mercoledì 27 maggio 2015

Stare nell'emozione

Nel lavoro su di sé si parla di osservazione delle nostre reazioni ed emozioni, non di reprimerle. Finché non le conosciamo bene non riusciamo a dominarle con il ricordo di sé e la forza di volontà.
Ma a volte capita che un'emozione arrivi anche se siamo presenti e consapevoli che quell'emozione non viene da noi (personalità + corpi fisico, mentale ed emotivo).

Emozioni - Autoritratto dell'autrice
In quei momenti si vive una sorta di straniamento: siamo anima che osserva un corpo che si emoziona e trema o si irrigidisce.
Ma il nostro compito è soprattutto quello di osservare distaccati, perché significa continuare a riconoscere che quel corpo è come un abito indossato che a un tratto ci accorgiamo essere stropicciato. Non siamo noi ad aver bisogno di essere stirati!

La pazienza e la volontà di ricordarci di noi stessi in quanto anima - e quindi imperturbabili - farà il resto. Ci può volere una vita intera, perché non sappiamo quanto profonde siano le ferite che mettono in crisi il corpo, spesso sono così ben nascoste che non ne siamo minimamente consapevoli.

Ma ogni volta che il corpo ha timore o è investito da una forte emozione, l'unica cosa da fare è sforzarsi di ricordare che siamo anime in missione sulla Terra, e che se c'è un'emozione forte quella è anche la Chiave per la guarigione. 
Invece di scappare, ci stiamo dentro fino in fondo.
Standoci dentro, a poco a poco svanisce e noi, Anima, abbiamo conquistato lo scettro del potere!

venerdì 22 maggio 2015

Cogliere i frutti dalle piante

Siamo talmente avulsi dalla realtà e dalla natura che non riusciamo più  stupirci davanti a un albero carico di frutti. O lo si dà per scontato o nemmeno si nota.
Ciliegie - Foto dell'autrice
La cosa che trovo assurda del mondo contemporaneo è che molte persone lascino marcire la frutta che cresce sugli alberi del proprio giardino senza mangiarla o, nel caso non la apprezzi, regalarla a chi la mangerebbe. 
Si preferisce mangiare mele gonfiate di chissà cosa e lucidate a cera del supermercato e si disprezzano le meline selvatiche asprigne e croccanti - che io invece trovo deliziose - un po' per pigrizia nel raccoglierla e un po' perché siamo abituati da decenni a frutta innaturalmente grossa e senza imperfezioni (ma insipida).

Quando vado in campagna a passeggiare con i miei cani mi piace soffermerai sotto un albero carico di frutti, sentire il ronzio delle api intorno nel silenzio dei campi, mi piace allungare una mano e - ringraziando - cogliere un frutto e poi assaporarlo lì sul posto, appena staccato dal suo ramo.
Intanto, a livello energetico e vitaminico un frutto appena colto è molto più nutriente, e poi essere consapevoli del Dono che Madre Natura ci sta facendo dovrebbe riempirci il cuore di gratitudine.

Cogliere i frutti dai rami è un esercizio di Abbondanza, un atto psicomagico. Perché stiamo apprezzando e accettando un Dono della Natura assolutamente gratuito. 
Fragole - Foto dell'autrice
Mangiare sul posto senza riempirsi le tasche per portare a casa - che sarebbe un atto di mancanza di fiducia nell'Abbondanza e quindi vanificherebbe l'atto psicomagico - è qualcosa che ci riconnette alla Vita, alla Fonte, ma in senso fisico.

Invito tutti i lettori a provare questo esercizio, mantenendo un'energia di gratitudine mentre si mangiano i frutti, e Presenza.

Nel caso si abitasse in un centro urbano lontano dalla campagna basta coltivare piccoli frutti sul bancone.



giovedì 14 maggio 2015

Come dicevano i Blues Brothers...

Ogni volta che ci troviamo dinanzi a una prova di vita o a una sfida con noi stessi, o a qualcosa che non abbiamo mai fatto e ci spaventa, dovremmo ricordarci di non essere anime che stanno portando avanti un compito.
Se ci viene richiesto di fare un qualcosa, evidentemente è perché siamo in grado di farlo, la nostra anima è pronta per quell'esperienza. Non ci vengono date prove che non possiamo superare. A non sentirsi pronto o adeguato è l'insieme dei corpi, cioè fisico (tremarella), emotivo (ansia), mentale (paura di fallire o fare brutta figura).


Forza interiore - Foto dell'autrice
Ogni volta che ci si presenta una nuova sfida, ricordiamoci che siamo anime e che, come dicevano i Blues Brothers nell'omonimo film, Siamo in missione per conto di Dio.
Perché qualsiasi sia il nostro compito terreno, viene comunque da lì.

Identificandoci con l'anima, non possiamo più temere il fallimento. Perché non esiste. E' solo una percezione distorta piena di giudizio su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, su ciò che è bello e ciò che non lo è. E' timore del giudizio altrui. Della derisione.

Ma nessuna anima fallisce sulla Terra. Anche quando una persona non supera al meglio della sue possibilità una prova, è esperienza.
Fa tutto parte del bagaglio.

Quindi, ogni volta che avete paura di affrontare qualcosa di nuovo o per cui vi sentite inadeguati, ricordatevi che siete un'Anima in Missione sulla Terra. Quale missione non importa. 
Anche se il corpo ha le gambe molli, voi lo osservate con amore, ma non siete quel corpo. Siete un'Anima infallibile in un corpo spaventato.

Questa consapevolezza vi dà un grande Forza interiore.


lunedì 11 maggio 2015

Fedeli alla propria missione

Capita spesso che chi ha una forte vena artistica o sente di avere una missione spirituale sembri incapace di adattarsi a un impiego ordinario. 
Daimon - Foto dell'autrice
Le ragioni sono principalmente due: prima di tutto c'è una ragione animica, cioè quando si è un'anima evoluta si fa più fatica a stare nella materia, a impastarsi con essa, trovandosi a proprio agio nella vita pratica. Guadagnarsi da vivere con un mestiere è una delle cose più pratiche che possiamo sperimentare. La seconda è la conseguenza del senso della propria missione, poiché se questa ci impegna totalmente, se proviamo per essa abnegazione, non c'è più spazio per un impiego ordinario, soprattutto se è di quelli impegnativi a livello mentale o emotivo. 

Non è un caso che, ad esempio, Jack London abbia fatto un sacco di lavoretti, magari impegnativi a livello fisico, ma per sua stessa ammissione mai troppo stancanti per la mente perché non avrebbe più avuto ispirazione per scrivere, dato che il suo scopo era diventare uno scrittore professionista.

In un certo senso, per alcune di queste persone creative o molto spirituali trovare un impiego per sopravvivere è quasi un tradire la propria missione, è uno scendere a compromessi. A volte è necessario, ma presto quell'impiego sarà lasciato perché il daimon continua a richiamarli alla loro vera natura, al suo obiettivo, che è lo stesso dell'anima.
Questa è al grande sfida per queste anime.
Scendere a compromessi ma imparando anche a gestire la materia oppure avere fede che solo inseguendo la propria realizzazione, anche a costo di rischiare la fame, si potrà davvero compire la
Anima - Autoritratto dell'autrice
missione che ci è stata affidata?


Non c'è una risposta per tutti. Ma penso che la sfida più grande sia  proprio non temere la povertà, perché se hai un Fuoco dentro non puoi permetterle di distruggerti. 
Alla fine, credo che realizzarsi nella propria missione riuscendo anche a viverci - quindi a monetizzarla - sia la più alta realizzazione ma anche la prova della fede nella vita e in sé stessi. Che poi è la stessa cosa, perché noi e la vita non siamo separati! 

martedì 5 maggio 2015

Rilassiamoci un po'!

Il rischio dell'osservarsi di continuo senza una vera apertura del Cuore porta a giudicarsi di continuo, a bacchettarsi per non esserci stati - cioè non essere stati presenti - in determinate occasioni, o per non essere riusciti a mantenere la calma, per esserci lamentati, eccetera.
Quindi, a volte il risultato è un irrigidirsi per il timore di lasciarsi andare non ricordandosi di sé, gesticolare, chiacchierare senza sosta, al posto dell'essere semplicemente vigile.


Sbarre - Foto dell'autrice
Osservarsi non è difficile, ma farlo nel non giudizio a volte pare un'impresa impossibile. Eppure, accorgersi di ciò è già guarigione, perché l'amore inespresso dentro di noi ci sta mostrando in cosa non ci stiamo ancora amando.
Confondiamo il non bacchettarci da soli con il lassismo. Pensiamo che se non siamo implacabili con noi stessi finiremo col lasciarci andare nel Lavoro su di sé fino metterlo in secondo piano o a passare sopra alle mancanze.

Ma senza l'Amore misericordioso verso quelle parti dormienti di noi ci stressiamo inutilmente, rischiamo di stancarci perché la rigidità alla fine pesa come un macigno. E la paura di essere giudicati come ancora troppo dimentichi di sé ci immobilizza invece che aiutarci ad avanzare fiduciosi nel mondo.

Le gabbie che cerchiamo di aprire cambiano veste ma sono sempre gabbie. Occhio, quindi, a non diventare le istitutrici svizzere di noi stessi!
Bacchettarci non è amarci. Essere inamovibili riguardo al nostro percorso di Risveglio e vigili non deve diventare un tribunale
Rocca - Foto dell'autrice
interno.


La stessa cosa vale per tutte le scelte di vita, dal diventare vegetariano allo scegliere la medicina alternativa a quella tradizionale. Se ti irrigidisci in una categoria e giudichi sbagliato ciò che fanno gli altri stai ancora dormendo, perché è sveglio chi ama e comprende, non chi condanna puntando il dito.

Amate i vostri nemici significa proprio "amate ciò che di voi non vi piace". Pregate per i vostri persecutori significa farlo per noi stessi, perché i giudici più implacabili siamo proprio noi!