mercoledì 16 ottobre 2013

Usare le attese in modo consapevole

Perché spesso le attese in coda da qualche parte, o in una sala d'attesa ci sono così odiose?

Perché l'attesa crea un conflitto interiore tra il Qui e Ora, dove non vogliamo stare, e il futuro, che ci sembra meglio di ciò che c'è.

In più, l'attesa spesso ci costringe a stare senza fare, cosa che non siamo capaci, in realtà. Diventiamo nervosi e cerchiamo un diversivo per la mente: leggere ciò che ci capita a tiro, guardare in modo ossessivo il cellulare sperando di avere qualche messaggio a cui rispondere, o andando sui social network, o ascoltando musica.

Foto dell'autrice
Questo, dice Eckhart Tolle, riduce molto la qualità della nostra vita, perché ci proiettiamo sempre fuori dal momento presente e dal nostro corpo. Spesso con un dialogo mentale fatto di lamentela per la noiosa incombenza.

Tolle, allora suggerisce di imparare a usare le attese in modo consapevole. 
Ovunque siamo, accediamo al corpo interiore, stando in ascolto, sentendo la nostra energia vibrare nel momento presente.

Con questo metodo, non ci saranno più attese noiose né ingorghi stradali insopportabili, anzi, avrete un'occasione in più per tornare in profondo dentro di voi. All'Essere.

Se siete presenti, non vi è mai necessità di aspettare alcunché, scrive Tolle. Allora la prossima volta che qualcuno vi dice: "Mi dispiace di averti fatto aspettare" potete rispondere: "Figurati, non stavo aspettando. Ero qui a godermi me stesso, la gioia del mio sé".

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