venerdì 14 marzo 2014

La donna è ciclica

Viviamo in un mondo sempre più mascolinizzato in cui l'iperefficienza è la prima regola.
Anche le donne ne sono coinvolte a loro discapito. Pensano che uguali diritti e doveri da cittadini per entrambi i sessi siano applicabili anche al nostro organismo, alla nostra energia.

Uomini e donne non sono uguali. Non abbiamo lo stesso modo di pensare, di provare le emozioni, lo stesso fisico, la stessa vibrazione energetica, la stessa forza muscolare.


Foto dell'autrice
Nei tempi antichi era naturale rispettare questa diversità sacrosanta. 
Ad esempio, il periodo mestruale era un momento di chiusura in sé stesse, di meditazione, per questo le donne si ritiravano nelle loro capanne in attesa della fine del ciclo.
E' stato solo con l'avvento del maschilismo che sono state considerate impure e quindi intoccabili durante il ciclo, e il loro ritrarsi è stato interpretato come una punizione per essere impure.

La donna è ciclica, e vive diverse fasi nella sua vita che non sono paragonabile a quelle maschili. L'avvento delle mestruazioni e la maternità sono le due fondamentali. Non esiste un corrispettivo maschile.

Ci sono momenti in cui la nostra energia è minore, o dobbiamo attendere nuovi sviluppi, e non è un caso che uno dei simboli ancestrali che rappresenta la donna per eccellenza sia l'orsa.

L'orsa va in letargo durante il periodo invernale, cioè quando la terra è sterile. Ma è già incinta. Il suo organismo le permette di rallentare lo sviluppo dei feti dentro il suo utero affinché vengano al mondo al risveglio primaverile, diversi mesi dopo.

Quando avvertiamo periodi di stanchezza, sterilità di idee, scoramento, tutto ciò che dobbiamo fare è andare nella tana, ritrarci in noi stesse, attendere che i tempi interiori maturino per dar vita a nuove idee, o semplicemente raccogliere nuove energie. 


Ritratto dell'autrice dipinto da Laura Balla
Nel nostro mondo frenetico si è persa questa capacità di ascoltarsi e capire quando è il momento di andare nella tana.
Non significa ovviamente mettersi a letto e darsi malate, ma riconoscere questa necessità e stare dentro di sé pur vivendo nel mondo. Cioè fare silenzio, smettere di farsi domande o di sentirsi in colpa se si è meno efficienti. Riprenderci il nostro spazio interiore, il nostro Potere, anche creativo.

Sarebbe magnifico se gli uomini, siano essi figli, compagni o datori di lavoro, capissero e rispettassero questa esigenza.
Ma farlo capire all'altro sesso spetta a noi, di certo non possiamo aspettarci che comprendano per immediata empatia o intuizione. 


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