lunedì 24 febbraio 2014

Cos'è il coaching? Intervista a Marco Matera.

Anche nell'ambito lavorativo, negli ultimi anni sta prendendo piede il coaching. Un motivatore aiuta le persone a trovare soluzioni. Questo tipo di approccio non è affatto lontano da quello che hanno alcuni maestri spirituali occidentali contemporanei.

Agganciandomi all'articolo di venerdì sul metodo anti-lamentela di Will Bowen, ho intervistato un amico coach di professione:
Marco Matera, che vive e lavora in Liguria.

La prima cosa che mi ha detto è stata: Come affermi nel tuo blog, lamentarsi è focalizzarsi sul problema anziché sulla soluzione. Quando usciamo dalla logica del problema per abbracciare quella della soluzione, o meglio dei vantaggi che la soluzione porta, la realtà si apre di fronte a noi con colori diversi. 

In effetti questa è l'essenza del Solution focus, l'approccio che sto portando in Italia: focalizzarsi alle soluzioni, appunto.
Un mio collega dice che fare la spesa con la lista delle cose che non servono è complicato; se ci pensiamo sembra banale, ma quello che facciamo normalmente è questo. Diciamo Non voglio essere stressato, non voglio questo, non voglio quell'altro, mentre dovremmo chiederci Che cosa voglio?

Ma questa è una domanda difficile, siamo più abituati a stare con la scarsità che nell'Abbondanza. C'è un a frase che mi ha colpito molto di Steve de Shazer: Anche se non sappiamo che cos'è bene, possiamo sempre sapere cos'è meglio.

Parlami del tuo lavoro.
Ritratto di Marco Matera

Marco: Sono laureato in chimica e da molti anni mi occupo di sviluppo organizzativo, di coaching sistemico. Lavoro sulla comunicazione, sulla gestione del conflitto e ciò che faccio è aiutare le persone a essere presenti, e in quello spazio di Presenza manifestarsi meglio. Facilito il passaggio dal lamentarsi, dallo scappare dai problemi, al focalizzarsi sulla soluzione. Sostanzialmente, lavoro in ambiti aziendali.

In cosa consiste tecnicamente?

Marco: Quando qualcuno ti parla di un suo problema, la prima cosa che fa è creare una cornice, definendo così il contesto in cui il problema è inserito. La cornice crea di fatto un confine e più esploriamo il problema più il quadro che ne viene fuori avrà delle tinte più o meno forti. 
Sarà il disegno di tutto ciò che non funziona, alimentando così la nostra tendenza alla lamentela o alla ricerca di una causa. C'è una domanda che può portare a un'ottica totalmente differente: Supponi per un attimo che il problema non ci sia, di averlo risolto, che cosa ci sarebbe di diverso?

L'immagine che emerge sarà totalmente differente da quella inserita all'interno del quadro. Esplorando i piccoli miglioramenti da apportare, emergono risorse, idee, piccoli passi concreti da poter fare realmente, ma soprattutto si esce da un'immagine negativa riscoprendo la capacità che abbiamo di immaginare, di percepire ciò che è meglio.
Per gli aspetti tecnici ti consiglio un bel testo di cui ho curato la versione italiana per Franco Angeli, "Punta alla soluzione".

Il lavoro del coach è quello di sostenere la crescita, aiutare le persone a raggiungere i propri obiettivi. Praticamente, un coach aiuta a organizzarsi, a comprendere quelli che sono gli obiettivi e a riscoprire le risorse che servono per raggiungerli.
Un facilitatore che offre un punto di vista diverso e aiuta a porsi delle domande. Non è un terapeuta né lo sostituisce. Il coach -nella tua metafora dell'arciere - è colui che ti aiuta a imbracciare l'arco.

Quindi è questo che fa un motivatore?

Marco: Io credo che in realtà le persone si motivino da sole. L'approccio focalizzato alle soluzioni aiuta a riscoprire risorse nascoste e ad attivarle. Spesso abbiamo sotto gli occhi la nostra forza, ma non la vediamo perché la releghiamo in un unico ambito. Ad esempio: sai cucinare? Quante risorse ci sono dentro? La capacità di gestire il tempo, la creatività, l'inventiva… Spesso però le releghiamo solo in cucina.

Esistono motivatori sportivi, aziendali e di vario genere, io sono convinto che quando le persone scoprono quali sono i vantaggi del raggiungere quell'obiettivo, si motivano sa sole: non c'è bisogno che lo faccia io per loro. Anche perché io non conosco il vissuto della persona che si rivolge a me, solo quella persona sa esattamente ciò che è buono per lei.

Avere una persona che ti aiuta a ipotizzare nuove strade e ti offre un punto di vista differente, apre uno spiraglio e ti aiuta a  definire quali sono i piccoli passi da compiere per migliorare le cose.

Un altro aspetto del mio lavoro è aiutare a manifestare la Bellezza. Soprattutto adesso, in questo momento di crisi, la distintività è uno degli aspetti vincenti. Capire quali sono i tuoi lati distintivi, capire i vantaggi per chi si avvale delle tue competenze, permette di comprendere come offrirti al meglio per metterti sul mercato, per poter dire qualcosa di diverso, per entrare in relazione in maniera più efficace.
Photo By Marco Matera

Cosa ti ha spinto a fare questo mestiere?

Marco: Qualche anno fa sono stato intervistato dall'Università di Breda in Olanda, e mi hanno chiesto quale è stata la molla che mi ha mosso a fare questo mestiere. E' stata una domanda su cui ho riflettuto molto, e sono giunto alla conclusione che a muovermi è la Bellezza; la Bellezza in senso lato, cioè quella che emerge quando ci manifestiamo davvero
Vedere qualcuno che da solo trova la spinta, la forza, il coraggio, la voglia, l'entusiasmo, la passione per raggiungere i suoi obiettivi è davvero una manifestazione di Bellezza. Te ne accorgi quando guardi i suoi occhi che brillano.

Si può riconoscervi una manifestazione del divino, secondo te?

Marco: Sì, si può riconoscere una propria sacralità. Non come religiosità, più che altro come spiritualità. Come accesso a una parte molto profonda di sé. Quando questo accade, spesso crea commozione. Si crea uno spazio in cui davvero ci incontriamo, in cui davvero ci vediamo.

Quali sono le evoluzioni più comuni nelle persone che segui?

Marco: L'aspetto che più mi colpisce è il cambiamento che accade quando le persone si riconoscono e si danno valore. Quando esse riconoscono il proprio valore cresce il senso di merito, e questo cambia tutto.
Un esercizio interessante è: fare una lista delle cose in cui siamo più bravi, dei talenti che che avevamo da bambini e delle risorse che abbiamo sviluppato finora e poi semplicemente osservare ed essere testimoni delle cose belle intorno a noi.

Un altro aspetto che ho notato è lo sviluppo dei propri lati selvaggi. Io sono un fan del libro Donne che corrono coi lupi (Pinkola Estés), che mi ha talmente toccato fin dalla prima volta in cui l'ho letto, che me lo porto dentro da anni. Ho sviluppato anche un workshop per Lufthansa ispirato a questo.
Ciò che ho notato è l'emergere del proprio lato selvaggio, che non è legato per forza alla sessualità - anche se c'è una componente - ma è più legato al vivere con i piedi radicati
Quando si è presenti a sé stessi, si riscopre questo aspetto naturale, essenziale, istintuale. Hai peso, ed è il peso ad essere radicato alle tue gambe. 
Ha anche a che fare con l'essere Allineato: se siamo Allineati alla nostra Anima, al nostro progetto, al nostro Essere, tutto in noi diventa congruo.
Infatti, non ti preoccupi più di convincere gli altri, perché tutto il tuo corpo, i tuoi gesti, le tue parole sono allineati con quella cosa.

Infatti, in questo modo diventiamo l'esempio, lo incarniamo. Tornando alla lamentela, so che ti sei anche occupato di un documentario, ne puoi parlare brevemente?

Marco: Insieme a due amici ho realizzato un documentario che si intitola Se io fossi acqua. Racconta, attraverso interviste, la rinascita di una piccola valle dell'entroterra ligure a seguito dell'alluvione che colpì anche le Cinque Terre nel 2011.
Nei dieci mesi in cui abbiamo affettato le riprese, nessuna delle persone intervistate si è mai lamentata. Hanno manifestato dolore, tristezza, paura, ma mai hanno delegato ad altri la responsabilità, o si sono lamentati di ciò che non funzionava. Hanno sempre posto l'accento su cosa c'era di buono. Facendo leva sul senso di comunità, non si sono persi d'animo e hanno allestito le cucine da campo che usano per le loro sagre mangiando tutti insieme e offrendo cibo anche ai volontari giunti in aiuto.
Focalizzarsi sulle soluzioni ha permesso loro di unirsi e riuscire a rimettere in sesto l'acquedotto e i campi devastati. Il documentario testimoniava la loro rinascita.
Dopo la partecipazione a festival importanti, stiamo portando questo documentario in giro per l'Italia, e ogni proiezione diventa l'occasione per condividere la capacità che le persone hanno di entrare in relazione, essere di supporto nell'emergenza.
In questo sta la bellezza dell'essere umano. 

www.marcomatera.it 
https://facebook.com/SeIoFossiAcqua







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