sabato 7 marzo 2015

La nostalgia di Casa

Alzi la mano chi non ha mai sentito quel vago senso di vuoto, insoddisfazione, tristezza che pare un sottofondo continuo, qualcosa che rimane lì, alla base di tutto il nostro sentire, impalpabile eppure percepibile, più o meno forte a seconda dei periodi o delle situazioni. Qualcosa che nulla pare poter cancellare in modo definitivo.

Ebbene, nonostante molti lo considerino un fastidio, un qualcosa di fondamentalmente sbagliato, da cui bisogna guarire, in realtà è la naturale conseguenza del senso di separazione,
Casette - Foto dell'autrice
inevitabile una volta incarnati. 


L'entrata dell'anima nella materia non può cancellare la naturale nostalgia di Casa, l'anelito al ritorno tra le braccia del Padre - come viene chiamato il Divino nella tradizione giudaico-cristiana.

Quel senso di insoddisfazione che percepiamo come se qualcosa mancasse in realtà è proprio quello: un senso di mancanza. Ma non è sbagliato, è normale. 
Semmai, l'errore è cercare di riempire questo vuoto con cose terrene: persone, oggetti, sostanze, emozioni, eccetera. Nulla potrà mai colmare questo senso di vuoto, di lontananza da qualcosa di fondamentale.

L'unica cosa che possiamo fare è accettare completamente questo sentimento, così come è naturale per un immigrato avere nostalgia del suo Paese di origine e tuttavia sa che non può far altro che accettare la sua condizione in un luogo da esso lontano, che al momento è il posto migliore per lui in cui vivere, ma non è detto che lo sia per sempre.

Credo che la chiave sia proprio questa: riconoscere che è qualcosa che esiste dentro di noi e che forse resterà per sempre nel nostro sentire, ma accettandolo completamente diventa una naturale parte di noi, non è più percepito come sbagliato. 
Una volta smesso di fare resistenza, questa consapevolezza lascia il posto a un senso di pace.

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