mercoledì 31 dicembre 2014

Un GRAZIE e un augurio per il 2015

Foto dell'autrice
Un enorme, colossale, stratosferico GRAZIE a tutti quelli che hanno creduto in me e nel mio libro, che hanno reso possibile questa pubblicazione, che mi hanno dato o mi daranno la possibilità di presentarlo in giro, a chi l'ha già letto e a chi lo leggerà, agli arcieri di Pino e del chierese, ai miei vari coach/istruttori, all'associazione Crisopea, agli amici che tifano per me, e a voi miei lettori... Insomma, senza di voi questo bellissimo traguardo non lo avrei potuto raggiungere! Vi auguro un 2015 che sia pregno di grandissime opportunità, novità, e crescita personale come per me è stato il 2014. GRAZIE DI ESISTERE! VI VOGLIO BENE.

lunedì 29 dicembre 2014

La Via dell'arciere consapevole è online!

Grazie ai miei lettori che mi seguono dalla fine del 2012. Ora potranno leggere anche il mio libro prenotandolo sugli store online.
Ovunque voi siate, questo piccolo testo sta aspettando voi! Grazie di esserci! Continuate a seguirmi, a presto. Auguri a tutti voi!

Qui di seguito ci sono i link:
http://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&url=search-alias%3Dstripbooks&field-keywords=La+Via+dell%27arciere+consapevole

http://www.inmondadori.it/search/?tpr=10&g=La+Via+dell%27arciere+consapevole&bld=15&swe=N

martedì 23 dicembre 2014

Il raccoglimento

L'inverno che comincia e la festa del Natale invitano a stare in raccoglimento.
Il senso del raccoglimento è stare con sé stessi, nel silenzio, raccogliere le forze spirituali che a volte disperdiamo a causa del mentale, ma anche ri-accogliersi, ri-accogliere qualcosa di noi che si è allontanato e rischia di venire dimenticato.


Christmas candle - Foto dell'autrice
Il raccoglimento è una parentesi, una pausa per stare lì ad ascoltarsi. Ad ascoltare l'energia vibrante che alberga in noi farsi più chiara, più palpabile.
Non può esistere pace interiore senza prendersi dei momenti di raccoglimento. Perché la pace viene solo dall'interno.

Il buio delle notti invernali, che calano presto, è l'invito ancestrale a stare accanto al fuoco, alla luce. E il Fuoco, la Luce ce l'abbiamo dentro. Le candele e le luminarie che si accendono nel periodo natalizio non sono che un simbolo.
Quando la notte cala, bisogna stare accanto alla luce, non perderla di vista, non lasciarla spegnere. Per non morire congelati il fuoco va ravvivato spesso.

Il raccoglimento serve proprio a questo: a ravvivare il Fuoco, a non perdere di vista il nostro Faro nella notte.

lunedì 22 dicembre 2014

Fidarsi del proprio sentire

Siete così abituati ad albergare nella mente, giudicando in base a giudizi mentali e schemi, che avete dimenticato che l'ultima cosa che conta quando avete davanti una scelta da fare è usare il mentale.  
Il mentale è molto bravo a fare elenchi con la spunta:
questa cosa o questa persona mi piace perché ---
Ma la mente non vi dice cosa piace davvero a voi, cosa risuona con il vostro essere più profondo ed autentico. La mente vi dice cosa piace a lei.


La Luna - Foto dell'autrice
Se restate nel sentire, mentre siete davanti ad una persona o in una situazione, capirete se la risposta è SI' o NO.
A volte capita il contrario di quanto normalmente viene detto, cioè che la mente dice SI' perché si innamora di un'idea, ma il corpo (non quello emotivo ma quello in contatto con l'anima) dice NO.

In questo specifico caso non è più la paura ad essere l'avversario da affrontare, ma l'idea illusoria e magari romantica di qualcosa che vorreste ma che però, per qualche ragione sconosciuta, non è del tutto in sintonia con il vostro vibrare.

Chi è abituato a stare nel proprio sentire riesce a percepire l'energia e il sole interiore di una persona. A volte, nonostante tutte le buone premesse - tutte mentali - si può sentire che l'energia emanata da una persona (in cui vibra anche il corpo emotivo e mentale) non  convince. Questo non significa necessariamente che sia negativa o  pesante. 
Qualcosa a livello vibratorio non coincide. 
Se però siete sedotti dall'idea di come la cosa dovrebbe andare a finire, dicendo SI' anche se il sentire dice NO, vi state andando a complicare la vita. Vi troverete nei guai, creando sofferenza a voi stessi e a chi è coinvolto.


Foto dell'autrice
A volte vi trovate a sentirvi spiazzati, perché riconoscete che il sentire è in conflitto con il desiderio. Spesso, di colpo vi sentite investiti di dubbi che vi pesano addosso come macigni.
L'unica cosa saggia da fare è sedersi appena possibile in un luogo appartato o in un posto che sentite vostro, e stare dentro il dubbio. Se vi provoca anche un senso di disagio fisico respirate dentro quel disagio, restando nel Qui e Ora senza pensare al problema in sé.

Prendetevi tutto il tempo che vi serve. Ancora e ancora. Non date retta alle aspettative altrui né alla fretta. Lasciate che il sentire vero, autentico, emerga per dire se è SI' o NO.

Fidatevi di voi stessi. Del vostro sentire profondo.

giovedì 18 dicembre 2014

Determinati, non combattivi!

A volte si tende a far confusione tra l'essere combattivi e l'essere determinati.
Nell'essere combattivi sta il presupposto del fare resistenza a qualcosa. Per esempio alla paura di sbagliare o di fallire. O alla Paura stessa. O all'illusione che l'avversario sia davvero là fuori.


Baby scherma - Foto dell'autrice
Essere determinati, invece, significa che qualsiasi cosa succeda saremo sempre lì a insistere sul sentiero che sentiamo nostro. Non esiste ostacolo, avversario, prova né fallimento che possa davvero fermarci.
Se sei determinato e brilli di Volontà Pura, che è una qualità dell'anima - quindi all'ottava superiore - allora diventi un caterpillar. Puoi abbattere montagne. Perché le montagne che vedi sono solo percezioni distorte, ostacoli che paiono insormontabili ma non lo sono.

Se insegui la tua Visione, il tuo Sogno, è naturale andare avanti senza fermarti, diventando più forte. Cadi e ti rialzi, perché il tuo Sogno, la tua Visione, è tutto ciò che conta.


Foto dell'autrice
Con la determinazione la combattività viene trascesa.

Il combattivo, in realtà fa resistenza, perché con il suo atteggiamento dice NO. Dice NO a ciò che non vuole. Ma così si concentra su ciò che teme o rifiuta.
Il determinato, invece, dice SI'. Sì al proprio Sogno. 
Si può pensare che siano due facce della stessa medaglia ma non è così.
Il NO è fare resistenza, andare contro. Il SI', è restare nell'apertura.
Hanno un'energia diversa. Il NO è chiusura. Il SI' è apertura e fiducia e Cuore.

venerdì 12 dicembre 2014

Il ragno, la tela e la preda

Dovremmo tenere a portata di vista un'immagine di tela di ragno per ricordarci che con i nostri pensieri autolimitanti noi siamo come un ragno che tesse una tela in cui la preda che vi rimane catturata è sempre una parte di noi, la parte che dovrebbe invitare i doni della vita ad entrare. 


Quella preda è la Porta dell'Abbondanza, ma noi, con le nostre paure, con il mentale iperattivo che facciamo? Ci tessiamo da soli una tela per intrappolarci e dire che non ce la possiamo fare, che quello cui aspiriamo è troppo bello per essere vero, o che non siamo abbastanza fortunati. 
Come se l'Universo distribuisse doni e Abbondanza a caso!
Chi lo crede non ha capito nulla della Legge di Attrazione! 
Ragnatela e foglie morte - Foto dell'autrice


Ponete attenzione più che potete ai vostri pensieri autolimitanti.
Quante volte dite: Non è possibile; è pericoloso; mi fa paura; mi preoccupa; come farò?; è troppo difficile; troppo complicato; e se  poi fallisco?; e se poi lui/lei mi rifiuta?; non voglio soffrire, ecc.

Amore, denaro, lavoro, rapporti famigliari possono essere la Porta del Paradiso in terra o una trappola infernale. Dipende solo e unicamente da voi, dai vostri pensieri, dalle false credenze. 
Quando ne intercettate uno, osservatelo. Restate lì ad osservare la falsità di ciò che rappresenta. E' un'illusione, una bolla di sapone. E' solo paura. La paura è un'ombra. Portandovi la luce dell'osservazione consapevole, scompare.
Così vi liberate della vostra stessa tela insidiosa. E tornate a volare.

giovedì 11 dicembre 2014

Quanto siete disposti a sacrificare per il vostro Sogno?

Continuare a credere nel proprio Sogno, nella propria Visione di come vorremmo fosse la nostra vita, è camminare lungo un sentiero irto di insidie.
Il mondo, con le sue forme-pensiero, continua a bombardarci di false credenze che ci rimangono scolpite dentro, nel profondo. 
Queste credenze ci dicono di continuo che inseguire il proprio Sogno equivale a finire sul lastrico e la nostra paura e mancanza di fiducia lo fa accadere. Ma è qui che viene il bello. E' così che si forgia un vero guerriero!
Frigo vuoto - Foto dell'autrice

Quando resti al verde, quando non hai nemmeno dieci euro per fare la spesa, quando devi andare a piedi perché non hai di che pagare il gasolio, quando è più facile che la paura si insinui dentro di te facendoti cedere a elemosinare un lavoro da schiavo pur di non vedere il frigo vuoto, pur di non dover più rinunciare alle cose cui tieni di più, come una cena con gli amici, o a comprare spesso vestiti nuovi, ecco che puoi guardare in faccia la vita e dirle: 
Io non ho paura! Io mi fido! Ho fiducia che seguendo il Cuore, amando il mio Sogno, ce la farò! Avrò di che vivere e in abbondanza.

Perché chi crede nel proprio Sogno e non cede alla paura della fame, della povertà, la sconfigge! 

Dobbiamo ricordarci in ogni momento che siamo noi e solo noi a creare la nostra realtà, non esiste un mondo esterno che abbia davvero potere su di noi, se non glielo permettiamo.
Tutti a fare salti mortali per la paura di diventare poveri, per la paura di umiliarsi... Ma cedere alla paura buttando il nostro Sogno nella spazzatura in cambio di un lavoretto che ci dia l'illusione di una minima sicurezza è gettare la spugna, è vendere l'anima e la libertà in cambio di un analgesico.
Barca nel blu - Foto dell'autrice

Il Guerriero non cede, continua a camminare verso il suo Sogno a
costo di arrivarci con le scarpe rotte e la fame che si spalanca come una voragine nello stomaco.

Non sacrificate il vostro Sogno, il talento con cui siete stati inviati sulla Terra, la chiave per la vostra realizzazione, lo strumento che il Divino ha scelto per sperimentare la Vita nelle sue mille sfaccettature. Come potete allora buttare via il vostro talento, la spinta interna a realizzarvi in cambio di una finta sicurezza che non è altro che mediocrità che puzza di muffa?

Se siete dei veri Guerrieri chiedetevi: Quanto sono disposto a sacrificare per il mio Sogno? 
E poi buttatevi! La Vita vi sosterrà. 
Come dice un vecchio detto: La Fortuna premia gli audaci.

martedì 9 dicembre 2014

Basta con gli intellettuali sfigati!

Quando avevo circa vent'anni, frequentavo un circolo di poeti, nell'ambito del quale ho avuto modo di pubblicare le mie poesie, in piccole raccolte. Quello che all'epoca mi era subito saltato all'occhio era che la maggior parte di questi poeti, pur essendo piuttosto giovani, avevano la classica aria da intellettuali d'altri tempi, pallidi, fisicamente deboli, incapaci di parlare d'altro che di poesia, libri, filosofia, e nutrendosi a vicenda di citazioni.


Vecchi libri  - Foto dell'autrice
Io che ho sempre adorato i libri, e amavo scrivere poesie, pensavo: Che palle questi intellettuali!
Mi chiedevo per quale assurda ragione un poeta dovesse per forza essere uno sfigato, e vivere solo di versi e citazioni, quasi fosse incapace di assaporare la vita vera, con tutti i sensi. Come se non sapesse di avere anche un corpo, oltre che una mente (iperattiva e prevalente su tutto il resto).

Eppure, la tradizione romantica ci porta l'esempio di Lord Byron, che attraversava a nuoto il golfo di Lerici ed era fisicamente prestante, nonostante un difetto congenito a un piede; e della vita avventurosa di Shelley, morto in un naufragio in Italia. E che dire, qualche decennio dopo, di Rimbaud, che salpa per l'Africa in cerca di avventura dopo una vita scandalosa? Jack London, tra i vari mestieri, fece anche il pugile.

Eppure, la trappola della mente intellettuale è sempre lì, fa dimenticare al poeta/scrittore/filosofo che non può esserci equilibrio se si è solo mente e niente corpo, ed è inutile disprezzare chi vive questo disequilibrio al contrario, cioè tutto corpo e niente mente. Sono due facce della stessa medaglia.


Grotta Byron, Porto Venere - Foto dell'autrice
Quando hai talento per la poesia, per la prosa e l'indagine intellettuale, è tuo primario dovere esserci con tutti i sensi. Perché come puoi, altrimenti, narrare della vita, delle emozioni, se nemmeno sei in contatto col tuo corpo, se non sai respirare nel modo corretto? 
Se non sai cosa significa il coraggio di una sfida nei confronti di un avversario in carne e ossa, come puoi narrare di guerrieri ed eroi?

I cosiddetti intellettuali devono prima di tutto imparare a vivere davvero, a esserci, nel corpo, nel respiro, qui e ora. Allora saranno in grado di narrare qualcosa di veramente autentico: la propria vita sperimentata, e non ispirata da citazioni di esperienze altrui.




giovedì 4 dicembre 2014

La paura della gabbia

L'altra faccia della paura della solitudine è la paura della gabbia. 
Ci sono molti uomini e donne indipendenti che, proprio per questa loro caratteristica, temono di restare imprigionati in una relazione che toglierà loro spazio per sé, libertà di movimento o semplicemente libertà di essere sé stessi.

Questo sentimento nasce indubbiamente da ferite non rimarginate, dal timore di cascare di nuovo nella trappola, ma il nocciolo della questione è che se temi la gabbia - dato che nulla si manifesta fuori che non sia uno specchio di ciò che è dentro - allora vuol dire che sei tu stesso a crearla nei rapporti.
La gabbia è aperta - Foto dell'autrice
Nessuno ti può imprigionare se non tu stesso.

Il tuo timore di restare imprigionato in una relazione soffocante con un partner geloso, esigente, ossessivo, inquisitorio, è il timore di manifestare fuori di te qualcosa che ancora tieni nascosto, nel lato oscuro della tua coscienza.

Quella paura è anche un dono: ti sta mostrando ciò che ancora devi sanare, l'acqua torbida che devi andare a purificare, l'antro buio da rischiarare con la semplice consapevolezza, portando Amore a quella parte ferita che preferisce scappare piuttosto che lasciarsi coinvolgere e rischiare. 

Disegna una gabbia con la porta aperta. Tieni quell'immagine in vista. Quella gabbia l'hai disegnata tu, e soltanto tu hai la chiave. Concentrati sulla porta aperta. E' sempre stata aperta! 

lunedì 1 dicembre 2014

Quando liberi le possibilità

Si legge spesso del lasciar andare, ma alcune persone faticano a comprendere come. Come si fa a lasciar andare un pensiero, una preoccupazione, un desiderio represso, una fissazione?
In effetti è una cosa data spesso per scontata ma difficile da spiegare, perché non esiste una tecnica. In realtà non ce n'è bisogno.


Gothic in the light - Foto dell'autrice
La cosa che ho notato è che si tratta di sensazioni, e bisogna essere attenti e un po' allenati per percepirle. Finché il lasciar andare è solo mentale si ricade prima o poi nello stesso problema o preoccupazione. Perché in realtà lo stiamo solo accantonando.
Quando lasci andare veramente qualcosa che occupa la tua mente e il tuo emotivo, lo fai, come se di punto in bianco qualcosa dentro di te dicesse basta! in modo definitivo. 
Allora ecco che senti accadere qualcosa che assomiglia a una rete che viene lasciata aperta e le possibilità quantiche cui non davi la possibilità di raggiungerti cominciano a vibrare dentro e fuori di te, ti attraversano con una leggerezza nuova, perché TU lo stai permettendo!

Le fissazioni, il senso di impossibilità e frustrazione per qualcosa non fanno che bloccare le possibilità quantiche di cui la Vita stessa è permeata, impedendo loro di portarci meravigliose novità.
Non darò spiegazioni scientifiche su di esse perché qui si parla di sensazioni, e quando le provi sai che stai facendo la cosa giusta. Sei alleggerito, fiducioso. Ti si spalanca una Porta.

In poco tempo, ecco che vedi succedere ciò che per lungo tempo hai sognato ma che involontariamente hai tenuto lontano a causa delle tue forme-pensiero limitanti. 


sabato 29 novembre 2014

Presentazione del mio libro

Sono lieta di informare i miei lettori che il mio libro La Via dell'arciere consapevole sarà presto disponibile su Amazon e in alcune librerie d'Italia. 
La prima presentazione avverrà a Torino. Le indicazioni sono sulla locandina qui sotto. Altre ne verranno, terrò i miei lettori informati! 

Ci tengo a precisare che questo non è un manuale di arcieria diretto solo a chi tira con l'arco, ma è un modo di vivere una disciplina sportiva dall'interno di noi, invece che puntando a risultati esterni ed effimeri.
Le tecniche di Risveglio della coscienza vengono applicate ai gesti, in totale Presenza.
Nel libro, inoltre, vengono utilizzate metafore arcieristiche per affrontare situazioni quotidiane, come ad esempio l'inseguimento degli obiettivi personali, la perseveranza, la fiducia, il coraggio, l'autostima.

Viene esplorato lo spirito guerriero, passando da San Galgano - monaco guerriero del XII secolo, al mito di Athena, e molto altro.
Viene sottolineata l'importanza del farsi strumento nella mani del Divino. Poiché non è l'arco lo strumento, ma l'arciere stesso!

Per ulteriori informazioni scrivete a: genavarigana@libero.it

giovedì 27 novembre 2014

Ipotesi di complotto e vittimismo

Girando sui social network è facile vedere quante persone sono preda della paura dei complotti, e passano il tempo a postare cupi articoli in cui si parla di massoneria, alieni, invasioni, stermini programmati, eccetera. 
Non ho intenzione di disquisire se tali complotti esistano davvero o no, perché non è questo il punto.

Il punto focale del problema, sempre più diffuso, è il sentirsi minacciati. Quando ci si sente minacciati da qualcosa di grande e oscuro, come un complotto mondiale massonico, il sentimento di partenza è il senso di impotenza.

Passare la vita sui social network a inveire contro chi ci minaccia, ergendosi a difensori della libertà, in realtà è un grido di terrore.
Significa che stiamo dando al mondo esterno - che è sempre una nostra proiezione interna - il potere di farci sentire minacciati, impotenti, piccoli, inermi.

Il fatto che poi qualche complotto esiste davvero non dovrebbe allarmarci, poiché complottare è tipicamente umano ed è peculiare dei governi, dell'oligarchia. I complotti ci sono sempre stati.
Complottisti - Autoritratto dell'autrice

Ma se una persona si sente minacciata da essi, dovrebbe cominciare a lavorare su di sé per sciogliere il senso di minaccia.
Il vittimismo tipico degli ossessionati dai complotti è una forma di Ego mascherata da salvatore dell'umanità.

La vittima, o chi si sente tale, sta richiedendo attenzione sulla sua paura perché è l'Ego a temere di morire. Identificarsi con la vittima di turno - anche in senso collettivo - significa dare all'Ego pane per i propri denti, poiché se esiste una minaccia "là fuori" il suo agitarsi lo rende più forte. 
L'Ego vuole sentirsi vivo, e non importa se il vittimismo fa perdere alle persone potere personale ed energia.

Il vero guerriero sa che la prima cosa da sconfiggere è la paura proiettata sugli eventi esterni. La minaccia esiste perché noi le permettiamo di farci sentire minacciati.
Possiamo anche decidere di agire consapevolmente contro un determinato complotto, ma mai con la paura che si agita in noi.

mercoledì 26 novembre 2014

Arco e Combat = Yin & Yang

Una cosa che sto sperimentando in questo periodo è che ci sono sport che paiono opposti e magari inconciliabili, perché troppo diversi - apparentemente - per tipo di energia e movimento, che invece si rivelano complementari.

Farò l'esempio del tiro con l'arco e il combat in generale. Il primo si può definire uno sport molto yin, piuttosto statico, silenzioso, meditativo, in cui non si richiede molta forza fisica - se non nelle braccia, oltre a un certo numero di libbre - né resistenza alla fatica.
Guantoni Muay Thai- Ritratto dell'autrice
Tutti gli sport di combattimento, invece, sono decisamente yang, con una forte carica di energia, richiedono resistenza alla fatica, contatto fisico con l'avversario, velocità d'azione. Sono di sicuro più rumorosi, sudati, insomma, più maschili.

Quindi, si direbbe che se una persona si sente portata per l'uno non può certo apprezzare l'altro... Non è vero!
Proprio perché il primo è statico, non è raro vedere arcieri in sovrappeso o che lamentano una pigrizia fisica, e sul lungo termine si nota che l'energia sviluppata da una sessione di tiro con l'arco è minore rispetto a uno sport più dinamico in genere.
D'altra parte, chi pratica sport di combattimento rischia - se non ben equilibrato di per sé - di incarnare solo aggressività e testosterone.

Se il simbolo del Tao è fatto di due parti complementari, lo Yin e lo Yang, è proprio perché l'equilibrio supremo si fonda su entrambi. C'è un po' di Yin nello Yang e un po' di Yang nello Yin.
Arciera outdoor - Ritratto dell'autrice

Se la riflessività e il silenzio interiore dell'arciere vengono portati nel combat, e il coraggio della sfida del fighter nel tiro con l'arco, ecco che il combattimento porta un tocco di sensibilità femminile, e il fuoco bruciante del combattente può smorzarsi un po' in sensibilità lunare; d'altro canto la staticità dell'arciere si tramuta in un fuoco indirizzato verso un bersaglio, e il suo ergersi sulla linea di tiro diviene più autorevole.

Guerrieri spirituali di tutto il mondo, trovate il vostro equilibrio!

martedì 25 novembre 2014

Quando la paura scompare di colpo

Una cosa che ho imparato dalla vita e dal lavoro su di sé è che non sempre è necessario lavorare su una specifica paura o su un blocco in particolare per scioglierli. 
Il lavoro di risveglio della coscienza, se fatto costantemente, a 360 gradi, porta dei risultati che vanno spesso al di là della nostra immaginazione. E di colpo scopriamo che paure e blocchi che ci condizionavano fino al giorno prima non ci sono più. Svaniti in uno sbuffo di fumo.


Pitone acquerellato - Foto dell'autrice
Fin da bambina ho sofferto di erpetofobia, ovvero paura dei rettili. Non potevo nemmeno vedere un'immagine di serpente su un giornale o in un documentario senza stare male, mi si contorcevano le budella dal terrore, sentivo i sudori freddi affiorare sulla pelle come se fosse stato lì dal vivo. Se aprendo un giornale vedevo un serpente ritratto, scattava in me la reazione di sorpresa e paura, e non riuscivo più a leggerlo.

Quando a vent'anni sono andata in Thailandia in vacanza, una sera in un bar un tizio mi ha battuto sulla spalla per farmi voltare nella sua direzione, e quando l'ho guardato il serpente che aveva intorno al collo ha avvicinato il muso nella mia direzione, tirando fuori la lingua. Dopo aver lanciato un grido di terrore, sono scappata tra la folla e di notte non riuscivo a dormire, ossessionata da quell'immagine. Quando alla fine sono crollata per la stanchezza, sono stata preda di incubi brulicanti di serpenti minacciosi. 

Poi, tanti anni dopo, più di dieci, stavo lavorando da tempo su me stessa, riscoprendo il mio senso del potere personale, l'autostima, l'autodeterminazione, invischiata in vicende familiari difficili che andavano risolte trasmutando le mie energie bloccate.
Un giorno, ad una festa estiva, mentre camminavo tra la folla con mia figlia per mano, ho visto da lontano un ragazzo con un pitone al collo. Immediatamente qualcosa nella mia mente mi ha detto: Alt! Ferma, lì c'è un serpente, non puoi passare!
I miei corpi fisico ed emotivo hanno risposto: Embè? Che problema c'è?
Di colpo, stupita, mi sono resa conto che il mio corpo non ne aveva paura. Era solo la mente che restava al tempo in cui i serpenti mi terrorizzavano, ma nel frattempo io non avevo fatto nulla per risolvere quella paura specifica. Era scomparsa, semplicemente.


Pitone in black - Foto dell'autrice
Ho sentito una forte attrazione per l'animale, volevo vederlo da vicino e toccarlo. E' emersa una voglia irresistibile di accarezzarlo. E dopo aver preso tempo, conversando con il proprietario dell'animale - per essere sicura del mio sentire - e aver scoperto che era una femmina di pitone reale di pochi mesi, di nome Persefone (se non ricordo male), l'ho toccato. 
E' stata una della più grandi soddisfazioni della mia vita. Toccare un serpente e non solo scoprire che non lo temevo, ma che mi piaceva! Accarezzare un pitone è una sensazione tattile unica, un misto di ruvido e vellutato, e gommoso. E' affascinante.

Quel giorno, evidentemente, ero pronta per fare un salto di qualità, scoprendo che avevo sconfitto un demone senza nemmeno scendere in battaglia con esso! 
Lavorate su voi stessi e vedrete accadere miracoli!

mercoledì 19 novembre 2014

Affannarsi è come annegare

Vedo attorno a me ancora tante persone che si affannano quando qualcosa va storto, o non sanno come gestire una situazione, un'emozione. Vogliono ottenere qualcosa e finiscono per impantanarsi in emozioni negative, ansia, nervosismo, impazienza. 

Sappiate che affannarsi è come annegare.
Cani al fiume - Foto dell'autrice
Immaginatevi di non saper nuotare. L'errore tipico è di cominciare ad agitarsi per restare a galla, con l'effetto contrario. Più ci si dibatte, in preda al panico, più si va a fondo.
Infatti, chiunque abbia fatto un corso di nuoto sa che la cosa migliore è restare a galleggiare sdraiati, di modo che la spinta dell'acqua ci sostenga.

Ogni volta che state per entrare nel loop dell'affanno, cercate di ricordare questa semplice regola: calma, respirare, galleggiare, lasciandosi trasportare dalla corrente
Se non ti affanni, la vita ti sostiene, proprio come l'acqua. Abbi fiducia.


lunedì 17 novembre 2014

Da perdenti a Nuovi Eroi

Sono sempre i dubbi, la paura di non farcela, di non essere all'altezza a trasformare persone piene di potenzialità in perdenti.
Il perdente non è chi non vince o chi non cade mai, è chi non prova nemmeno. 
Paglione a sorpresa - Foto dell'autrice
Chi getta la spugna alla prima difficoltà, chi si scoraggia perché le sue aspettative sono state deluse o gli si chiede di fare uno sforzo che gli sembra troppo grande.
Chi ha paura di fare brutta figura, chi si giudica inadatto, chi si lamenta dando la colpa a cause esterne.

Ma ci sono due ingredienti magici che ci possono trasformare da perdenti in nuovi eroi: Entusiasmo e Coraggio.
L'entusiasmo ci porta a buttarci con fiducia, gioia e creatività nelle imprese che sentiamo attrarci in modo irresistibile. Il coraggio è il portare avanti queste cose anche se all'inizio fatichiamo o abbiamo paura. Coraggio è anche fregarsene di venire giudicati, di cadere, di farsi un po' male. Perché l'entusiasmo è più forte.


Tiro nei boschi - Ritratto dell'autrice
Amore ed entusiasmo sono due emozioni superiori che vanno a braccetto, sono le due facce della stessa medaglia.
Quando sentite la grinta emergere dopo aver affrontato le situazioni con entusiasmo e coraggio, ecco che davanti a voi si spalancano possibilità e doni inimmaginabili fino a poco prima.
Perché entusiasmo e coraggio vi aprono le porte delle possibilità quantiche, e l'amore che provate mentre fate ciò che vi entusiasma non può restare inosservato al Divino.
E' una preghiera di attuazione. E' un dire sì alla vita e ai doni divini.

Allora, ecco che il perdente che eravate prima diventa il Nuovo Eroe della situazione.
Diventate gli Eroi della vostra vita!

giovedì 13 novembre 2014

Guerrieri e cani

Si sa che il sentiero del guerriero spirituale si fonda anche sulla Volontà, sull'allontanamento volontario dalla pigrizia, sull'abbattimento di schemi di comportamento che ci inchiodano nelle abitudini. Il Non c'ho voglia per un guerriero non può esistere!


Erba e cani - Foto dell'autrice
Quindi, un'azione apparentemente banale come portare fuori i cani la sera, con ogni clima possibile, anche il più estremo, nasconde una spinta a uscire dalla tana confortevole per affrontare ciò che si deve. Un cane è un impegno quotidiano, regolare, le sue necessità basilari non possono passare in secondo piano perché fuori piove a dirotto ed è l'una del mattino!
Un cane da portare fuori con un clima estremo è un invito a tramutare il mollusco che è in noi in un essere dotato di Volontà e abnegazione.

Inoltre, gestire un cane significa aver a che fare con una creatura reattiva ed istintiva che va tenuta a bada, condotta, che deve sentire la tua autorità per poterti obbedire.
Un cane lasciato a se stesso farà ciò che vuole, e per naturale inclinazione sarà lui a dominare sul padrone, con conseguenze spiacevoli e a volte potenzialmente pericolose, specie se il cane ha un carattere aggressivo.


Foto dell'autrice
Un cane ti fa da specchio per ciò che riguarda la tua capacità di autorevolezza, il tuo Potere personale, la capacità di condurre e non di venire trascinato. Un cane vivace di costringe alla centratura, un cane dominante ti obbliga a tirare fuori il tuo magnetismo. 
Sei tu che comandi. 
Il tuo cane è lo specchio anche delle tue paure e difficoltà, delle tue debolezze. Un cane che non ti ascolta ti sta dimostrando di non riconoscere la tua autorità, ma non è colpa sua. Sei tu il responsabile di non avere abbastanza Potere e Forza interiore per diventare il naturale capobranco.

martedì 11 novembre 2014

Esercizio per cuori rattrappiti

Ho sentito diversa gente lamentarsi di non essere in grado di provare vero Amore, di non amare abbastanza. Sentono di avere il cuore chiuso, bloccato, incapace di aprirsi al sentimento più alto. Spesso ci provano a sentire l'amore con tutto il cuore, dicono, eppure sentono che quel muscolo resta chiuso in se stesso. Credono di non esserne capaci, come se fosse qualcosa di irrimediabile.

Come fare, quindi, ad imparare ad aprire il cuore all'Amore?
L'amore nasce dall'apprezzamento, e dall'apprezzamento si passa alla gratitudine. Dalla gratitudine alla gioia di ciò che è, attenti a restare nel non giudizio.

Questo è il primo passo, quindi: soffermarsi sull'apprezzamento, nel profondo, sentendolo in tutto il corpo e anche nel cuore. Portate gratitudine nel cuore per quell'apprezzamento, portateci la gioia. Sentite queste emozioni superiori espandersi come un calore diffuso, che porta luce nelle vostre tenebre. Immaginate il vostro corpo rischiararsi dal di dentro alla luce di questi sentimenti.

Potete passare dalle piccole cose fino a quelle grandi, eventi e persone. 

Il secondo passo è l'accettazione totale, fondamentale. Niente elenchi mentali di ciò che ci piace di una cosa o una persona, solo accettazione per ciò che è.
Cercare di percepire questa accettazione e l'apprezzamento come qualcosa che non ha confini.
Se c'è un confine da qualche parte, il cuore non si può espandere nell'Amore puro. La sensazione del non avere confini porta anche a percepire nettamente che l'Amore non ha nemmeno un corpo, ma è qualcosa che trascende.


Rosa in tazza cinese - Foto dell'autrice
Il terzo passo è immaginare il cuore che si espande, aprendosi dolcemente e con fiducia come una rosa che sta fiorendo.
Respirate, portando questa immagine nel cuore, ad ogni respiro fate sì che la rosa apra un po' di più i suoi petali fino a spalancarsi del tutto. Come un dono che si fa al mondo. Una rosa toccata dalla Grazia divina. 

Certo è difficile, molte persone possono scoraggiarsi, continuare a sentire che, nonostante l'esercizio, il loro cuore continua a essere bloccato. Bisogna avere fede, lasciarsi andare, non preoccuparsi sentendosi incapaci di amare, perché quando si lascia cadere il giudizio su sé stessi ecco che il miracolo accade: un giorno succede qualcosa che vi fa sentire di colpo l'Amore. 
Anche senza un motivo apparente, in maniera del tutto inaspettata, si sente l'Amore in ogni singola cellula del proprio corpo.
Allora, in quel senso di alleggerimento, espansione, luce, chiarezza, profondo apprezzamento e gioia intrinseca, comprenderete che state amando. Avete scoperto di essere perfettamente in grado di provare Amore!

E' qualcosa che va al di là dello spazio, del fisico, del possesso. Semplicemente e in maniera del tutto naturale - cosa sorprendente! - proverete per una persona un amore sconfinato, che permea ogni singola cellula del vostro corpo (non solo fisico, qui si intendono i tre corpi), illuminandovi da dentro. E' luce divina, perché l'Amore non può che essere divino.
E succede alla fine di provare un'immensa gratitudine per il solo fatto in sé di sentirlo davvero.










lunedì 10 novembre 2014

Che cos'è la Forza e come percepirla

Ricollegandomi al precedente articolo sugli archetipi, e in particolare alla citazione di Obi Wan Kenobi, Maestro Jedi in Guerre Stellari, vorrei spiegare cos'è la famigerata Forza citata dai cavalieri Jedi.

Foto dell'autrice
La Forza è l'energia universale, non solo la forza interiore, ma qualcosa che trascende. Nell'Universo l'energia circola senza sosta e permea ogni cosa, vivente oppure no.

Se ci concentriamo sul nostro respiro, possiamo percepire questa Forza entrare dentro di noi e vibrare. Ma ascoltandoci bene, in profondità e nel silenzio mentale, ecco che ci accorgiamo che questa Forza entra in ogni singola cellula del nostro organismo e poi ne fuoriesce con l'espirazione.
Inspirando ed espirando in modo consapevole, possiamo davvero comprendere che questa Forza ci attraversa, entra ed esce da noi con il respiro, e non solo. Viene assorbita anche dal corpo intero attraverso la pelle. Se siamo attenti si attiva ogni volta che entra, vibrando in noi.


Foto dell'autrice
Quando in Guerre Stellari i Maestri Jedi dicono al proprio discepolo di percepire la Forza gli stanno insegnando a diventare permeabile ad essa, cioè all'energia universale che tutto regge e tutto può. Non c'è nulla di fantascientifico. 
Come per processo osmotico, il guerriero deve arrendersi senza paura al Potere cosmico e permettere alla Forza di attraversarlo, permearlo, fino a diventare un tutt'uno con essa. 

A quel punto, ogni cosa è possibile, poiché si diventa canale del Divino. Tra il Divino e la Forza non c'è nessuna differenza. Non esiste Forza senza Dio né Dio senza Forza. 
E un guerriero spirituale senza Forza e senza Dio non può essere tale.

venerdì 7 novembre 2014

Il richiamo dell'Archetipo

Quand'ero bambina sono rimasta folgorata dalla saga di Guerre Stellari (i primi tre film), ed un seme è stato piantato dentro di me, ma i frutti li ho cominciati a vedere più di trent'anni dopo.


Rielaborazione foto dell'autrice
All'epoca le due figure che più mi hanno colpito in profondità, restandoci in modo indelebile, sono state i due Maestri Jedi Obi Wan Kenobi e Yoda. La loro saggezza profonda, la calma imperturbabile e la grande forza interiore - unite al coraggio del guerriero - mi hanno conquistata per sempre, e negli anni a venire mi sono resa conto che in tutti i film epici le figure che più suscitavano la mia ammirazione non erano l'eroe o l'eroina di turno, ma il vecchio saggio, la sciamana, il maestro spirituale. 

E' come se già sentissi, anche se in modo ancora nebuloso, un richiamo, un modello da seguire, a cui aspirare, ma a livello della personalità credevo che fosse qualcosa di irraggiungibile, che nessuno nella realtà potesse diventare un cavaliere Jedi.
Eppure, era come un invito a seguire quella strada.

Ogni volta che un archetipo ti si scolpisce dentro lasciandoti un segno indelebile, ti sta richiamando a qualcosa che ti appartiene. Ti sta dicendo: Diventa chi sei.

martedì 4 novembre 2014

Elogio dell'epica

E' tipico dell'umano dormiente considerare migliore e consigliabile una vita tranquilla senza troppi scossoni o imprevisti, lunga e sempre uguale - praticamente una noia! - piuttosto che una vita magari breve, ma che lascia un segno indelebile nelle coscienze di altri umani.
Omero - Foto dell'autrice

Gli antichi, nelle società guerriere, pensavano che la cosa migliore per un vero guerriero fosse essere ricordato nelle canzoni epiche. 
Se da un punto di vista orizzontale questo può sembrare un mero tentativo di sopravvivere nel ricordo di chi resta vivo e poi dei futuri guerrieri - quindi un sorso di immortalità - dal punto di vista verticale, invece, è un modo per lasciare un esempio da seguire, una traccia netta che altri possano solcare, essere d'ispirazione per grandi imprese future. 

E' uno stimolo a trovare il proprio coraggio, a sfidare sé stessi in imprese che i pavidi addormentati considerano folli, letali.

Con questo non intendo sostenere che uno deve per forza morire in battaglia. Ma chiedetevi per cosa volete essere ricordati.
Quelli che per novant'anni hanno vissuto una vita al riparo da qualsiasi slancio creativo, che non hanno mai osato, che si sono crogiolati nella prudenza e nella banalità quotidiana ripetitiva?
Foto dell'autrice
O volete essere ricordati per aver fatto o detto qualcosa di nuovo, magari non nei contenuti, ma nel modo? Per aver dato il vostro meglio al mondo, con l'esempio? Per essere stati di ispirazione? 

Scegliete voi.

Il mio consiglio è: rendete la vostra vita epica, degna di essere ricordata come esempio da seguire, siate uno stimolo, non una ripetizione in serie di vite incolori.
Chi vive una vita senza rischi non può cambiare il mondo.

venerdì 31 ottobre 2014

Corrispondenze animiche

A volte capita di trovarsi in un gruppo di persone verso le quali sentiamo una forte affinità che va al di là dei gusti e degli atteggiamenti superficiali. Sentiamo per queste persone una vera e propria corrispondenza animica. 
E' come se ci conoscessimo da sempre, è la frase più comune. Non c'è bisogno di molte parole, bastano sguardi, gesti, o anche la sola presenza fisica nello stesso luogo per essere totalmente in sintonia.

In quei momenti comprendi a livello intuitivo e profondo che non è come se ci si conoscesse da sempre, ma la realtà. 
Senti di colpo emergere la sensazione netta, che è quasi una certezza, che ci si è conosciuti davvero prima di questa incarnazione. 

Foto dell'autrice - Disegni di Isara Graziano
La cosa meravigliosa ed emozionante è capire che ci si è dati appuntamento da qualche parte nel tempo per ritrovarsi tutti qui, perché evidentemente dovevamo finire un lavoro da svolgere in sinergia. 
Questo ti fa comprendere con fiducia che non esiste tempo né spazio che possa dividere davvero le anime, perché se c'è un appuntamento da rispettare, ci si ritroverà sempre e comunque, riconoscendosi, semplicemente.
Non esiste il caso, tutto è coincidenza significativa, ci sono trame divine che ci seguono, che ci sostengono per farci ritrovare al di là delle ere. Non è fantastico?

Questo è Amore. Riconoscersi, ritrovarsi con questo legame indissolubile che va al di là del tempo e dello spazio.

giovedì 30 ottobre 2014

Non darsi tregua

C'è una tendenza in alcune persone a non lasciarsi stare, a martellarsi di continuo sui propri errori nel tentativo di perfezionarsi sempre più.
Anche se magari da fuori non si nota, con sé stessi hanno standard molto elevati e se sentono di aver fallito nel tentativo di dare il meglio di sé si tormentano, continuando a criticarsi, a spronarsi a fare meglio, sono come istitutrici svizzere del proprio Io.

Il punto è che non sanno perdonarsi, non sanno rilassarsi pensando Ok, oggi ho fatto questo errore, ho avuto questa debolezza, ma domani farò meglio. Poi lo fanno lo stesso, tentano comunque di fare meglio, ma nel frattempo vivono tormentati dai rimorsi, dall'avrei dovuto, non ho saputo fare, ecc.
Luna e aragosta - Foto dell'autrice

Questo essere implacabili con sé stessi ha due facce. Se da una parte è uno sprone a dare sempre il meglio, o a impegnarsi di più, dall'altra è un continuo tormento interiore che toglie serenità.

Essere incapaci di perdonarsi è il punto.
Non significa essere troppo condiscendenti al limite del lassismo, perdonarsi è lasciarsi stare all'ottava alta. 
A volte, chi fa un lavoro su di sé, avendo ormai acquisito nel profondo il concetto che tutto parte da noi stessi, esagera nel darsi colpe, invece di pensare di avere solo una responsabilità. Quest'ultima è neutra, mentre la colpa è un sentimento negativo.

In effetti, si parla spesso del Fuoco del guerriero che non demorde, che cade e si rialza sempre, ma un guerriero spirituale, oltre alla perseveranza e al coraggio, deve incarnare il perdono.
Senza perdono verso sé stesso continuerà ad essere tormentato dagli stessi demoni che cerca di affrontare. La mancanza di perdono è uno dei demoni più potenti cui far fronte.

Accettare quelle parti di sé che non piacciono, che si considerano
Foto dell'autrice
come debolezze o difetti è il primo passo verso il perdono, solo accettandosi totalmente si possono vedere la bellezza e la perfezione di ciò che si è, così come si è. Nella propria evoluzione costante, errore dopo errore, di caduta in caduta. 


Forse è proprio questo il motivo per cui a volte non si sa combattere. Si parte già battuti dai propri standard troppo elevati, dai dubbi, dall'autocritica implacabile e feroce. 
Non si sa combattere perché si è già sfiniti in partenza dal proprio Io giudicante.

mercoledì 29 ottobre 2014

Farsi testimoni

Quando si parla del Risveglio della coscienza si rischia di mettere in pratica gli insegnamenti unicamente per il proprio bene, per uscire dalla sofferenza e fluire più sereni nella vita. 
In realtà, ogni persona che intraprende questo percorso di consapevolezza è chiamato a farsi testimone di quanto avviene in lui, per il bene comune, per dare alla collettività una spinta evolutiva anche a livello dell'inconscio collettivo, dando il proprio personale contributo.

Farsi testimone, però, non significa necessariamente divulgare come fanno Maestri, scrittori, giornalisti, life coach, a volte i cantanti,
Concerto in viola - Foto dell'autrice
eccetera.

Significa fare ciò che siamo venuti a fare e ci riesce meglio in modo verticale, testimoniare il Risveglio agendo in maniera differente.
Potete essere insegnanti a scuola, in una palestra di fitness, cuochi, fotografi, stilisti, agenti di commercio, avvocati o quant'altro, ma il vostro essere verticali, donando al mondo la vostra energia di consapevolezza, farà la differenza a livello planetario. 

Vi assicuro che un piatto cucinato con amore e consapevolezza è più buono, un'abito cucito da una persona consapevole è più bello e  attirerà più acquirenti. Un insegnante sveglio non potrà che
Foto dell'autrice
influenzare positivamente i propri studenti.


Anche se in questo modo l'energia di consapevolezza arriva in modo quasi subliminale - ma ciò non toglie che un cuoco spieghi a parole come essere un cuoco consapevole - non ha senso tenersi la propria esperienza di consapevolezza solo per sé, perché significa comportarsi in modo egoico, quindi chiuso. La consapevolezza finirebbe con noi, entro i nostri limiti. Ma se ne facciamo dono, essa circola, e facciamo un favore all'umanità intera, che ne ha più che mai bisogno.
E' un atto d'amore.

martedì 28 ottobre 2014

Siete imperatrici!

Ogni donna è un'imperatrice, se solo lo ricordasse! 
Imperatrici - Foto dell'autrice
Dentro ognuna di voi c'è un Centro di Potere unico e sfavillante, ma continuate a sentirvi impotenti, deboli, a criticarvi, non vi lasciate stare. Vi tormentate nel voler essere perfette, ma perfette per chi? Per chi sta là fuori? Ma là fuori non c'è nulla, la mania di perfezione che imputiamo al mondo esterno è solo nostra. 

In realtà siete già perfette, basta ricordarvi del vostro Centro. Siete le imperatrici della vostra vita, delle vostre azioni, del vostro Cuore.
Se cadete, fatelo da imperatrici, con dignità, rialzandovi sempre e comunque, con l'innata eleganza senza tempo della nobiltà d'animo.
Invece di restare a terra piagnucolando come femminucce deboli e senza spina dorsale, un'imperatrice risorge ogni giorno, ogni momento, dalle ceneri dei propri errori. 

Un'imperatrice conscia del proprio Potere sfavillante non mendica
Foto dell'autrice
attenzioni, né amore, né successo all'esterno.

Perché lei E' Amore e Successo. Sa che il mondo è in suo Potere.

In ogni aspetto della vita siate imperatrici, non mendicanti!
Siete qui per riscoprire la vostra vera natura. Siete qui per tirare fuori la vostra forza d'animo. 
Ricordate che ogni sfida che vi trovate ad affrontare è un implicito invito a tornare alla vostra natura di imperatrici.
Qualsiasi cosa capiti, restate nel vostro Centro.


lunedì 27 ottobre 2014

La visione globale

Di solito, chi cammina per strada riempie lo spazio percorso dal punto A al punto B con i propri pensieri, o immergendosi totalmente nella musica sparata nelle cuffie. La strada da percorrere viene vissuta solo come un fastidio che ci separa dalla nostra meta.

Nelle arti marziali - e Bruce Lee ne parla nel suo libro Il Tao del Dragone - la mente del praticante non è fissa su un punto dell'avversario, poiché è richiesta una visione globale di ciò che accade intorno, specie se si lotta con più avversari contemporaneamente. La mente non può fermarsi su un dettaglio in particolare, deve fluire inglobando tutto senza arrestarsi. 
Foto dell'autrice

Camminando per strada, bisogna poter avere la stessa visione globale, in cui la direzione che abbiamo non è la sola cosa su cui focalizzarsi. Dovremmo concentrare tutta la nostra attenzione su ciò che accade nello spazio intorno a noi, essere vigili, la mente sgombra e duttile, ricettiva. 
Meglio ancora se riusciamo a dividere l'attenzione tra il corpo, con il respiro e il passo, e l'ambiente circostante.

Come pantere dovremmo poter camminare senza troppo rumore nei passi e nel silenzio della mente. Concentrati tra interno e esterno, come un continuo scambio fluido, gli occhi socchiusi e vigili da felino. 
Si osserverà uno spazio di consapevolezza e sicurezza emergere da dentro.

Essere all'erta ha anche uno scopo pratico, poiché non rischiate di essere presi alla sprovvista, qualunque cosa accada. Ciò non significa aspettarsi sempre il peggio, tipo un'aggressione o un incidente stradale, ma pur conservando la sensazione di essere al sicuro, fiduciosi, essere pronti a qualsiasi accadimento richieda riflessi pronti e sangue freddo. 
Questo è allenamento all'attenzione e alla consapevolezza dell'ambiente. Indispensabile anche per i guerrieri spirituali.

giovedì 23 ottobre 2014

Prendere a calci il pavido in te

Quando cominci ad approcciare tecniche di combattimento, senti emergere momenti di verità su chi sei veramente.
Non c'è più nessun mentale che possa mentire a te stesso, sei nudo, di fronte ai tuoi limiti autoimposti, alle tue paure, alle debolezze che ti frenano.


Foto dell'autrice
Ogni timore, ogni tentennamento, parla di te e solo di te. Non esiste davvero un avversario là fuori, di fronte a te. Quando tiri pugni e calci, lo fai a te stesso, a quella parte pavida di te che si tira indietro, non osa, teme di far male o di farsi male.
Ad esempio, ho scoperto con stupore che ho più timore di far male all'avversario che di farmi male io stessa, ma se l'altro non esiste, allora è sempre l'altra faccia della stessa medaglia! Rivelazione importante. 

Quello che conta, infatti, è scoprire quelle parti di te per imparare ad osare, a sfidarsi di continuo per superare i blocchi, darsi uno strattone da soli, giocare con i propri demoni e riderne. Riderne sempre. Non c'è nulla come l'ironia e l'autoironia per mettere i propri demoni fuori combattimento. 


Foto dell'autrice
La grinta che scaturisce quando provi tecniche di combattimento è quella che ti spinge a cambiare atteggiamento nella vita di tutti i giorni, non esiste vittimismo né scuse per tirarsi indietro. Impari a buttarti e a fidarti.

Impari a scendere nella materia, a sguazzare nel sudore, a toccare e farti toccare senza paura di venire invaso nei tuoi confini, perché nel corpo a corpo le barriere non sono più così nette.
Diventi fatica, respiro, fuoco che brucia, gioia terrena. Coraggio.

Alcune anime, incarnandosi, faticano a sentirsi a casa nella materia, hanno una naturale nostalgia per il regno spirituale e incorporeo. Quelle anime hanno bisogno di scendere nel fango della lotta, per sperimentare la vita terrestre, la dualità, la carnalità, la sfida fisica. 
La cosa più evolutiva da fare è non tirarsi indietro. 
Anime fluttuanti, buttatevi nella mischia!