giovedì 11 settembre 2014

Lo strano senso dell'inutile

Talvolta, guardando un prato per lungo tempo incolto venire scavato per costruirci un immobile o cementificato per far posto a un parcheggio, mi fermo a riflettere sulla strana idea che gli umani hanno dell'utilità di un pezzo di terra.
Foto dell'autrice


Pare che ai nostri contemporanei l'idea di lasciare un campo inutilizzato, non sfruttato paia una pecca. L'umano moderno è incapace di concepire che la terra possa essere lasciata lì a sé stessa, per rigenerarsi, ma anche soltanto per esistere in quanto campo in cui brulicano differenti forme di vita.

Si guarda al campo incolto come a un qualcosa di inutile, di incompleto, a un vuoto da colmare senza capire che non c'è nessun vuoto che chiede di essere riempito.


Foto dell'autrice
La folle mania dell'utilità a tutti i costi tipica dell'umana mentalità non fa che produrre mostri. Non si riesce a guardare al mondo senza pensare a qualche scopo utilitaristico. Nonostante questo ancora la gente si stupisce ogni volta che la pioggia battente sul cemento - che non la assorbe - si trasforma in alluvione o che il sole a picco aumenta a dismisura il calore delle città trasformandole in un immenso forno a cielo aperto. 
Si parla di cambiamenti climatici su vasta scala e non si riesce a comprendere che nel nostro microcosmo ogni piccolo cantuccio d'erba che potrebbe assorbire la pioggia e rinfrescare le estati, e che invece viene annientato, può fare la differenza.

Ogni piccolo spiazzo d'erbacce o terreno incolto, dimenticato, che continua a esistere è un miracolo e una benedizione.
Lasciamo la terra inselvatichita essere ciò che è. Benediciamo la Bellezza di un campo che resta fine a sé stesso. 
Perché dovrebbe avere uno scopo altro dall'essere ciò che è?




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