lunedì 18 agosto 2014

Sminuirsi è Ego

Di solito, si pensa che chi tende a sminuirsi nei discorsi sia una persona che ha poca stima di sé. In parte è vero, ma questa abitudine nasconde una trappola di fondo. 
Eckhart Tolle, nel suo libro Un nuovo mondo (Mondadori) ci mette in guardia: l'Ego fa di tutto per sentirsi un po' più degli altri, per rafforzare il proprio senso di sé (ovvero illusione), e se non ci riesce con i successi e i talenti, allora troverà il modo di emergere anche nelle mancanze o nella negatività.

Un esempio lampante: quando una persona usa l'autoironia per sottolineare le proprie mancanze, disattenzioni, magre figure e altro. In superficie questo atteggiamento può sembrare un modo più scanzonato per affrontare la vita, con più leggerezza, ma se la persona lo fa di frequente, ecco che abbiamo davanti un esempio di Ego che cerca di identificarsi nel ruolo di quella svampita, quella che dimentica sempre tutto, quella che ne ha combinata un'altra delle sue, ecc.


Foto dell'autrice
L'Ego vuole sapere chi è a tutti i costi e si illude di trovarsi nelle identificazioni, perché la mente deve classificare tutto. La persona con questi atteggiamenti, dunque, involontariamente si sta così costruendo una maschera da cui difficilmente riuscirà a uscire, in quanto finirà per essere sempre più attaccata all'idea illusoria di chi è. E' vero che ciò nasconde una forma di bassa autostima, ma per l'Ego è sempre meglio che non sapere chi è, in chi o cosa identificarsi. 

L'altra faccia della medaglia è che anche gli altri finiranno per identificare la persona in questione come la svampita, la pasticciona, l'inaffidabile, ecc., ma solo perché lei stessa dà loro questa idea. E quando i panni della svampita di turno cominciano a starle stretti, sarà forse troppo tardi per mostrare un altro lato di sé, quello autentico.
Quando ci si accorge che tutti (o quasi) ci identificano in un certo modo, è nostra responsabilità esclusiva. Ed è inutile lamentarsi che non ci sentiamo compresi. Siamo stati noi a indossare per anni e anni una maschera, qualcosa di non autentico.
Foto dell'autrice


E allora che fare? 
Tolle è molto chiaro a riguardo: diventare consapevoli del fatto che ogni volta che pronunciamo le parole io, me, quello è Ego. E' quello che crediamo di essere ma NON siamo.
Ogni volta che in noi scatta quel desiderio di raccontare la nostra ultima disavventura causata dalla nostra disattenzione, ecc., quello è l'Ego che vuole emergere per farsi bello davanti ad altri Ego (non meno identificati del nostro). 
Non serve remare contro di esso, combatterlo, ma esserne consapevoli, senza giudizio. E' quella la meravigliosa occasione che ci offriamo da soli per vedere la nostra identificazione con l'Ego. Pian piano, alla luce di questa consapevolezza, il desiderio di emergere in una conversazione mettendoci in mostra scompare.
E saremo finalmente liberi, liberi di essere.


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