lunedì 7 gennaio 2013

Sul perdersi e ritrovarsi

C'è una massima che dice che per ritrovarsi bisogna per forza perdersi.
E' verissima. E l'ho sperimentata di persona.

Come spiega anche Clarissa Pinkola Estés nel suo celeberrimo Donne che corrono coi lupi (Frassinelli), nel nostro percorso di vita capita a tutti di perdere la strada, di dimenticare da dove veniamo davvero e di conseguenza dove siamo diretti.


Labirinto - Foto dell'autrice
Non è un vero intoppo né un fallimento. E' un momento necessario per cadere nell'abisso, finire nel vicolo cieco, smarrirsi nel labirinto, perché solo così possiamo trovare la forza di reagire e di trovare le risposte alle nostre domande. La forza di ritrovare il sentiero abbandonato. 

Tutto torna a essere chiaro e ci chiediamo come possa essere successo di smarrirsi, diventando ciechi e sordi al richiamo selvaggio dentro di noi che ci urlava di stare attenti a non perdersi.

Eppure lo smarrimento porta a una nuova visione più ampia, più consapevole. Ci porta la saggezza. 
Ci porta a riconoscere che senza quella scuola di vita non saremmo davvero coscienti della preziosità del nostro scopo, della nostra missione.


Dentro il labirinto - Foto dell'autrice
In molte fiabe c'è un personaggio, in genere giovane e ingenuo, che si smarrisce nel bosco. Trova individui malintenzionati che lo confondono, ma alla fine c'è sempre un aiuto magico per farlo uscire dal bosco sano e salvo. 

Ognuno di noi può divenire l'eroe della sua fiaba personale. 
A livello psichico l'aiuto magico è già dentro di noi. 
E' la forza interiore, lo spazio illimitato di saggezza suprema e infinito amore che alberga nella nostra anima.
Possiamo attingervi sempre, basta sedersi ad ascoltarsi.
Basta riconoscere che lo smarrimento non è per sempre.
E' solo una prova.

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