venerdì 29 agosto 2014

La TV secondo E. Tolle

Sapevate che un americano medio sui sessant'anni ne ha passati circa quindici davanti allo schermo televisivo? Non penso che gli europei siano piazzati meglio... 

Eckhart Tolle, nel libro Un nuovo mondo (Mondadori), si sofferma brevemente ad analizzare il perché la tv dia così dipendenza.
Essa induce, in umani inconsapevoli, alla trance, a una passività che succhia energia allo spettatore. Più il programma è superficiale, insensato e più è difficile staccarsi, poiché non induce pensieri che stimolino una ripresa dell'attività logica.


Foto dell'autrice
Erroneamente, le persone guardano la tv per non pensare. Ma è una trappola. Non è come esercitare la Presenza o meditare, cose che inducono davvero a una sospensione dei pensieri, ma con la complicità della consapevolezza. Guardare la tv fa sì smettere l'attività mentale del dialogo incessante, ma è lei a pensare voi!
La passività dello spettatore lo rende più adatto ad assorbire pensieri della mente collettiva, spiega l'autore, quindi opinioni e giudizi non suoi.
Da qui passa la manipolazione della pubblica opinione.

L'illusione di smettere di pensare cercando l'intrattenimento televisivo superficiale viene pagata a caro prezzo: con la perdita della coscienza. Si viene completamente catapultati, assorbiti dal programma perdendo di vista sé stessi, ciò che siamo al di là dei pensieri e delle opinioni. Invece di trascendere il pensiero, perdiamo la nostra vera identità, dimentichiamo di essere anima

Secondo Tolle è questo che la tv ha in comune con le droghe e l'alcol: anestetizza i pensieri, illudendovi così di aver trovato la calma, ma è solo una scappatoia che diventa alla fine un circolo vizioso. Più si è separati dal proprio corpo interiore, dalla propria vitalità, più si ricerca la quiete, ma nel modo sbagliato. Non è riempiendo questo vuoto con un surrogato, o anestetizzando il dolore che questa separazione provoca, a essere la risposta e la 
Foto dell'autrice
soluzione.


Inoltre, è importante avere ben chiaro che nei bambini cresciuti con troppa televisione la capacità di attenzione diminuisce creando deficit di apprendimento e un'incapacità, crescendo, di andare in profondità nelle relazioni e nelle percezioni.
Insomma, la tv guardata in modo inconsapevole crea un mondo di zombie. Siete stati messi in guardia!

giovedì 28 agosto 2014

Non maledite

Da principio fu il Verbo
Ovvero, la vibrazione che crea.
La parola crea mondi, lo dicono anche gli sciamani.
Quindi, ogni volta che pronunciate una parola state anche creando, emanando energia che vibra e si fa realtà. La vostra realtà.

Gargoyle - Foto dell'autrice
Ogni volta che usate l'aggettivo maledetto state portando negatività alla vostra vita, poiché ciò che emanate è anche ciò che riceverete in cambio. L'energia è un boomerang.
Dire che c'è un tempo maledetto, o avete un maledetto dolore a una gamba, o vi lamentate del maledetto cane del vicino che abbaia, ecc., non fa che concentrarvi sulla negatività, che è uno stato mentale, non dell'essere.

La vostra realtà è fatta dei vostri giudizi mentali.
Ma la vera realtà è solo ciò che è, e nulla che sia stato creato può essere maledetto. Poiché ciò che esiste non può che essere benedetto, o non sarebbe stato creato. La realtà è Grazia divina che si fa materia.

Non maledite, niente e nessuno. Poiché la vostra realtà è creata da voi stessi (cioè dal divino che alberga in voi), maledire ciò che avete creato è maledire indirettamente la stessa Fonte che ha creato tutto: VOI!

mercoledì 27 agosto 2014

Il dolore fisico ci costringe alla Presenza

Il dolore fisico è una porta. Quando sentiamo dolore nel corpo ecco che si accede alla Presenza, anche quando non si è consapevoli di quanto sta accadendo.
La mente smette per alcuni secondi di divagare, di parlare incessantemente, di saltare tra passato e futuro per sostare nell'Adesso. Il dolore fisico richiama la nostra attenzione sul corpo, e il corpo non può che vivere nell'Adesso. Tutto ciò che accade, accade nell'Adesso, non esiste altro tempo reale se non questo momento. Non puoi sentire dolore ieri né domani, solo immaginarlo o ricordarlo. Ma la sensazione fisica è sempre Qui e Ora.

Se poi ci mettiamo anche la nostra Consapevolezza acquisita man mano sul cammino verso il Risveglio, ecco che il dolore fisico diventa una Porta. 
Foto dell'autrice
La tipica tendenza umana è scappare dal dolore fisico, prendere un analgesico, lamentarsi - come se la lamentela avesse il potere di allontanarlo, farlo svanire!
Ma prendendo coscienza del fatto che esso è una delle tante opportunità che la vita ci dà per stare nell'Adesso, impariamo ad accettarlo. Accettandolo, facciamo un salto di Consapevolezza.
Perché smettiamo di fare resistenza.

Ciò non significa subire il dolore anche quando è veramente forte. Non intendo dire che non dobbiamo mai prendere analgesici, ma essere consapevoli del fatto che il dolore è una delle tante vie che ci ricordano di vivere il momento presente.

martedì 26 agosto 2014

Il Risveglio deve farsi Cultura

Ho scritto ieri che una base fondamentale del cambiamento, oltre alla coscienza di essere responsabili di ciò che creiamo, è dare l'esempio.
Una cosa che ho notato, mutando visione delle cose, è che moltissimi libri e film continuano a narrare storie di perdizione in cui non c'è riscatto, non c'è salvezza, solo mancanza di senso, pessimismo e cecità dei protagonisti. 
Foto dell'autrice
Comprendo che si voglia esplorare il mondo contemporaneo attraverso il senso di disperazione, ma se lo stesso autore - scrittore o regista che sia - non comprende il senso ultimo dell'esistenza e non ne vede la bellezza, continuare a scrivere libri di questo tipo usando uno stile meraviglioso, con protagonisti magari indimenticabili, non porta da nessuna parte.

Il problema del classico intellettuale di professione è che intrappolato nella propria mente egioca come chiunque altro, ma essendo un comunicatore non fa che rafforzare nei lettori e nei fruitori di film (ma anche di arte contemporanea, che non è mai stata così deprimente e intrisa di mancanza di senso come negli ultimi decenni), certe idee di stampo esistenzialista e nichilista che il mondo sia un orrendo e insensato teatro di tragedie in cui siamo condannati a vivere.

Il Risveglio della Coscienza globale deve necessariamente passare parte anche dai libri, dai film, dall'arte, dal teatro, dalla musica, da tutte le manifestazioni dell'umana creatività che in senso generico chiamiamo Cultura. 


lunedì 25 agosto 2014

Essere d'esempio

Sappiamo che lamentarsi di qualcosa che non piace non fa che produrre negatività e le cose non cambiano. Ma interrompere gli schemi di lamentela non basta. 
Se si vuole cambiare qualcosa, bisogna dare per primi l'esempio.

Come può un genitore pretendere che il figlio mangi e apprezzi la verdura se poi è il primo a rifiutarla o a mangiare cibo spazzatura?
Ha senso dire alla propria prole adolescente, mentre si sta fumando, di non fumare perché fa male? 
Sembrano ovvietà, eppure non lo sono. Queste cose accadono tutti i giorni. 

Se si vuole la pace, il silenzio, devono prima partire da noi. Non possiamo pretendere di essere circondati da famigliari calmi e tranquilli se siamo noi i primi a non avere la pace dentro.
E tutto questo si ripercuote su vasta scala.

Vogliamo un mondo meno inquinato eppure molti non fanno la raccolta differenziata, buttano i pacchetti di sigarette dal finestrino dell'auto, portano le lavatrici vecchie e rotte nei boschi, in discariche abusive, invece che alla discarica comunale. 
Foto dell'autrice
E quell'inquinamento che esiste fuori, in realtà è uno specchio dell'inquinamento che si ha dentro. 
Pensieri negativi, frustrazioni, dolore, ossessioni, dialogo mentale incessante, tutto questo viene vomitato di continuo all'esterno attraverso parole, azioni o semplicemente emanando energia negativa a cui qualcuno, prima o poi, si aggancia generando un circolo vizioso da cui non si riesce a uscire.

Qualsiasi cosa vi dia fastidio negli altri è anche in voi. 
La vicina che spettegola è un riflesso di voi, l'abuso di potere che vedete nelle istituzioni è anche in voi, e così via dicendo.
Cominciate da voi. Date il buon esempio interrompendo schemi malati.
Come diceva Gandhi, siate il cambiamento che volete veder nel mondo.

sabato 23 agosto 2014

La semplicità

A forza di lavorare incessantemente su te stesso, un giorno scopri che non hai più quel bisogno impellente di riempirti la vita e la casa di cose, di oggettini carini che ti illudevi potessero rendere il tuo ambiente più allegro, più romantico, più fresco
A un tratto non ne senti più la necessità perché comprendi che essi sono solo forma, orpelli inutili che in nessun modo possono riempire dei vuoti o cambiare i tuoi stati d'animo - illusioni su cui si basa il marketing.
Foto dell'autrice

La vera abbondanza è uno stato d'animo. Ma non ha nulla a che vedere con la quantità di prodotti inutili, spesso di poca qualità, di cui circondiamo.

Quando cominci a sentire dentro di te la vera Pienezza, lo spirito senza forma che si nutre da sé, allora non hai più l'illusione di vuoti da riempire. Compendi che la semplicità del vivere, la frugalità,  non sono privazioni.
Togliere il superfluo è energia che circola.

venerdì 22 agosto 2014

Fare i capricci

Fin da bambini, fare i capricci è un evidente tentativo di ottenere qualcosa che si desidera attraverso una manifestazione emotiva negativa ed esagerata. 
Se nel bambino questo tentativo può essere comprensibile in quanto non ha ancora sviluppato una conoscenza sufficiente di sé e del mondo e agisce per tentativi, per scoprire i limiti degli adulti - quanto e cosa può ottenere - non lo è più nell'età adulta.

Eppure, proprio perché questi schemi si sono stratificati nell'infanzia, da adulti si agisce nello stesso modo, anche se non così plateale. Lamentandoci cerchiamo di manipolare le persone o gli eventi affinché si conformino al nostro volere, senza comprendere che l'energia che inviamo fuori ci torna indietro nella stessa misura. 
Come scrive Eckhart Tolle, pensare di ottenere delle cose che pensiamo ci facciano felici partendo dall'infelicità è semplicemente folle. Eppure è propri così che funzionano la mente e il corpo emotivo. Pensiamo che se siamo infelici la vita ci deve in qualche modo, prima o poi, risarcire.


Foto dell'autrice (Quadro di Isara Graziano)
Osservazione e Consapevolezza sono sempre gli strumenti giusti per interrompere questo circolo vizioso di infelicità che ne richiama altra.

Come genitori, dovremmo prendere coscienza che il resistere a un capriccio di un figlio è la cosa migliore per lui, perché impara da subito che non è così, con una manifestazione emotiva negativa, che si può ottenere soddisfazione. Molti genitori, purtroppo, si sentono in colpa e scambiano la fermezza per mancanza d'amore, trascuratezza. Questo è un errore madornale che andrebbe corretto il prima possibile. 

Esercitando la Presenza vera con i figli - cioè l'attenzione al momento presente, non  la presenza fisica - si può osservare quel senso di colpa emergere, e nello stesso tempo l'energia sviluppata con questo stato di consapevolezza viene percepita dal bambino come Forza intrinseca del genitore. A quel punto il bambino comprende la differenza tra fermezza e opposizione sorda.
La fermezza non può che essere un bene perché pone dei confini e indica la strada verso la calma e la forza interiore.
Da questo, nasce l'autorevolezza. Il contrario dell'autoritarismo, che è a sua volta uno stato negativo.

mercoledì 20 agosto 2014

Sentirsi soli

Mi è capitato innumerevoli volte di sentire persone lamentarsi del proprio senso di solitudine. Esso può essere scatenato da una rottura sentimentale, dalla fine di un'amicizia o da un senso di vuoto generico.
Quel senso di vuoto o di rottura è semplice illusione della separazione. E' la convinzione che gli altri siano altro da noi. Che ci sia differenza tra la nostra individualità e quella altrui.
Se non sentiamo una risposta alle nostre richieste da parte delle persone ecco che ci sentiamo abbandonati.
Ma se ogni cosa nasce da dentro, poiché il mondo è una nostra percezione e quindi una proiezione esterna del nostro sentire, come possiamo sentirci soli?

Non esiste differenza tra noi e la vita, e quindi se non sentiamo la pienezza e ci percepiamo soli, separati dagli altri, non amati, non considerati, è perché non siamo in contatto con noi stessi. Con la nostra parte divina. 
Foto dell'autrice

Anche chi si sente abbandonato da Dio non riconosce in sé la Sua essenza divina. Se noi e Dio siamo fatti della stessa luce, come possiamo essere abbandonati da Lui? Non è possibile.
Quello che viene percepito è solo uno scollamento tra l'Ego e la propria parte divina. E' pura alienazione.

Quando qualcuno si lamenta che Dio non ha accolto le sue preghiere esaudendo una richiesta, in realtà dovrebbe comprendere che quel silenzio è già una risposta. Gli sta dicendo che può farcela con le proprie forze senza aggrapparsi sempre alla convinzione che Dio sia fuori di lui e da fuori lo possa aiutare. 
Se un bambino che sta imparando a camminare ogni volta che cade e scoppia a piangere viene subito rialzato dal genitore, non imparerà mai a contare sulle proprie forze.
Noi siamo qui per imparare che siamo responsabili di ciò che ci accade. Quindi il Divino ci sta dicendo con il suo silenzio Ho fiducia in te, so che ce la puoi fare. Il mio silenzio è la tua forza.

E quando qualcuno si dispera perché le cose non sono andate secondo i suoi piani dovrebbe soffermarsi proprio sul quell'aggettivo possessivo. Dire "il mio piano, il mio desiderio, il mio sogno" indica una possessione da parte dell'Ego. La mente umana si identifica con esso e se i piani non vanno secondo i desideri dell'Ego ecco che ci si sente dei falliti.
Ma il vero dono è comprendere che quel fallimento gli sta insegnando che i suoi piani non possono essere basati sul far colpo, avere più denaro come status, piacere di più a tutti, ecc.  Questo è illudersi che si può trovare sé stessi nel riconoscimento da fuori.

The prayer - Foto dell'autrice
Se sei allineato con la parte più vera, più autentica che alberga in te, il Sé Superiore, allora un giorno comprendi finalmente che i piani del Divino sono gli stessi tuoi, e quindi qualsiasi cosa succeda è per il meglio. Non esiste fallire.
Comprendi che tutte le volte che ti sei disperato per qualcosa che non era andato secondo i tuoi piani stavi cercando di manipolare il divino perché esaudisse i desideri di quell'Ego che finge di essere te.

Non esiste solitudine perché nessuno è separato da nulla. Quello che senti è lo scollamento tra l'Ego e la tua vera Essenza.

lunedì 18 agosto 2014

Sminuirsi è Ego

Di solito, si pensa che chi tende a sminuirsi nei discorsi sia una persona che ha poca stima di sé. In parte è vero, ma questa abitudine nasconde una trappola di fondo. 
Eckhart Tolle, nel suo libro Un nuovo mondo (Mondadori) ci mette in guardia: l'Ego fa di tutto per sentirsi un po' più degli altri, per rafforzare il proprio senso di sé (ovvero illusione), e se non ci riesce con i successi e i talenti, allora troverà il modo di emergere anche nelle mancanze o nella negatività.

Un esempio lampante: quando una persona usa l'autoironia per sottolineare le proprie mancanze, disattenzioni, magre figure e altro. In superficie questo atteggiamento può sembrare un modo più scanzonato per affrontare la vita, con più leggerezza, ma se la persona lo fa di frequente, ecco che abbiamo davanti un esempio di Ego che cerca di identificarsi nel ruolo di quella svampita, quella che dimentica sempre tutto, quella che ne ha combinata un'altra delle sue, ecc.


Foto dell'autrice
L'Ego vuole sapere chi è a tutti i costi e si illude di trovarsi nelle identificazioni, perché la mente deve classificare tutto. La persona con questi atteggiamenti, dunque, involontariamente si sta così costruendo una maschera da cui difficilmente riuscirà a uscire, in quanto finirà per essere sempre più attaccata all'idea illusoria di chi è. E' vero che ciò nasconde una forma di bassa autostima, ma per l'Ego è sempre meglio che non sapere chi è, in chi o cosa identificarsi. 

L'altra faccia della medaglia è che anche gli altri finiranno per identificare la persona in questione come la svampita, la pasticciona, l'inaffidabile, ecc., ma solo perché lei stessa dà loro questa idea. E quando i panni della svampita di turno cominciano a starle stretti, sarà forse troppo tardi per mostrare un altro lato di sé, quello autentico.
Quando ci si accorge che tutti (o quasi) ci identificano in un certo modo, è nostra responsabilità esclusiva. Ed è inutile lamentarsi che non ci sentiamo compresi. Siamo stati noi a indossare per anni e anni una maschera, qualcosa di non autentico.
Foto dell'autrice


E allora che fare? 
Tolle è molto chiaro a riguardo: diventare consapevoli del fatto che ogni volta che pronunciamo le parole io, me, quello è Ego. E' quello che crediamo di essere ma NON siamo.
Ogni volta che in noi scatta quel desiderio di raccontare la nostra ultima disavventura causata dalla nostra disattenzione, ecc., quello è l'Ego che vuole emergere per farsi bello davanti ad altri Ego (non meno identificati del nostro). 
Non serve remare contro di esso, combatterlo, ma esserne consapevoli, senza giudizio. E' quella la meravigliosa occasione che ci offriamo da soli per vedere la nostra identificazione con l'Ego. Pian piano, alla luce di questa consapevolezza, il desiderio di emergere in una conversazione mettendoci in mostra scompare.
E saremo finalmente liberi, liberi di essere.


giovedì 14 agosto 2014

La Via dell'arciere consapevole

Rompo per un momento il silenzio vacanziero del blog per invitare tutti i miei lettori alla presentazione del corso di tiro con l'arco come meditazione dinamica intitolato La Via dell'arciere consapevole tenuto da me. 
Si terrà domenica 28 settembre dalle ore 15 alle 17 a Torino nella sede dell'Associazione Crisopea, Via Parini 9, zona Porta Nuova. 

Il corso partirà con ogni probabilità a gennaio e avrà una cadenza mensile. Quindi cinque lezioni, fino a maggio. E' tutto ancora in via di definizione, ma intanto partecipate alla presentazione! Potrete rivolgermi tutte le domande che riterrete necessarie e potremo anche definire meglio insieme alcuni dettagli.
Ritratto dell'autrice

Preciso infine che questo non sarà un corso di tiro con l'arco vero e proprio. Per quello ci sono le associazioni sportive. 
Il corso è incentrato sul lavoro sul corpo fisico come esercizio di Presenza e silenzio mentale.

L'evento è stato divulgato su Fb e potete rispondere all'appello anche da lì.

Per ulteriori informazioni scrivete a genavarigana@libero.it

Vi attendo numerosi!