mercoledì 19 febbraio 2014

Click: come rovinarsi la vita scappando dal presente

Come ho già scritto in un precedente articolo, capita a volte di imbattersi in commedie che sotto la superficie di momento di svago contengono grandissime verità e le illustrano in modo magistrale.

Una di queste è Cambia la tua vita con un CLICK, con Adam Sandler e Christopher Walken.
Narra la vicenda di un architetto molto ambizioso oberato di lavoro che non ha mai tempo per la famiglia. Un giorno gli viene regalato un telecomando universale che gli permette di gestire la propria vita come fosse un televisore.

Foto dell'autrice
Se non vuol sentire il cane abbaiare mette il MUTE, se la moglie sta cominciando a litigare la mette in pausa, se una cosa non ha molta voglia di farla va avanti veloce, e addirittura, se non si sente di affrontare una cena con i parenti perché vorrebbe lavorare al suo progetto, salta direttamente la scena. 
Anche la promozione la ottiene così: invece di godersi ogni singolo giorno di lavoro che lo porterà alla promozione, salta subito al giorno che gli interessa.
Scopre così che quando salta i momenti che non gli piacciono, il suo corpo sta vivendo e agendo con il pilota automatico. 

All'inizio a lui sembra bellissimo. Ma pian piano si accorge che si sta perdendo interi pezzi di esistenza e spesso non sa di cosa la moglie o i figli stiano parlando - certo, perché non c'era, non era presente!
Inoltre, a un certo punto il telecomando prende il sopravvento, va fuori controllo e non può essere né distrutto né restituito.
Il protagonista scopre così che il telecomando si è autoprogrammato in base ai suoi schemi ed abitudini, in base alla sua ossessione per i risultati e alla sua propensione a saltare tutto ciò che lo infastidisce, invece di affrontarlo.

Si ritrova così avanti di trent'anni, scoprendo di essersi perso la crescita dei figli, la morte del padre, e di essere stato abbandonato dalla moglie esausta per quel rapporto con un uomo infantile che non c'era mai.

E' molto bello nel film vedere i meccanismi che portano la nostra mente ad autoingannarci facendoci credere che non abbiamo tempo da dedicare agli altri se non ai nostri obiettivi illusori, vivendo sempre proiettati verso il risultato finale.

A tutti sarà capitato in famiglia di dire ai figli Ora non ho tempo, sto lavorando/cucinando/ecc. Se lo dite almeno una volta al giorno, siete nei guai!

Quante volte nella vita mettiamo il pilota automatico per non viverci i piccoli fastidi, ad esempio, del traffico - pensando sia meglio vagare con la mente o stilarci un'agenda mentale delle cose da fare?
Quante volte a una cena in cui ci stiamo annoiando a morte mettiamo su un sorriso ebete e annuiamo con la testa come un pupazzo, mentre nella testa ci stiamo rilassando sotto una palma tropicale o stiamo avendo un incontro erotico con un gran pezzo di ragazzo?
Non negate! E' successo a tutti.

Eppure, andando avanti negli anni, queste cose si pagano, e care.
Foto dell'autrice

Interi pezzi di esistenza, persi. 
Quante frasi ci sono state dette per una seconda volta e noi siamo cascati dal pero?
- Ah sì, e quando me lo hai detto?
- Ieri. Due volte. E tu mi hai pure detto ok!

Pilota automatico.

Nel film, verso la fine il protagonista si rende conto di ciò che ha perso e dice al figlio di dare più importanza alla famiglia.
In realtà, rispetto al significato profondo del film, è una frase un po' fuorviante.
Il problema non è passare meno tempo a lavorare e più tempo con moglie e figli.
Il problema è che se hai una mente fuori controllo che scappa da qualche parte ogni volta che il presente non le piace, oppure per abitudine non c'è proprio mai, ovunque tu sia, casa o lavoro, non fa differenza.
Non ci sei. Il tuo corpo è vuoto, è un meccanismo automatico.
E alla fine dei tuoi giorni scopri che non hai vissuto davvero.

1 commento:

  1. hai proprio ragione, anch'io ho visto quel film, toccante soprattutto quando il padre va a trovarlo in ufficio.. :°°(

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