giovedì 19 febbraio 2015

Per il bene comune

"(...) c'è vita e animazione qui, ma non ordine e disciplina; ognuno pensa per sé, è vano, dell'altro diffida, e i capi dello Stato, pure loro, pensano solo per sé." Questo è ciò che Goethe scrisse nel suo Viaggio in Italia, avvenuto nel 1787.
Sembra scritto per ciò che avviene oggi. Quindi, se ne deduce che è sempre stato così in Italia, inutile dare la colpa ai governi dell'epoca contemporanea. 
Vernazza alluvionata - Foto dell'autrice

E' evidente che tutto nasce da noi cittadini, singolarmente. Un popolo è lo specchio di una forma mentis collettiva.
Se ognuno pensa solo per sé ecco che il bene comune non si sa cosa sia. Si inquina l'ambiente rendendolo invivibile per le nuove generazioni e si punta il dito fuori, adducendo la scusa che tanto lo fanno anche gli altri - come se questo non fosse ancora più grave.
In casa si usano prodotti pulenti di tutti i tipi e magari pure le pattine ai piedi ma si lasciano i marciapiedi sparsi di deiezioni canine, bottiglie, vomito e quant'altro come se quello non ci riguardasse, come se le strade non fossero anche un po' nostre.

Si cementificano zone a rischio idrogeologico - come la Liguria - o si costruiscono case scadenti in zone sismiche come se questo non riguardasse anche chi le costruisce. Non si guarda più in là del proprio naso né si pensa alle conseguenze possibili - spesso molto probabili - della propria malafede e noncuranza. 

Tutto questo è molto importante. Perché se nulla è fuori allora l'italiano, statisticamente, è un individuo incapace di sentirsi responsabile per ciò che crea nel mondo con le sue azioni. 
Sappiamo che nulla è fuori, tutto l'esterno è uno specchio dell'interno.
Chi ha a cuore il bene comune sa che ognuno contribuisce a quel bene con le proprie azioni (e pensieri) perché a livello inconscio è consapevole di essere co-creatore di quella realtà esterna.

La mancanza di disciplina e di ordine è una qualità animica che a livello collettivo dobbiamo ancora sviluppare. La diffidenza verso il prossimo è riconoscere inconsciamente che non ci fidiamo dell'altro perché in primis non ci fidiamo di noi stessi!
Alluvione a Monterosso - Foto dell'autrice
E come darci torto, se il risultato è un Paese allo sfascio, letteralmente, in cui ad ogni pioggia o lieve terremoto succedono disastri di proporzioni bibliche? Come possiamo fidarci di noi stessi se ognuno nel suo piccolo tenta di frodare in qualche modo lo Stato e poi si lagna dei governanti che rubano ai cittadini? Non sono forse quei governanti il nostro specchio impietoso?

Gli italiani dovrebbero cominciare a sentirsi parte di un tutto, poiché il fuori, la collettività, è uno specchio di ciò che sono dentro.
Finché non si riuscirà a guardarsi dentro per individuare la propria mancanza di responsabilità non cambierà nulla. Nessun governo potrà mai salvare un'Italia fatta di persone che non si sentono parte di essa. Creatori di essa.

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