mercoledì 21 gennaio 2015

Farsi scudo con le parole

Immagino sia capitato a tutti di voler dire una semplice cosa a qualcuno e poi ci si ritrova venti minuti dopo a continuare a chiacchierare senza averne l'intenzione o la voglia.

Sotto quella che sembra solo un'attrazione verso un determinato argomento o il piacere di parlare con quella persona, si nasconde una specie di scudo. E' più facile nascondersi dietro le parole, anche con argomenti che riteniamo profondi, piuttosto che vivere l'imbarazzo di essere e osservare un altro Essere godendo semplicemente della sua presenza, della sua essenza.


Autoritratto dell'autrice
Cosa ci spinge a parlare anche quando non ne abbiamo voglia?
La paura del vuoto, del silenzio. E perché li temiamo? Perché in quegli spazi non si può mentire né indossare maschere.
Il silenzio e lo sguardo di un'altra persona ci mettono a nudo.
E noi che facciamo? 
Ci rivestiamo in fretta di parole, quasi fossimo stati colti nudi, e ci nascondiamo dietro un muro di contenuti non necessari, di giustificazioni, agghindati di ego che si mette in mostra e si pavoneggia nella dialettica. 

Per essere davvero intensi, veri, nudi, ci vuole coraggio e una forte determinazione a lasciare l'ego a bocca asciutta. Con un po' di sforzo e di buona volontà cominciamo per prima cosa a renderci conto di questi meccanismi, li osserviamo accadere. Non sempre all'inizio si riesce a interromperli subito smettendo di parlare.
Ma con un po' di esercizio dovremmo essere in grado di decidere davvero in presenza se parlare o no e che cosa comunicare, senza lasciarci trascinare in un vortice di frasi che si concatenano e che ci portano lontano da noi, dalla nostra essenza, dalla nostra nudità. Dalla verità.

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