giovedì 31 ottobre 2013

Abbandonare la speranza

Per cultura, siamo abituati a pensare che la speranza sia qualcosa di positivo. Un sentimento che ci aiuta ad andare avanti e a pensare in positivo. 
Per noi abbandonare la speranza sarebbe un po' come rinunciare a vivere.

Foto dell'autrice
Persino la religione cristiana ha fatto della speranza un punto fermo: per esempio nella speranza della resurrezione, cosa che i sacerdoti dicono sempre durante la messa funebre.

Ma poi arriva un tizio come Frank Kinslow che dà una mazzata alle nostre certezze culturali costringendoci a cambiare idea.

La speranza allontana la mente dal presente - dov'è la pace - scrive nel suo libro Il Segreto della Vita Quantica (Macro edizioni), inducendola a dimorare nel futuro. La speranza, come il futuro, è un'illusione. 

In effetti, se ci riflettiamo su, scopriamo che è vero. 
La speranza è una coperta calda che ci mettiamo addosso per dormire in attesa di qualcosa che verrà e sarà certamente meglio di ciò che c'è ora. 
ILLUSIONE.

Come dice anche il buon vecchio Eckhart Tolle: Ogni momento è il migliore.

Ciò che temiamo di più è il non avere il controllo delle situazioni.
Non abbiamo fiducia nel presente, lo allontaniamo rifugiandoci nel futuro. 
Ma se ogni momento è il migliore, è da lì che dobbiamo partire.
Anzi, da qui. Qui e Ora.

Foto dell'autrice
Apprezzando ed accettando ogni momento per ciò che è, smettiamo di fare resistenza, permettendo alla vita di essere vissuta davvero.

Respingendo il presente e proiettandoci nel futuro non viviamo.
Ciò non significa che non dobbiamo fare progetti, ma non dobbiamo usare il nostro presente come mezzo per obiettivi futuri.

La vita è Adesso.

Concludendo con un'altra frase di Tolle: La gratitudine per il momento presente e la pienezza della vita adesso è la vera prosperità. 


mercoledì 30 ottobre 2013

Liberarsi dal bisogno di controllo

La mente umana, essendo identificata nella materia, teme il Nulla.
Ha bisogno, complice l'ego, di credere che i nostri gesti possano in qualche modo prevenire eventi che temiamo e ottenere le cose che desideriamo. 

E' il bisogno di controllo.
Il terrore sottile che le cose e le persone ci possano sfuggire, la paura che eventi improvvisi possano metterci in pericolo o annullarci.

Molte persone negano di avere questo problema. Non ne sono consapevoli. Eppure...

Faccio qualche esempio:
se volete a tutti i costi avere risposte alle vostre domande (anche esistenziali), così indagate con le carte, gli oroscopi, i guru, leggete libri per capire a tutti i costi il perché di certe cose;
se fate un sacco di domande riguardo alla soluzione dei vostri problemi agli amici, assillandoli con le vostre preoccupazioni sperando che vi aiutino;
Foto dell'autrice 
se controllate spesso l'orologio o il telefonino;
se siete fidanzati e leggete di nascosto gli sms del vostro partner per indagare le sue attività varie;
se non sopportate che gli altri abbiano idee diverse dalle vostre;
se temete incidenti, disgrazie, e andate in ansia se qualche famigliare è in ritardo...

Beh, cari i miei lettori, se almeno una di queste cose vi appartiene, avete il bisogno di controllo!

Ma la buona notizia è che è perfettamente umano e si può guarire.

Sappiate per prima cosa che il mondo c'era prima e ci sarà anche dopo di voi, quindi rilassatevi. Non è vostro compito far girare il pianeta Terra né tenere vivo il fuoco del Sole.

La seconda cosa da capire, è che ogni volta che temiamo di perdere il controllo di qualcosa e agiamo per riprenderlo, creiamo una barriera tra noi e l'Universo, il Divino.
Perché stiamo implicitamente dicendo che non abbiamo fiducia nel Creato e nella Legge di Attrazione.

Dancing with the Universe - Foto dell'autrice
L'unica cosa da fare è, sempre e comunque, stare nel Qui e Ora, riconnettersi con il Sé, che sa benissimo che ogni cosa è come deve essere.

Il Nulla che tanto temiamo è l'unica cosa reale che c'è. 
Il Divino che tutto crea è il vuoto. 
E al vuoto, al Nulla, torneremo alla fine di questa incarnazione.


Quando smettiamo di esercitare il controllo,  scopriamo che tutto ciò che ci arriva è il meglio. Anche meglio di ciò che speravamo. Perché l'Universo sa cosa è davvero necessario per noi in questa vita.

Quando smettiamo di esercitare il controllo, chiudiamo una porta e ci si spalanca la Vita.

Quindi, relax!




martedì 29 ottobre 2013

L'anima gemella secondo Richard il texano

Quante volte si sente parlare di anima gemella come qualcuno che sia perfetto per te come un guanto, che corrisponda ai tuoi gusti, al tuo modo di pensare, che abbia sogni simili, che ti accetti proprio per come sei e non cerchi di cambiarti, e magari abbia pure un tema natale astrologico che si incastra perfettamente con il tuo?

E se invece ci sbagliassimo?
Se il compito della cosiddetta anima gemella fosse tutt'altro che essere un guanto per noi per sempre - e vissero felici e contenti?

Nel libro Mangia Prega Ama di Elizabeth Gilbert (Rizzoli Vintage),
Foto dell'autrice
ad un certo punto l'autrice riporta un dialogo avuto con un texano di nome Richard, un tipo molto vissuto e molto saggio incontrato in un ashram in India.


Elizabeth era disperata per la fine del rapporto con il fidanzato, e non riusciva a farsene una ragione, convinta che proprio lui fosse la sua anima gemella.

Richard, nel suo modo un po' rude ma disarmante, le dice che in realtà l'anima gemella è uno specchio che ti mostra i tuoi limiti, facendoti capire che così non va, che è il momento di cambiare.
E' vero che essa è la persona più importante che tu possa conoscere, ma proprio perché ti costringe a svegliarti.

Insomma, viene nella tua vita per demolire ciò che ancora ti impedisce di far arrivare luce. 
Ti spalanca il cuore, ti disarma, facendoti disperare e perdere il controllo. A quel punto, sei costretto a cambiare vita, perché se no impazziresti. Solo così ti cade lo schermo dell'illusione e vedi la realtà. 
E ce la fai. Impari a conoscerti. Impari dai tuoi errori.

Così, quando questa persona se ne va, devi accettare che non fosse lì per rimanere, ma solo per aiutarti a fare un lavoro su te stessa.
A prendere consapevolezza. 
Se lo ami ancora, amalo. Se ti manca, che ti manchi pure.

Foto dell'autrice
Ma solo quando accetti la fine e lasci andare il dolore, ecco che si apre un canale che ti permettere di ricevere altri doni, altro amore, che nemmeno immaginavi potessero esistere.

Ringrazia e lascia andare. Fai spazio.

Ecco. A pensarci bene, se guardiamo le nostre relazioni passate e dolorose da questo punto di vista, nessun partner era quello sbagliato.
Era perfetto per noi in quel momento. Era ciò di cui più avevamo bisogno.

GRAZIE.

lunedì 28 ottobre 2013

Il tempo psicologico invecchia il corpo fisico

Nella nostra identificazione illusoria con la forma, crediamo di essere il nostro corpo fisico.

L'accumulo di tempo psicologico e di brusio mentale, con tutto il carico di dolore e di emozioni che si fermano nel corpo, rallenta il processo di rinnovamento delle nostre cellule. 
Esse hanno meno energia per rinnovarsi, in pratica.

Autoritratto dell'autrice
Quando impariamo ad entrare nel corpo stando nell'Adesso, attenti alla nostra energia, quindi al corpo interiore, ci sentiamo più leggeri, letteralmente meno carichi di quel fardello di mente e corpo fuori di sé.

Secondo i maestri spirituali questo avviene perché la consapevolezza rende la nostra struttura molecolare meno densa. 

E minore è l'illusione di essere materia.

Poiché il corpo interiore è illimitato ed eterno, esso traspare da noi, nelle cellule, illuminandole, e la presenza della nostra consapevolezza è percepibile anche all'esterno.
Avremo sicuramente un aspetto più giovanile di chi non è in contatto con il corpo interiore, con il suo essere, con la sua anima. 

venerdì 25 ottobre 2013

Nulla manca davvero

Un famoso detto orientale recita: Se nulla manca davvero, il mondo intero ti appartiene.

La nostra sensazione di incompletezza è un'illusione. Ormai dovremmo saperlo. 
L'ego ha fame di cose e persone perché crede di dover riempire dei vuoti.
Così ci fa credere che saremo felici e soddisfatti quando avremo raggiunto il tal obiettivo o comprato quella cosa che tanto ci piace, o il giorno in cui troveremo l'anima gemella.

Foto dell'autrice
In realtà, siccome il divino può essere definito il Nulla, in quanto c'era prima che ogni cosa venisse creata, e al Nulla torniamo quando siamo in profondo contatto con il Sé (quando meditando riusciamo a fermare la mente con il suo brusio), allora di cosa davvero avremmo bisogno?

Di Nulla! 

A ben vedere, la pace interiore si raggiunge con un processo di sottrazione.
Meno brusio, meno pensieri, meno uscita al di fuori di noi, meno desideri superflui.  

E' un po' come scrivere un buon romanzo, gli scrittori lo sanno bene. Scrivere bene non è riempire un testo di parole, ma togliere il superfluo. Lo scrittore più eccelso è colui che sa raccontare una storia anche dai silenzi tra le parole. Dal non detto, da ciò che viene taciuto dal narratore e dai personaggi, eppure il lettore lo sente. Capisce ogni cosa anche se non gli viene mostrata.

Insomma, per giungere all'essenza, in ogni senso, l'unica cosa sensata da fare è sottrarre ciò che essenziale non è.


giovedì 24 ottobre 2013

Affrontare le situazioni minacciose

Ogni volta che ci sentiamo minacciati da qualcosa o da qualcuno, ogni volta che la vita si presenta con qualcosa che ci fa paura, quello è un buon momento per capire a che livello di consapevolezza siamo.


Foto dell'autrice
Se reagiamo d'istinto difendendo la nostra posizione o cediamo alla paura, allora significa che non siamo ancora svegli, che stiamo ancora dormendo il nostro sonno di identificazione con qualche forma, con l'illusione della nostra identità.

Cosa si intende per situazioni minacciose? Tutte quelle in cui il nostro ego rischia di venire ferito o messo da parte.
Non necessariamente quando un'auto sta per investirci. In realtà, è più facile essere presenti in situazioni limite.
Minaccia è la paura della perdita di qualcosa o di qualcuno. Soldi, fidanzato, amicizie, stima, bellezza, il lavoro, il gatto.
Minaccia è una critica nei nostri confronti. 
Minaccia può essere una giornata in cui le cose non vanno come vorremmo, magari piove a dirotto e ci si rompe l'ombrello, o scopriamo di avere il conto quasi in rosso e ci arriva una bolletta della luce più alta del previsto. Cose così...

Consapevolezza è sapere immediatamente riconoscere una forma quando si presenta a noi sotto forma di qualcosa di minaccioso, e non cedere all'istinto di reagire, che ci trascinerebbe nell'inconsapevolezza ancora più torbida.

In effetti, non si può giudicare il nostro livello di risveglio da quanto riusciamo a stare seduti in meditazione, come scrive ironicamente Eckhart Tolle.

Prendiamo la vita come una grande occasione di crescita imparando a stare in pace con noi stessi. A sentirci a nostro agio con noi stessi.
Prima in situazioni ordinarie, di modo da creare un fondo di tranquillità mentale e pace interiore abbastanza forte.
Foto dell'autrice


Col tempo, saremo in grado di sentire il disagio nelle situazioni minacciose, e riconoscerlo come indicatore. E di non farci travolgere. Semplicemente, osservando.

Perché in realtà, niente e nessuno al mondo può minacciare un Essere illimitato ed eterno, che è ciò che siamo davvero. Potranno minacciare la nostra forma, ma mai l'essenza.



mercoledì 23 ottobre 2013

Intercettare il prossimo pensiero

Si è parlato molto di osservare la mente, di osservare i pensieri. 
Di fare in modo di non venire trascinati dal flusso che non ci permette di avere chiarezza mentale.

C'è un interessante libro intitolato Il Segreto della Vita Quantica, di Frank Kinslow (Macro edizioni) che propone di fare un simpatico esperimento.

L'esercizio del fermare i pensieri:
Wild is the night - Foto dell'autrice

Dopo esservi seduti comodi, osservate per alcuni secondi i vostri pensieri, senza seguirli. 
Poi, provate a domandarvi: Da dove verrà il prossimo pensiero?

Ebbene, noterete uno spazio. Un vuoto. Un'assenza.
Forse qualcuno potrebbe addirittura preoccuparsi...

Dove sono finiti i pensieri? 

La vostra mente era in attesa vigile, e quando c'è attenzione, la mente si ferma.

Provate a ripetere questo esercizio ogni 15 secondi. 

Quella pausa tra un pensiero e l'altro, quel buio silenzioso, sono la pura Consapevolezza.

Noterete che, ripetendo l'esercizio, il corpo è sempre più rilassato.
Non potrebbe essere altrimenti. In assenza di pensieri non c'è stress, e senza stress il corpo non si contrae.

In quel vuoto voi avete raggiunto il Nulla. Ciò che E'.
Ciò che esisteva prima della creazione. Avete avuto un assaggio della pura consapevolezza del Nulla.

Foto dell'autrice
Se avete provato una sorta di paura o angoscia nel momento in cui avete visto quell'assenza di pensieri è normale.
La mente ci fa credere di essere i nostri pensieri, e quando questi non arrivano c'è il timore di fondo di non esistere più come persona.

In effetti, è così...
Siamo tornati all'origine, all'Essere.
Ma la buona notizia è che siamo ancora vivi! Quando la mente si ferma non c'è pericolo di morire fisicamente né di perdere coscienza. 

Quindi, miei cari, non avete scuse!





martedì 22 ottobre 2013

Vedere gli altri davvero

Invece di camminare per strada immersi nei vostri pensieri negativi pieni di lamentele e giudizi, zigzagando tra persone che vi paiono scortesi, antipatiche o rincoglionite, provate a VEDERLE davvero.

Autoritratto dell'autrice
Provate a far tacere giudizi e dialogo mentale. Lasciate perdere la negatività. 
Camminate e basta, sentendo i vostri passi e il vostro respiro.
Guardate il mondo con gli occhi di un bambino.
Guardate il cielo, non importa se c'è o non c'è il sole. Cavolo, lassù c'è un cielo infinito!
Guardate gli oggetti intorno a voi. Le piante, gli animali. Quanta vita, quanto movimento c'è nello spazio attorno a voi!
Ascoltate i rumori, annusate gli odori, anche quelli sgradevoli. Ragazzi, questa è vita!

Ora, guardate le persone. Sono come voi.
Hanno un cuore, un respiro, un'energia. Una mente.
Stanno vivendo il loro sogno di forma. Esattamente come voi.
Vi sono parse tristi e antipatiche perché erano il vostro specchio.
E' probabile che anche loro abbiano pensato le stesse cose di voi.

Foto dell'autrice
Ma guardatele davvero. Cercate di percepire la loro energia. Ciò che emanano. Al di là dell'aspetto, dell'espressione facciale, del modo di camminare e comportarsi, sono ESSERI.

Non sono persone. Nessuno di noi lo è. 
Siamo ESSERI che vivono il proprio sogno di forma.
Quando riuscirete a percepire la vera compassione, per loro e per voi, sarete davvero svegli.

La vera compassione è comprendere che siamo forme mortali che nascondono esseri di luce. 
Ora riuscite a sentirli?

lunedì 21 ottobre 2013

Non fatevi ingannare: andate oltre!

A tutti noi sarà capitato almeno una volta nella vita di provare ammirazione per una persona.
Di considerarla migliore di noi, per il modo di comportarsi, o per le competenze, l'aspetto fisico, il successo, l'appartenenza sociale, eccetera. 

Cadere nella trappola del sentirsi una schifezza paragonati alla persona che ammiriamo è molto facile. 

Eppure, basterebbe osservarla bene per restituirle la propria umanità e i propri limiti.

Un esercizio molto semplice è notare se la persona in questione ha delle dipendenze o ossessioni.

Se una persona vi fa sentire delle nullità per la sua grande competenza ed efficienza professionale, osservatela. 
Ha una dipendenza dal telefono? Ha una compulsione verso il cibo? Fa spesso ricorso a farmaci o droghe per tenere a bada lo stress?
Foto dell'autrice
Se sì, avete visto la persona per quel che è: perfettamente umana come voi. Con le sue debolezze, con le sue dipendenze.

Se per esempio un'amica molto bella e sempre vestita perfettamente si vanta di essere una fashion victim, di non riuscire a non comprare in modo compulsivo, quello è il suo limite. La sua imperfezione, la sua parte inconsapevole. 
Vorreste davvero essere al suo posto e indebitarvi solo per avere l'ennesimo paio di scarpe costose - magari pure scomodissime - nell'armadio? 

Foto dell'autrice
Questo esercizio non deve portarvi a sentirvi migliori. Sarebbe usare l'Ego in contrapposizione. E la contrapposizione genera conflitti.
Dovete solo imparare a vedere le cose e le persone per ciò che sono. 
Tutto è uno specchio. I limiti degli altri sono i vostri.
Siamo tutti umani.
Nessuno è migliore o peggiore.

E, sorpresa: anche i pregi degli altri sono dentro di voi!
L'efficienza, la sicurezza di sé, l'eleganza, il successo - e via dicendo - che ammirate negli altri sono qualità che avete anche voi.
Le vedete negli altri perché non sapete riconoscerle in voi.

Smettetela di ammirare gli altri sentendovi delle merdacce e tirate fuori ciò che siete davvero!


venerdì 18 ottobre 2013

Il corpo di dolore, entità a sé

Che cos'è il corpo di dolore? 
Come ho già scritto in precedenza, esso è costituito dal dolore emozionale passato accumulatosi nella mente e nel corpo, mescolato al dolore che ancora sentiamo ogni volta che proviamo un'emozione "negativa".

Questa energia "negativa", secondo Eckhart Tolle può essere considerata come un'entità a sé. Quando si impadronisce di noi, necessita di altro dolore per sopravvivere. 
Non può nutrirsi di gioia, e farà in modo di sabotare i nostri tentativi di sciogliere il dolore.


Foto dell'autrice
Ogni esperienza che entra in risonanza con la vibrazione di dolore che abbiamo dentro, crea altro dolore che va a fortificare il nostro corpo di dolore.
Questo dolore può manifestarsi in molti modi: rabbia, malinconia, depressione, irritazione, impazienza, violenza, odio, anche malattia.

O diventiamo vittime o persecutori. Questa è la modalità in cui il corpo di dolore si tiene in vita.

Noi crediamo di non volere il dolore, ma se ci osserviamo bene, ci possiamo rendere conto che i nostri schemi mentali sono ormai sintonizzati sulla perpetrazione del dolore. Per noi stessi e per gli altri. 

Solo quando ne diventiamo consapevoli nel profondo, possiamo cambiare atteggiamenti e dissolvere il corpo di dolore.
Capirlo con la testa non serve.
Nessuno sceglie il dolore in modo consapevole, sarebbe folle.

Fintanto che consideriamo il nostro dolore come vero, non andremo da nessuna parte. 
Tutti i Maestri, di ogni epoca, dicono che il dolore è un'illusione.
Ma sapere ciò non basta.

L'unica cosa da fare è osservarlo. Accendere una luce nel buio.
Quando rischiari il buio, esso si dissolve. C'è solo luce.

Il corpo di dolore non va capito. Solo osservato.
Foto dell'autrice


Ci vorrà un po' per non ricadere negli stessi schemi di sempre, in fondo abbiamo vissuto tutta la vita condizionati da essi.
Spesso il corpo di dolore si ribella ai nostri tentativi di disidentificazione, e allora starà male, creerà altro dolore per illuderci che l'osservazione non funziona. Non bisogna credergli.

Non alimentando più il corpo di dolore, morirà.
Siamo pronti a farlo morire?

giovedì 17 ottobre 2013

La disfunzione amorosa, piaga contemporanea

Sempre più persone oggi vivono rapporti disfunzionali, e la crescita esponenziale di omicidi-suicidi o di femminicidi ne è la prova allarmante.

Sono tutti convinti che i rapporti d'amore finiscano per causare dolore, ma non è vero. Tirano solo fuori il dolore che c'è già.

Foto dell'autrice
Come funziona l'innamoramento? E' il picco "positivo" di una polarità. Si proietta sull'altro tutto ciò che di bello in quel momento emaniamo illusi che sia l'altro a contenere tutto ciò.
Quindi, a livello inconscio, ci illudiamo che l'altro sia la nostra salvezza. Che dia un senso alla nostra esistenza.

Ciò presuppone il sentimento di incompletezza, tipico umano.
Da cosa deriva? 
In senso fisico deriva dalla brama di ritorno all'unità tra le polarità maschile-femminile. Si cerca l'Uno. L'unione sessuale ne è un pallido simbolo.
A livello psicologico, identificandoci con la forma, continuiamo a derivare il nostro valore e la nostra identità da ciò che è all'esterno. Quindi, il nostro ego ha bisogno di sentirsi amato, coccolato, importante per qualcuno.

Quando c'è identificazione, il rapporto diventa una tossicodipendenza, l'amato o l'amata ci fanno stare bene quando ci sono, stiamo male quando si allontanano.
Ma come per tutte le droghe, l'effetto è momentaneo e presto non basta più a mandarci su di giri.

Ecco che la polarità si inverte e cominciano i conflitti. 
Molte coppie hanno bisogno di queste due polarità di odio/amore per sentirsi vive, per avere la scarica di adrenalina. Ma è droga. Non è vero amore.

Foto dell'autrice
La dipendenza nasce dal rifiuto di affrontare e superare il proprio dolore. A livello inconsapevole.

Dice Eckhart Tolle che il vero amore non ha picchi né contrari.
Quando si riesce a non entrare nel corpo di dolore, cioè nei ricordi di amori e dolori passati, a non reagire all'identificazione, a comprendere fino in fondo che non abbiamo davvero bisogno dell'altro per sopravvivere, quando riusciamo ad accettare l'inconsapevolezza dell'amato, allora abbiamo accesso al vero amore.

Il vero amore è uno stato dell'Essere che non può mai abbandonarci, perché è ciò di cui vibriamo nel profondo. 
E' dentro di noi.
In sostanza, noi siamo Amore.



mercoledì 16 ottobre 2013

Usare le attese in modo consapevole

Perché spesso le attese in coda da qualche parte, o in una sala d'attesa ci sono così odiose?

Perché l'attesa crea un conflitto interiore tra il Qui e Ora, dove non vogliamo stare, e il futuro, che ci sembra meglio di ciò che c'è.

In più, l'attesa spesso ci costringe a stare senza fare, cosa che non siamo capaci, in realtà. Diventiamo nervosi e cerchiamo un diversivo per la mente: leggere ciò che ci capita a tiro, guardare in modo ossessivo il cellulare sperando di avere qualche messaggio a cui rispondere, o andando sui social network, o ascoltando musica.

Foto dell'autrice
Questo, dice Eckhart Tolle, riduce molto la qualità della nostra vita, perché ci proiettiamo sempre fuori dal momento presente e dal nostro corpo. Spesso con un dialogo mentale fatto di lamentela per la noiosa incombenza.

Tolle, allora suggerisce di imparare a usare le attese in modo consapevole. 
Ovunque siamo, accediamo al corpo interiore, stando in ascolto, sentendo la nostra energia vibrare nel momento presente.

Con questo metodo, non ci saranno più attese noiose né ingorghi stradali insopportabili, anzi, avrete un'occasione in più per tornare in profondo dentro di voi. All'Essere.

Se siete presenti, non vi è mai necessità di aspettare alcunché, scrive Tolle. Allora la prossima volta che qualcuno vi dice: "Mi dispiace di averti fatto aspettare" potete rispondere: "Figurati, non stavo aspettando. Ero qui a godermi me stesso, la gioia del mio sé".

martedì 15 ottobre 2013

Entrare nell'Adesso attraverso lo sport

Chi pratica sport sa che l'attenzione è fondamentale. 
Se devi prendere una palla che rimbalza o che ti viene calciata contro, di certo non puoi permetterti di divagare pensando a quanto avresti voglia di un gelato, o di andare a fare shopping, o di chiederti se i tuoi capelli sono a posto.

Molti la danno per scontata e la chiamano concentrazione, ma non lo è. La concentrazione presuppone uno sforzo della mente, della sfera razionale.

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La presenza è invece un'attenzione profonda con tutti i tuoi sensi e con il corpo intero. E' un'attesa vigile. E' uno stare all'erta come l'animale selvatico che deve sopravvivere in un ambiente minaccioso.

Nella pratica dello sport, segui la palla come se ne andasse della tua stessa vita, ed essa è un tutt'uno con te, con la tua tensione vigile.

Se la osservi bene, la palla pare rallentare nella sua corsa, riesci a seguirla mentre disegna un arco in aria, e tutto il resto intorno sparisce perché non è funzionale a ciò che sta accadendo tra te e la palla.

Anche per i tifosi è più o meno la stessa cosa. Si potrebbe dire che chi sente il bisogno di seguire partite sportive con questa attenzione vigile, in cui tutto il superfluo sparisce, stia inconsapevolmente esercitando il Potere di Adesso.

Foto dell'autrice
Evidentemente, la parte più in contatto con l'essere necessita di staccare dall'attività mentale in qualche modo. 
L'importante è non identificarsi troppo con la squadra o il singolo giocatore, per non tornare alla forma data dalla mente.

Ma anche chi non pratica sport può provare ad andare a correre ponendo tutta l'attenzione al respiro, ai muscoli, al terreno, alle sensazioni prodotte dalla corsa, compresa la fatica. Entrando nel corpo entrate nell'Adesso, perché solo il corpo fisico esiste nel presente.

Insomma, lo sport è un altro portale per sperimentare di persona il Qui e Ora.

lunedì 14 ottobre 2013

Qualcosa da sapere sul vostro passato

Non è più tempo di indagare la mente con la mente, di impiegare anni e migliaia di euro in psicanalisi per comprendere razionalmente il perché siamo come siamo.

Foto dell'autrice
Il passato ci ha resi ciò che siamo ora, nel bene e nel male e solo ORA, partendo da qui, possiamo scioglierlo.

Perché? 
Perché tutto ciò che ora ci fa ancora soffrire, le minacce che sentiamo, le reazioni automatiche, le paure, sono il nostro passato che riemerge.
Ma non c'è niente da capire. Niente da andare a rivangare.

Solo il presente può liberarvi dal passato, scrive Eckhart Tolle. 
Prestate attenzione la vostro comportamento, alle vostre reazioni, ai vostri stati d'animo, pensieri, emozioni, paure e desideri a mano a mano che si verificano nel presente. 

E' QUESTO IL PASSATO DENTRO DI VOI.

La presenza consapevole dissolve il passato. Lo trasforma per sempre. Se siamo presenti, il passato con il suo carico di schemi e dolore non può sopravvivere. 

Finché continuerete a reagire alle minacce - vere o ideali - in modo automatico e inconsapevole, senza sentirvi, senza prestare attenzione la corpo, alla sua energia, e attivando i soliti pensieri prodotti dalla mente, dicendo le stesse frasi vittimistiche, arrendendovi alle vostre convinzioni erronee sulla vita in generale,  il vostro passato sarà lì a farvi ancora male.

venerdì 11 ottobre 2013

Ascoltarsi quando si parla

Spesso commettiamo il comunissimo errore di pensare che nell'Adesso si possa entrare solo dal silenzio, dall'immobilità. Come quando ci si siede a fare meditazione. 
Certo, è più facile. 

Ma per non smettere di osservarci, per non perderci nel flusso dei nostri pensieri ed entrare nei soliti schemi, un esercizio importante da sperimentare è ascoltarsi quando si parla.

Sforzarsi di rimanere attenti alle nostre parole, a come le pronunciamo, alla velocità in cui le facciamo uscire dalla nostra bocca, alla nostra respirazione, se è alta e affannosa o profonda e lenta. 
Autoritratto dell'autrice
Se facciamo molte pause o se seppelliamo l'ascoltatore con un flusso incontrollato di informazioni, magari pure un po' disordinate.
Se il nostro tono è alto, quasi gridato o se è basso, se usiamo una voce di testa o di cuore. 

Ma poniamo attenzione anche ai gesti. 
Usiamo le mani per descrivere ciò che tentiamo di spiegare a voce, facciamo giri in aria con esse? Ci torciamo le mani? Giocherelliamo con gli anelli o con le ciocche di capelli?

E le emozioni connesse? 
Ci lasciamo trasportare dalla foga delle nostre parole, siano esse entusiaste o colme di rabbia?
Sentiamo un frullo nel petto quando parliamo con qualcuno, sudiamo, o siamo a nostro agio?
Siamo capaci di guardare una persona negli occhi mentre le parliamo?

Sentiamo il bisogno di essere al centro dell'attenzione non dando spazio all'interlocutore di intervenire, oppure siamo davvero interessati a ciò che ha da dire?
Ci arrabbiamo se qualcuno non è d'accordo con noi?
Ci distraiamo facilmente dal nostro stesso discorso?
Ci sentiamo spesso costretti a dare un sacco di spiegazioni, anche se non richieste?

Questo esercizio non ha la funzione di giudicarci o psicanalizzarci. 
Semplicemente, vuole essere, come scritto sopra, un modo in più per sentirci.
Per esserci.

Autoritratto dell'autrice
E comunque, se qualche modalità del nostro modo di parlare non ci piace perché non lo riconosciamo come nostro - ovvero appartenente al nostro Sé profondo - imparando a essere presenti quando parliamo, pian piano cominceremo a cambiare.

Perché la nostra maschera, il comportamento acquisito con la falsa idea di noi stessi, smetterà di esistere. 
Non avremo più bisogno di recitare un ruolo, anche se inconsapevole.
Saremo finalmente soltanto noi, il nostro vero Essere.

giovedì 10 ottobre 2013

Tre esercizi per l'Adesso

Chi ha provato qualche volta a porre attenzione al momento presente nell'ambito della vita quotidiana sa quanto sia difficile mantenerla, se non per pochi secondi.

La nostra mente non sa stare in silenzio, e sappiamo bene che è sempre proiettata o nel passato o nel futuro.

Per riuscire a porre attenzione ci sono dei trucchetti. Ce ne sono molti, ma io personalmente ne sto sperimentando tre.

1) Quando mi accorgo di essere altrove, mi dico:
    Dove sei? Qui.
    Che ora è? Adesso.
    Che cosa sei? Questo momento.

Questo dialogo è preso dal film La forza del campione, a sua volta tratto dall'autobiografia di Dan Millman, maestro spirituale americano, che vi consiglio di vedere.
(Potete trovarlo su YouTube per intero.)


Foto dell'autrice
2) Porre attenzione alle cose che mi circondano. Se sto camminando su un selciato grigio mi dico Selciato grigio. Se vedo un vaso di fiori rossi mi dico Fiori rossi.  Se entro in un ambiente e noto le tende bianche mi dico Tende bianche, e così via.

Questo serve a far sì che l'attenzione si ponga davvero sulle cose. Se mi limito ad osservarle è facile che io stia fingendo di osservarle mentre la mente sta facendo altro, in genere parlando incessantemente con se stessa. 

Dico pietre grigie e di colpo mi rendo conto che hanno varie sfumature di grigio, non ce n'è una uguale,ognuna ha una ruvidità diversa.
Dico fiori rossi e mi accorgo della forma particolare dei petali e che le foglie sono pelose, e su di una c'è una goccia di rugiada.
Dico tenda bianca e mi accorgo che la stoffa ha una trama interessante, non l'avrei mai notata altrimenti.
This is the garden - Foto dell'autrice


Più particolari noti più sei nell'Adesso.

3) Porre attenzione a quante volte al giorno mi scopro nel passato e quante nel futuro.  Registrare senza giudizio a livello conscio che in quel momento sono nel passato o nel futuro. 
Che significa anche semplicemente pensare ancora ad una cosa accaduta cinque minuti fa.

Questo esercizio mi aiuta a prendere coscienza dei meccanismi di fuga della mente dal presente.

Ora non vi resta che provare a vedere se funzionano anche con voi!

mercoledì 9 ottobre 2013

Né passato né futuro: è sempre Adesso

Per cultura e forma mentis, siamo portati a credere con convinzione quasi ottusa che passato e futuro siano entità temporali. Che siano reali.

Guardiamo una cicatrice sul nostro corpo e pensiamo che se il passato non esistesse quel segno indelebile non esisterebbe, quindi esso è la prova dell'esistenza del passato.


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Ci attacchiamo all'idea che sia importante programmare tutto in previsione del futuro per essere pronti a viverlo.

Ma Eckhart Tolle, nel magnifico libro Il Potere di Adesso (Armenia ed.), scrive una cosa disarmante, perché inconfutabile:

Niente è mai avvenuto nel passato; è avvenuto nell'Adesso. (...)
Quando arriva il futuro, arriva sotto forma di Adesso.
Quando voi pensate al futuro, lo pensate adesso.

Resta altro da aggiungere?

martedì 8 ottobre 2013

Il Tempo è Mente

La nostra mente non concepisce il momento presente. Se non come vaga coscienza di qualcosa che stiamo facendo.
Per tutto il resto del tempo, la mente oscilla tra passato e presente.

Secondo Eckhart Tolle, Tempo e Mente sono inscindibili.
Solo gli animali e le piante sanno per istinto primordiale che l'unico tempo che esiste è questo momento.


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Per noi umani, il passato è la nostra identità, per questo abbiamo così paura di lasciarlo andare e di agire senza più prenderlo in considerazione. Per noi sarebbe un po' come morire. Annullare le nostre identificazioni basate sul vissuto personale.

Il futuro ci pare fondamentale per continuare a creare quella idea di noi che ci fa illudere di avere il controllo delle situazioni e di poter continuare a esistere come identità. 
Non preoccuparci del futuro ci fa temere di andare a rotoli. 

Ansia, impazienza, fretta, preoccupazione non sono la realtà. Derivano dal senso del Tempo creato dalla Mente.

Ma come si può smettere di dipendere dal concetto di Tempo?

Dicendo sì ad ogni cosa che accade nel presente.
Perché ciò che è nell'Adesso
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è tutto ciò che abbiamo, solo questo.

E fare resistenza a ciò cha accade ora è dire no alla vita stessa.
E' come dire no al fatto che viviamo sulla Terra. 
Non possiamo dire no alla Terra. E' l'unico posto in cui possiamo vivere!

Ci saranno dei momenti dolorosi o difficili da accettare per ciò che sono, ma farne nostri alleati, dice Tolle, farà sì che a un certo punto sarà la vita stessa a lavorare per noi invece che contro di noi.

Non vi resta che provare...






lunedì 7 ottobre 2013

Guarire sé stessi = guarire gli altri

Come racconta il dott. Hew Len inventore della tecnica Ho'oponopono, in quanto psichiatra, i medici e i guaritori dovrebbero capire che essi stanno guarendo in primis sé stessi.


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Poiché il mondo è solo una manifestazione delle nostre idee, un concretizzarsi dei nostri pensieri più o meno consci, non vi è nessuno da guarire là fuori.

Infatti, il dott. Hew Len guariva con successo i suoi pazienti malati psichici gravi al manicomio criminale soltanto andando a riempire d'amore, accettazione e perdono la parte più inconscia di sé.
Riconoscendosi responsabile al 100% della creazione della propria realtà.

Ovviamente, Hew Len è un virtuoso, ha un dono: l'umiltà e un amore incondizionato. 
Non dobbiamo certo pretendere tutti di diventare dei virtuosi come lui, ma capire fino in fondo che tutte le persone con problemi che ci circondano - dal parente ammalato al vicino di casa paranoico, dal capoufficio intollerante e dispotico al partner depresso che tenta il suicidio - sono uno specchio dei nostri schemi mentali più inconsci e quindi più difficilmente riconoscibili.

Ma non è importante andare a capire cosa li ha creati - ci vorrebbe forse una vita intera - è importante perdonare quella parte
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creatrice. 

Amarla proprio perché ne siamo inconsapevoli. E diventandone consapevoli, accettandola come parte di noi, possiamo scioglierla.

Con l'Amore incondizionato e con il Perdono, alle basi dell'Ho'oponopono, possiamo guarire le persone attorno a noi. Perché avremo guarito la parte malata di noi che le ha create nella nostra esperienza.

giovedì 3 ottobre 2013

La differenza tra intenzione e ispirazione

La tecnica dell'Ho'oponopono è finalizzata ad azzerare tutte quelle parti di noi che fanno resistenza alla vita, compreso l'Ego.

Prima, nei libri sul pensiero positivo e l'autoaffermazione, si puntava sempre sul concetto di intenzione.
Immaginare cosa vorremmo intensamente, crederci, e ottenerlo dall'Universo.
Poi però si è notato che non sempre questa tecnica funziona. Si è giunti allora alla conclusione che di mezzo c'erano le false credenze autolimitanti e i blocchi emozionali.

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Ma ancora, i conti non tornavano. In fondo, chiedere all'Universo incessantemente per avere ciò che vogliamo è non solo una mancanza di fiducia nei suoi confronti, ma è comunque un prodotto dell'Ego. E non è detto che la cosa desiderata sia davvero per noi.

E allora? 
L'Ho'oponopono funziona proprio dove tutte le altre tecniche falliscono. 
In fondo, noi non abbiamo il controllo totale del nostro inconscio, anzi, non ce l'abbiamo per niente! 
Per questo a volte, nonostante tutte le tecniche di guarigione emozionale messe in pratica, i nostri problemi persistono.

Insomma, possiamo scegliere ma non avere il controllo delle situazioni, e soprattutto, dobbiamo essere distaccati dall'avere alla fine o meno ciò che desideriamo.

Quindi, se l'intenzione è un gioco della mente, azzerando tutto con l'Ho'oponopono che cancella le memorie anche inconsce, diamo spazio all'ispirazione.

Scrive Joe Vitale in Zero Limits: A un certo punto vi arrenderete e inizierete ad ascoltare, piuttosto che chiedere e aspettare.

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Perché l'intenzione è una forma di manipolazione. Se invece azzeriamo il chiacchiericcio della mente, arrendendoci al flusso, avremo la fiducia che l'Universo sa meglio di noi cosa è davvero fondamentale per la nostra vita.
Scopriremo di aver sofferto per cose che erano solo il prodotto dell'Ego.
Se arriviamo a zero limiti ripulendoci, riusciremo a percepire l'ispirazione divina perché non avremo più filtri mentali che ci impediscono di riceverla.

L'intenzione funziona e porta risultati, l'ispirazione funziona e porta miracoli. Quale preferite? - scrive Joe Vitale.

mercoledì 2 ottobre 2013

Ripulire, ripulire, ripulire!

Nel libro Zero LimitsJoe Vitale racconta di un piccolo esercizio simbolico che lo ha aiutato a ripulirsi dei condizionamenti che bloccavano la sua crescita personale.

Il dott. Hew Len, inventore del metodo Ho'oponopono, durante il suo corso consigliò all'autore di picchiettare con la gomma in fondo a una matita gli oggetti che rappresentavano un problema non risolto.

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Joe Vitale lo fece con un libro che aveva pubblicato ma che non stava vendendo bene. Ogni giorno picchiettava un po' sul libro pensando a quel gesto come un simbolo di pulizia di tutte le false credenze autolimitanti che ancora albergavano in lui.
In capo a pochi mesi il libro decollò e vendette moltissimo.

Nel libro si dice che basta anche solo scrivere su un foglio quali sono i problemi da risolvere nella nostra vita e picchiettarli con la gomma in fondo alla matita, immaginando di cancellare il problema.

Sottolineo il fatto che il gesto sia il simbolo di un pensiero finalizzato alla guarigione, quindi non si ha la pretesa di spacciarlo come un gesto magico di per sé.

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Se tutto ciò che accade nella nostra realtà viene da dentro, dalla nostra illusione di ciò che è reale, l'unico posto da cui partire per guarire la sofferenza e i blocchi che non ci fanno avanzare è noi stessi. 

E tutto ciò che dobbiamo fare, costantemente è ripulire, ripulire, ripulire!

martedì 1 ottobre 2013

Tutto accade dentro

Tempo fa, quando mi è capitato di leggere per la prima volta Zero Limits di Joe Vitale, sono rimasta colpita in particolare da un episodio accaduto all'autore.

Mentre parlava con il dott. Hew Len, coautore del libro nonché ideatore del metodo di guarigione spirituale Ho'oponopono, questi lodò un suo libro in particolare e gli disse che con questo metodo avrebbe potuto aumentare le sue vibrazioni e fargli vendere più copie.

Joe Vitale allora chiese cosa ne fosse dei libri già venduti.
Il dott. Hew Len gli diede una risposta folgorante:
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"Quei libri non sono ancora nelle mani di nessuno. Sono ancora dentro di te."

Ovvero, sottolinea l'autore, non esiste un "là fuori".

Tutto ciò che vogliamo migliorare nella nostra vita non è all'esterno, è dentro di noi. Solo dal di dentro possiamo guarire le cose.
Se le nostre vibrazioni di Amore e Consapevolezza e Gratitudine aumentano, tutti i nodi un po' alla volta verranno sciolti.

Come consiglia Joe Vitale: RIPULITEVI!
Con l'Ho'oponopono.