venerdì 26 febbraio 2016

Sul non essere inquadrabili

Qualche tempo fa ero a colloquio in un'agenzia pubblicitaria e il formatore d'azienda con cui stavo parlando mi ha detto:
Lei non è inquadrabile.  Le cose che fa, la sua creatività, l'originalità del suo modo di esprimersi, la rendono difficile da inquadrare in un ambito aziendale.
Per me è stato un grande complimento anche se era solo una constatazione. Ma ho sentito anche un accenno di ammirazione.
Infatti poco dopo mi ha detto: 
Lei è coraggiosa, va avanti per la sua strada anche se scrive cose di nicchia, lei è una che non si arrende mai.
Outsider in the mirror - Autoritratto dell'autrice

Quante persone in questa società si sentirebbero un po' abbattute per non essere inquadrabili in ambito lavorativo? Quante penserebbero di essere sbagliate, incompetenti, illudendosi che quelli inquadrabili abbiano una vita migliore della loro?

Sappiate che meno siete inquadrabili e più saprete sfuggire all'ingranaggio tritatutto del Sistema. Meno siete inquadrabili e più riuscirete a non farvi irretire dal canto delle sirene dei programmi mentali collettivi, e persino le aziende che pagano fior di psicologi per pilotare i gusti dei consumatori non sapranno cosa proporvi. 
Certo, magari avrete all'inizio meno denaro in tasca perché non sarete assunti in un'azienda con uno stipendio fisso mensile.
Ma sarete liberi. 
Liberi di pensare, creare, muovervi, Essere.


giovedì 18 febbraio 2016

Negozi con l'anima

Girando per Torino ho notato con piacere che stanno aprendo molti piccoli negozi un po' vecchio stampo, intendo quelli con arredi rétro, di recupero, in cui i gestori ci mettono davvero l'anima, credendo al loro Sogno di portare umanità e passione nel vendere cose fuori dalla grande distribuzione.
Fruttivendolo, Monterosso - Foto dell'autrice

Tisanerie che mostrano le erbe sfuse in vasi di ceramica all'antica, verdurieri biologici che mettono la merce in esposizione dentro a  cavagne (in piemontese: panieri in vimini), piccoli atelier di pittura e design che espongono lavori assemblando oggetti di recupero, librerie indipendenti in cui sedersi a leggere bevendo un caffè... in tutti questi negozi si possono notare il ritmo lento, rilassato, spesso la mancanza di una cassa elettronica in vista, lo scricchiolio del pavimento in legno, l'odore dei vecchi mobili incerati che mantengono il sapore di altri tempi. 

E' una forma di Resistenza (all'ottava alta) alla meccanicità e impersonalità della grande distribuzione, in cui i prodotti sono solo cose esposte sotto le luci al neon, in un susseguirsi di colori ipnotici e con un numero sempre più esiguo di cassiere, sostituite dalle casse automatiche. Insomma, i supermercati di oggi sono quanto di più alienante ci sia.

E allora ecco che emergono i Sognatori, i coraggiosi, i Ribelli a cuore aperto che invece di temere la concorrenza delle
Tisaneria, Torino - Foto dell'autrice
multinazionali e il fallimento decidono di aprire un negozio con l'anima, per condividere il proprio Sogno di una società che riscopre il valore di una chiacchierata, della lentezza del godersi il momento in un ambiente pieno di calore umano, della Bellezza di vedere i legumi esposti dentro dei boccioni in vetro e la frutta su un carretto di legno stinto dal tempo, dentro grandi cavagne come in un quadro del '700.


Non so a voi, ma a me questi negozi commuovono. Mi auguro che sempre più Sognatori siano disposti a non farsi uccidere i sogni dalla paura dei pesci grandi che mangiano i pesci piccoli.
I negozi con l'anima sono così belli che se si è un po' sensibili alla Bellezza si sentirà sempre meno il bisogno di rifornirsi negli asettici supermercati alienanti. 
Lunga vita alle piccole botteghe!

giovedì 11 febbraio 2016

Lettera aperta ai romanzieri di oggi

Mi è capitato recentemente di leggere l'ultimo libro di Michela Murgia, che con Accabadora mi aveva conquistata - sia per la storia originale che per lo stile - ed esserne rimasta delusa per molti motivi. La domanda che mi è nata spontanea è: Perché un'autrice così talentuosa, e coraggiosa nel portare avanti le proprie idee a livello politico e culturale poi si accontenta di scrivere una storia sconclusionata e così banale, con una protagonista per nulla magnetica? 

La stessa autrice ha recentemente detto in un'intervista che consiglia ad ogni autore di scrivere il proprio romanzo come fosse l'ultimo. Bel consiglio, ma perché allora non ha scritto un'altra storia indimenticabile, che lascia il segno nelle coscienze?

La mia riflessione nasce dall'aver notato che tante, troppe storie scritte oggi da autori italiani si accontentano di essere storielle ordinarie, con personaggi problematici che alla fine del libro ne escono come prima, senza una minima traccia di crescita, di acquisita consapevolezza. Si parla in negativo della vita ordinaria e non si fa nulla per proporre una soluzione o almeno far sì che i personaggi facciano un qualche gesto di rottura.
Utopie e distopie - Foto dell'autrice

Il mio appello ai romanzieri di oggi è questo: ora più che mai, a mio avviso, c'è bisogno di storie forti, ad esempio più romanzi su ipotetiche distopie, storie toste di coraggio, su questioni scomode, oppure su nuovi mondi possibili. Basta con le storielle trita e ritrita che non hanno nulla da insegnare né su cui far riflettere!

Ricordiamoci il ruolo fondamentale dello scrittore, che non è solo scrivere storie d'evasione per intrattenere gente annoiata e men che mai masturbarsi il proprio ego. Il ruolo dello scrittore è rappresentare la Coscienza di un'epoca, di un popolo. Aiutare i lettori ad aprire gli occhi. 

Dobbiamo pensare in grande e scrivere romanzi con storie e personaggi indimenticabili che siano d'esempio. 
Dice saggiamente Stephen King che ogni storia dovrebbe sbocciare nello scrittore partendo dalla frase: E se?

Negli ultimi anni sono usciti diversi romanzi stranieri che narravano di distopie, ad esempio Divergent e Hunger games. Sono storie dalle trame avvincenti che ti fanno riflettere sui condizionamenti, sulle dittature, sulla mania del controllo insita negli esseri umani, sul ruolo necessario del ribelle, ma sono scritte piuttosto male, specie Hunger games. Sono sicura che i romanzieri italiani sarebbero in grado di scrivere storie simili, o ispirate a riflessioni sociali, spirituali, evolutive, con uno stile migliore, più raffinato. 
Divina Commedia - Foto dell'autrice
Non lasciamo che le grandi storie le scrivano solo all'estero. Abbiamo ottimi scrittori, oggi. Ma le loro storie, ahimè, peccano di mancanza di coraggio e probabilmente riflettono una visione del mondo ancora troppo meccanica e duale.

Già che ci sono, invito i saggisti che si occupano di Consapevoleza a cimentarsi in romanzi all'ottava alta e allegorie della condizione umana in chiave Risvegliante.
Non dimentichiamoci che abbiamo avuto Dante Alighieri, e la Divina Commedia era tutto fuori che una storiella d'evasione!


martedì 9 febbraio 2016

Abbracci disarmanti

La personalità ama il conflitto, anche quando pensa di no, per il semplice fatto che nel conflitto si sente viva, superiore, forte delle proprie ragioni, non vuole morire e preferisce trincerarsi dietro l'orgoglio e il proprio egoismo.

In famiglia spesso il conflitto fra egocentrismi e ragioni della personalità esplode in rancori, ricatti morali e recriminazioni che possono portare il nucleo a sfasciarsi anche se di facciata sembra andare tutto bene.

Tra genitori e figli, poi, si instaura una legge del più forte in cui ognuna delle due parti cerca ossessivamente di avere la meglio mettendo l'altra contro il muro, facendo leva su sensi di colpa e minacce varie.

Come uscire da tutto questo senza erigere muri di incomunicabilità e perdere energia? 
Lasciando andare l'orgoglio, il fastidio, il desiderio di rivalsa e, semplicemente, abbracciando quell'anima incarnata che fino a poco prima vedevamo come rivale. 

Non c'è niente di più disarmante e potente per sciogliere un conflitto dell'abbracciarsi.

Era tanto importante avere ragione? O era meglio far scendere la pace? 
E' una resa attiva perché non significa: ok, fai quello che vuoi, hai vinto tu.
Abbraccio - Foto dell'autrice
Qui nessuno deve più voler vincere. Non è debolezza, ma forza dell'Amore, del Cuore aperto.
E' un lasciar andare i giochi sciocchi della personalità all'ottava alta. 

E' un: non importa quello che ci siamo detti fino ad ora, io TI AMO, io ti accetto per ciò che sei.

Quanti conflitti in famiglia si sanerebbero in un secondo! 
Quanto orgoglio c'è nelle famiglie disperate che credono di risolvere il conflitto con scelte tragiche, di cui la cronaca nera è piena, come omicidi-suicidi o femminicidi.

Invece di dare la colpa a chi preme il grilletto, bisogna imparare a vedere quanta sofferenza viene portata avanti dal restare aggrappati alle proprie posizioni, al bisogno della mente di avere ragione, di vincere, di sentirsi migliore e mettere l'altro in cattiva luce.

Negli abbracci c'è il perdono. 
Non dell'altro o di sé stessi, ma lo scioglimento del rancore come forma-pensiero. Senza quella forma-pensiero che ci fa muovere come burattini attraverso reazioni emotive a volte estreme, ogni negatività scompare.

Provate e vedrete. Non si tratta di credere né di montare dibattiti sull'argomento  Solo fare, mettere in pratica.
Abbracciatevi di più, nel silenzio, con l'amore nel cuore.
Vedrete la differenza.

martedì 2 febbraio 2016

Contro il buonsenso comune

Ci hanno inculcato fin da piccolissimi che la logica del buonsenso comune è quella che ci deve guidare nella vita e che le scelte vanno sempre fatte basandosi sulla razionalità.

Il buonsenso comune è quello che dice che se hai un marito che ti mena devi solo cambiare partner, trovarne uno migliore. Senza tener conto del fatto che sono le tue distorsioni interne ad aver creato una realtà in cui il tuo uomo ti mena e non è certo cambiando le condizioni esterne che la cosa migliora. Ne troverai sempre comunque uno disfunzionale che vibra al livello delle tue distorsioni finché non le vedi e le guarisci.
Cupgarden - Autoritratto dell'autrice

Il buonsenso comune dice che se sei disoccupato da tempo devi insistere a mandare curriculum a tutto spiano, in modo ossessivo. Certo, così le probabilità di trovare un impiego aumentano, ma in questa logica orizzontale non si tiene conto del fatto che è il senso di mancanza interno che genera mancanza all'esterno, specie se è ripetuta nel tempo. 
Inoltre, non è mendicando un impiego qualunque che faremo colpo sul datore di lavoro che potrebbe assumerci per fare il mestiere dei nostri sogni. 
Oppure, se ci interessa solo tirare avanti senza aspirare a un lavoro ideale, le probabilità di trovarne uno decente si riducono sempre di più. E' una logica fallimentare in partenza. Perché è la logica del fallito, dello schiavo che va in giro a mendicare qualcosa che pensa di non possedere: il potere di creare una realtà migliore partendo da dentro di sé.

Il buonsenso dice che i figli devono obbedire sempre ai genitori, pena punizioni di vario genere. Ma è solo disobbedendo che si manifesta la propria libertà di pensiero e se essa non viene rispettata, anzi viene usata come leva per scatenare senso di colpa nei bambini, ecco anche avremo creato il perfetto servo del sistema, un essere meccanico che obbedisce pur di venire approvato. 

Ci sono centinaia di esempi che ci dovrebbero far riflettere su quanto sia pernicioso cedere alla logica del buonsenso.
Specie quando siamo a un bivio, dobbiamo fare una scelta che potrebbe cambiarci la vita e noi pensiamo a livello razionale ai pro e contro, ci facciamo la lista mentale (e a volte pure scrivendola su un foglio) delle molte ragioni per cui quella scelta è vantaggiosa.
Tè e me - Foto dell'autrice
Ma il cuore? Chi lo ascolta? L'istinto profondo, quello che viene dall'anima, quel guizzo che ci mette il dubbio, quello chi lo lascia emergere?
Ci hanno insegnato a soffocare quel piccoli gridi d'allarme che arrivano del Sé profondo, che creano un lieve disagio, perché si dà troppa importanza alla razionalità, mettendo la mente al primo posto. Ma si sa, la mente mente!

Questo post vuole essere un monito per tutti.
Prima di cedere alla logica del buonsenso comune, ascoltatevi. E lasciate perdere i consigli di amici e parenti che vi dicono di essere razionale. Solo il vostro Sé sa di cosa avete davvero bisogno.
Lasciate spazio all'intuizione.