martedì 31 luglio 2018

Se stai di merda è un buon segno!

I social condizionano molto l'idea che ci facciamo delle vita altrui, suscitando anche invidia e frustrazione, in alcuni casi. 
Ad esempio se stai vivendo un momento difficile a livello lavorativo, economico o sentimentale, vedere quelli che compaiono su Facebook o Instagram tutti sorridenti, circondati di amici o con il proprio partner, in posti da sogno, magari spesso in posti diversi e sempre belli e lussuosi, ti fa sembrare apparentemente di star vivendo una vita da schifo, magari ti chiedi perché tu non ti sei creato una vita così... anche se magari hai già seguito corsi vari di risveglio, crescita personale, eccetera. 
Arcipelago della Maddalena - Foto dell'autrice

Ho una notizia per te: intanto sai benissimo che non è detto che chi compare sempre sorridente e in posti bellissimi sui social sia poi davvero ricco e realizzato, con una vita sentimentale perfetta.
Inoltre, i Maestri da millenni dicono che sono le grandi sfide della vita a tirare fuori il tuo vero potenziale, la tua vera essenza.

Spesso, chi apparentemente vive una vita senza grossi problemi di sorta, vive una vita di superficie, senza alti e bassi e grandi sfide. Quindi resta nella sua zona di comfort per tutta la vita, e anche se in teoria se la passa meglio di te perché ha la Porsche e un attico a Montecarlo, fa un sacco di viaggi e cena sempre nei migliori ristoranti, in realtà non avrà nulla di veramente profondo da insegnare agli altri.

Quello che ispira la gente è il famoso viaggio dell'eroe, sentire storie di gente che ce l'ha fatta anche se per un certo periodo se la passava peggio di te. A nessuno interessa veramente sapere che tu hai sempre avuto una vita comoda e rilassata con tutti i comfort!
Anche se a parole tutti noi vorremmo non avere problemi, alla fine siamo affascinati dalle storie di gente che se l'è vista brutta, ha fallito, ha sofferto, prima di trovare la propria strada nel mondo e diventare il top nel proprio settore. 

Basta pensare ai film che più ci emozionano. A parte i supereroi che piacciono a quelli un po' infantili, di solito ci emozionano le storie vere di gente che è caduta mangiando polvere e poi si è rialzata, di gente che aveva un'idea innovativa e geniale e all'inizio nessuno la considerava perché troppo avanti. 
Rimini co-working - Foto dell'autrice

Allora, invece di piangere sulle proprie miserie, perché non investire sul tuo potenziale inespresso? 
Ogni volta che cadi, che ti senti dentro un tunnel di cui non riesci a vedere il fondo, ogni volta che ti senti di aver fallito o di non riuscire a esprimerti pienamente, in realtà quello è un momento d'oro! 
Puoi imparare dai tuoi fallimenti meglio che dalle vittorie. Perché, oltre a correggere il tiro, puoi anche essere d'esempio.
La frustrazione è solo la tua anima che scalpita per esprimersi, dentro ad emozioni e pensieri limitanti che la ingabbiano.
Il passo successivo sarà fare un'azione proattiva per uscire dalla situazione che ti fa sentire in gabbia. 

Quindi, ogni volta che ti senti di star vivendo una situazione di merda, ringrazia: stai per tirare fuori il meglio di te!


venerdì 8 giugno 2018

Come comunicare ai figli che la mamma lavora

Chiunque abbia figli piccoli sa quanto sia difficile far capire loro che dobbiamo andare al lavoro o ritagliarci degli spazi tutti nostri se lavoriamo in casa. Anzi, spesso proprio chi fa un lavoro creativo da casa fatica a staccare perché non è costretta a uscire ed è più difficile comunicare l'importanza di lavorare ai bambini. 
Complice anche il senso di colpa per non esserci e la frustrazione di non essere comprese appieno, rischiamo di comunicare in modo brusco e sbrigativo la nostra esigenza. Con effetti deleteri sul lungo termine.
Come mamma di una figlia ora quindicenne mi sento di dare alcuni consigli in materia.

Primo fra tutti, cosa NON dire:
1. E' importante per me (i figli si sentono meno importanti del lavoro della madre)
2. Abbiamo bisogno di soldi
2B. Se mamma non lavora non si mangia (questi modi drammatici rischiano di creare figli che vivono un senso di povertà e impotenza, e paura di non avere abbastanza soldi per vivere)
3. Devo, sono obbligata a lavorare (di nuovo si trasmette un senso di impotenza e anche di schiavitù e dipendenza da un lavoro che pare non piacerci) 
4. Se lavoro, ho più soldi per comprarti bei regali (si creano figli attaccati alle cose materiali ma che non riusciranno mai a colmare il senso di mancanza)
Cosa non dire ai figli piccoli - Bitstrip a cura dell'autrice

Letto questo elenco qualcuna potrebbe dire che non resta più nulla, che allora è impossibile comunicarlo ai figli...

E invece.
Ecco i modi più soft:

1. Il lavoro mi rende felice perché amo farlo e una mamma felice ha dei figli felici
2. Non posso portarvi con me al lavoro perché all'asilo/scuola potrete giocare con altri bambini e divertirvi di più che nel mio studio/ufficio, ecc.
3. Faremo delle cose insieme ogni tanto (ovvero coinvolgendo i bambini nella nostra attività, specie se facciamo un lavoro creativo. Ad esempio, si potrebbe dipingere insieme, cantare o creare una canzone, scrivere una storia, creare delle scenette recitate, o fare yoga o meditazione.)

Specifico che per lavoro creativo intendo sia quello artistico in genere che il lavoro ad esempio del grafico, del pubblicitario, del web designer, o designer di mobili/interni, la stilista, l'architetto, ma anche chi fa un lavoro olistico. 

Come scrittrice e madre single (sono divorziata da diversi anni) ho imparato a dividere lavoro e famiglia senza sensi di colpa e cercando quando potevo di coinvolgere mia figlia nella mia attività, anche solo chiedendole un parere, ad esempio su una storia che sto scrivendo. 

Oggi che lei è adolescente ho deciso di aiutare con consigli mirati le tante mamme creative che ancora si sentono in bilico fra le due cose e ancora vivono il senso di colpa tipico delle madri lavoratrici, complice un archetipo millenario che vuole la donna solo madre senza aspirazioni di carriera. 
Chiunque di voi mamme legga questo post e voglia condividere la sua esperienza o farmi delle domande mi può scrivere in privato. 

venerdì 22 dicembre 2017

La strada giusta

A volte qualcuno mi chiede: Come faccio a sapere se la mia decisione è quella giusta, se sono sulla strada giusta?

Uno degli effetti collaterali dell'allineamento con la propria Missione di vita, e con la propria Anima, è la manifestazione nella realtà di segnali chiari sul percorso che stiamo percorrendo. 
Decidi una cosa dal tuo Sé, ti senti allineata tra ideazione e messa in pratica, hai la motivazione giusta... ed ecco che cominci a incappare nelle persone giuste al momento giusto.

Ecco il Monviso - Foto dell'autrice
Ti chiamano come relatore a un convegno e proprio lì, tra gli altri relatori, ecco quello che ti può aiutare a realizzare in modo tecnico la tua idea, poi esci dal teatro e prendi un passaggio da uno degli spettatori e scopri che lui ha le conoscenze di marketing nel settore che fa proprio al caso tuo... 
Ogni giorno o quasi spuntano fuori nuove conoscenze allineate con il tuo intento, anche se tu non hai mai chiesto questo tipo di networking. 

A volte può essere una frase, magari letta su un poster in metropolitana, o su Facebook o Instagram, o detta di sfuggita da un passante.

Sono segni inequivocabili e ignorarli sarebbe sciocco. 
L'Universo risponde sempre, ma sta a noi riconoscere i segnali giusti. Anche nel caso contrario, ovviamente, cioè quando la Vita risponde: NO, non fa per te.
Se hai un intento e la vita risponde SI, allora sei sulla strada giusta. 
La tua. 


sabato 16 dicembre 2017

La meditazione ti spoglia

Uno degli effetti collaterali della meditazione, quando diviene una pratica quotidiana costante - due volte al giorno almeno - è che ti spogli del superfluo.

Non solo hai meno bisogno di comprare e circondarti di cose materiali, ma di colpo hai meno voglia di parole, sia di pronunciarle che di sentirle, non hai più necessità di fare lunghe conversazioni con gli amici, nemmeno al telefono. Non hai più la pulsione ad accendere radio, tv, internet. 
Tutte quelle parole, quel surplus di immagini, opinioni, video, parole scritte nei post cominciano a non interessarti più di tanto, non ricerchi il contatto costante col telefono.

Meditation time - Foto dell'autrice 
Ti viene voglia di comunicare solo l'essenziale, di colpo ti rendi conto che non hai nemmeno più interesse a condividere post sciocchi tra le amiche su Whatsapp, superfluo anche quello.

La pratica della meditazione ti ripulisce la mente e le emozioni dal brusio di fondo - che a molti dà dipendenza. Basti pensare a quanta gente non può fare a meno di avere la tv accesa anche se fa altro o riceve ospiti. Se glielo fai notare ti rispondono che tiene loro compagnia. Questo significa solo una cosa: hanno paura del silenzio. 
Perché nel silenzio c'è la nostra essenza. Non tutti sono pronti per incontrarla.

Con la pratica meditativa costante, non importa per quante ore al giorno, le cose superflue ti scivolano addosso. 

sabato 28 ottobre 2017

Generazione Anni di Piombo

Anni fa, intorno ai primi 2000, guardandomi intorno, facendo il punto della situazione riguardo alla mia leva, ho avuto la sgradevole sensazione che la nostra, la generazione nata negli anni '70, fosse una generazione di falliti. Mi sono anche chiesta cosa ci fosse di sbagliato in noi, quali errori avessero commesso i nostri genitori per aver sfornato un branco di degenerati che a trent'anni ancora non avevano realizzato i Sogni di gioventù, e che sovente vivevano ancora a casa di mammà. 

Ma invece, una decina di anni dopo, ecco che ho dovuto ricredermi - con mio grande sollievo! 
Ci sono anime che non si attivano subito, o comunque anche quando hanno un obiettivo chiaro fin da giovanissimi non sempre riescono nel loro intento in poco tempo. Restano nell'ombra per molto tempo, fino a quando i tempi dentro e fuori di loro sono maturi per uscire allo scoperto e dedicarsi al Servizio. 

Negli ultimi anni ho potuto constatare come tanti miei coetanei si siano messi con successo al Servizio diventando punti di riferimento nell'ambito olistico. 
My generation - Foto dell'autrice 
Daniel Lumera, Erica F. Poli, Salvatore BrizziMarcello Mondello, il compianto Roberto Senesi - per citarne solo alcuni - sono tutti  nati nei cosiddetti Anni di Piombo, ed è bello vederci anche un destino alchemico: siamo venuti al mondo negli anni rappresentati dal Piombo per diventare Oro. 
Un Oro alchemico che risplende nella notte della Coscienza collettiva. 

Ogni generazione ha un destino collettivo perché la Missione comune è collettiva. E' stato così per i poeti maledetti nella Parigi dell'800, per gli scrittori della Beat Generation in America a metà '900, per i cantanti rock degli anni '60-'70 nei Paesi anglosassoni, per gli stilnovisti nella Firenze del '200, e ora in Italia ci sono anime al Servizio che hanno scelto di nascere una quarantina di anni fa per ritrovarsi oggi, negli anni '10 del nuovo secolo, per portare la Consapevolezza nella massa critica, e soltanto in un'epoca di social network questa cosa è possibile. Vent'anni fa sarebbe stato più difficile, un processo molto più lento.

Questo ci dà anche la misura per comprendere che nulla è per caso. Invece di guardare al lato oscuro dei social, guardiamo a come stanno cambiando le dinamiche di interazione al Servizio della divulgazione spirituale. 
Una massa sempre più critica di persone si sta connettendo ad altre per aiutare questo processo di evoluzione coscienziale collettivo.
Non si può che provare immensa gratitudine per essere oggi partecipi di questo miracolo.

lunedì 23 ottobre 2017

Quando tutto pare andare a rotoli

Di solito, quando siamo da lungo tempo in un percorso di Risveglio, di Consapevolezza, ci illudiamo che il peggio sia ormai passato, grazie alle tecniche acquisite, o alla sola consapevolezza espansa.
Quindi siamo convinti che sicuramente la strada sarà in discesa, perché ormai sappiamo bene che... ecc, ecc.

Ma quando chiediamo a lungo di svegliarci, il Risveglio prima o poi arriva, ma mai in modo dolce e rassicurante!
La Vita risponde alle nostre richieste, specie se vengono dal profondo del cuore, ma ti mette anche davanti ai tuoi limiti, alle tue illusioni, ai tuoi ultimi demoni, quelli che si nascondono più in profondità e magari nemmeno sapevi di avere.
Oppure credevi che gli ultimi rimasugli di problemi che volevi risolvere, per il solo fatto di esserne consapevole, prima o poi sarebbero svaniti nel nulla, visto che è tanto che ci lavori su...

E invece, ecco che ti arriva la mazzata, quella che ti fa cadere a faccia in giù nel fango, e ti rovina pure i vestiti cui tenevi di più... 
Allora in quei momenti, se non siamo lucidi, se ricaschiamo nella lamentela e nel vittimismo, vedremo solo la sfiga, ci chiederemo perché, nonostante tutto il lavoro di consapevolezza su di noi, siamo ancora caduti, per l'ennesima volta - anzi, magari questa volta è più dura delle altre, e rialzarci ci costerà una fatica che ci apre immane, quasi impossibile. 
Villa Moglia - Foto dell'autrice
Se viviamo ancora nell'illusione della separazione ci identificheremo nel solito sfigato che non riesce a combinarne una giusta, facendo degli inutili e deleteri paragoni con chi secondo noi è più sveglio, più realizzato, più arrivato di noi. 

In realtà, quando stiamo vivendo quella sensazione di star sprofondando sempre più in basso, restando consapevoli possiamo comprendere che la Vita ci sta facendo un grandissimo favore. Ci sta mettendo alle strette per spazzare via e in modo definitivo gli ultimi rimasugli di blocchi che ci condizionano e non ci permettono ancora di svegliarci davvero. Traumatico ma efficace. 
La sfida non è mai più potente dello sfidato, credetemi. E' lì per ricordagli che è davvero e aiutarlo a tirare fuori le sue risorse. Mentre prima tentennava, dormicchiava, ora è pronto per aprire davvero gli occhi e il cuore.
Ma deve innanzitutto fidarsi. 



venerdì 20 ottobre 2017

Uno stile di vita monastico

Quando si parla di stile di vita monastico si pensa subito all'austerità, ai sacrifici, alla preghiera continua, ma questa è solo una visione stereotipata.
Intanto, non è qualcosa che ci si può davvero imporre per questioni ideologiche, sarebbe una forzatura. E' che un bel giorno accade che ti rendi conto di vivere una vita quasi monastica senza averla scelta a tavolino.

Per chi è al Servizio del Risveglio, spesso lo stato di coscienza lo porta a non sentire più il bisogno impellente, ad esempio, di uscire tutti i sabato sera con gli amici a fare baldoria, ma senza che questo sia un giudizi negativo nei loro confronti. Semplicemente, ci si dimentica che è sabato, perché magari si è immersi nello studio o nella lettura di qualcosa che ci nutre profondamente, o magari stiamo lavorando a progetti, e distaccarcene per far baldoria sembra uno spreco di tempo. 


Serratura - Foto dell'autrice 
Anche riguardo alle relazioni può accadere che vivendo da single non solo ne apprezziamo i benefici - il silenzio, l'essere indipendenti, i propri spazi vissuti in libertà - ma ci rendiamo conto che non avrebbe più senso allacciare relazioni superficiali volte al sesso fine a se stesso, in quanto questa cosa non ci nutre, ci scarica soltanto. Non è un giudizio nei confronti del sesso occasionale, solo, cambiando stato di coscienza, non sentiamo più il bisogno di uno sfogo meccanico. 
E' ovvio che qualora arrivasse un partner ideale il sesso avrebbe una sfumatura completamente diversa, e decisamente appagante. 

Quindi, molte persone vivono uno uno stato di monachesimo laico senza aver fatto alcun voto né di castità né di frugalità. Ma si finisce per vivere così perché in linea con il nostro stato di coscienza. Anche il cibo non è più un riempitivo, né un'attrattiva di gola, ma qualcosa di sacro, e in questa sacralità ha meno spazio il cibo spazzatura, perché naturalmente sentiamo che non ci nutrirebbe a dovere. Rinunciare alle schifezze non è un sacrificio, non ne siamo più attratti. 

Ovviamente anche quando si tratta di osservare pratiche meditative o volte al Risveglio, e la disciplina della sveglia mattutina di buon'ora, diventa tutto una conseguenza naturale, senza sforzo, ci parrebbe strano il contrario. 

Questo stile di vita porta molto più facilmente alla centratura perché non lasciamo che l'esterno ci influenzi con le aspettative sociali degli altri, ad esempio. Non ci lasciamo sballottare dalla vita frenetica volta al consumo veloce. 
Ma è qualcosa, come ho scritto all'inizio, che nasce in modo spontaneo, un fluire in quello stile di vita come naturale conseguenza di ciò che siamo.