mercoledì 30 dicembre 2015

Guerrieri abbattuti, rialzatevi!

Il percorso di ogni guerriero, si sa, è irto di trappole e ostacoli. Che siano prove karmiche o semplici inciampi, in cui si ripiomba nella personalità e nell'identificazione con la macchina sofferente che ci contiene, il guerriero sa d'istinto quando è il momento di prendersi una pausa e cercare di ristabilire equilibrio dentro di sé per ricontattare la propria anima, imparare ad accettare che ci sono momenti difficili in cui i suoi desideri ed obiettivi vengono frustrati. 
Anche questo tempra il guerriero, che osserva la propria mente agitarsi nella negatività. Osservandola, torna prepotente la certezza che è nato per qualcosa di più grande che stare lì a deprimersi e lamentarsi.

In ogni battaglia di vita - così come in quelle sul campo, con le armi in pugno - si può cadere feriti o solo incespicare e finire in ginocchio, ma il vero guerriero sa sempre come rialzarsi, anche quando sente che il carico di difficoltà lo ha reso un po' più lento a riprendersi. Perché rialzarsi è l'unica cosa che abbia un senso, una spinta a tornare in sé e fare il proprio dovere, che sia in battaglia o nel mondo.

E' sempre difficile accettare che una situazione vada diversamente da come la si era immaginata e chiamata nella realtà, ma la non accettazione non fa che chiudere le porte al cambiamento.
Guerriero celta - Foto dell'autrice
Ogni evento ha un inizio e una fine, e l'accettazione di ciò che è, per quanto dolorosa, scioglie nodi come nessun'altra cosa.
La testardaggine della personalità continua a insistere che vuole una cosa, perché non accetta la situazione in cui questa cosa non c'è, considerandola sbagliata, negativa. 

E' proprio questa la chiave del miracolo. 
Non significa arrendersi, al contrario. Si apre una porta.
Lasciando andare le preoccupazioni per ciò che ancora non ha ottenuto, nonostante gli sforzi, e facendosi strumento del Divino, sa che la sola sua intenzione di Servire il Piano divino farà da catalizzatore per realizzare il suo contributo. Che a volte può anche essere diverso da ciò che immaginava o voleva ardentemente.

Il guerriero abbattuto, con un tremendo sforzo di volontà, si rialza, si scrolla il fango e il sangue secco di dosso, si concentra sul respiro, sull'istante presente, sentendo che esiste una Forza che lo collega ad ogni cosa nell'Universo, sta in ascolto, sente che ogni sua cellula è piena di Amore, sente il richiamo della Vita ad andare avanti, riprendere le armi e continuare sul suo sentiero perché nulla ancora è perduto e finché avrà fiato in corpo sarà pronto a dare il proprio contributo. 
Se non lo facesse tradirebbe se stesso, e di conseguenza lo stesso senso della propria esistenza.

mercoledì 23 dicembre 2015

Auguri a tutti

Riparto da me si ferma per riprendere fiato durante le feste di Natale. Che la Gioia sia in voi! State accanto a chi amate, godete del calore dei vostri cari, delle fiamme del fuoco - che siano di candela o di un camino. In questi giorni la Luce vincerà sulle tenebre. Un caloroso abbraccio a tutti i miei lettori. Grazie di esistere, a presto!

martedì 15 dicembre 2015

Riflessione in caso di guerra

La mia riflessione di oggi nasce da una domanda che mi sto ponendo da qualche tempo. 
Parliamo spesso di guerrieri di luce o monaci guerrieri, di questo archetipo che è dentro molti di noi da tempi immemorabili, del lavoro su di sé come eroismo quotidiano, dell'esercitare la Volontà e il Coraggio.

Ma, proprio in questi giorni in cui da una parte esiste una minaccia reale di entrare in una terza guerra mondiale e dall'altra sta per uscire l'attesissimo settimo episodio della saga di Star Wars, mi chiedo: noi - ovvero chi lavora su di sé e sente un certo spirito guerriero dentro - saremmo in grado di creare un "esercito" di guerrieri ribelli? 
Luke e Leia - Rielaborazione foto dell'autrice
Visto che sappiamo bene che la Forza esiste davvero, anche se la chiamiamo in modi diversi, saremmo in grado di coalizzarci ed organizzarci per opporci a tutto ciò che può rappresentare nella nostra realtà collettiva il Lato Oscuro della Forza?

Esiste un modo di agire tutti insieme, con Consapevolezza, ma in tempi di guerra vera?

Mi piacerebbe che questo post aprisse un dibattito, vorrei sapere cosa ne pensate. Voi cosa fareste e come?

sabato 12 dicembre 2015

Le forme pensiero al supermercato

Recentemente, ho notato che nei supermercati vagano forme pensiero decisamente pesanti. Se prima era più facile sentire la loro presenza nei discount, ora si sono insediate anche nei supermercati comuni.
Le forme pensiero, per chi non lo sapesse, sono entità autonome create dall'energia dei nostri pensieri fissi, oppure da una nostra concentrazione volontaria. Possono essere sia benefiche che malefiche, o pesanti, come preferisco definirle. 
Centro commerciale - Foto dell'autrice
Quelle pesanti vengono da pensieri ossessivi carichi di paura, rabbia, giudizio, senso di impotenza, frustrazione, gelosia, desiderio di vendetta e tutto quanto di negativo la nostra mente può produrre. 

Se in un ambiente le persone provano un certo tipo di pensiero ricorrente, la sua energia crea una forma pensiero che aleggia lì dentro, insinuandosi nelle menti perché bisognosa di nutrimento. Un individuo che lavora su di sé riesce a notarla, mentre chi dorme non lo nota neppure oppure lo imputa a uno stato emotivo proprio.

Come dicevo all'inizio, ho notato che in questo periodo i carichi emotivi che aleggiano nei centri commerciali sono particolarmente molesti. Credo che a causa della crisi economica la gente si senta abbattuta, demotivata o frustrata, ossessionata dalla paura di non farcela ad arrivare alla fine del mese, e il periodo natalizio acuisce questa sensazione, dato che le campagne pubblicitarie invitano a comprare regali e cibi per il pranzo di Natale in un'atmosfera di falsa gioia e bontà d'animo.

Il problema è che, come già accennato sopra, la gente non sa che queste preoccupazioni creano forme pensiero che si insinuano nelle menti appena varcata la soglia del supermercato.
Sono stata visitata anch'io da queste entità, ma conoscendole le ho osservate senza farmi invischiare. 
Supermarket - Foto dell'autrice
Appena entrata per fare la spesa ho sentito un peso schiacciante addosso, doloroso, pieno di tristezza, invece di essere attratta dai prodotti variopinti sugli scaffali e blandita dalla musica in sottofondo, come gli psicologi esperti di marketing si aspetterebbero. Ho capito che stavo sentendo su di me tutto il peso della paura e il senso di penuria che aleggia in questo periodo storico in Italia.

Si deve stare in guardia, essere molto presenti quando si entra a fare compere o se ne resta influenzati. Solo così ci si accorge della pesantezza di quelle sensazioni, dei pensieri negativi che  ci attraversano.
Riconoscerle è già una difesa. Bisogna restare in stato di Veglia il più possibile, sforzandosi di ricordare che quelle sensazioni sgradevoli, quel senso di depressione che ci piomba addosso non è nostro, non siamo noi a provarlo.
E' un'entità autonoma e solo distaccandocene in presenza possiamo tenerla lontana.


venerdì 4 dicembre 2015

Ci meritiamo il meglio

Siamo cresciuti in famiglie in cui si dividevano gli oggetti in da tutti i giorni e per le grandi occasioni. Generazioni di nonne hanno avuto un salotto buono in cui nessuno poteva mettere piede se non ospiti di riguardo o parenti in visita.
Vecchie cose preziose - Foto dell'autrice
Ci siamo ritrovati con centinaia di piatti e tazzine in preziosa porcellana, posate d'argento e bicchieri di cristallo che non fanno che prendere polvere nelle vetrinette del salotto o muffa in cantina - nel peggiore dei casi. 
Li lasciamo lì un po' perché temiamo di rompere quei bei servizi irripetibili, un po' perché pensiamo di tenerli, come dicevano le nostre nonne, per gli ospiti.

Ma sotto sotto c'è come un timore reverenziale per le cose preziose, come se pensassimo di non meritare di bere il tè in tazze di porcellana, o cenare con posate d'argento.

Ma perché destinare sempre il meglio per gli altri, per fantomatici ospiti che un giorno verranno a trovarci e saranno degni dei nostri servizi? Regolarmente, quando organizziamo cene con gli amici finiamo per usare piatti e bicchieri di plastica così non si devono lavare e il servizio è tutto uguale, dato che oltre le 12 persone non avremmo più piatti dello stesso servizio disponibili. 
O almeno questo capita per le generazioni più giovani, che di solito organizzano portando ognuno qualcosa e a volte si sta tutti in piedi servendosi a buffet per mancanza di spazio e di sedie.

Quindi, perché negarci il piacere sottile di usare il meglio per noi, nel quotidiano?
Ci meritiamo il meglio e dobbiamo imparare a concedercelo, invece che lasciare tutto lì a ristagnare per anni in previsione di eventi futuri. Ma quali eventi futuri se esiste solo l'adesso?
Vasi di famiglia - Foto dell'autrice
Domani potrebbe non arrivare mai e non avremo goduto delle nostre posate d'argento, belle e solide, nemmeno per mangiare un banale piatto di pasta.
Che strane idee ci hanno inculcato le nostre nonne!

Tirate fuori le tovaglie di fiandra, le lenzuola ricamate del corredo nuziale mai usate per non sciuparle, le tazzine di caffè di nonna Ermelinda e i bicchieri a calice di cristallo di Boemia della prozia Giselda e godetevi il viaggio!


giovedì 3 dicembre 2015

Rivedere il concetto di utilità

Ho già affrontato su questo blog il tema dei tempi oscuri che stiamo vivendo. Abbiamo dato vita ad una civiltà basata sulla tecnologia e sulla dipendenza dall'energia elettrica in ogni azione quotidiana.
Noi la diamo per scontata, come accendere la luce, usare il forno a microonde, prendere l'ascensore, vedere la tv, parlare al cellulare e accedere ad internet in ogni momento.

Einstein diceva una cosa molto vera, cioè che il rischio di una civiltà che dipende totalmente dalla tecnologia per tutte le azioni quotidiane rischia di essere una civiltà di idioti. Leggi: completamente vulnerabile.

Ogni tanto si sente parlare di allarme tempesta solare, ovvero, un'intensa attività elettromagnetica del sole che potrebbe interferire con la nostra tecnologia perché distruggerebbe gli accumulatori elettrici e la nostra civiltà piomberebbe di colpo in una specie di medioevo moderno. Ma, con la popolazione dipendente dalla tecnologia, sarebbe un guaio.


Candele - Foto dell'autrice
Vediamo pubblicizzare la domotica, robot che puliscono la casa e addirittura prototipi di cuochi meccanici e molte altre cose che promettono di semplificarci la vita.
Ma se un giorno tutti gli accumulatori elettrici smettessero di colpo di funzionare? 
Da un giorno all'altro, il concetto di utile cambierebbe totalmente.
Sarebbe più utile saper accendere un fuoco, scuoiare una preda, saper cucinare, realizzare candele, tessere e lavorare a maglia che essere dei maghi del computer e campioni di videogiochi.

Non voglio allarmare nessuno, ma potrebbe succedere. Come potrebbe succedere che in tempo di una guerra improvvisa ci si debba rifugiare in montagna e trovare una fonte di acqua pura, magari poterla convogliare, restaurare una baita con le proprie mani e coltivare un orto per l'autosufficienza alimentare. Almeno per un certo periodo.

Quanti di noi saprebbero farlo? 
Quanti di noi sanno vedere l'utilità di una finestra rotta abbandonata in un fosso, di un copertone, di mattoni vecchi caduti da un muro pericolante, di lamiera staccata da una tettoia? 
Vecchio paiolo - Foto dell'autrice
In tempi difficili, una lanterna vale più di dieci lampade di design.

Senza arrivare a visioni apocalittiche, viviamo in un'era di usa e getta che ci sta rovinando perché ci rende incapaci di vedere il valore intrinseco degli oggetti, il vero senso di utilità.

Senza riscoprire questi valori siamo inermi, sconfitti in partenza.
Un guerriero danzante queste cose le sa e non le perde mai di vista. Sta all'erta. Pronto all'azione, al cambiamento repentino di condizioni.

martedì 1 dicembre 2015

Attenzione a pregare per la Pace!

In questi giorni un po' bui con venti di guerra che lambiscono i nostri pensieri e il vivere quotidiano, si leggono spesso sui social inviti a pregare per la Pace, invocando la Madonna o altre divinità.

Chi conosce le Leggi che reggono la Realtà sa bene che si attira ciò per cui si vibra. Se si teme che la Pace sia in pericolo, se si è angosciati all'idea di un possibile futuro di guerra, si rischia di pregare per disperazione, chiedendo al Divino ciò che si pensa ancora non ci sia.
Si sta riflettendo la propria mancanza di pace interiore e di fiducia, se si dice che là fuori non c'è pace.

Chiesa seicentesca, Chieri - Foto dell'autrice
Esistono molti testi che trattano la preghiera dal punto di vista del Nuovo Paradigma (cioè l'interno è l'esterno, e viceversa). Tutti concordano nel dire chiaramente che la vera preghiera efficace si ottiene concentrandosi solo sull'atto di preghiera fine a sé stesso. 

Invece di chiedere ciò che pensiamo che manchi o di proteggerci da ciò che temiamo possa accaderci di male, bisognerebbe entrare in connessione profonda con la vibrazione della fede e dell'amore e il pregare diventerebbe solo un manifestarsi a parole di questa vibrazione. Senza chiedere. 

Perché se chiediamo, stiamo implicitamente dicendo al Divino che non abbiamo fede nei suoi Piani, per quanto oscuri e spaventosi ci posano sembrare. Inoltre, come detto sopra, tutto ciò che si manifesta nel mondo esteriore è un riflesso di ciò che a livello collettivo l'umanità sta vivendo in forme-pensiero.

Se la forma-pensiero collettiva vibra sul conflitto, la paura e il sospetto, l'unico modo per scioglierla è un atto di preghiera scevro da paura e disperazione.

Quindi, state in guardia!
Se volete pregare per la Pace nel mondo concentratevi sull'atto della preghiera in sé senza richieste né paure o otterrete il contrario.
Perché l'Universo ci restituisce ciò che mandiamo.