venerdì 4 marzo 2016

L'Era del Capriccio

Oggi scrivo di una considerazione fatta di recente, grazie anche ad alcune tematiche di attualità. Mi pare evidente che stiamo vivendo quella che si può definire l'Era del Capriccio perché pare che gli adulti non riescano più ad essere tali, ma restano bloccati psicologicamente all'adolescenza. Sempre più irrequieti e irretiti da una società che li vuole consumatori, si comportano spinti unicamente dagli impulsi dell'ego, smettendo di porsi domande etiche.

Ecco quindi che per avere un figlio che non si può avere (non importa che si tratti di una coppia etero oppure no) basta affittare un utero senza porsi problemi su eventuali traumi che quel bimbo strappato alla madre subirà, né sullo sfruttamento della donna come fattrice - e non importa che lei lo faccia volentieri o meno, è pur sempre schiavitù.

Bambola - Foto dell'autrice
Per ogni desiderio ecco trovata una soluzione che non ha nulla a che vedere con l'accettazione di ciò che è. Si preferisce pestare i piedi ed ottenere ad ogni costo ciò che si vuole.

Gente che non vuole rinunciare a mangiare come un bufalo e alla propria vita sedentaria lamenta di essere obesa, ma non avendo voglia di fare sforzi ricorre alla liposuzione, come fosse un rimedio perfetto e senza conseguenze, illudendosi che risolva il problema alla radice. In realtà non è così, prima o poi il grasso tornerà ad accumularsi e senza una dieta equilibrata e attività fisica regolare - cioè con uno sforzo di volontà continuativo - l'eterno adolescente non avrà nessun risultato soddisfacente.

Ma capriccioso è anche chi dice di amare i bambini ma poi non ne fa perché troppo impegnativi, non sia mai che per anni ti tocca rinunciare a uscire spesso la sera e ad andare in vacanza in posti esotici non adatti ai bambini piccoli. Salvo poi pentirsi da vecchi del proprio egoismo e trovarsi ad aver dato priorità a valori effimeri come il divertimento e il godimento fine a sé stessi. 
Per infantilismo si crea un'ecatombe demografica e, di conseguenza, culturale.

Non so di chi sia la responsabilità a monte, ma io vedo una generazione di adulti che non sanno crescere, che restano magari a casa da mammà fino a cinquant'anni per comodità, così i soldi dello stipendio lo si spende solo in vestiti, borse e vacanze. 
Ma in questo modo non si evolve, non si affronta la vita con le sue responsabilità, difficoltà e ostacoli che temprano e rendono più saggi. 

E' come se questa generazione avesse paura di vivere davvero per timore di affrontare la vita reale, la paura di soffrire e fallire. Si ha il terrore di sentirsi dire di no, anche dalla vita, e allora invece di accettare la realtà per ciò che è, ecco che si trovano soluzioni alternative ma poco etiche oppure, semplicemente, poco evolutive per la coscienza. 

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