venerdì 8 gennaio 2016

Le donne artemidiane

Nonostante una sempre maggiore parità tra i sessi e libertà femminile, è innegabile che esistano ancora modelli ancestrali che condizionano le donne, minando la propria autoaccettazione.
Ancora molti uomini, spesso involontariamente, rimproverano alle donne di non essere abbastanza femminili, di non avere un seno prosperoso - quasi fosse una colpa gravissima - di essere troppo mascoline, indipendenti e grintose. 
A volte il fatto che una donna sappia fare bene lavori maschili viene vissuto dall'altro sesso come un affronto che viene combattuto sminuendole o prendendole poco sul serio. Scrivo anche per esperienza personale.


Bronzetto sardo - Foto dell'autrice
Questo, a livello inconscio, continua a minare l'autostima delle donne che per varie ragioni karmiche sono nate con fisici androgini e poco propense a occuparsi volentieri delle attività tradizionali femminili, come lavori domestici, ricamo, cura dei pargoli o shopping. 
C'è un verme pericoloso che striscia dentro di esse portandole a credere di essere in qualche modo sbagliate, troppo mascoline, e quindi anche poco appetibili per il sesso opposto.

E' come se dentro di noi l'unico archetipo femminile possibile fosse la Grande Madre, quella accogliente, feconda, tutta curve e seno prosperoso. Ma con questo sentimento, sminuiamo tutte le altre dee archetipiche che convivono nel nostro inconscio collettivo. 
Dimentichiamo che esiste Estia, la mistica per eccellenza, Atena la combattiva, l'intellettuale, Artemide la selvatica, errabonda, inafferrabile.

In genere definisco artemidiane tutte quelle dal fisico androgino e dagli ideali di libertà individuale, fuori dagli schemi, perché è la divinità greca che riassume in sé gran parte delle caratteristiche delle donne contemporanee. Quelle che sono pronte ad alzare la voce se qualcosa non va nel loro mondo, invece di starsene zitte in un cantuccio ad occuparsi solo della gestione domestica come un tempo si conveniva alle donne cosiddette rispettabili.

Questo addomesticamento di millenni ci ha rese insicure, dubbiose, piene di contraddizioni. Spesso, purtroppo, molte donne barattano la propria natura indomabile artemidiana per il senso di sicurezza e cura da parte di un partner. Ma così si tradisce la propria natura guerresca.
Arciere sardo - Foto dell'autrice
Non c'è storia che tenga, se sei nata con un aspetto e un carattere combattivo, a volte duro, testardo, se ti adiri per le ingiustizie diventando sboccata, se te ne freghi dei belletti e dei vestiti firmati, se non sei capace di camminare sui tacchi a spillo e ti ecciti di più alla vista di un libro sul Risveglio, di un combattimento o alla vista di una ferramenta, non sei sbagliata. Sei semplicemente te stessa.

Sono contenta che nel settimo film della saga di Star Wars finalmente l'eroina sia una donna, una ragazza dai grandi poteri che sa cavarsela da sola, non si piange addosso, e quando serve riesce ad attingere a livello istintivo alla propria saggezza e ai propri talenti. Ebbene, mi auguro che questo personaggio, Rey, diventi per le nuove generazioni - ma non solo - quello che Luke Skywalker è stato per la mia: il modello del guerriero indomito che lotta con ogni mezzo per restare nel lato luminoso della Forza e non cadere nella tentazione del male. Il fatto che finalmente ci possano essere grandi jedi donna è un segnale importante.

Donne artemidiane: accettatevi per ciò che siete, perché siete perfette. Siete venute al mondo per portare la vostra grinta come esempio. Ce n'è più che mai bisogno!



Nessun commento:

Posta un commento