 ottobre 2016

Restati aperti!

C'è la frase di un saggio che dice: La tua strada ha un cuore?
Se sì, allora prendila senza farti troppo domande, né farti bloccare da dubbi o preconcetti. Il cuore sa.
A volte ci capita di sentire profondamente - come una chiamata interna dal cuore stesso - che un qualcosa dobbiamo farlo, e senza pensieri troppo razionali ci buttiamo, affidandoci a quel sentire.

La razionalità, con le sue paure, i suoi schemi, mette dei paletti e rallenta i miracoli che riusciamo creare semplicemente lasciandoci trasportare dalla chiamata del cuore.

Restate aperti - Foto dell'autrice
Per questo è importante restare aperti e affidarsi. Se una strada è per te, la vita troverà il modo per far accadere ciò che ti serve per evolvere e raggiungere il tuo scopo. 

Questo per me è un anno particolarmente magico e sincronico. Mi è capitato di buttarmi a pesce come mai prima verso strade che non conoscevo e che in quel momento mi hanno entusiasmata dal profondo. E queste strade stanno convergendo, tutto ciò che mi è accaduto in questi ultimi nove mesi è collegato a un percorso che si sta delineando e che lo scorso anno non avrei nemmeno immaginato. 

Quando a inizio anno ho sentito parlare di un certo percorso evolutivo che non avevo mai davvero sperimentato di persona, ho sentito che quella strada mi stava chiamando, e seguendola senza pensarci razionalmente mi sono creata eventi sincronici quasi incredibili, e tutti puntavano nella stessa direzione.
Perché quando sei allineato con un percorso evolutivo, ecco che la vita risponde mandandoti tutti gli aiuti possibili per realizzarlo, perché tu possa dare il tuo contributo in quel campo.  


giovedì 20 ottobre 2016

Diventare il Centro

Quando finalmente riusciamo a venire in contatto profondo con l'origine dei nostri disagi - ad esempio come è successo a me attraverso una breve seduta di ipnosi regressiva - ecco che di colpo ci rendiamo conto che le emozioni che prima restavano ad agitarsi sotto la superficie e a volte creavano tensione sono svanite.
Il beneficio di questo è che si trova una calma interiore impensabile fino a poco prima. Una profonda fiducia in sé stessi, nella vita, la mancanza di paure sottili di fondo che prima invece giacevano in qualche angolo del nostro inconscio.

Se prima non riuscivamo a far tacere la sottile impazienza, la vaga ansia di fondo, l'impulso parlare tanto, a gesticolare, a mettersi al centro dell'attenzione, a fare battute per tenere a bada la paura di non piacere o risultare noiosi, ecco che come d'incanto tutto questo non ha più alcuna importanza.

Nettare - Foto dell'autrice 
Di colpo si realizza davvero di Essere. Il fare è solo un moto del cuore, non dipende da paure o reazioni emotive, o da idee mentali su cosa dovremmo diventare.

Ecco che dopo tanto lavoro su di sé, avendo trovato la chiave per aprire il forziere dell'Essenza, si comprende nel profondo di essere diventati il proprio Centro di Gravità.

Le maschere sono cadute, la personalità ha fatto un passo indietro e l'Essenza è tornata padrona del proprio Regno. A quel punto le parole e i gesti servono sempre meno, perché si diventa una vibrazione, il Sé dimora nel proprio sguardo e questo è sufficiente a comunicare, nella gran parte della vita quotidiana. 
Tutto il resto è maschera.

mercoledì 19 ottobre 2016

Meditazione "quantica"

In questi ultimi giorni ho cominciato a fare un esercizio per fare il vuoto mentale, proposto da Erica Francesca Poli in cui si osservano i pensieri vagare per alcuni secondi per poi chiedersi: Chi sta pensando questo? Poiché la mente non può rispondere, essendo meccanica, ecco che si forma un breve collasso della mente stessa, un vuoto momentaneo, indizio del fatto che l'osservatore è al di là della mente, cioè è la Coscienza stessa che osserva i pensieri che non sono suoi.
Questo esercizio serve anche a rigenerare il cervello facendogli fare una pausa dal solito brusio.

Ma ciò che è interessante è ciò che accade dopo, se si sta nel sentire del corpo. Con la mente rigenerata dalla momentanea pausa, ecco che si sente il corpo vibrare di energia, stando sul respiro accade che la vibrazione aumenta, si può sentire forte negli arti, come un formicolio caldo e gradevole. 
Pian piano diventa una pulsazione che disgrega la nostra illusione di essere un corpo fatto di materia. Finalmente sperimentiamo davvero di essere un aggregato di energia e pura coscienza.

Mole Antonelliana - Foto dell'autrice
In questo stato di benessere sovra-mentale, in cui siamo Energia in vibrazione densa, ecco che ci espandiamo verso l'esterno, sentiamo di diventare man mano un tutt'uno con il resto della Realtà che è pura informazione energetica.

A quel punto possiamo davvero sentire forte e chiaro che siamo noi i creatori della nostra vita e che possiamo fare qualunque cosa ci muova nel profondo perché lo meritiamo. 
In quello stato non esiste spazio né tempo, tutto è possibile e si può creare istantaneamente. E' il Regno delle infinite possibilità, è il Regno del Divino.

Consiglio di fare l'esercizio quotidianamente, soprattutto se si sentono dei dubbi riguardo al proprio percorso. Insegniamo così alla mente ad aprirsi alle infinite possibilità nella fiducia. E il nostro Essere si struttura sempre di più come un'entità consapevole di sé stesso e del proprio Potere illimitato.

venerdì 14 ottobre 2016

La sig.na Rottermeyer, ovvero l'Io giudicante

Quando intraprendi un percorso di Risveglio della Coscienza, per prima cosa impari ad osservarti. Ti osservi pensare, agire, parlare, osservi le emozioni, il dolore - anche fisico - osservi i meccanismi ricorrenti, i pensieri limitanti, il senso di dualità che ti fa sentire separato... 
Ma ben presto scopri che quell'Osservatore che stai sviluppando, se non è supportato dal cuore, se non è svincolato dal dialogo mentale che non fa che giudicarti, si trasforma in un subdolo Io giudicante.

Zavorra - Foto dell'autrice
All'inizio non è facile vedere quanto l'Osservatore non sia ancora distaccato, e quindi quanto sia ancora schiavo del giudizio che l'inconscio ha su noi stessi. 
Magari andiamo avanti anni a sentire questo Osservatore distorto dirci che non abbiamo mantenuto la centratura in una situazione difficile a livello emotivo, che abbiamo dimenticato di essere presenti varie volte in un giorno, che abbiamo dimenticato noi stessi parlando con qualcuno, che siamo ricaduti nei meccanismi dell'attaccamento a persone, emozioni o pensieri.

Quando un giorno ci rendiamo conto di questo, dobbiamo immediatamente fare un passo indietro e stare all'erta. Abbiamo beccato l'Io giudicante per ciò che è: un'istitutrice svizzera severa e intransigente come quella del famoso cartone animato Heidi, che pretende da noi la perfezione e non manca mai di sottolinearci con un sottile gusto sadico quanto siamo ancora imperfetti.

Swans - Foto dell'autrice
Solo quando facciamo questo passo indietro e riusciamo a vedere la spirale senza uscita in cui ci siamo cacciati possiamo agire nel modo più saggio: trasformare quell'Osservatore giudicante in un Osservatore neutrale.
A quel punto succede che dalla neutralità emerge un sentimento di cuore che ci fa comprendere, finalmente, che la nostra supposta imperfezione è proprio la nostra forza, perché è tutto piombo pronto per essere trasmutato in Oro!

Non c'è nulla di sbagliato nelle nostre ricadute, nella nostra incapacità di mantenere la Presenza costante. Fa parte del gioco della vita e del nostro unico e irripetibile percorso.
Quando comprendi questo nel profondo, ecco che il cuore si spalanca e smetti una volta per tutte di sentire la signorina Rottermeyer sbraitarti dentro. 
Vedi solo la tua Bellezza e perfezione intrinseca. 

venerdì 7 ottobre 2016

Sul cambiamento

Mi è capitato spesso di sentire persone scettiche, disilluse dire: "Tanto non cambierà mai nulla, il mondo non si può cambiare." Oppure: "Tutte le generazioni sognano di cambiare il mondo ma fino ad ora nessuno ci è riuscito."
Certo, se pensiamo ad un cambiamento radicale, a un totale sovvertimento nell'arco di un nanosecondo è alquanto improbabile. Anche se la fisica quantistica dice che il cambiamento di coscienza può sovvertire la realtà in modo istantaneo è anche vero che pochi sono in grado di raggiungere uno stato di coscienza che si connetta al campo quantico. 

Ma se pensiamo al mondo come lo conosciamo dal Paleolitico ad oggi, come si fa a dire che non si può cambiare il mondo?
Rollercoaster, Gardaland - Foto dell'autrice
Se non viviamo più nelle caverne cacciando con il giavellotto con la punta di selce per nutrirci, evidentemente, generazione dopo generazione, molti sognatori sono riusciti a creare qualcosa di nuovo che ha reso il mondo un posto vieppiù sofisticato e complesso, e nello stesso tempo con più comodità e scoperte tecnologiche che hanno cambiato radicalmente la vita umana.

Certo, i meccanismi dell'addormentamento esistono tuttora, ma quelli che hanno saputo pensare in grande e hanno creato qualcosa di nuovo sono riusciti a modo loro a sovvertire un po' la realtà in cui vivevano.
Pensiamo a chi ha inventato il treno, l'elettricità, la fotografia, gli aerei. Sognatori che hanno avuto una nuova visione del mondo e, mettendola in pratica, lo hanno cambiato, eccome! Magari i loro contemporanei li deridevano, come è successo a chi per primo ha scoperto l'esistenza dei batteri o ha inventato il televisore. Nonostante tutto sono andati avanti e il mondo si è adattato alle loro scoperte. Lo hanno indubbiamente cambiato.

Quindi non credete mai che il mondo non si possa cambiare.
Street food lorry - Foto dell'autrice
Noi abbiamo oggi il compito di sovvertire il vecchio modo di vedere la realtà a livello meccanicistico, duale, basato su rapporti da causa-effetto ed entrare nel Nuovo Paradigma, in cui noi siamo creatori della nostra realtà. Questa non è fatta di oggetti solidi separati da spazi vuoti ma da energia e vibrazioni, e anche molti scienziati e medici, finalmente, stanno entrando in questa visione. 
Un nuovo modo di pensare ed agire che non è separato dalla Coscienza universale, per questa ragione la tecnologia oggi sta facendo passi da gigante e così la consapevolezza dell'uomo, perché nel campo quantico tutto è possibile e non è soggetto alle leggi del Tempo.

Connettetevi al campo quantico della consapevolezza Universale e contribuirete a cambiare il mondo secondo il vostro Sogno!


sabato 17 settembre 2016

CORSO DI RISVEGLIO DELLA COSCIENZA

Per millenni illuminati di ogni cultura hanno detto che il mondo è un’illusione che tiene gli umani prigionieri nel dolore, nella lamentela, nell’insoddisfazione: “Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dèi” diceva l’oracolo di Delfi; “Non vediamo le cose per come sono ma per come siamo” è scritto nel Talmud; “Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia” aggiungeva Jung. Fino a pochi decenni fa le conoscenze degli insegnamenti per liberarsi dai meccanismi che costituiscono il nostro velo di Maya (l’illusione, per i Greci) erano riservate a pochi iniziati. In questo Nuovo Millennio è giunta l’ora di svelarne i segreti a tutti quelli che sentono di voler andare oltre, e trovare sé stessi. Per divenire padroni del proprio Regno interiore. 

Corso di Risveglio Chieri - Foto e grafica dell'autrice
Mi sono messa al Servizio e la vita mi ha risposto dandomi la possibilità di essere utile tenendo questo corso. E' una grande gioia per me poterlo annunciare. 

Dal 4 ottobre inizieranno le lezioni (a cadenza settimanale fino a giugno) del Corso di Risveglio della Coscienza che terrò insieme al mio primo insegnante Roberto Natta. Si svolgeranno a Chieri, sulla collina di Torino, in un centro yoga.
Invito tutti i miei lettori interessati a venire alla prima lezione di presentazione. Indirizzo e ora sono sulla locandina allegata al post. 

giovedì 11 agosto 2016

Pausa estiva

Riparto da me va in vacanza ma nel frattempo, se vi manca qualcosa da leggere, potete scaricarvi l'anteprima gratuita del mio nuovo libro Manuale rock per guerrieri danzanti. Ricordo a tutti che in questo saggio si affrontano le tematiche del Risveglio della Coscienza in modo nuovo, prendendo spunto dal mondo della musica, in cui sono presenti molte e sorprendenti metafore del Lavoro su di Sé. Non è un caso che molte rockstar si siano interessate alla Magia e Alchimia. Al giorno d'oggi sciamani e sacerdotesse sono tornati a manifestarsi nel mondo materiale in modo nuovo, sotto forma di cantanti!

Invito tutti quelli che apprezzeranno l'intento a fare passaparola, preordinare il libro, e così contribuire insieme a pubblicare un testo unico nel suo genere! 


giovedì 28 luglio 2016

Sorella Morte


La nostra vita è costellata di piccole morti simboliche: il cambio dei denti da latte da bambini, passare da un livello di scuola ad uno superiore, ogni volta che ci lasciamo con un partner, che cambiamo casa o lavoro, che smettiamo di fumare, ogni taglio di capelli, ogni volta che buttiamo vecchi vestiti per far spazio a nuovi. 
Anche fare un salto evolutivo grazie a una nuova consapevolezza rappresenta una piccola morte necessaria.
Andare a vivere da soli lasciando la propria famiglia d'origine è un'altra morte necessaria. Il bambino dipendente deve fare spazio all'adulto indipendente, contando sulle proprie forze.

Dal mio libro Manuale rock per guerrieri danzanti
Nell'esperienza di coppia, come ricorda Clarissa Pinkola Estés, c'è sempre lo spettro della morte in agguato a terrorizzarci, a fare capolino dietro lo splendore dell'innamoramento.
Intendo che non è solo la paura della fine del rapporto, ma anche dell'eventuale delusione, dell'eventuale abitudine che tutto appiattisce.
Ma per accettare l'amore totalmente dobbiamo accettare la vita totalmente, e per farlo non si può evitare la morte in quanto complementare alla vita. Non esiste vita senza morte né morte senza vita, e l'innamorato deve tenerne conto. 
Amare è farlo nonostante quello spettro, è guardare nelle orbite del teschio (...). 
Non si può scappare dal coinvolgimento pensando di ingannare Sorella Morte.

Teschio (cimitero di Pisa) - Foto dell'autrice 
Inoltre, la stessa Pinkola Estés spiega che a livello archetipo, nell'inconscio collettivo, le ossa sono simbolo dell'anima. Così come esse restano dopo la dissoluzione dei tessuti molli, l'anima resta dopo la dissoluzione del corpo fisico. 
Senza ossa saremmo sacchi di carne, senza anima saremmo automi.
Secondo una leggenda messicana da lei narrata nel celeberrimo libro Donne che corrono coi lupi, cantare sulle ossa raccolte nel deserto significa ricomporre i frammenti dell'anima fino al ritorno alla propria integrità.

La tendenza di alcune rockstar, specie nell'ambito dell'heavy metal, a comparire in foto e sul palco con teschi in mano o truccati da morti, al di là del desiderio di scioccare o far provare ribrezzo, cela in realtà il coraggio di guardare la propria paura della morte in faccia per farci amicizia. Se non si affrontano le proprie paure arrivando a riderne, non si sarà mai veramente liberi di vivere senza paura.
Truccatevi da scheletro e guardatevi allo specchio. Che cosa provate? Lì c'è un'importante lezione per voi.

giovedì 21 luglio 2016

Non permettete agli ostacoli

Capitano a tutti momenti in cui succede qualcosa che pare  ostacolare i nostri piani, in cui di colpo il morale dalle stelle cade a terra - per via della solita Legge di Compensazione. Ma un guerriero, un creativo, un vero artista si vede da come agisce nonostante l'ostacolo.

Non illudetevi che chi ha successo non abbia mai incontrato ostacoli, anzi, è probabile che essendo determinato e pieno di Fuoco del talento ne abbia incontrati molti più di voi - o più difficili da aggirare - ma è proprio questo che fa di certe persone dei grandi.


Soluzioni creative - Foto dell'autrice
L'intuizione migliore la si ha quando si  è davanti a un muro. O ci sbatti la testa contro fino a rompertela o trovi una soluzione intuitiva che trascende il problema. Così quel problema diventa un grimaldello che fa saltare le conclusioni conosciute per giungere nel regno dello sconosciuto, mossi dall'immaginazione. 

Igor Sibaldi spiega che l'immaginazione è quella cosa che ti permette di esplorare la realtà con sensi nuovi, fare un viaggio nell'ignoto, alla scoperta di verità fino ad allora celate. Immaginazione è andare oltre il conosciuto, nulla a che vedere con il sognare ad occhi aperti.

Nel mio libro Manuale rock per guerrieri danzanti cito il caso esemplare del chitarrista dei Black Sabbath, Tony Iommi, che da giovane operaio in fabbrica, in una Birmingham industriale, si taglia la punta di due dita della mano, rischiando di buttare via il proprio sogno di fare il musicista di professione. 
Invece lui non si dà per vinto e, anzi, ha un'intuizione: si infila due ditali di plastica fusa per riuscire a suonare lo stesso e quel suono nuovo sulle corde della chitarra diventa il primo esempio di sound heavy metal, anche se all'epoca si chiamava ancora hard rock. 

Un altro al posto suo si sarebbe disperato e avrebbe maledetto la vita per la sua disgrazia. Invece Tony Iommi ha dimostrato a sé stesso e al mondo di essere un guerriero creativo. Ha fatto della sua menomazione un trampolino di lancio, sentendo la bellezza di quel
Never give up!- Foto dell'autrice
suono mai sentito prima, diventando una pietra miliare per gli amanti del rock e un esempio immortale. 


A volte la vita pare essere crudele, ma se si sospende il giudizio e si va oltre, guardando le cose dall'alto, si scopre che nulla viene mai per nuocere, ma per spingerci oltre i nostri stessi limiti autoimposti.


martedì 12 luglio 2016

Sul pagare il Servizio

Una costante del mondo cosiddetto spirituale-olistico è la polemica sul far pagare o meno i propri servizi. C'è chi dice che se si è al Servizio non si può far pagare una prestazione che non è quantificabile in denaro. Intento nobile, ma sotto c'è sempre un giudizio negativo nei confronti dei soldi in sé.
Io aggiungo anche che qualsiasi servizio va pagato perché dietro c'è un lavoro o una preparazione. Provate ad andare da un contadino e dirgli che le sue rape le volete gratis!


Denaro - Foto dell'autrice
Ma quello che sfugge ai più, è che dietro lo scambio servizio-per-denaro c'è una Legge. Il dare-per-avere. Non è una bassa convenzione terrestre se tu mi dai quello io ti do questo. 








Mia nonna era chiaroveggente, cartomante e aveva il dono della taumaturgia, ovvero guariva le persone da blocchi muscolari solo imponendo loro le mani sulla parte dolorante.
Non ha mai voluto lucrare sui suoi doni, infatti faceva la parrucchiera per vivere, ma accettava pagamenti anche solo simbolici alle sue prestazioni perché diceva che il Servizio va sempre pagato. 
Quando io le chiedevo di farmi i Tarocchi, lei mi diceva che alla fine della lettura dovevo prendere una monetina da 10 lire e buttarla in un tombino. Così la prestazione sarebbe stata considerata come pagata.


Moneta - Foto dell'autrice
Ma perché dovevo buttarla in un tombino e non darla a lei? Perché a livello simbolico con quel gesto si riconosce che il Dono non è proprio di chi è al Servizio, ma viene dall'alto e quindi dare il denaro alla terra anziché alla cartomante è comunque una forma di pagamento. E poi ero sua nipote! 

Quindi, chi si mette al Servizio sappia che non ricevere nulla in cambio non porta equilibrio tra il dare e l'avere. Se proprio non si vuole chiedere denaro dovrà comunque esserci uno scambio, ad esempio un dono o un favore. Come detto sopra è una Legge universale.

sabato 9 luglio 2016

Le corna e l'immortalità

Chiunque ormai conosce il famigerato gesto delle corna tipico dei rockettari e delle rockstar, spesso associato alla linguaccia ma quasi nessuno sa da cosa deriva. Nemmeno loro stessi.

Pare che i primi a fare questo gesto siano stati i Beatles, ma chi l'ha reso un'icona è stato Ronnie James Dio ad un suo concerto. Era italoamericano e aveva una nonna che come tante nonne italiane aveva l'abitudine di fare le corna come gesto scaramantico.


Corna - Autoritratto dell'autrice
L'origine di questo gesto si perde nelle nebbie del tempo e ha un significato apotropaico. Cioè scaccia il male. E' collegato all'ancestrale culto del toro, animale associato alla forza virile, ma anche alla Dea Madre, in quanto nel Neolitico sulle tombe veniva inciso il bucranio, ovvero il cranio di toro che secondo l'archeologa Marija Gimbutas assomigliava a un utero con le tube di Falloppio. L'utero era simbolo della rigenerazione continua dalla vita alla morte e di nuovo vita, per cui per estensione era un simbolo di immortalità.

Che dire invece della linguaccia? Se molti nei selfie amano posare con la lingua fuori e l'espressione cattiva per sembrare trasgressivi, sappiate che di per sé fare la linguaccia è un altro gesto apotropaico.
Infatti, molte maschere del sud est asiatico, dell'India e dello Sri Lanka raffigurano dei demoni nell'atto di fare la lingua. Questo perché sono demoni buoni che scacciano gli spiriti maligni e infatti sono spesso appese fuori dalle case e dai templi. Stessa cosa che fanno i gargoyle sulle chiese gotiche d'Europa. E pure i maori alla fine della haka dance simboleggiano questo potere.

Quindi, fare le corna associate alla linguaccia non significa
Maschera tailandese - Foto dell'autrice
semplicemente Guardate quanto siamo cattivi!, ma - specie se fatto con consapevolezza - Io riconosco in me il potere di scacciare i demoni perché sono immortale. 


Per estensione, fare le corna a un concerto rock significa Lunga vita al rock e a chi lo ama! 

Di questi piccoli segreti il rock è pieno e chi volesse approfondire l'argomento dei simboli esoterici può scaricare l'anteprima gratuita del mio libro  Manuale rock per guerrieri danzanti e preordinare il libro non ancora uscito.