venerdì 27 febbraio 2015

Scendere nell'ombra

Quando tutto pare andare storto, quando il dolore emerge, il disagio si fa sentire, quando si è in un forte dubbio, ci si sente a una svolta e non si sa quale strada scegliere, è tempo di scendere nell'ombra.

Ombra - Autoritratto dell'autrice
Come Persefone che scende nell'Oltretomba, dobbiamo esplorare quei luoghi sconosciuti dentro di noi, con coraggio, facendoci amicizia. Persefone sposa Ade, dio degli Inferi, e questo le permette di diventare la Regina di quei luoghi, li domina. Dobbiamo avere il coraggio di avvicinarci e prendere confidenza con ciò che in noi è ancora inconscio ma crea dolore. E' proprio quel dolore la spia. E' da lì che si può partire verso una coraggiosa esplorazione dei nostri Inferi. 

Scendere nell'ombra è ascoltarsi, ascoltare il disagio profondo che viene a galla. Solo restando per un po' nelle tenebre, lasciandoci invadere da esse per il tempo necessario a comprenderle, possiamo divenire Re e Regine del nostro Regno infero interiore.

Hermes, messaggero degli Dèi, che giunge a riportare Persefone alla luce è simbolo della Consapevolezza. Egli si fa messaggero di ciò che lei deve imparare. 
Infatti, una volta tornata sulla terra, alla luce del sole, da sua madre Demetra, Persefone dovrà passare comunque una parte del suo tempo nell'Ade. Cioè, ogni tanto bisogna scendere nell'ombra per esplorare ciò che resta celato, è qualcosa che non va mai trascurato.

martedì 24 febbraio 2015

Sentire l'infinito espandersi dal respiro

Foglia scheletro - Foto dell'autrice
Ogni volta che una qualche forma di ansia agisce in noi, dovremmo immediatamente concentrarci sul respiro. Qualsiasi cosa stiamo facendo, andiamo con l'attenzione al respiro e lì restiamo più che possiamo.
Rallentando il ritmo della respirazione non solo l'ansia svanisce, ma possiamo percepire un'espansione. Stiamo facendo spazio alla Presenza e al silenzio mentale.

In quell'espansione, se ci stiamo dentro ponendo attenzione al sentire, possiamo percepire chiaramente un senso di infinito che si apre in noi, espandendosi.
Noi siamo quell'infinito. Quello è lo spazio animico, la sostanza di cui siamo fatti. 
E' in quei momenti, percependo il nostro essere infiniti al di là del corpo fisico, che possiamo comprendere che siamo invincibili. Perché l'infinito, l'anima, la Presenza sono manifestazione dell'Essere. E l'Essere, semplicemente, è
Ciò che è non può essere vinto perché in quella vibrazione non ci sono né vincitori né perdenti. Solo coscienza che si espande e senso di pace.

lunedì 23 febbraio 2015

Esercizio di Abbondanza

Per creare abbondanza bisogna per prima cosa smettere di pensare con il senso di penuria. E' la cosa più difficile.
Un esercizio per cambiare mentalità consiste nell'interrompere coscientemente quel flusso di pensieri e giudizi che emergono quando camminando, per esempio, di fianco a vetrine che espongono merce di alta qualità, si pensa: Questo costa troppo; vorrei ma non posso permettermelo; se compro quello poi resto senza soldi; questo vestito è troppo lussuoso e non saprei quando indossarlo; ecc. 


Phi Beach - Foto dell'autrice
Bisogna imparare a stare nell'apprezzamento, nel non giudizio, nell'apertura, accogliendo ciò che vediamo senza fare barriera. Lo scopo è andare oltre il comprare o il non comprare, oltre la misura del caro/non caro. Apprezzare senza secondi fini è accogliere in modo incondizionato: Questo è bello, grazie! 
Invece, fare resistenza è dire a sé stessi e all'Universo, come un mantra: Non valgo abbastanza, non me lo merito. Quindi, è un'ammissione di povertà che non fa che attirare povertà.

Un altro errore comune e duro a morire è il giudizio negativo nei confronti di chi è ricco e spende molto per gli oggetti di cui si serve e si circonda. In genere viene considerato uno spreco spendere centinaia di migliaia di euro per tappezzare di marmo di Carrara un bagno o comprare un paio di lenzuola di lino tessute a mano che valgono uno stipendio medio. 
La gente comune considera quel denaro come se venisse sottratto ai poveri, non comprende che invece è un livello vibrazionale diverso.
E' la qualità a fare la differenza. Se vivi in uno stato dell'essere in cui l'alta qualità è normale, non ha senso comprare le lenzuola di cotone scadente al mercato, perché non entrano nemmeno nel campo vibrazionale di chi ha molto denaro. Quel denaro compra la qualità.

Tornereste a vivere in una caverna paleolitica scaldati solo da un fuocherello quando potete vivere in una casa riscaldata e piastrellata, isolata dalle intemperie grazie alle finestre a vetri?
Costa Smeralda - Foto dell'autrice
La stessa cosa vale per un ricco: non si compra un gommone, ma uno yacht simile a una casa sulla terraferma perché la sua vibrazione punta alla qualità del vivere, non al giudizio su cosa è caro e cosa no.

Chi giudica superficiale o uno spreco il vivere nella qualità del ricco tradisce in realtà il suo sentirsi povero.  
Un tavolo da 6000 euro ha una qualità diversa di un tavolo da 150. Magari è fatto a mano da ebanisti esperti con un legno pregiato e indistruttibile. Quindi non è costoso e basta. E' semplicemente un tavolo di qualità superiore. E' il giudizio negativo a renderlo caro agli occhi di chi non è allo stesso livello di abbondanza nella materia.

La materia è una nostra creazione, e creare abbondanza nella vita materiale, nella dualità, è una qualità animica. Non c'è nulla di superficiale che viene contrapposto allo spirituale. 
Non è vero che se puoi permetterti di vivere al Ritz allora sei un materialista.
Invece di lamentarsi della penuria, bisogna imparare a pensare a un livello superiore, cioè con il cuore e la mente aperti all'abbondanza, perché essa è una benedizione. 
L'importante è essere coscienti del fatto che tutto è in prestito. Ma finché si è sulla Terra, perché crearsi e soffrire la penuria?




venerdì 20 febbraio 2015

Niente da inseguire

Ogni volta che desideriamo qualcosa, per esempio ottenere un nuovo lavoro, un partner o aumentare la disponibilità economica, ecco che scatta l'illusione automatica del cercare fuori. Pare ovvio pensare che sono lì da qualche parte e che vanno individuati, conquistati.

Ma i Maestri da millenni ci ricordano che nulla è là fuori, quindi, l'unica cosa saggia da fare è lavorare all'interno per permettere a ciò che desideriamo di accadere anche fuori, creandolo nel mondo materiale. Ciò non significa stare lì ad aspettare che qualcosa accada, semplicemente pensandolo. 

Frecce! - Foto dell'autrice
Dobbiamo entrare profondamente nel nostro sentire per individuare ciò che di noi crea all'esterno. Sentire il nostro desiderio come già realizzato perché - ammesso che sia davvero qualcosa per noi, e non un superficiale desiderio che nasce dall'ego - come spiega Gregg Braden, nel mondo dei quanti l'informazione non compie un viaggio per arrivare a destinazione: arriva senza essersi spostata nello spazio dal punto A al punto B. Vuol dire che è la coscienza universale a portare le informazioni, come se fossero già lì. In effetti, lo sono sempre state! Ma per la mente umana, che è duale, ciò è inconcepibile.

Eppure, tutto già esiste in potenziale perché tutto E' già. 
Non c'è nulla da inseguire perché tutto esiste già dentro. Sono solo i nostri blocchi a non permettere di realizzarlo.
Smettiamo di correre dietro alle cose sentendole là fuori, guardiamo dentro e lì troveremo tutte le risposte alle nostre domande e, di conseguenza, le soluzioni ai problemi. 

giovedì 19 febbraio 2015

Per il bene comune

"(...) c'è vita e animazione qui, ma non ordine e disciplina; ognuno pensa per sé, è vano, dell'altro diffida, e i capi dello Stato, pure loro, pensano solo per sé." Questo è ciò che Goethe scrisse nel suo Viaggio in Italia, avvenuto nel 1787.
Sembra scritto per ciò che avviene oggi. Quindi, se ne deduce che è sempre stato così in Italia, inutile dare la colpa ai governi dell'epoca contemporanea. 
Vernazza alluvionata - Foto dell'autrice

E' evidente che tutto nasce da noi cittadini, singolarmente. Un popolo è lo specchio di una forma mentis collettiva.
Se ognuno pensa solo per sé ecco che il bene comune non si sa cosa sia. Si inquina l'ambiente rendendolo invivibile per le nuove generazioni e si punta il dito fuori, adducendo la scusa che tanto lo fanno anche gli altri - come se questo non fosse ancora più grave.
In casa si usano prodotti pulenti di tutti i tipi e magari pure le pattine ai piedi ma si lasciano i marciapiedi sparsi di deiezioni canine, bottiglie, vomito e quant'altro come se quello non ci riguardasse, come se le strade non fossero anche un po' nostre.

Si cementificano zone a rischio idrogeologico - come la Liguria - o si costruiscono case scadenti in zone sismiche come se questo non riguardasse anche chi le costruisce. Non si guarda più in là del proprio naso né si pensa alle conseguenze possibili - spesso molto probabili - della propria malafede e noncuranza. 

Tutto questo è molto importante. Perché se nulla è fuori allora l'italiano, statisticamente, è un individuo incapace di sentirsi responsabile per ciò che crea nel mondo con le sue azioni. 
Sappiamo che nulla è fuori, tutto l'esterno è uno specchio dell'interno.
Chi ha a cuore il bene comune sa che ognuno contribuisce a quel bene con le proprie azioni (e pensieri) perché a livello inconscio è consapevole di essere co-creatore di quella realtà esterna.

La mancanza di disciplina e di ordine è una qualità animica che a livello collettivo dobbiamo ancora sviluppare. La diffidenza verso il prossimo è riconoscere inconsciamente che non ci fidiamo dell'altro perché in primis non ci fidiamo di noi stessi!
Alluvione a Monterosso - Foto dell'autrice
E come darci torto, se il risultato è un Paese allo sfascio, letteralmente, in cui ad ogni pioggia o lieve terremoto succedono disastri di proporzioni bibliche? Come possiamo fidarci di noi stessi se ognuno nel suo piccolo tenta di frodare in qualche modo lo Stato e poi si lagna dei governanti che rubano ai cittadini? Non sono forse quei governanti il nostro specchio impietoso?

Gli italiani dovrebbero cominciare a sentirsi parte di un tutto, poiché il fuori, la collettività, è uno specchio di ciò che sono dentro.
Finché non si riuscirà a guardarsi dentro per individuare la propria mancanza di responsabilità non cambierà nulla. Nessun governo potrà mai salvare un'Italia fatta di persone che non si sentono parte di essa. Creatori di essa.

lunedì 16 febbraio 2015

Sentire la musica con tutto il corpo

Uno dei modi per sperimentare la Presenza è sentire la musica con tutto il corpo. Invece di concentrarci solo sul senso dell'udito, deve diventare un'esperienza multisensoriale. 
Flauto traverso - Foto dell'autrice
Oltre alle emozioni di pancia che possono emergere, se ci immergiamo totalmente nelle note e nel ritmo di ciò che stiamo ascoltando, possiamo sentire ogni nostra cellula vibrare con quella musica. Il ritmo batte dentro di noi, non all'esterno.
Possiamo lasciarci invadere dalla musica e farci condurre dove vuole lei, come in una danza, in cui seguiamo il ballerino che ci prende per mano.

Le sensazioni che si attivano sono personali, ma la sensazione che stiamo vivendo davvero la musica, Qui e Ora, è palpabile.
Siamo troppo abituati ad ascoltare distrattamente, ma in realtà ogni cosa che facciamo la possiamo vivere intensamente come esperienza di Presenza, aprendoci totalmente. 
E' ascoltare a un'ottava superiore. E' diventare quella musica, vibrare con essa. E' entrare totalmente in risonanza.
Alla fine dell'ascolto avremo fatto un viaggio dentro noi stessi.
Sarà una ricchezza in più che avremo acquisito.

mercoledì 11 febbraio 2015

Corvi della battaglia

Fin dal Neolitico, il corvo è stato associato alla morte e alla rigenerazione in quanto necrofago (o saprofago). Con l'avvento della civiltà indoeuropea di stampo guerriero, i corvi vennero associati alla morte in battaglia. 
Corvo faretra - Foto dell'autrice
Famosa è la figura della Morrigan, la dea della guerra celtica che era associata, appunto, al corvo. In Gallia questa dea si chiamava Catubodua (cioè Corvo della battaglia) o Bodua (corvo).
Nella mitologia nordica Odino (Wotan) è accompagnato da due corvi, i suoi messaggeri, che sono associati alla visione e alla profezia.
Tra i nativi nordamericani il corvo è l'animale ambasciatore di magia e protettore contro le forze del male.

Mi piace l'associazione con la rigenerazione poiché, in effetti, quando qualcosa muore c'è sempre qualcos'altro che nasce. Quando accogliamo cose vecchie e morte come parte del percorso di vita, da queste può nascere qualcosa di nuovo, di costruttivo, dalla pesantezza di ciò che viene tralasciato si torna a una nuova leggerezza.
Possiamo sfruttare ciò che è morto o sta morendo per rinnovarci. Un albero morto può servire da concime per la terra che darà vita ad altri alberi, nutrendo i semi con ciò che imputridisce.

Questa è la saggezza del corvo. Non esiste battaglia che non si possa affrontare perché ognuna, sia che la vinciamo o perdiamo, ci porterà rinnovamento. Vedremo le cose alla luce dell'esperienza vissuta e, se sapremo farne tesoro, diventeremo più saggi.

Nei Tarocchi la carta della Morte non è negativa. E' la carta della rigenerazione, del vecchio che muore per far posto al nuovo. La Morte fa pulizia del superfluo e ci dà la spinta verso il
Corvo totem - Foto dell'autrice
cambiamento radicale. 


Divenire corvi della battaglia significa essere disposti a rivedersi ogni momento, a rimettersi in discussione, a rientrare in gioco anche dopo una sconfitta. Il corvo della battaglia sfrutta l'occasione di nutrirsi di esperienza per non commettere di nuovo gli stessi errori. E' profetico perché sa vedere oltre, oltre che imparare dall'esperienza. 
Ed essendo messaggero degli dèi, è anche in grado di ascoltare i messaggi inviati dal Divino. Il corvo sa ascoltare, interpretare le cose del mondo in senso verticale. Per questo è stato scelto da Odino.

E' tempo di tanti nuovi corvi della battaglia. Il mondo odierno ne ha bisogno.

martedì 10 febbraio 2015

Cadere e rialzarsi

La caduta - Foto dell'autrice
Il vero guerriero non teme di buttarsi nelle cose in cui crede. Sa che se poi cadrà potrà sempre rialzarsi e far tesoro dei propri errori.
Non esiste non tentare per timore di fallire, di fare una brutta figura, del giudizio negativo, degli sberleffi dei detrattori.

Una delle prime cose che vengono insegnate nelle arti marziali tradizionali è cadere senza farsi male. E rialzarsi con l'agilità di un felino. Solo se impari a cadere con stile ti puoi rialzare subito per continuare sulla tua strada, verso i tuoi obiettivi.

Quando ci si rompe una gamba, dopo il dovuto riposo per permettere all'osso di rinsaldarsi, poi è normale tornare a camminare. Ma nelle cose della vita troppo spesso le persone si comportano come se dopo una frattura decidessero di restare a letto per tutta la vita nel timore di rompersi di nuovo qualche osso.
Per paura di un nuovo fallimento smettono di provarci, a coronare i propri sogni, e si rintanano in mille scuse.
In piedi! - Foto dell'autrice

Ma se credi fortemente in qualcosa, non esiste nulla che ti possa fermare. Meglio mille tentativi falliti che gettare la spugna alla prima difficoltà.

Tante più volte cadi, tante più volte puoi dimostrare a te stesso che sai rialzarti. Più forte di prima. 

mercoledì 4 febbraio 2015

La falsa accoglienza

Si sente parlare spesso di accoglienza, ma mai della qualità di essa, della sua spontaneità. 
Sia che si tratti di accogliere qualcosa nella nostra vita, oppure altri popoli sul nostro territorio, di sentimenti autentici ce ne sono davvero pochi. 


Carloforte - Foto dell'autrice
Si confonde un gesto che viene dall'anima da quello che viene dalla personalità e teme il giudizio. Se si accoglie qualcuno, ad esempio, per paura di essere giudicati razzisti se non lo facessimo, questa è ipocrisia.
Peggio ancora, quando si assumono costumi altrui per far sentire più a casa propria uno straniero. Questo è un uscire dal proprio centro, non si tratta più di semplice gentilezza spontanea e senza secondi fini, ma paura di non far sentire le persone accettate. 
Ma questa paura viene tradita proprio dallo sforzo di andare incontro all'altro solo per non essere giudicati in modo negativo.

La cosiddetta tolleranza, poi, è tutt'altro che accoglienza. Tollerare implica uno sforzo per sopportare un fastidio.

Stare nell'apertura senza giudizio è un altro pianeta. Anche per accogliere sentimenti nuovi, o difficili, ci vuole semplice apertura
Elefante - Foto dell'autrice
di cuore. Non puoi sforzarti di accogliere. E' come sforzarti di amare. Lo sforzo, in questo caso, implica finzione, resistenza.

Non c'è una formula per imparare ad accogliere, così come per imparare ad amare.

O ci riesci o no, ma in ogni caso è importante prendere atto del fatto che non provare un certo sentimento non significa che siamo incapaci di provarlo. Stando nel sentire e nell'osservazione, pian piano possiamo abbattere quelle resistenze tipiche del senso di separazione per entrare in un nuovo regno: l'amore incondizionato di cui l'accoglienza vera è fatta.