venerdì 31 maggio 2013

I drammi di controllo

James Redfield, nel celeberrimo libro La profezia di Celestino (Corbaccio), parla degli schemi comportamentali che gli umani mettono in atto nelle loro relazioni. Di qualunque tipo.
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Conoscere gli schemi, osservandoli quando, nostro malgrado, li stiamo mettendo in atto è una grandissima opportunità per liberarsene.

Secondo Redfield, i drammi di controllo avvengono perché le persone non sanno di avere dentro di sé un potere e un'energia infiniti, e il loro bisogno di energia fa sì che credano di doverla prendere fuori di sé. Dagli altri.
Quindi, diventiamo tutti dei parassiti energetici appena nasciamo.

Redfield divide essenzialmente i drammi di controllo in quattro categorie di persone, in base al loro schema di comportamento:

INTIMIDATORE - L'intimidatore è una persona che usa l'aggressività, sia fisica che verbale, per dominare le persone e ricevere attenzione. L'essere autoritario, il dare ordini, il criticare, l'essere rigido, la fa sentire in una posizione di sicurezza.
Come dramma di risposta, l'intimidatore ottiene il tipo:


VITTIMISTICO -  Il vittimista è una persona che si sente debole, incapace di ribellarsi e far valere le proprie ragioni, si sente di solito perseguitato, oppure ha bisogno di giustificarsi sempre. 
Il vittimista vive con la sensazione che ciò che fa attirerà critiche o non verrà capito. Cosa che, naturalmente, accade, perché attira l'intimidatore. 



L'INQUISITORE - Il terzo tipo è una persona subdola, ipercritica e perfezionista, che non si fida delle persone e per questo ha necessità di inquisire, fare domande, indagare il comportamento delle persone che ha accanto nell'intento di giustificare i suoi timori. Usa la critica, insinua il dubbio per smontare la sicurezza di chi ha di fronte, il suo scopo è dominare senza la forza fisica, con la sottigliezza. Il cinismo, lo scetticismo, la tendenza a sminuire il valore delle persone sono altre caratteristiche tipiche.
Questo atteggiamento crea, come dramma di risposta, il tipo:

TROPPO RISERVATO - Il quarto tipo è una persona che tende al mistero su di sé e a stare sulle sue per paura che la sua intimità venga invasa, o che gli altri si impongano e li mettano in discussione. A volte sono persone che non riescono a impegnarsi nelle relazioni perché hanno bisogno di molto spazio e di decidere autonomamente, senza bisogno di chiedere aiuto a nessuno.

Per spiegare meglio questi schemi, portando esempi pratici, James Redfield ha pubblicato anche la Guida alla profezia di Celestino (Corbaccio).

E voi, quanto siete disposti ad osservavi in modo obiettivo per scoprire a quale tipo appartenete?










giovedì 30 maggio 2013

Il vero cambiamento

Nel già citato libro Messaggio per un'aquila che si crede un pollo (PIEMME),  l'autore Anthony De Mello offre un'interessante visione di cosa è davvero il cambiamento.

Il vero cambiamento, in realtà,  non è qualcosa che si può attivare dall'esterno. Il fatto che noi desideriamo cambiare e ci sforziamo di farlo non è sufficiente, perché rimarrebbe un cambiamento forzato, superficiale. 

L'autore cita due esempi: quello dell'alcolista all'ultimo stadio che chiede aiuto dicendo Descrivete gentilmente il modo in cui mi posso liberare da questa assuefazione, ma se fosse davvero consapevole l'assuefazione svanirebbe all'istantee quello del fumatore accanito che sa che il fumo uccide, ma solo il giorno in cui un medico gli diagnostica un tumore ai polmoni diventa consapevole di rischiare la morte.
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Il cambiamento si verifica da solo, dice Anthony De Mello.
L'informazione non è comprensione.
La conoscenza non è consapevolezza.

Non siamo noi a cambiarci, il cambiamento può avvenire solo attraverso di noi.

Voi vedete il cambiamento avvenire dentro di voi, attraverso di voi: nella vostra consapevolezza, esso si verifica. Non siete voi a farlo. Se siete voi a cambiare, è un cattivo segno: non durerà.

mercoledì 29 maggio 2013

Sulla sofferenza

Anthony De Mello scrive:
E' un'ottima cosa, l'aver sofferto: solo in questo caso si può essere esasperati dalla sofferenza per smettere di soffrire.

Secondo il Buddha, l'origine principale della sofferenza è il desiderio. Quindi, per eliminare la sofferenza va eliminato il desiderio.

De Mello spiega cosa si intende davvero per desiderio. 
Un fraintendimento tipico è pensare che allora non dobbiamo più avere sogni o obiettivi nella vita.
Non è così.
Per desiderio, Buddha intende ciò che ci fa credere che senza quella cosa o persona non saremo mai felici, cioè la dipendenza dal soddisfacimento di quel desiderio.
Il senso di mancanza.

In effetti, nella nostra cultura dei consumi ciò viene portato al parossismo dalle stesse aziende produttrici di beni, che insistono nel convincerci che non saremo felici finché non avremo acquistato l'ultimo modello di auto, di telefono, o la nuova crema antirughe o un vestito all'ultimo grido.
Non c'è da stupirci se viviamo in un mondo in cui, nonostante ci sia più ricchezza e salute che nei secoli passati, siamo tutti mediamente più infelici.

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Crea dei bisogni e avrai gente infelice e dipendente.

Ma la sofferenza, come dice De Mello, a volte può essere la porta che si apre su una nuova visione delle cose.
Quando soffri a tal punto che hai due scelte: morirne o fare il salto di qualità e lasciare andare tutto ciò che stai trattenendo con tutte le tue forze par paura, attaccamento, illusione di averne il controllo.

A quel punto, sei libero.


martedì 28 maggio 2013

La consapevolezza secondo De Mello

Anthony De Mello, nel celeberrimo libro Messaggio per un'aquila che si crede un pollo, racconta una storiella riguardo al nostro concetto distorto di crescita spirituale.

Alcune persone hanno come obiettivo fisso il risveglio, la via della consapevolezza, al punto che pensano che non saranno mai felici, mai arrivate, finché non lo otterranno.
Con il solo risultato di creare continua tensione e conflitto interiore, troppe aspettative, sentendosi magari troppo lenti a capire o sbagliati.

Ma De Mello ci ricorda che in realtà la semplice consapevolezza di essere ciò che siamo è già felicità.

E racconta un bellissima storiella.
C'è un discepolo che dice al suo guru di aver deciso di andare lontano per meditare e cercare l'illuminazione.
Ogni sei mesi manda una lettera al guru per fargli sapere dei suoi progressi.
La prima lettera dice: "Ora capisco cosa significa perdere il Sé".
Il guru la straccia.
Dopo altri sei mesi arriva una seconda lettera: "Ora ho raggiunto la sensibilità nei confronti di tutti gli esseri viventi". 
Il guru la strappa.
La terza lettera dice: "Ora conosco il segreto dell'unità e della molteplicità".
Il guru butta via anche questa.
Le lettere continuano ad arrivare per alcuni anni, poi più nulla.
Il guru manda un viaggiatore a scoprire cosa ne è stato del discepolo. 
Un giorno, finalmente, arriva la lettera.
"Cosa importa?", c'è scritto.
Il guru esclama felice:  "Ce l'ha fatta! Finalmente ha capito!"

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Quindi, alla domanda di tutti quelli che vorrebbero svegliarsi, "Sto facendo qualcosa per cambiare me stesso?" Anthony De Mello risponde:
"Ho una sorpresa per voi, davvero un'ottima notizia!
Non dovete fare proprio niente. Più fate, peggio è.
Non dovete far altro che capire".

lunedì 27 maggio 2013

Il balzo quantico di consapevolezza

Scientificamente, un balzo quantico avviene quando un elettrone - che si muove su orbite fisse intorno al nucleo dell'atomo - salta su un'altra orbita, ma senza coprire la distanza che separa le due orbite.
E' un cambiamento di stato che si verifica all'improvviso, immediatamente, senza passare attraverso le condizioni intermedie.
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A livello di consapevolezza spirituale, l'illuminazione, o comunque una nuova percezione della realtà delle cose, può avvenire nello stesso modo.

Non sempre il cammino verso il risveglio è lungo e tortuoso, e anche se lo è, può sempre arrivare un momento in cui comprendiamo di colpo una realtà così in profondità, che nulla sarà più come prima.

Da un momento all'altro siamo così svegli, verso quella verità fondamentale, che ci chiediamo come abbiamo potuto per anni non capire, non vedere!

Davvero è come togliersi un velo dagli occhi, tutto appare più chiaro. Più semplice. Indubitabile.

Non tutti hanno la capacità di fare un balzo quantico evolutivo e non c'è una ricetta. 
Ognuno di noi ha delle corde ben precise, che se vengono toccate nel modo giusto, al momento giusto, ci portano a fare il balzo in un batter d'occhio.

Per questo è bello che ognuno di noi scelga la via verso il risveglio che più lo attira. 
C'è chi si risveglia sentendo il discorso di un maestro vivente, chi leggendo un libro, chi praticando la meditazione, l'Ho'oponopono, o quant'altro...

Per parafrasare il vecchio detto:
le vie del risveglio sono infinite.

venerdì 24 maggio 2013

La solitudine intenzionale

Clarissa Pinkola Estés nei suoi testi parla spesso della necessità animica di prendersi del tempo per sé stessi.

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Ogni passaggio di vita, situazione di difficoltà o di dolore, necessita di un periodo in cui stare da soli per elaborare, leccarsi le ferite e tornare al mondo guariti.

Un bel simbolo ancestrale di rinascita è l'orsa, che passa l'inverno nella tana e a primavera ne emerge insieme ai cuccioli che nel frattempo ha partorito.

La nostra vita è ciclica, fatta di momenti di corsa e altri di pausa, di luce e ombra, di sonno e veglia.

Chi non sa stare da solo almeno il tempo necessario per rimettersi in sesto dopo un periodo difficile, non riuscirà a guarire.
Perché si porterà appresso tutte le ferite scaricandole sull'amico o sull'amore di turno. Trasformando le relazioni in discariche emotive. 

Ma, proprio perché siamo esseri ciclici, dobbiamo saper tornare a stare con l'altro, una volar finita la nostra pausa.
Come in ogni cosa, ci vuole il giusto mezzo, e rifugiarci per sempre nell'ombra non ci giova. Siamo animali sociali.
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Anche Persefone, regina degli Inferi, vi trascorreva pochi mesi all'anno. Il resto del tempo era libera di emergere alla luce del sole e di passare del tempo con le persone care, come una qualsiasi fanciulla spensierata.

C'è un tempo per la solitudine intenzionale e un tempo per tornare nel mondo, nella danza della vita e dell'amore.
C'è un tempo per rimettersi in gioco, e lasciar entrare la primavera chiassosa che spazzi via il silenzio della neve.

giovedì 23 maggio 2013

L'esercizio della lavagna

Quanto siamo in grado di tenere a bada la nostra mente? Siamo capaci di osservare i nostri pensieri con distacco senza farci trascinare?

No. Non ne siamo capaci. Ci manca la tecnica.

Una mente sovraffollata di pensieri è una mente piena di condizionamenti e interferenze. 
Flowing - Foto dell'autrice
I condizionamenti ci impediscono di essere autentici.
Le interferenze ci impediscono di allinearci con la Fonte Universale, e di ricevere le intuizioni giuste per percorrere in modo naturale, senza resistenze, il nostro cammino.

Alberto Chiara suggerisce un metodo molto semplice ed efficace.

L'esercizio della lavagna.

Chiudete gli occhi e rilassatevi.
Immaginate di avere davanti a voi una lavagna nera.
Osservate la lavagna.
Lasciate che i pensieri vi attraversino la mente e osservateli come osservereste un programma televisivo.
Sforzatevi di rimanerne distaccati.
Se il pensiero vi trascina nei suoi meandri tortuosi e vi accorgete che vi state allontanando dalla visione della lavagna, tornate su di essa.

Ad un certo punto riuscirete a vedere i pensieri che passano.
Lasciateli svanire, evaporare come bolle fumose.

Arriverete a osservare la lavagna nera senza pensieri.
Questo potrebbe emettevi in allarme, crearvi un po' d'ansia.
E' normale!
La mente non accetta di non avere pensieri, si spaventa perché in quel momento sente di aver perso potere, di non avere presa su di voi.
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State nel sentire di quel vuoto.

Solo dal vuoto potrete creare pensieri davvero vostri.
Cioè, decidere di formulare un pensiero o un'immagine.
Non sarà più la mente a trascinarvi ma voi a creare pensieri volontari.
Questa è la vera libertà.

Inoltre, il potere di un pensiero formulato con intenzione nel vuoto della mente è molto più potente di un pensiero mescolato a tanti altri che creano interferenze.

I nostri desideri spesso non si avverano perché le nostre resistenze interne creano blocchi, e noi otteniamo l'esatto contrario di ciò che vorremmo.
Nel vuoto, il desiderio formulato, l'immagine piacevole che vorremmo materializzare nella vostra vita, ha un potere enorme proprio perché libero da contro-intenzioni inconsce.

Provate a fare queso esercizio almeno una volta al giorno.
Riprendete il controllo dei vostri pensieri.






mercoledì 22 maggio 2013

Come funziona l'Ho'oponopono

C'è un libro bellissimo che si intitola Zero Limits, di Joe Vitale, in cui si spiega molto efficacemente come funziona il metodo hawaiano di guarigione chiamato Ho'oponopono.

Colui che ha messo a punto e modernizzato questo metodo già esistente nella tradizione hawaiana, è il dott. Hew Len.
Quest'uomo ha lavorato per tre anni al reparto criminale di un ospedale psichiatrico. Senza mai visitare i pazienti o studiare i loro casi, alla fine dei tre anni il reparto ha chiuso perché tutti i pazienti sono guariti.
Come?
Il dottor Hew Len li ha guariti semplicemente usando questo metodo su se stesso.
Poiché noi siamo i creatori della nostra realtà, ogni esperienza in qualche modo ci appartiene.

L'Ho'oponopono parte da questa consapevolezza.
Il terapeuta deve per prima cosa guarire se stesso da ciò che ha provocato la realtà di malattia dei suoi pazienti.


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Non dobbiamo mai dimenticare di essere responsabili al 100% di tutto ciò che ci accade.

Cosa significa la parola Ho'oponopono?
Aggiustare, correggere un errore.

Scrive Joe Vitale:
Per fare Ho'oponopono non avete bisogno di sapere quale sia il problema o l'errore. Tutto quello che dovete fare è notare qualsiasi problema stiate vivendo (...). Una volta notato, la vostra responsabilità è di iniziare immediatamente a ripulire, a dire:

MI DISPIACE
TI PREGO, PERDONAMI
GRAZIE 
TI AMO

Questo è il mantra.

Se il problema riguarda un'altra persona, chiedetevi:
Cosa sta succedendo in me che fa sì che questa persona mi dia fastidio?, continua l'autore.

Sappiamo ormai che se cambiamo noi, cambia anche il mondo intorno a noi.

Il solo modo sicuro è con TI AMO. Quello è il codice che sblocca la guarigione. Ma lo usate su di voi, non sugli altri. I loro problemi sono i vostri problemi, ricordatelo, per cui lavorare su di loro non vi aiuterà. Loro non hanno bisogno di cure, voi l'avete. Dovete curare voi stessi. Siete la sorgente di tutte le esperienze.

MI DISPIACE
TI PREGO, PERDONAMI
GRAZIE
TI AMO






martedì 21 maggio 2013

OHM NAMAH SHIVAYA

Come racconta Salvatore Brizzi in una delle sue belle lezioni, l'umanità, alla ricerca della divinità, nel corso della storia è giunta a varie tappe del cammino spirituale.
Prima pensava che Dio fosse in tutte le cose (animismo), poi che ci fossero varie divinità (politeismo), poi che Dio fosse uno solo, ma separato da noi (monoteismo), infine, oggi cominciamo a pensare che Dio sia dentro di noi, perché in ognuno di noi esiste una scintilla divina.


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Ma alla fine del cammino si potrà comprendere che in realtà, noi siamo Dio. 
Ma siccome il nostro Ego è ancora troppo sviluppato, sentirsi Dio senza aver raggiunto l'illuminazione potrebbe essere pericoloso.
Potrebbe dar luogo a personalità ipertrofiche e dispotiche.

Nel nostro piccolo, potremmo cominciare a sentire il divino in noi, fino a fonderci con esso, recitando un semplice mantra:

OHM MANAH SHIVAYA
(Io onoro la divinità che risiede in me).

Per riuscire a comprendere fino in fondo, a livello inconscio, quanto davvero noi soli siamo creatori della nostra realtà, del potenziale illimitato - perché divino che conteniamo in noi - e per abbattere quel senso opprimente e illusorio di separazione che ci fa credere che il divino sia fuori da noi, e che il potere del mondo non sia nelle nostre mani, questo mantra recitato diverse volte al giorno può fare la differenza.
Può aprirci le porte alle nostre infinite possibilità di creazione.
Può sciogliere quelle ultime resistenze che ci tengono lontani dalla nostra realizzazione personale.
Siamo anime che sono venute qui per svegliarsi e trovare la felicità in terra.

lunedì 20 maggio 2013

La crisi economica è uno stato mentale

La crisi globale che interessa soprattuto l'economia, viene vista da tutti come qualcosa che avviene fuori da noi, lontano dal nostro controllo, per cui ci sentiamo impotenti, vittime.

Ma se nulla accade fuori, se il mondo è una nostra proiezione inconscia, allora lo è anche questa crisi. 
Tutto è sempre solo uno specchio della nostra interiorità.

Questa crisi è una crisi psicologica, mentale e spirituale, e alla fine anche culturale. 
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Questa perdita di senso che angoscia le persone nei paesi industrializzati, è il riconoscimento dell'assurdità della crescita a tutti i costi, del nostro stile di vita improntato alla rincorsa estenuante di beni di consumo superficiali, di acquisizione di status symbol che ci facciano accettare dagli altri.

Ma chi sono gli altri?
Non accettiamo noi stessi, tutto qui, e continuiamo a cercare il benessere e la felicità al di fuori, nelle cose materiali.
Di qui la crisi identitaria di una buona fetta di pianeta. 

I nostri valori si sono persi insieme al senso di sacralità, alla spiritualità.
La crisi è lo specchio di un vuoto interiore collettivo.

La mancanza di soldi è solo la manifestazione mentale di ciò che non funziona più. 
Il denaro è abbondanza, ma l'abbondanza viene dall'amore e dalla fiducia.
Se amore e fiducia vengono a mancare, ecco che scatta quel senso di mancanza, di perdita che innesca la crisi economica.

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Più che occuparsi delle ipotesi di complotto, dovremmo individuare il nemico dentro di noi.

Cosa ci fa credere di non meritare più abbondanza?
Cosa ci fa credere che i doni dell'Universo siano limitati?

Il denaro fisico è solo carta. Di per sé non vale nulla.
Ma noi lo investiamo di tutta la nostra energia. 
Ma che tipo di energia è?
Di paura della perdita, paura della povertà, paura della fame. Vergogna, o desiderio di possesso.

Caricandolo di questa energia, non possiamo certo aspettarci ricchezza per tutti!

Esther e Jerry Hicks, autori del libro Chiedi e ti sarà dato (TEA), scrivono:
Invece di guadagnare ricchezza, provate a permettere ricchezza.
Vorremmo che eliminaste il termine "guadagnare" dal vostro vocabolario e dalla vostra mente, e ci piacerebbe che lo sostituiste con "permettere".

Solo permettendo alla nostra interiorità di essere in pace e senza paure, solo vibrando sulla fiducia nell'abbondanza, si può uscire dalla crisi.
Permettendo al denaro di venire a noi, il quale Non è qualcosa per cui dovete battervi o lottare, scrivono gli Hicks, siete tutti essere meritevoli, e meritate quindi il benessere.



venerdì 17 maggio 2013

La Magia dentro di noi - dal libro "Il giardino segreto"

Capita alle volte di incappare in un libro scritto cent'anni fa e scoprire che la Legge di Attrazione era già conosciuta dall'autore, nonostante non avesse lo stesso nome né esistessero corsi di Risveglio Spirituale.

Mi è capitato di recente di leggere il famoso libro Il giardino segreto, di Frances E. Burnett. 
E' considerato un libro per ragazzi, da cui hanno tratto un paio di film, ma la magia del risveglio della natura e della consapevolezza dei protagonisti è così ben narrata che vale la pena di leggerlo anche se si è adulti. 

Verso la fine del libro uno dei piccoli protagonisti, che si sta svegliando alla gioia di vivere, dice:
- Ci devono essere molti incantesimi nel mondo, ma nessuno li conosce e sa farli. Forse occorre cominciare dicendosi che accadranno cose belle, finché non accadono sul serio.
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E poco oltre:
- (...) Sono sicuro che la magia sia in ogni cosa, soltanto che non ne sappiamo abbastanza per impadronircene e metterla al nostro servizio.

Infine:
- (...) Dalla magia deriva ogni cosa; (...) Ogni mattina e ogni sera e, durante tutto il giorno, tutte le volte che mi ricorderò, dirò: La magia è dentro di me!
(...) Le cose si imparano a forza di ripeterle spesso e di pensarci finché non si fissano in testa; secondo me lo stesso avviene con la magia. Se continueremo a invocarla di venire da noi e di aiutarci diventerà parte di noi per sempre e ci aiuterà ad agire.

E' vero. La magia è dentro di noi.
Ma ora abbiamo anche la conoscenza delle tecniche per padroneggiarla!

giovedì 16 maggio 2013

La lista delle convinzioni autolimitanti

Una delle tante tecniche per dissolvere le false convinzioni che ci limitano, è scriverle in una lista.

Ad ogni convinzione scritta, ad esempio:
Sono convinto che non riuscirò mai a diventare un pittore affermato, 
si scrive il perché siamo convinti che quella cosa è impossibile.
Ad esempio:
Perché tutti me lo dicono sempre, 
oppure
Perché non mi sento all'altezza, sembra troppo bello per essere vero.

Poi si scrive se davvero ci crediamo.
Spesso la risposta è:
No!

Proviamo a scrivere:
Come mi fa sentire questa convinzione? Che emozione mi fa provare?
Spesso la risposta è che ci fa star male.

Allora scriviamo sotto:
Come mi sentirei se non provassi questa emozione?
Ovviamente noi scriviamo:
Mi sentirei meglio, 
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oppure
Sarei più sereno.

Pare così ovvio da essere lapalissiano. Eppure...
Eppure continuiamo a raccontarci delle storie alle quali, gratta gratta, non crediamo neppure noi.
Scoprire che le nostre angosce non hanno un fondamento reale e davvero valido ci fa sentire stupidi.
Ma questo è il prezzo da pagare per aver aperto gli occhi di fronte a un'autolimitazione. 

O preferiamo rimanere tuta la vita convinti che una cosa sia impossibile, pur di non perdere la faccia di fronte a noi stessi?

Senza queste convinzioni, quanto lontano potremmo andare?

Pare incredibile, eppure con questa semplice lista corredata di botta e risposta, si possono sciogliere un sacco di blocchi.

Provate e vedrete!

mercoledì 15 maggio 2013

Lasciar andare: l'esercizio del palloncino rosso

Spesso ci capita di essere tormentati da pensieri ed emozioni negativi, oppure ossessivi.

Magari scopriamo di avere un attaccamento, a una cosa, a una persona, a un sentimento, a una situazione.
Non sappiamo lasciarlo andare.
Non vogliamo lasciarlo andare.

Il timore della perdita ci tormenta più della cosa stessa. 
In realtà, la paura allontana le cose, o fa accadere proprio ciò che temiamo. 
Attiriamo gli eventi con la stessa energia di perdita.

La Legge di Attrazione invece dice che più sei attaccato al risultato, più crei blocchi che lo tengono lontano.

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Anche il dolore, a volte ci è così familiare che inconsciamente non vogliamo lasciarlo andare. Senza, non saremmo più gli stessi.

Joe Vitale propone un semplice esercizio, efficace anche per dissolvere il dolore fisico, come il mal di testa.

Liberare un palloncino rosso:

1. Sentite l'emozione indesiderata (o un dolore) nel corpo.
2. Vedete l'area interessata come una rossa energia fiammeggiante.
3. Avvolgete l'energia in un palloncino rosso e chiudetelo con uno spago.
4. Lasciatelo uscire dal vostro corpo e salire in cielo.
5. Guardatelo salire e salire mentre diventa sempre più piccolo, finché scompare. Lasciatelo andare completamente.



martedì 14 maggio 2013

Caricare le cose di Amore

Come dice Alberto Chiara nelle sue belle lezioni, L'Amore è la vibrazione che ci porta le cose.

Anche Joe Vitale e Rhonda Byrne nei loro libri insistono su questo punto: solo amando le cose che facciamo, le situazioni che viviamo, le persone che abbiamo accanto possiamo raggiungere i nostri obiettivi.
E non si può ottenere una cosa che si desidera senza Amore.
Anche le cose che non hai devi prima desiderarle caricandole d'amore come se le avessi già.


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Le nostre cellule stanno insieme perché è l'Amore a legarle, il nostro cuore batte perché è l'Amore ad averlo messo in moto. 
Senza l'Amore le nostre cellule morirebbero in pochi minuti.

Senza l'Amore la Terra sarebbe un grande sasso senza vita e probabilmente non rimarrebbe sospeso nello spazio.

Non è il desiderio a mettere in moto i miracoli che ti portano le cose, ma l'Amore.

Ama ciò che fai, credici, e tutto andrà per il meglio perché l'Amore è tutto ciò che conta. 
L'unico ingrediente indispensabile a far funzionare le cose.

Chi è innamorato di ciò che fa, del proprio lavoro, avrà sicuramente più successo di chi lo fa solo perché deve tirare avanti. 
E i soldi, sono una conseguenza dell'Amore per ciò che si fa.
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Più si ama il proprio lavoro, più vi apporteremo abbondanza.

Provate a cucinare un piatto di spaghetti distrattamente, senza badare molto a ciò che fate, e poi provate a rifarlo con gli stessi ingredienti mettendoci attenzione, cura e amore.
Sembreranno due piatti completamente diversi.
Inutile dire quale sarà il migliore.

Qualsiasi cosa desideriate, cominciate ad amarla. Ora.

lunedì 13 maggio 2013

L'Assegno Magico

Nel libro The Magic (Mondadori), Rhonda Byrne propone l'esercizio dell'Assegno Magico.

Si fotocopia il modello di assegno che compare a  pag.164, si compila con la cifra che vorremmo ottenere per qualche scopo che ci sta a cuore, o perché semplicemente ne abbiamo bisogno. 
Si appone la data. 
Non si firma perché è già firmato dall'Universo, e la banca è quella Universale della Gratitudine.
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Perché dobbiamo capire che la ricchezza dell'Universo è illimitata, e ciò che abbiamo è ciò che siamo riusciti ad attirare. 
Tutto dipende da noi. 
Se abbiamo fede, e ci affidiamo all'Universo, la somma arriverà a noi in qualche modo.
Concentrandoci sulla cifra, non sul come giungerà a noi.

Quindi, una volta deciso quello che vogliamo, e compilato l'Assegno Magico, ringraziamo preventivamente per ciò che ci sarà dato, perché è lì ad attenderci.


Foto dell'autrice
Tenendolo in mano, immaginiamo di ricevere ciò che vorremmo avere con quel denaro. Quella cifra può anche essere uno stipendio per il lavoro che vorremmo.
Sentiamo la gratitudine riempirci il cuore per il dono ricevuto.

Rhonda Byrne consiglia di portarlo sempre con sé oppure di tenerlo bene in vista in casa, e durante la giornata, di  tenerlo in mano almeno un paio di volte ripetendo l'esercizio della gratitudine preventiva.

Come diceva Socrate, Chi non è contento di ciò che ha, non sarà contento di ciò che avrà.




venerdì 10 maggio 2013

Il metodo EFT

Una delle tecniche usate per ripulirci dai blocchi emotivi, dalle credenze autolimitanti e dalla paura è l'Emotional Freedom Techniques: EFT.

Questo metodo si basa sulla medicina tradizionale cinese e usa i meridiani dell'agopuntura.
Picchiettando su alcuni punti energetici, ristabiliamo l'equilibrio psicofisico.

Brad Yates, inventore di questo metodo, ci ricorda che la quantità di ciò che non attiriamo è pari alla quantità delle nostre resistenze.

Si parte da una credenza limitante che riconosciamo in noi, ad esempio, dicendo a noi stessi:
Anche se penso di non meritare... mi amo e mi accetto profondamente e totalmente;
Anche se penso che sia impossibile avere... mi amo e mi accetto profondamente e totalmente.

Foto dell'autrice
Mentre diciamo questo, picchiettiamo sul taglio della mano usata nel karate per colpire.
Picchiettiamo con le dita almeno sette volte.
Poi passiamo all'inizio delle sopracciglia (sopra il naso);
all'angolo esterno dell'occhio;
sotto l'occhio;
sotto le narici;
sotto la bocca, all'inizio del mento;
sulla giunzione tra le clavicole;
dieci centimetri sotto l'ascella;
sulla sommità della testa.

Autoritratto dell'autrice
Alla fine facciamo un profondo respiro e sentiamo se la resistenza è diminuita. 
Ripetiamolo finché non sentiamo che la resistenza è scomparsa.

E' molto efficace anche accompagnandolo con il mantra dell'Ho'oponopono, reso celebre da Joe Vitale nel libro Zero Limits.

Alcune persone trovano questa tecnica efficace anche per uscire da un attacco di panico o per affrontare una situazione che ci crea ansia, come un colloquio di lavoro o il parlare in pubblico.

Io lo faccio di fronte al sole nascente, associandolo all'esercizio descritto nel mio articolo di ieri.

Maggiori dettagli si trovano sul sito www.bradyates.net


giovedì 9 maggio 2013

Porta l'energia del sole sui tuoi desideri

Un esercizio che mi piace praticare al mattino quando sorge il sole è lasciarmi investire della sua energia esprimendo i desideri che voglio realizzare.

Foto dell'autrice
A occhi chiusi, sentire la luce che mi inonda attraverso le palpebre, respirare a fondo, esprimere chiaramente il desiderio (senza usare il non - ricordate: l'Universo non usa la nostra stessa grammatica!), immaginare di averlo già realizzato provando a sentire l'emozione che proverei.
E poi, abbandonandomi alla gratitudine più sincera.
Dico Grazie più volte che posso prima di finire l'esercizio. 

Provate. Vi darà un sacco di energia e positività, che sono gli ingredienti principali - insieme all'amore e alla gratitudine - per realizzarci nella vita.


mercoledì 8 maggio 2013

Essere come il cielo

Come dice Eckhart Tolle, noi non siamo ciò che accade, ma lo spazio in cui le cose accadono.

Ogni volta che siamo angosciati, turbati, nervosi, ansiosi, dovremmo ricordarci di fare questo semplice esercizio:
Essere come il cielo.

Foto dell'autrice
Immaginiamo di essere i semplici spettatori di ciò cha accade nella nostra vita come il cielo fa con le nuvole.
Il cielo non agisce, non crea né distrugge le nuvole. 
Esse lo attraversano senza lasciare traccia del loro passaggio quando il cielo è sereno.

Essere spettatori di ciò che è, questo è il segreto per lasciare andare le emozioni che ci fanno star male.

Foto dell'autrice
E, come ci ricorda anche Joe Vitale, qualsiasi cosa tu voglia dalla tua vita, devi partire da qui, da questo momento, da te stesso.
Il cielo è sempre presente, impassibile. 
E' nel Qui e Ora e osserva senza giudicare.

Sii come il cielo che osserva e ama le sue nuvole, le sue tempeste.
Sii presente a te stesso sapendo che ogni cosa parte da qui. Ora.
Il cielo è al presente. Vivi al presente. 
E ama. Ama tutto ciò che accade. 
Perché è parte di te.


martedì 7 maggio 2013

Quanto è grande il tuo sogno?

La scrittrice Rhonda Byrne, nel suo libro The Power (Mondadori), riguardo alle convinzioni autolimitanti che ci impediscono di realizzare i nostri sogni, consiglia un esercizio davvero singolare:

Disegna un punto al centro di un grande cerchio e accanto al puntino scrivi quello che desideri.
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Non perché il puntino rappresenti quanto siano irrisori i tuoi bisogni, i tuoi desideri.
E' solo per farti capire che rispetto alla forza dell'Amore Universale, il tuo desiderio è così minuscolo che realizzarlo è semplice come battere le ciglia.

Se non si è ancora realizzato è perché non ci credi abbastanza.
Per questo si consiglia questo semplice esercizio.

Quindi, disegna un cerchio dove vuoi, il più grande possibile. Anche su un muro, se puoi. 
Magari si può realizzare con dello scotch di carta da carrozziere, che non fa danni!
Oppure disegnare col rossetto o un pennarello lavabile sullo specchio. Sì, proprio sullo specchio in cui più ti guardi, così da rammentarti ogni giorno che sei proprio tu, e nessun altro, l'artefice della tua felicità o infelicità, che tutto parte da te. 

E mentre guardi quel cerchio, immagina che sia grande come un cerchio con il diametro lungo quanto un campo di calcio e il tuo desiderio è una capocchia di spillo al centro di un'area così vasta.

Capito?

Non importa se quel cerchio non sarà perfetto, prova a disegnarlo immaginando che quello è l'Amore Universale.
E l'Amore farà il miracolo. Ma ci devi credere.
E già che ci sei, comincia da subito a provare gratitudine per ciò che riceverai.

lunedì 6 maggio 2013

Mai imparare discipline sui libri!

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La prima volta che ho approcciato gli esercizi dei cinque tibetani, l'ho fatto seguendo le istruzioni del libro originale, di Peter Kelder.
Dopo pochi giorni mi sono trovata la cervicale bloccata, e sono stata costretta ad abbandonarli. 
Quando ci ho riprovato qualche tempo dopo, stesso nefasto risultato. 

Eppure tutti i praticanti dicono di averne giovamento, anche dal punto di vista muscolare e delle giunzioni.
All'epoca, ne ho tratto la conclusione - errata - che fosse colpa della mia cervicale irrigidita.

Poi mi è capitata l'occasione di seguire il corso tenuto da Alberto Chiara, che mi ha finalmente spiegato il perché del mio disagio.

Il libro di Kelder parla degli esercizi senza introdurre la respirazione corretta e e l'importanza delle apnee al momento giusto, inoltre non accenna al movimento del perineo che porta energia all'organismo, detto Yoga del Tao o Tao Yoga.

Senza questi piccoli ma fondamentali segreti, i 5 tibetani si limitano a essere degli esercizi di yoga dinamico con sì, dei benefici per i muscoli e le articolazioni, ma non caricando energia come dovrebbero, e chi ha problemi di rigidità peggiora la sua condizione.
Inoltre, Alberto consiglia di scaldare il corpo con esercizi di allungamento della colonna e qualche addominale prima di fare i cinque esercizi. 

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Una volta imparati i segreti, di cui parla nel suo libro Il mistero rivelato dei RITI TIBETANI (Hermes Edizioni), in effetti l'energia caricata porta una serie incredibile di benefici già dai primi giorni - se si fanno quotidianamente.

Prima di tutto, si è meno stanchi, si dorme meno ma meglio, si ha più lucidità mentale, si ha una rinnovata gioia di vivere, più entusiasmo, più voglia di fare le cose.
Presto i piccoli acciacchi spariscono, non solo a livello di muscoli e articolazioni, ma qualsiasi disturbo abbiamo, in poco tempo viene attenuato fino a sparire.
C'è chi testimonia addirittura di avere meno rughe e meno capelli bianchi.

Alberto consiglia di farsi un elenco di disturbo e affezioni, che man mano verranno depennate. Segnarsi la data della compilazione è importante per capire in quanto tempo i benefici saranno evidenti.

Allora, siete convinti?!




venerdì 3 maggio 2013

Non cercate la pace: perdonatevi

Eckhart Tolle ci ricorda nei suoi scritti che l'errore più comune che commettiamo è cercare la pace.
Ma cercando la pace quando non la sentiamo in noi, mettiamo in atto un meccanismo di conflitto interiore. 
Cercando ciò che non si ha si rischia di non ottenerlo, perché il conflitto tra ciò che è e ciò che vorremmo crea una resistenza.

Che fare allora? 
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La ricetta di Tolle è molto semplice: il perdono.
Perdonate voi stessi per non essere in pace.

Quando accettiamo la nostra condizione di persona non in pace, o semplicemente accettiamo di vivere un momento privo di pace, l'accettazione trasmuta la non pace in pace. 

La pace si ottiene solo accettando ogni cosa completamente.
Ma come ho già scritto, l'accettazione non è la rassegnazione.
L'accettazione porta il cambiamento, perché ci permette di vivere con gioia il momento in cui viviamo aprendo le porte all'Amore e ai miracoli. 
La rassegnazione no, perché è completamente passiva e priva di speranza.

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L'arrendersi è il miracolo di rendere ogni momento il migliore momento che viviamo.
Nel Qui e Ora.
Secondo Tolle, l'illuminazione sta proprio qui.
Nella semplice accettazione di ciò che è.