domenica 25 novembre 2012

Un tibetano a Trastevere

Il 31 dicembre dell'anno scorso, ero a Roma con amiche in occasione dei festeggiamenti di Capodanno.  Al mattino stavamo passeggiando per Trastevere, nell'atmosfera un po' da Quartiere Latino parigino, e a un tratto ci trovammo di fronte a un negozietto con una sola piccola vetrina che esponeva prodotti tibetani, dagli incensi alle bandierine, ai monili.
Entrando, vidi che era gestito da un vecchio tibetano magro e attempato, molto comunicativo e sorridente. Mentre era impegnato a dare spiegazioni a un paio di clienti, io e le mie amiche ci guardammo estasiate intorno, loro alla ricerca di anelli d'argento, io di qualcosa di particolare per ricordare quel breve viaggio in cui mi stavo divertendo un mondo.
C'erano bandierine colorate appese ovunque, ma le ho già, appese in salotto, c'erano incensi tradizionali, ma la mia attenzione venne attirata da un mucchio di japa mala (rosari buddisti). Ce n'erano di tutti i tipi, e in particolare rimasi indecisa per un po' tra due, uno fatto con semi tondi e ruvidi marrone scuro, l'altro con le perle di quarzo ialino, trasparenti come vetro.
Il vecchio tibetano mi si avvicinò con gli occhi che brillavano, l'aria da maestro spirituale sotto mentite spoglie e tanta autoironia, e con il suo forte accento mi illustrò le proprietà del quarzo. Decisi che preferivo quello, dato che ne ho già un altro di legno scuro simile a quello fatto di semi, che avevo preso anni fa in un tempio tailandese. Quindi, con il japa mala in mano mi avviai alla cassa. I
l vecchio mi guardò negli occhi e mi chiese se ero fidanzata, se volevo comprare qualcosa anche per un eventuale compagno. Gli dissi che no, ero single. Lui mi guardò con un misto di ironia e incredulità e mi chiese se davvero lo ero. Io, imbarazzata, dissi di sì, e lui sgranò gli occhi come per dire Sì, vabbè, raccontala a un altro... Io ne rimasi un po' turbata, e mi chiesi se c'era qualcosa che lui aveva visto in me e che ancora non mi era accaduto.
A quel punto, quando mi voltai per prendere il portafoglio, lui, che era accanto a me, mi sfiorò il coccige con la punta di un dito. Ci rimasi malissimo, ma dissimulai. Non potevo crederci. Mi ha toccato il culo!, pensavo.
Foto dell'autrice
Eppure, io le persone le sento, e sapevo che non era un viscido, che di sicuro aveva avuto una buona ragione per farlo, ma in quel momento ne ero troppo turbata.
Solo alcune ore dopo capii che mi aveva toccato il primo Chakra! Non so cosa volesse fare, forse voleva solo sbloccare delle energie represse che aveva in qualche modo sentito in me. In effetti, nei giorni e settimane seguenti la mia energia era alle stelle.

Quando uscimmo dal negozietto profumato d'incenso, ci avviammo per la strada in cerca di un ristorantino tipico. A un tratto guardai in alto, la facciata di un palazzo, dove c'era la targa con il nome della via. Via della Luce.
Era un ottimo segno,  il miglior augurio per quella fine d'anno e per l'ingresso nel 2012.

Nessun commento:

Posta un commento