domenica 18 novembre 2012

La Legge dello Specchio

Qualche anno fa mi trovavo in piena rimessa in discussione dei miei valori e delle mie potenzialità. Volevo a tutti costi separarmi da mio marito perché sapevo dal profondo di me stessa che non era più cosa ed ero decisa a trovarmi un posto tutto mio dove stare, nei dintorni, dato che mia figlia andava già a scuola.
Un giorno ero in montagna con mia cognata, e mentre passeggiavamo nel bianco abbacinante della neve ghiacciata che scintillava al sole come polvere diamantina sotto un cielo sereno, il suo cane nero che correva felice sollevando sbuffi di neve farinosa dietro di sé, le esposi i miei progetti.
Lei ascoltò paziente. Poi mi disse che stavo facendo il passo più lungo della gamba e che rimanere nei dintorni, cioè lontano un centinaio di chilometri dalla mia famiglia di origine, non era una buona idea. Credeva sarei rimasta isolata e in balia di legami che non volevo più, dato che potevo contare solo su  quelli.
Mi disse: "Torna da tua madre, là hai già una casa, lei ti aiuterebbe con la bambina e tu potresti trovarti un lavoro per essere indipendente." Certo, il ragionamento era condivisibile, ma mi diede una stretta al cuore. Pensavo alle mie amiche, al legame profondo che si era creato con loro, al posto in cui vivevo in senso lato, cioè la collina di Torino, che amo, ai paesaggi mozzafiato delle montagne innevate che si stagliano dietro i colli verdi nelle giornate terse e fredde, i boschi fitti vicino a casa, dove gli uccelli gorgheggiano così forte che potevo sentirli da casa, a qualche chilometro di distanza.

Pensavo al fatto che vivere a Torino era stata una scelta dettata dal cuore anni prima, quando dalla mia città di origine avevo scelto l'avventura di andare a vivere per conto mio, all'epoca in centro, ed era stata una grande conquista per una come me sempre piena di timori. Poi, sposare un torinese aveva confermato che il mio destino era legato a questo luogo, a questa provincia. Rivedermi con il pensiero a tornare alla vita della provincia profonda, in una città che mi era diventata estranea e che non mi mancava per nulla, al grigiore dei palazzi circondati dalla pianura, senza la presenza autorevole e maestosa dei monti all'orizzonte che paiono proteggerti in un abbraccio paterno...

No, era insopportabile. Eppure, tornando a casa dalla montagna, quel pensiero cominciava a scavare un solco, e mi dicevo che in effetti tutto sarebbe stato più semplice, anche se per l'affido condiviso novanta chilometri di distanza sono troppi e avrei potuto avere dei problemi con il coniuge. Ne parlai con mia madre, un giorno che venne  a trovarmi, camminando per le splendide colline che forse presto avrei dovuto lasciare. Lei confermò la teoria di mia cognata.
Disse che mi avrebbe lasciato anche la casa a disposizione e se ne sarebbe andata in un piccolo appartamento di nostra proprietà. Mi sentii meglio. Almeno per un po'. Ma i dubbi, le ragioni del cuore, tornavano a urlare dentro me. Non scappare, dicevano. Non trovare scorciatoie. Là non saresti felice.

Disperata, chiamai la mia migliore amica, la mia sorella d'anima, la mia consigliera saggia e spietata - come ogni migliore amica dovrebbe essere.
Andammo in campagna e ci sedemmo su un colle che dominava il paesaggio, in un sole tiepido di marzo. Le esposi tutto, cercando di essere obiettiva.
Lei ascoltò in silenzio, poi, con la sua voce vellutata e scrollando il capo mi disse:
"Tu stai ascoltando le sue proiezioni. Lei dice che per te è meglio tornare a casa perché forse è quello che farebbe lei al tuo posto. Ma se la ascolti, è perché quelle ragioni che ti stai raccontando sono a loro volta uno specchio di ciò che alberga in te.  Non è andando via che le cose cambiano, se tu non cambi visione delle cose stesse. Nulla è fuori di te. E' la Legge dello Specchio. E' solo rimanendo con quello che c'è, amando la tua vita qui e ora che puoi muoverti felice verso altri luoghi che desideri. Se invece vai via per insoddisfazione o per la paura di non farcela con le tue forze, ne rimarrai intrappolata per sempre."

Di colpo, la mia visione cambiò, vidi la cosa con così tanta chiarezza che mi sentii come se avessi fatto un balzo quantico di coscienza. La ringraziai, e già dal giorno seguente la mia vita parve migliorare di colpo. Niente più angoscia, solo la calma consapevolezza di avere la chiave per cambiare davvero vita. Da dentro. Decisi di apprezzare ciò che avevo, smisi di odiare la casa in cui vivevo con mio marito e di sentirmi in trappola, e cominciai a elencare le cose belle della mia situazione. Per esempio: era una casa in mezzo al verde, con le colline boscose davanti in cui echeggiavano i cinguettii degli uccelli di bosco, potevo andare a passeggiare nel fitto degli alberi facendo pochi passi a piedi, al mattino c'era il sole caldo che inondava la cucina.
Mi occupai di abbellire la casa con il mio tocco personale anche se sapevo che non ci sarei stata ancora per molto. Mi iscrissi a un corso di yoga, ricominciai a fare anche meditazione dopo anni, accendevo l'incenso, mettevo musica indiana nello stereo, accoglievo la sera la mia famiglia cucinando con il cuore, con quella musica rilassante in sottofondo.
Decisi anche che il mantra che raccontavo a me stessa e agli altri - cioè che la casa che avrei voluto affittare era troppo costosa per le mie possibilità che i prezzi erano troppo alti - era una palla che mi stavo raccontando. Sapevo che tutto è possibile, basta avere fiducia.
Così, stando nella quiete, lasciai andare il desiderio di trovare una casa come avrei voluto, compreso il prezzo dell'affitto. In pochi mesi, il miracolo avvenne.
Due settimane dopo aver avuto il nulla osta dal giudice per trovare un posto dove stare, la casa che avevo chiesto era lì ad attendermi.


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