Ma un esercizio necessario per stabilire il contatto con l'altro (che è sempre il nostro specchio) è guardarsi negli occhi per un tempo indeterminato, senza distogliere lo sguardo, senza ridacchiare o quant'altro ci distolga dal sentire il momento e Vedere l'altro.
Vederlo davvero.
Se si riesce a rilassarsi e a fissare lo sguardo su un occhio (è più facile che cercare di guardare entrambi), ecco che nonostante la tentazione di sbattere gli occhi che bruciano e la deglutizione che non si riesce ad interrompere, si comincia a vedere l'alone di luce emanato dall'anima che incarna il corpo di fronte a noi.
Non è più una persona, è un'anima lucente che si manifesta dinanzi a noi nella sua essenza. Man mano che lo si guarda, il volto perde consistenza diventando quasi incorporeo.
Occhi dell'Anima - Foto dell'autrice |
Lo sguardo che ci guarda non è della persona, ma è la Consapevolezza stessa che ci osserva.
E se si resta a lungo in quel sentire e Vedere - cioè vedere con gli occhi dell'anima - ecco che noi stessi siamo Consapevolezza, disidentificandoci dal noi che crediamo di essere.
Diventiamo la Consapevolezza universale che si osserva nella propria essenza.
Dovremmo ricordarcene ogni volta che guardiamo qualcuno, sia si tratti di qualcuno di passaggio che un nostro caro.
Quanto crediamo davvero di sapere dei nostri cari? Quanto li diamo per scontati? Li abbiamo mai Visti davvero? Ci siamo mai lasciati osservare davvero?
Grazie a Daniela Castellani che nel suo Cerchio di Donne (ma l'ultimo fatto era misto) al Centro Crisopea di Torino, propone questo bellissimo - e necessariamente difficile - esercizio.
Per farlo ci vuole coraggio, onestà con se stessi e trasparenza.
Ringrazio anche tutte le persone che si sono messe in gioco in queste intense serate.
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