venerdì 24 gennaio 2014

Se il cocchiere è sordo

C'è una bellissima metafora dei nostri tre corpi (fisico/emotivo/mentale), che mi è stato mostrata meravigliosamente da Paola Costa: la carrozza coi cavalli.

In breve, per il nostro viaggio terreno ci incarniamo in un apparato biologico che è composto non solo dal corpo fisico, ma anche da quello emotivo e dal mentale. Ma tutti e tre appartengono alla materia.

Il corpo fisico può essere paragonato a una carrozza, è il nostro mezzo di trasporto terreno.
Il corpo emotivo è rappresentato dai cavalli - due: il cavallo delle emozioni e il cavallo dell'energia sessuale.
Il corpo mentale è simboleggiato dal cocchiere.

Dov'è l'anima? 
Nel corpo. Quindi, è il passeggero della carrozza.
Di solito, chi sa la destinazione del viaggio?
Foto dell'autrice
Il cocchiere? No, il passeggero.
Nella metafora ci pare ovvio che sia il passeggero a decidere il viaggio. Il cocchiere, per fare bene il suo mestiere, deve ascoltare. Se no, come fa a sapere dove andare? Ma soprattutto, come fa a tenere a bada i cavalli, se è distratto? Due cavalli impazziti possono far cadere la carrozza nel burrone.

Eppure. Eppure, quante volte è capitato nella vita di avere avuto la sensazione di essere alla deriva, in un vicolo cieco, di brancolare nel buio. Ci siamo chiesti magari anche il perché di questa sensazione.
Oppure capita di lavorare duramente, con impegno, per realizzare un sogno e a un tratto pare che le porte si siano chiuse e di lì non si passa. Cos'è successo? 

Ci sono tante ragioni, ma la principale è che abbiamo permesso al cocchiere di andare in giro decidendo lui il percorso perché sordo ai richiami dell'anima-passeggero.

Magari è distratto, o ha le cuffie con la musica a tutto volume sparata nelle orecchie, o si è messo i tappi perché gli dà fastidio lo scalpiccio dei cavalli… Oppure, ahimè, è diventato sordo!


Foto dell'autrice
Se il cocchiere è sordo - temporaneamente o in modo irrimediabile - l'anima sarà costretta a essere sballottata in un mezzo fuori controllo. 
E urlerà, urlerà per farsi sentire.
Tutte le volte che dentro di noi abbiamo sentito un grido di dolore, era il passeggero che batteva i pugni contro i vetri della carrozza urlando: - Ehi, non è questa la strada che mi sono scelta! Ehi, mi senti? Non è questo il percorso giusto!

L'unico modo per sapere la strada giusta - non per forza quella che tanto ci piacerebbe, ma quella NOSTRA - è fare silenzio. 
Il cocchiere deve fare silenzio e imparare ad ascoltare. 
Senza giudizio. 
Ascoltare e seguire le indicazioni.

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